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2.2 – NASCITA E SVILUPPO DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE

2.2.3 – LA COSTITUZIONE DEL

Le vicende politiche tra il 1956 e il 1976 segnarono una delle fasi più buie della storia cinese. Furono quelli gli anni in cui cominciò un percorso di differenziazione rispetto all’esperienza sovietica. I leader del Partico Comunista Cinese preferirono aderire alla dottrina della “rivolta permanente” formulata da Lev Trotskzy piuttosto che seguire il percorso tracciato da Stalin. La rottura con l’Unione Sovietica di Nikita Chruščëv fu inevitabile. La nuova dottrina sosteneva la necessità di far proseguire la rivoluzione del proletariato anche dopo la conquista delle prime riforme sociali fino alla realizzazione completa e definitiva del socialismo. La riformulazione, in chiave

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cinese, della dottrina di Trotskzy diede vita a quella che sarebbe passata alla storia come “Rivoluzione culturale”.

La Rivoluzione culturale cinese ebbe inizio, per volere di Mao, nel 1966, quando egli era ormai stato estromesso dai vertici di partito. Essa si basava sulla mobilitazione dei giovani non appartenenti al partito contro le strutture del Partito Comunista stesso per evitare che esso, una volta preso il potere, finisse per imborghesirsi a sua volta. Questo contesto d’instabilità politica fu accompagnato da una fase di frustrazione del diritto, durante la quale sia il diritto oggettivo che quello soggettivo dovettero cedere il passo di fronte alle guardie rosse. Né Costituzione, né leggi, furono in grado di fungere efficacemente da strumenti di regolazione della vita sociale e politica del paese; furono sospesi numerosi organi statali come la figura del Capo dello Stato, il comitato permanente dell’assemblea, la Procura generale e a Corte suprema. L’apparato giuridico formale fu in sostanza smantellato e con esso i principi costituzionali che sancivano la sua indipendenza; i tribunali furono privati delle loro funzioni, le facoltà di giurisprudenza furono chiuse e giuristi, avvocati e notai furono perseguitati.

A metà degli anni Settanta, i vertici del PCC decisero di cristallizzare i risultati politici ottenuti in una nuova Costituzione che fu approvata nel gennaio del 1975. Il nuovo testo costituzionale, un documento essenzialmente programmatico (era composto, infatti, da soli 30 articoli), era molto semplice e, non essendo idoneo a regolare l’organizzazione costituzionale dello Stato, lasciava ampi margini di discrezione alla dirigenza del partito. Esso prevedeva una semplificazione della struttura statale che consisteva nell’istituzionalizzazione dei comitati rivoluzionari come organi di governo espressi dalle assemblee popolari. Superando le reticenze di matrice confuciana e revisionista, che ancora permanevano nella versione precedente, lo Stato cinese veniva inoltre definito, dall’art. 1, uno “Stato socialista di dittatura del proletariato”30. La nuova Costituzione sanciva poi l’indiscussa egemonia

del Partito Comunista; esso veniva inserito formalmente tra gli organi costituzionali

30 L’art. 1 recitava: “La Repubblica popolare cinese è uno Stato socialista a dittatura del proletariato,

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attraverso il suo Comitato Centrale. A questo veniva affidato il compito di designare il primo ministro e il suo gabinetto, e al suo presidente fu conferito il comando delle forze armate. L’articolo 26 prevedeva, inoltre, il diritto-dovere dei cittadini di supportare la classe dirigente del partito31. Venivano soppressi il sistema delle giurie popolari e il diritto alla difesa, mentre l’articolo 25 eliminava l’indipendenza dei Tribunali del popolo stabilendone la subordinazione all’autorità politica e imponendogli di seguire, nell’esercizio delle loro funzioni, la “linea di massa” piuttosto che la legge32. Anche diritti e libertà venivano drasticamente limitati,

venendo disciplinati da due soli articoli al posto dei 14 del testo del 1954. Si prevedeva però, su proposta dello stesso Mao, il diritto allo sciopero (art. 28) e si recepiva, riprendendolo dalla Costituzione sovietica del 1936, il principio “da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro” (art. 9). In merito agli aspetti economici, la nuova Costituzione prevedeva, all’articolo 5, due forme di proprietà pubblica, socialista del popolo e collettiva delle masse lavoratrici, e, all’articolo 9, una forma di proprietà privata33. Infine, attraverso l’articolo 11, che

imponeva agli organi e al personale dello Stato di studiare “coscienziosamente” il marxismo, il leninismo e il pensiero di Mao, finiva per creare attorno a quest’ultimo un vero e proprio culto della persona.

Il nuovo testo costituzionale, essendo più elementare nella struttura e nei contenuti, risultava sicuramente più comprensibile per i cittadini, ma al tempo stesso lasciava un più ampio margine d’azione alla classe dirigente, tanto che all’Assemblea

31 L’art. 26 recitava: “Sono diritti e doveri fondamentali dei cittadini appoggiare la direzione del

Partito comunista cinese e il sistema socialista e osservare la Costituzione e le leggi della Repubblica popolare cinese [...]”.

32 L’art. 25 recitava: “La Corte popolare suprema, i tribunali popolari locali ai diversi livelli e i

tribunali popolari speciali esercitano il potere giudiziario. I tribunali popolari rispondono e rendono conto del loro operato alle assemblee popolari ai livelli corrispondenti e ai loro organi permanenti. I presidenti dei tribunali popolari sono nominati e rimossi dalle loro funzioni dagli organi permanenti delle assemblee popolari ai livelli corrispondenti. Le funzioni e i poteri degli organi della Procura sono esercitati dagli organi della pubblica sicurezza ai diversi livelli. Sia nel procedimento istruttorio che nel giudizio deve essere applicata la linea di massa. Nei casi gravi di crimini controrivoluzionari, è necessario mobilitare le masse perché li sottopongano alla discussione e alla critica”.

33 L’art. 9 recitava: “[…] Lo Stato tutela il diritto dei cittadini alla proprietà dei redditi del lavoro, dei

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Popolare Nazionale, incaricata, ai sensi dell’articolo 27 della Costituzione del 1954, di sovraintendere all’applicazione della carta fondamentale, fu revocato tale potere.

Nel 1976, alla morte prima di Zhou Enlai (8 gennaio) e, qualche mese dopo, di Mao (9 settembre), la celeberrima banda dei quattro, principale istigatrice della rivoluzione culturale, fu arrestata; ebbe così inizio una nuova fase politica che portò alla sostituzione della Costituzione varata appena un anno prima.