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Autonomia dell’Istituto ovvero separazione giuridica dai sale- sale-siani

L’IDENTITÀ RELIGIOSA E OPERATIVA DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

UNA PRESENZA IN ESPANSIONE

4. Autonomia dell’Istituto ovvero separazione giuridica dai sale- sale-siani

L’evento dell’autonomia giuridica dell’Istituto illumina la compren-sione del vissuto e fa cogliere se e come abbia modificato i rapporti tra le FMA e i salesiani. Sorge la domanda sulle cause dirette e indirette di quell’imposizione, sugli effetti, sulle implicanze posteriori in riferimento alle persone, alle opere, alle scelte apostoliche, all’immagine pubblica;

come anche l’interesse per il confronto con altri istituti femminili, che reagirono in modi differenziati alla medesima disposizione.118

4.1. Cenni bibliografici

117 Per motivi pratici non si è potuto ancora rilevare il numero delle neo-professe, delle defunte e delle uscite italiane, (eventualmente distinte per regioni), isolandolo dalla cifra totale.

118 In linea di massima nel corso dell’Ottocento la Santa Sede aveva orientato gli istituti religiosi femminili a liberarsi dalla tutela di quelli maschili, trovando altre for-me di assistenza ecclesiastica per regolare il governo della superiora generale, che ri-maneva comunque una donna: il cardinal protettore, per tutelarla di fronte ai vescovi;

il superiore ecclesiastico o direttore spirituale per «proteggerla da se stessa». Non si trattava di titoli onorifici, ma di esercizio concreto di autorità. Invece le superiore ge-nerali delle Adoratrici del Sangue di Cristo e delle Povere Figlie delle Sacre Stimma-te, nella prima metà del secolo, erano state poste sotto la dipendenza, rispettivamenStimma-te, del superiore generale dei Missionari del Preziosissimo Sangue e del ministro genera-le dei Frati Minori. CfROCCA, Donne religiose, pp. 81-84. L’autore, riferendosi al pe-riodo successivo, accenna alle diverse posizioni in occasione della richiesta del-l’approvazione pontificia di vari istituti, come ad es. le Guanelliane e le Serve dei Po-veri. Cf ivi, pp. 205-208. Il fatto che la separazione fosse talora desiderata dalle suore è attestata dal card. Ferrata, prefetto della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, che si meraviglia della resistenza di m. Daghero. Cf CAPETTI, Il cammino dell’Istituto II, p. 220.

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La descrizione sommaria dei fatti relativi alla separazione giuridica è rinvenibile nelle due fonti narrative ufficiali di cui dispongono attualmen-te i salesiani e le FMA, cioè gli Annali della società salesiana119 e Il cammino dell’Istituto nel corso di un secolo.120 In verità la seconda fonte è quasi interamente dipendente dalla prima, di cui riproduce letteralmente molti brani (mentre cita solo sporadicamente, per dar forza ad alcune af-fermazioni), ne riassume altri e certamente lo spirito e il tono, mentre ag-giunge qualche stralcio di corrispondenza inedita e utilizza parzialmente una fonte non citata da d. Ceria, cioè le Memorie intime custodite nel-l’AGFMA,121 il cui carattere privato attesta la fatica interiore, i contatti con istituti similari, lo sforzo di dissipare fraintesi presso la curia romana, ma anche la sottomissione alla decisione finale.

Eugenio Ceria e Giselda Capetti tendono a dimostrare la sofferta ma totale obbedienza delle religiose alla S. Congregazione dei Vescovi e Re-golari, astenendosi da una valutazione personale dell’ingiunzione e met-tendo in luce l’apprensione per la stabilità dell’Istituto e per la fedeltà allo spirito di d. Bosco, movente della prima resistenza delle superiore alla misura disciplinare proveniente dall’alto, inattesa, poi temuta, dibattuta, subita. In questa vicenda, come in altre, si evidenzia una lettura provvi-denziale che, alla fine (1917), ricompone un equilibrio nelle relazioni tra i due Istituti, mediante la nomina del rettor maggiore a delegato apostolico della Santa Sede presso le FMA. È ben evidenziata la consapevolezza delle superiore di non poter fare a meno del consiglio dei salesiani di fronte alle autorità per tutelare le opere, come anche della loro guida spi-rituale per non deviare dalla finalità primigenia. Insomma una coscienza di subordinazione culturale; di ricerca di un sostegno affidabile; e di aiuto alla Società salesiana nella condivisione di un’unica differenziata missio-ne. I salesiani riconoscevano il bisogno delle suore per raggiungere le

ra-119 L’argomento dell’autonomia e conseguente separazione giuridica è trattato nel capitolo Autonomia dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in CERIA, Annali della Società Salesiana, III: Il rettorato di Don Michele Rua, Roma Ed. SDB, ristam-pa [I ed. 1945], pp. 605-629.

120 CAPETTI, Il cammino dell’Istituto II, pp. 202-231.

121 Le Memorie intime 1905-06 costituiscono un documento prezioso perché spontaneo, degli stati d’animo, dei passi, dei tentativi, della delusione finale. Si tratta di un quaderno ms di m. Luigina Vaschetti, composto di 67 pagine, col diario partico-lareggiato del viaggio a Roma durato dal 6 dicembre 1905 al I aprile 1906, giorno del-la firma del temuto decreto. La superiora generale era accompagnata da due consiglie-re, m. Marina Coppa e m. Luigina Vaschetti. G. Capetti cita il contenuto di alcune vi-site a cardinali, in CAPETTI,Il cammino dell’Istituto II, pp. 219-220.

112 Parte I: L’identità religiosa e operativa delle FMA

gazze: «Il ministero della donna è indispensabile a salvar la donna».122 Nelle due fonti narrative si tace quasi completamente su un aspetto che attende ancora di essere scandagliato in modo esaustivo: la richiesta del s. Uffizio, nel luglio 1904, rivolta alla S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, perché procedesse all’esame e alla revisione delle Costituzioni delle FMA, adattandole alle Normae. Le due fonti citate accennano alla richiesta, ma senza accesso diretto ai documenti che l’avevano provoca-ta.123

4.2. Il processo dell’autonomia giuridica dell’Istituto

Dopo la pubblicazione delle Normae, secondo G. Capetti, d. Rua si decise a chiedere l’approvazione pontificia dell’Istituto, da sempre ri-mandata a tempi migliori; ma di questa richiesta non si è rinvenuta traccia nell’archivio vaticano,124 né copia nell’ASC. È certo, invece, che nel 1902

122 G. Marenco, direttore generale delle FMA (1892-1899), ritiene impensabile una rigenerazione sociale a prescindere dalla cura delle fanciulle. Cf Giovanni MA

-RENCO, L’educazione delle fanciulle e l’Istituto delle FMA, in Atti del primo Congres-so Internazionale dei Cooperatori salesiani tenutosi in Bologna ai 23-24-e 25 aprile 1895, Torino, Tip. Salesiana 1895, pp. 167-176. Una copia dattiloscritta della relazio-ne si è rinvenuta relazio-nell’AGFMA e una sintesi relazio-nel «Bollettino Salesiano» 19(1895)5, p.

129.

123 Cf CAPETTI, Il cammino dell’Istituto II, p. 210; Annali III, pp. 607-608 e ap-punti vari di d. Marenco in ASC C 594.

124 La ricerca su quest’argomento si è svolta sia nell’ASV, nel fondo della Con-gregazione dei Vescovi e Regolari, sia nell’ACIVCSVA, sorta nel 1908. Nell’ASV non c’è traccia di documentazione relativa alle FMA per il 1901, mentre per il gen-naio 1902 si segnala la richiesta delle Costituzioni delle Suore di Maria Ausiliatrice, rivolta al rettor maggiore dei salesiani di Torino. Cf ASV, Rubricella del Protocollo generale della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, n. 3600. La ricerca tra le bu-ste corrispondenti delle Positiones, tuttavia, non ha dato alcun frutto. Ma una lettera di m. Daghero a d. Marenco, datata 29.1.1901 [frutto di un lapsus, perché dovrebbe esse-re piuttosto 1902] richiama l’informazione fornita da d. Rua, che cioè ha inviato a Roma le Costituzioni delle FMA e i documenti di approvazione degli Ordinari. Cf let-tera allografa di m. Caterina Daghero a d. Marenco, Nizza 29-1-1901, in ASC, senza segnatura archivistica, ma microfilm 4593D3, 4593D4. Potrebbe trattarsi di una lette-ra redatta da d. Bretto, per esprimere la volontà delle FMA di non mutare i lette-rapporti coi salesiani, da esibire alle autorità romane.

Gli Annali non accennano all’iniziativa di d. Rua nel 1901, mentre CAPETTI, Il cammino dell’Istituto II, a p. 206 afferma che egli, consigliatosi con mons. Cagliero e mons. Costamagna, «vide la necessità di pensare alla regolarizzazione dell’Istituto, e

Cap. I: Una presenza in espansione 113

il prefetto della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari chiedeva a d.

Rua della documentazione precisa.125 Se l’iniziativa fosse partita da d.

Rua, si dovrebbe pensare, con G. Capetti, che tale atto fosse legato al pre-cedente; ma in realtà quasi certamente fu spontaneo, dal momento che l’Istituto era già notevole per numero di membri ed estensione geografica, e non passava inosservato agli occhi della curia romana e del papa stesso, grazie alla sua diffusione non solo in Italia, ma nelle missioni. Molto più verosimilmente l’attenzione della curia si appuntò sulle FMA anche per riflesso della sorveglianza sui salesiani, a cui nel 1901 fu imposto un de-creto dell’Inquisizione circa la libertà delle confessioni (Quod a Suprema, 24 aprile), che recideva una tradizione centrale nello spirito di d. Bosco.

Un tentativo temporeggiatore suscitò in curia un clima piuttosto freddo verso i salesiani, che pure spiccavano per diffusione e vivacità apostoli-ca.126 Una comunicazione del procuratore al consiglio generale, il 30

lu-decise di compiere le pratiche per ottenere l’approvazione canonica. In conseguenza [il corsivo è mio] il card. Gotti […] all’inizio del 1902 chiese una relazione sul-l’Istituto», ecc. Su quali documenti si è basata G. Capetti?

125 La richiesta delle Costituzioni è documentata nell’ASV, come si dice nella no-ta precedente, mentre le altre informazioni sono annono-tate nelle due fonti narrative cino-ta- cita-te. Se così fosse, venne mandata documentazione nel 1902, oltre alle Costituzioni? E dove si trova? Oppure soltanto le Costituzioni e le deliberazioni capitolari vennero in-viate e dalla Congregazione furono successivamente trasferite a quella del s. Uffizio?

Si prese tempo, forse, temendo qualche spiacevole provvedimento? Nella ricostruzio-ne fornita da d. Marenco al consiglio gericostruzio-nerale dei salesiani, il segretario d. C. Gusma-no anGusma-nota: «Egli ricorda che tre anni fa dal card. Gotti fu chiesta al Sig. D. Rua una relazione su tutto quanto concerneva l’Istituto delle F. di M. A. presentare cioè una copia delle Costituzioni e Deliberazioni – le approvazioni degli Ordinarii, più una re-lazione sull’origine e scopo – sul personale e disciplina e sullo stato materiale e finan-ziario dell’Istituto. Si eseguì fedelmente tutto e le Suore vi aggiunsero oltre un catalo-go dettagliato e ben fatto che dava idea esatta di ciò a cui si dedicava ciascuna casa. – Che nell’ottobre 1904 fu richiesta una seconda relazione con copia delle Costituzioni e Deliberazioni. – Che il 10 maggio 1905 finalmente con lettera del Card. Ferrata - Prefetto della S. C. veniva ingiunto a nome del S. Padre di conformare le Costituzioni delle F. di M. A. alle Normae secundum quas etc.». Verbale 2 settembre 1905, in Ver-bali delle riunioni II.

126 La versione interna ufficiale di questo doloroso capitolo è in CERIA, Annali III, pp. 162-185. I verbali delle riunioni capitolari dei salesiani accennano nel luglio 1901 a una necessaria revisione su vari punti organizzativi, tra cui una maggior divisione tra suore e salesiani. Cf Verbale del 9 luglio 1901, in Verbali delle riunioni capitolari.

Vol. I/B: 7 febbraio 1888-23 dicembre 1904, in ASC D 869. Poco dopo, tenendo con-to degli orientamenti comuni, si sospende l’assunzione delle FMA nella cucina della casa centrale di Valdocco. Cf verbale del 24 luglio 1901, in ivi.

114 Parte I: L’identità religiosa e operativa delle FMA

glio 1901, avverte di un colloquio romano, che attesta essere canonica-mente nulli i voti delle FMA, con la conseguente necessità di far approva-re dalla S. Sede l’Istituto e le approva-regole, con l’incertezza sull’esito approva-relativo alla separazione.127 La corrispondenza trepidante e i passi di m. Daghero testimoniano il timore di un’imposizione. Tra gli interrogativi più acerbi, se non formulati almeno assunti da lei: «Come potremmo noi, povere fi-glie, sostenerci di fronte alla spietata guerra che le sette ora fanno alle Scuole Cattoliche? Come potremmo, senza l’appoggio di chi intimamente ci conosce, sostenere le nostre opere di salute per la gioventù, di fronte a certe Amministrazioni così ostili alla Religione? I Salesiani soli, per esse-re dal medesimo Fondatoesse-re d. Bosco […] istituiti col medesimo spirito e collo stesso fine e cresciuti forti per se [sic] e maestri a noi nelle lotte».128

Teme che molte suore possano abbandonare l’Istituto cessando l’aggregazione ai salesiani, che ha costituito il loro vanto e la «santa invi-dia» di altre suore. E contemporaneamente spera, giacché tutti i vescovi che chiamano le FMA nelle loro diocesi, le considerano dipendenti da d.

Rua.129 Intanto nel 1903 c’è l’elezione di Pio X. Il 27 luglio 1904

pervie-127 Cf verbale 30 luglio 1901, in ivi. Nel verbale non è citato il nome del cardina-le, che doveva essere Gotti, secondo l’indicazione del verbale del 2 settembre 1905, in Verbali delle riunioni capitolari II.

128 Cf copia minuta della lettera con l’indicazione della firma di m. Daghero, ri-volta a d. Marenco, da Nizza, 29 gennaio 1901 [1902], in ASC, microfilm 4593D3, 4593D4. Nella stessa busta, in data 29 gennaio 1902, e con riferimento alla precedente lettera, c’è una lettera autografa di m. Daghero a un «Rev.mo Padre», non meglio spe-cificato [ma probabilmente Marenco, dal momento che dice «ci fu e ci è Padre», al-ludendo forse al periodo in cui era stato direttore generale; in tal caso sarebbe erronea la segnatura archivistica che indica come destinatario d. Rua]. Invoca la protezione paterna e l’aiuto per «scongiurare il pericolo che ci sovrasta», «la massima delle di-sgrazie», cioè la divisione dalla Congregazione salesiana; teme che «da un giorno al-l’altro giunga da costì qualche fatale decisione, e che quindi tutto sia perduto!» e si dice disposta a tutto, anche a offrire la vita, per scongiurare lo sfacelo della congrega-zione. Cf lettera di m. C. Daghero, Nizza, 29 gennaio 1902, in ASC A4390359.

Un’altra lettera autografa da Siviglia, del 21 marzo 1902, ribadisce una piccola strate-gia: su consiglio del direttore generale d. C. Bretto ogni tanto gli invierà una lettera che esponga in modo più ufficiale le necessità delle FMA, in modo che, occorrendo, possa presentarle. Ella spera che tutto possa continuare come prima. Cf lettera auto-grafa di m. Daghero al «Nostro sempre ottimo Padre», da Siviglia, 21 marzo 1902, in ASC A4390360 [attribuita perciò a d. Rua, quale destinatario, dalla segnatura archivi-stica].

129 L’equivoco doveva sorgere dal fatto che i salesiani erano una congregazione di diritto pontificio, mentre le FMA non ancora. La mancanza di chiarezza poté procura-re perplessità e scontento in alcuni vescovi.

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ne al segretario della S. Congregazione una richiesta di informazione det-tagliata da parte del s. Uffizio.130 E un’altra lettera tra gli stessi interlocu-tori, del 22 dicembre 1904, indica la continuità dell’affare. L’assessore del s. Uffizio, G. Lugari, invia al segretario i voti dei consultori, che «do-vranno essere comunicati sub secreto S. Officii e respinti poi, appena compiuto il lavoro, a questa Cancelleria».131 Come mai l’interessamento del S. Uffizio in una materia direttamente attinente alla Congregazione dei Vescovi e Regolari? Si possono rinvenire degli indizi solo nel quader-no delle Memorie, in attesa dell’esame dei documenti dell’ex S. Uffizio.

Due sembrano le cause che hanno interessato il S. Uffizio: alcuni ricorsi contro l’eccessiva autorità dei salesiani da una parte, e dall’altra la conse-guente o almeno concomitante scarsa dipendenza dai vescovi.132 Di fatto,

130 L’indizio fondamentale è una lettera partita dalla cancelleria della Suprema Congregazione del S. Uffizio e indirizzata al segretario della s. C. dei Vescovi e Re-golari, datata 29 luglio 1904, che afferma: «Per ordine di questa Suprema furono già richieste ed esaminate presso codesta [a questo punto c’è un “?” a matita blu, apposto nella S. Congregazione destinataria] Sacra Congregazione le Costituzioni e Delibera-zioni capitolari dell’Istituto Religioso delle Figlie di Maria Ausiliatrice, aggregate alla Congregazione Salesiana, e molto si trovò degno di censura e repugnante alle “Nor-me” di codesto sacro Dicastero. Di ciò informati gli Emi e Rmi Signori Cardinali In-quisitori Genli, nella Congregazione di feria IV, 27 corr. hanno decretato:

Ad S. Congregationem Eporum et Regularium iuxta mentem. La mente è che si di-stribuiscano alla Commissione i voti dei Consultori deputati per l’esame delle Costi-tuzioni e Deliberazioni suddette, coll’ordine di procedere alla revisione e alla corre-zione secondo le norme». La firma è dell’assessore Giambattista Lugari, e sul retro porta il N. 17358/15, con la nota «Diei 13 aug. 1904. Vocetur P. Procuratoris Genera-lis congr. A S. Francisco Salesio...di Don Bosco», e il timbro del 5 dicembre 1904 con l’indicazione «V. Intus la Relazione». E in effetti una lettera di d. Marenco, del 27 novembre 1904, indirizzata a mons. Giorgi, uditore della s. C. dei Vescovi e Regolari, accompagna la relazione sull’Istituto e dichiara la sua disponibilità ad incaricarsi di introdurre qualche emendamento nelle Costituzioni delle FMA «se mai occorresse».

Sulla relazione era stata apposta la data del 15 novembre 1904. La documentazione è in ACIVCSVA, T 41, b. 1.

131 La lettera porta lo stesso numero [di registrazione]17358/15 con la data dell’11 gennaio 1905 e l’indicazione «Revmo P. Claudio Benedetti Consultori pro voto sub secreto S. Officii (1) N. B. I voti, de’ quali si parla nelle lettere di mons. Assessore del S. O. in data 29 luglio e 22 dicembre 1904, non sono altro che i rimarchi notati in margine dei libretti a stampa N. 1 e N. 2». Ivi.

132 Cf l’informazione di mons. Pescini a m. Daghero sulle voci giunte al papa, in Memorie intime 1905-06, 18 e 22 gennaio 1906. È indicativo anche l’incontro della superiora con p. Benedetti, che aveva esaminato le prime costituzioni, nel 1904, e for-se sarebbe stato relatore per le nuove. La madre chiarisce che la divisione amministra-tiva dai salesiani è praticata molto più largamente di quanto appaia nelle Costituzioni.

116 Parte I: L’identità religiosa e operativa delle FMA

il Methodus prima, e poi la Conditae e le Normae ribadivano e chiarivano i diritti e le responsabilità di giurisdizione dei vescovi. Le FMA aprivano le case col loro consenso, ma è probabile che nella vita ordinaria i loro re-ferenti diretti fossero i salesiani. D. Rua, tuttavia, avvertiva i salesiani di munirsi dei permessi dovuti.133 Si può intuire che qualche vescovo o par-roco temeva un’ingerenza eccessiva dei religiosi alla luce di una certa

“tradizione” o quanto meno immagine dei salesiani, che risale all’annosa e dolorosa vertenza tra d. Bosco e il suo arcivescovo, mons. Gastaldi.134 In tal senso si comprende ancor meglio la cura nella richiesta di testimo-niali ai vescovi nelle cui diocesi erano ubicate le case delle FMA: era prassi normale, prima dell’approvazione pontificia di un Istituto, ma in ta-le contesto a maggior ragione bisognava dimostrare la soddisfazione degli ordinari.135 Molte se ne conservano, e in effetti sono attestazioni di stima

Il redentorista «osserva però che sono arrivati alla S. Sede numerosi rapporti per nulla favorevoli a noi, anche di qualche salesiano, e che tali accuse hanno attratto l’attenzione, del resto si sarebbe potuto andare avanti tranquillamente, per chissà quanti anni ancora». Cf Memorie intime 1905-06, 26 gennaio 1906. Anche il Battan-dier, altro revisore, ribadisce che i ricorsi al S. Uffizio, contrari alle richieste della madre, sono parecchi, «e che, nonostante il voto delle capitolari, vi fu chi aveva ricor-so alla S. Sede per impedire che avvenga ciò che il Capitolo Generale aveva votato», ossia una richiesta unanime di continuare nello status quo. Cf Memorie intime, 4 mar-zo 1906. E il Lolli, il 5 marmar-zo, spiega che si erano ricevute le Costituzioni delle FMA dal s. Uffizio coll’ordine espresso di conformarle alle Normae, per cui non era facoltà della S. Congregazione derogare dall’ingiunzione. Solo una dichiarazione scritta del S. Padre avrebbe potuto arrestare la procedura. Anche il p. Antonio riteneva conve-niente la separazione. Cf ivi, 10 marzo 1906.

133 Cf CERIA,Annali III, pp. 609-610. Cita una lettera di d. Rua a d. Vespignani, ispettore in Argentina, del 12 settembre 1901. Il rettor maggiore ribadisce di trattare con l’arcivescovo di Buenos Aires, in modo da «evitare ogni questione riguardante le Suore».

134 Anche su questo punto lo studio di Stella ha cambiato radicalmente la visione tramandata dalle Memorie biografiche. Cf soprattutto STELLA,Don Bosco I, pp. 150-160. Successivamente Giuseppe TUNINETTI, Gli arcivescovi di Torino e don Bosco fondatore, in M.MIDALI (a cura di),Don Bosco Fondatore della Famiglia Salesiana.

Atti del Simposio Roma-Salesianum (22-26 gennaio 1989), Roma, LAS 1989, pp.

247-278; e anche Francesco MOTTO, Don Bosco Fondatore e la curia romana. L’ap-provazione della società di S. Francesco di Sales e delle sue costituzioni (1864-1874), in ivi, pp. 226-246. Per una conoscenza più ampia della situazione della diocesi tori-nese al tempo di mons. Gastaldi e del suo rapporto con d. Bosco, resta fondamentale il contributo di Giuseppe TUNINETTI, Lorenzo Gastaldi, 1815-1883, Roma, Marietti 1983.

135 In una lettera, scritta a nome di d. Rua, si invitano gli ispettori a richiedere le testimoniali ai vescovi, soprattutto a quelli bendisposti verso le FMA. Cf lettera

Cap. I: Una presenza in espansione 117

e di speranza per l’avvenire,136 concomitanti con la relazione di d. Maren-co sullo stato dell’Istituto, sulla cui base, unitamente all’esame dei testi normativi, esprime il suo ormai noto voto il p. Claudio Benedetti.

Nel maggio del 1905, dopo le indicazioni del redentorista sugli articoli delle Costituzioni in contrasto con le Normae, e l’incarico a d. Marenco di procedere alla loro modifica, prima dell’ulteriore revisione da parte

Nel maggio del 1905, dopo le indicazioni del redentorista sugli articoli delle Costituzioni in contrasto con le Normae, e l’incarico a d. Marenco di procedere alla loro modifica, prima dell’ulteriore revisione da parte