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Il concetto di società dell’informazione implica una disponibilità molto ampia di informazione per chi vive al suo interno. Ciò è, in generale, positivo, ma crea alcuni problemi, che coinvolgono tutti171 i soggetti che vivono all’interno di una società dell’informazione. Queste problematiche sono spesso definite ugualmente anche patologie, perché diventano reali malattie per gli esseri umani172. Tra queste le più significative sono l’information overload e il digital divide.

since all documents, regardless of medium, are fixed and fluid, as already noted.” Quindi in realtà non è esatto affermare che i documenti digitali sono fluidi mentre i documenti cartacei sono più stabili. Possiamo tuttavia correttamente ammettere che i primi siano più fluidi dei secondi, mentre i secondi siano più stabili dei primi, concordando quindi sia con quanto detto dai vari studiosi sia con quanto espresso da Levy.

168Di Giovinazzo (2010, 46): “I nuovi strumenti di comunicazione rappresentano un indubbio progresso; fonte e veicolo di

informazioni, essi ampliano l’accesso a elementi utili alla scelta dei prodotti…”. Come vengono sintetizzati chiaramente da Pillan e Sancassani (2003, 50) i vantaggi del digitale sono: accessibilità, personalizzazione di tempi, modi e luoghi, rapidità, facilità di produzione e distribuzione di contenuti, centralizzazione, confronto e memorizzazione di informazioni.

169 “Digital technology, however, poses new threats and problems as well as new opportunities”: Waters and Garrett (1996, 2). 170 Per questo paragrafo ci si è basati su quanto scritto da Bawden and Robinson (2012, 243- 245).

171 “Il problema dell'eccesso di informazione non è tipico unicamente di coloro che per mestiere producono, mediano e

utilizzano l'informazione stessa. È un problema molto più generale, che affligge in misura più o meno accentuata tutti coloro che vivono in paesi ad alto tasso di tecnologia informativa, in situazioni ove l'accesso ai mezzi di comunicazione di massa non è più una questione di potere d'acquisto quanto piuttosto di capacità di utilizzo, di know-how.” Salarelli (2012b). Prova che questo problema permea tutta la società nel testo di Zeldes and Baum (2011) che analizzano le modalità con cui l’information overload condiziona la pratica medica e il comportamento di chi lavora in campo medico.

172 Un approccio così grave è stato provato scientificamente: “Although information seems to have an ethereal quality that

would preclude it from having any tangible, real-world impact on human health, we argue that in fact it can, and does, directly impact the human brain’s reward circuitry and can rewire it in an ever-escalating feedback cycle, resulting in addiction, stress, and sequelae that have a very real impact on human physical and mental health..”: Pearrow (2012). Esso viene però in parte criticato, come vediamo in Bawden and Robinson (2009) : “Much as the pharmaceutical industry is sometimes accused of inventing health problems for which their products can be used, or exaggerating the significance of ‘real’ problems, so it may be that the information professions may exaggerate the pathologies of information”.

INFORMATION OVERLOAD

La prima di queste problematiche- patologie è il sovraccarico di informazioni, “distress associated with the perception that there is too much information.”173 Questo sovraccarico si ha con la sovrabbondanza di

risposte cui si trova “sottoposto” chi cerca appunto informazioni attraverso un medium digitale174. Esse

sono moltissime, più di quelle avute interrogando “la carta”175, e sono tutte potenzialmente utili e

pertinenti176. Il problema sta però nel fatto che “ le facoltà cognitive necessarie per selezionare e processare le informazioni rilevanti, se sovraccaricate, non impediscono solo di operare la scelta più opportuna ma, in casi estremi, impediscono di operare una scelta qualsiasi.” Di Giovinazzo (2010, 49). Quindi avere troppe informazioni disponibili è, detto in modo più sintetico, quasi come non averne alcuna, perché non siamo in grado di elaborarle. “When it comes to information […] one can have too much of a good thing.”177

IMG Diagramma che mostra il rapporto tra livello di informazione e la possibilità di processare informazione o compiere una decisione corretta, da Ruff (2002).

173 Non esiste una reale definizione del termine, accettata univocamente: Bawden and Robinson (2009), Olufemi (2016).

Tuttavia per chiarire che cosa sia, Williamson, Christopher Eaker and Lounsbury (2012) la descrivono in questo modo.

174 Bawden and Robinson (2009): “New information and communication technologies, aimed at providing rapid and

convenient access to information, are themselves responsible for a high proportion of the overload effect”.

175Già dall’invenzione della stampa si ha avuto il problema della “troppa informazione”, come spiegano Bawden and

Robinson (2012, 243); questo problema è aumentato esponenzialmente nel tempo, fino ad avere ora, nel Ventunesimo secolo, grazie alla connessione continua che le nuove tecnologie permettono, una trasmissione molto ampia di informazioni. Questo viene descritto chiaramente da Shenk (2003), che spiega come “one weekday edition of todayt Nerw YorkTimes contains more information than the average person in 17th-century England was likely to come across in an entire lifetime” Tuttavia è innegabile che attraverso il digitale e l’immediatezza che permette sia possibile procurarsi ancora più informazioni in meno tempo. Confermano Bawden and Robinson (2009): “information problems and pathologies are real and […] they are not— contrary to general opinion—recent phenomena, due solely to the influence of the web. Rather, they are perennial problems, identifiable back through many years, though given fresh “bite” by recent developments in technology”.

176Di Giovinazzo (2010, 48): “Nel momento in cui la società ipertecnologica offre all’individuo più informazioni rispetto a

quante ne possa assimilare, il sistema nervoso sperimenta un “sovraccarico informativo”. Questo testo è centrato sulla

psicologia, dato che per la gran parte per queste patologie si tratta di “malattie sociali”, come afferma Salarelli (2012b). Si veda il testo per le argomentazioni di carattere psicologico per cui la troppa possibilità di scelta è negativa per l’individuo. Tuttavia esso è ugualmente interessante per la nostra argomentazione, legata al momdo delle LIS, perché “il parallelismo tra lo studio della mente umana e lo sviluppo dei sistemi informativi digitali ha trovato nel corso del Novecento diversi punti di contatto su molteplici piani”, come spiega Salarelli (2012b) più avanti nel suo testo.

Questo sovraccarico informativo, oltre ad essere un problema in sè, ha altri tipi di problematiche a lui strettamente legate. Tra queste riconosciamo come principali l’information anxiety178 e l’attention deficit trait179.

DIGITAL DIVIDE O DIVARIO DIGITALE: “INFORMATION HAVE AND HAVE NOTS”

Nonostante l’accesso all’informazione sia uno dei valori fondamentali che caratterizzano la società dell’informazione, è innegabile che non tutti siano allo stesso livello a questo proposito. Si creano quindi diverse disuguaglianze all’interno della società180.

“Con il concetto di digital divide descriviamo l’incapacità di determinate categorie sociali, o della popolazione di alcuni paesi, di dialogare con gli strumenti tecnologici”. “Parlare di digital divide significa sottolineare la disuguaglianza nell’accesso e nella fruizione delle tecnologie, significa mettere in risalto quella frattura che si va sviluppando tra la popolazione in grado di utilizzarle e la popolazione che né rimane ancora lontana.” Billi (2007)

Per gli studiosi esistono principalmente quattro tipologie di divario digitale181. La prima è di carattere

economico, e differenzia all’interno di uno stesso stato chi è più ricco da chi è più povero, dato che le due categorie avranno un’interazione diversa con le ICT in base alla loro disponibilità economica182. La

seconda è di tipo culturale, dato che l’educazione di un gruppo porta anche a condizionare i comportamenti dello stesso per quanto riguarda l’uso delle ICT183. La terza tipologia è la grande disparità digitale tra le nazioni povere e quelle ricche. La quarta disuguaglianza è tra i “digerati” e il resto della popolazione. Essi sono una nuova elite tecnologica, di industriali del settore della tecnologia

178“A condition of stress caused by the inability to access, understand, or make use of, necessary information. The cause of this

may be either information overload or insufficient information; it may equally be due to poorly organised or presented information, or a variety of other causes, including a lack of understanding of the information environment in which one is working” Bawden and Robinson (2009). Per informazioni più dettagliate si consigliano i testi di Wurman (1989; 2001).

179L’attention deficit trait o ADT è meno “grave” del disturbo da deficit di attenzione o ADD “a neurological disorder that has

a genetic component and can be aggravated by environmental and physical factors” , ed è causato dalla realtà che viviamo tutti i giorni: “our minds fill with noise—feckless synaptic events signifying nothing—the brain gradually loses its capacity to attend fully and thoroughly to anything.” Hallowell (2005). Bawden and Robinson (2009) la descrivono come “distractability and impatience due to too much mental stimulus.”

180 Bawden and Robinson (2012).

181 Per descriverli ci baseremo su quanto scritto da Keniston (2004) su un testo che vuole descrivere le tecnologie

dell’informazione in India ma le cui basi sono valide a livello internazionale. L’idea di diversi fattori che influenzano il divario digitale è in ogni caso condivisa a livello accademico, anche se per la maggioranza dei casi si prendono in considerazione solamente fattori economici, geografici e sociali e non la quarta tipologia. Per un esempio di ciò si veda ad esempio Várallyai, Herdon and Botos (2015).

182 I questo contesto nasce il termine information poverty: “a lack of the basic capabilities needed to participate in the

information society” Barja and Gigler (2007).

183 A questo tipo di disuguaglianza culturale si lega la disuguaglianza linguistica legata alla conoscenza o meno della lingua

inglese, dato che “most Web sites in the world originate in the United States, in predominantly English-speaking nations” Keniston (2004, 8). L’autore parla di una “Anglo-Saxon linguistic and cultural hegemony.”.

dell’informazione e di altri settori basati sulla conoscenza184. Oltre a queste quattro caratteristiche, molti

altri fattori possono influenzare l’accesso a meno all’informazione, e li vediamo nell’immagine qui inserita.

IMG Due schemi sui fattori che influenzano il divario digitale: Valenduc and Vendramin (2006, 3) e Várallyai, Herdon and Botos (2015).