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Tra i musealia si parla in varie situazioni dell’argomentazione a riguardo di oggetti non originali, utilizzati al posto di oggetti originali per diverse motivazioni. Sarà un tema interessante quando si introdurrà il problema del digitale; tuttavia a questa altezza ci interrogheremo solamente sul fatto se siano anche essi considerabili musealia oppure non hanno alcun valore essendo solo copie dell’originale.

Il codice etico dell’ICOM detta le regole di comportamento a questo riguardo: “Museums should respect the integrity of the original when replicas, reproductions, or copies of items in the collection are made. All such copies should be permanently marked as facsimiles.”617. Non viene negata la possibilità di avere

copie all’interno dei musei, se ad esse viene dato uno status differente che deve essere dichiarato al pubblico, status minore di quello dell’originale. Sembra che quindi l’autenticità sia una caratteristica importante per l’oggetto di museo.

612 Maranda (1994, 34) spiega che “Museum documents comprise a body of evidence that supports the perceived importance of

a collection. Such documents include: field or other data (notes, letters, photographs, tape recordings, receipts, appraisals, etc.) which accompany objects at their point of acquisition; Subsequent research findings; catalogue, inventory, evaluation, loan, exhibition, conservation/restoration, publication records; and so forth.”

613 Traduzione dell’autrice.

614 “La documentalità si riferisce al carattere del documento, dell'oggetto, in grado di insegnare "qualcosa di qualcuno o

qualcosa", spiega Fernandes (2013)- testo tradotto dall’autrice.

615 Ricordiamo che la scelta è una scelta arbitraria ed è questa che dà dignità di musealium.

616 Il singolo oggetto di museo non ha significato, devono essere più di uno perché si parli di museo. Si era già visto nella

definizione genenrica di museo data dal dizionario. Il concetto però si ritrova anche in pubblicazioni di livello accademico, ad esempio Marini Clarelli (2005, 85) cita Mura (1979, 285, nota 9)- si tratta a sua volta di una citazione di Longhi (1950)- spiegando che “L’opera non è mai da sola, è sempre un rapporto. Per cominciare un rapporto con un altra opera d’arte. [..] Risposta che non involge solo il nesso tra opera e opera ma tra opera e mondo, socialità, economia, religione, politica e quant’altro ancora”. Si veda a proposito della collezione che non è una somma di singoli oggetti il paragrafo 6.1.1 dell’opera citata, dove si tratta appunto di collezione.

Tuttavia la letteratura museologica dà dignità di musealia anche a sostituti e copie, considerandoli però sempre un altro oggetto di museo- essi non possono realmente “sostituire” l’originale.

L’ICOM si è occupata in modo specifico dell’argomento in un fascicolo tematico618 della sua rivista già

negli anni ottanta del Novecento. Tra gli interventi619 sottolineiamo quello di Stránsky (1985, 95). Per l’autore sostituto è “something that function as a substitute or exists in a particular relation as a result of an act of substituting”: il sostituto deriva dall’originale620 e può sostituirlo621. L’autore non rifiuta il

valore del sostituto, perchè le riproduzioni hanno un grande valore comunicativo e quindi sociale. Spiega più avanti nel testo622 che essere originale o copia non contraddistinguono l’oggetto riguardo alla sua autenticità.

Maroevic (1998)623. Per lui sostituto “is the object that is made in the museum or for the museum in order to give the most correct image of the original museum object, or of an object of heritage with museological charachteristics and importance outside of the museum. It is primarily to protect the original object and to make It available for exhibition, education, or comparison, when is not available the original object”. Continua spiegando che “substitutes for museum objects often become museum objects”, anche se non sempre con lo stesso valore dell’originale o con lo stesso senso624. Diversamente, “a copy or a

reproduction denotes an object which in form and material imitates the original object, so it is difficult to differentiate it from the original. It requires the presence of the original during the process of copying. The aura, complexity, and ambiguity of the original cannot be copied.” L’autore però conferma che “However, copies can have their own authenticity and museality”. In questa interpretazione si sembra dare ad ogni copia il valore di nuovo oggetto museale, assolutamente differente dall’originale ma semioforo. L’autore infatti continua scrivendo “each copy is an interpretation, the subjective relation towards the original in denoting the essence of information that i sto be transferred”625.

Anche Mairesse and Desvalles (2011, 74) si occupano di oggetto autentico e copia. I francesi approvano l’esistenza e la possibilità di musealizzare oggetti sostituti o copie “quando la funzione e la natura

618 Sofka (1985). In questo testo sono presenti interventi molto interessanti e chiari ma per l’ampiezza dei ragionamenti epressi

nei vari interventi si è scelto di segnalarne solo uno, quello più legato al nostro elaborato.

619 Importante ma secondario rispetto agli interventi di altri quanto scritto da Ballaigue- Scalbert (1985), che da le definizioni

dei due concetti. Autentico: (p.93-4) “no technical reproduction, no museographical substitute will be able to represent that tone ( il suono prodotto dall’oggetto)- quality in which the visitor- with his intelligence, his affectivity, his memory and senses all together- grasps what is shown to him and through which he communicates and exchanges with his fellows.” Sostituto: (88) “the presence of a substitute in museum implies that there is something which is indispensable to represent, something original missing. The reasons of such a necessity may be may be pedagogical […], or aesthetical […] or commercial. They are

substitutes made par specialists as tools for communicating. The public admits them for their informative and documentary value, or them being “souvenirs” to take away with. Nearly indefinitely reproductible, they are totally lacking in symbolic, emotional, and affective value and their possible multiplication contrasts with the unicity of the masterpiece”.

620 Originale: “a work composed firsthand” o “that from which a copy, reproduction or translation is made”. 621 Si differenzia in questo dalle altre interpretazioni prese in considerazione.

622 Pagina 102, dopo aver trattato in modo ampio dei due concetti.

623 1937-2007. Museologo croato, tra i più importanti del Ventesimo secolo. 624 Pagine 216 a 218.

dell’esposizione mirano a rimpiazzare una cosa vera o un oggetto autentico” Ricordano però che l’autenticità resta un concetto fondamentale e necessario- soprattutto nei casi dei musei di arte.

Fernandes (2013, 27- 31) più recentemente scrive che essere originale /autentico/ unico è, per un oggetto -soprattutto per alcuni musei, come quelli d’arte- condizione essenziale per poter essere un musealium626. L’autore tuttavia concorda nell’affermare che sia giusto utilizzare, in determinati casi, copie o sostituti. Anche perché “As características dos objetos concernentes aos seus aspectos informacional, emocional, estético e didático devem ser levadas em conta, além das funções que esses objetos exercerão no museu”. Anche le copie, i sostituti, hanno dignità di documento in determinate situazioni (ad esempio se riproducono un oggetto fondamentale per la società che è andato perduto ma si vuole comunque evidenziare)- anche se il pubblico deve essere reso consapevole del fatto che non siano l’oggetto originale e che quindi presentano caratteristiche e danno informazioni diverse627.

In conclusione, possiamo affermare che a livello museologico gli oggetti che sono copie o sostituti di musealia sono accettati come oggetti di museo; essi non potranno però mai sostituire a pieno titolo l’oggetto originale628. Diventeranno – forse- altri oggetti di museo, che acquisiranno significato grazie al

loro legame con l’originale, ma trasmetteranno sempre informazioni diverse. Vediamo un esempio di questo genere nelle due immagini qui di seguito presentate: due copie di una statua greca sono presenti in due musei, con significato differente, acquisito nel tempo.

IMG Il Galata morente: copia romana e copia in bronzo di Giovanni Francesco Susini629, da National Gallery of Art (n.d.).

6. 3 IL MUSEO VIRTUALE

626 Nel testo vengono presentati esempi di diversi autori che sostengono l’idea della necessaria autenticità degli oggetti di

museo.

627 Per uno studio istituzionale recente da parte dell’ICOM del problema originale- copia si veda ICOM (2010).

628 Come invece succede ad esempio per la copia del documento archivistico, che come abbiamo visto al capitolo precedente

ha lo stesso valore del suo originale se dichiarata “conforme all’originale”.

Anche la terza delle istituzioni che vogliamo descrivere, il museo, si è inevitabilmente incontrata con la tecnologia digitale. Ma perché anche essi hanno deciso di accettare questi nuovi strumenti? Vásquez Rocca (2008, 123-124) spiega in modo chiaro il motivo di questo incontro: “Como cualquier otra institución humana debe situarse social, histórica y epistémicamente, ya que pertenece a un determinado proyecto cultural, civil […], y cobra sentido como parte de un conjunto de prácticas de representación y asentamiento de la verdad específicas de una época. El museo, como institución epocal, no puede por tanto ser ajeno a las transforma ciones tecnológico-comunicativas..”

Inoltre come chiarisce Bonacasa (2011, 11- 13) “appare evidente come le nuove tecnologie, ed in particolare l’impiego di Internet, possano contribuire alla realizzazione dei nuovi obiettivi che le istituzioni museali si prefiggono per rispondere alle mutate esigenze della società contemporanea”630.

Nonostante questo approccio positivo bisogna però sempre essere consapevoli che “l’entusiasmo che si è progressivamente sviluppato nei confronti di questi nuovi approcci alla disciplina museologica e più in generale alla conoscenza dei musei, non devono spingere a considerare il medium tecnologico preponderante sui contenuti e sullo studio diretto delle opere e delle collezioni.”631