2.1. Uno sguardo alla storiografia
L’interesse intorno alla presenza delle religiose nella società e nella Chiesa italiana registra una grande povertà. Dopo la stagione delle pole-miche ideologiche, è venuta quella dei silenzi pregiudiziali, frutto del-l’acre contrapposizione culturale verificatasi in Italia fino a qualche de-cennio fa. Inoltre gli Istituti non si sono ancora sufficientemente impegna-ti in questo genere di studi, né hanno generalmente acquisito una sen-sibilità storica adeguata alla necessità di mettere i propri documenti a di-sposizione degli studiosi, anche per motivi pastorali.21 In verità molti hanno accolto l’invito conciliare a studiare le fonti per un rinnovamento nel carisma, da cui sono scaturiti studi specifici soprattutto di tipo istitu-zionale e storico-spirituale. Oltre le biografie, crescono gli studi sulle prime comunità, come espressione tipica di un nuovo Istituto, esperienza fontale del carisma. Si presentano, invece, più finalizzate a uno studio ap-profondito e aperto, alcune edizioni critiche di testi di costituzioni, rego-lamenti, epistolari, come anche l’edizione di fonti diverse accompagnate da introduzioni storiche.
Nella stessa ottica si può leggere pure l’impegno preliminare di ordi-nare gli archivi centrali e locali delle religiose, o meglio quello che è so-pravvissuto alle ondate successive di sottrazioni dovute ai trasferimenti delle case generalizie e ai cambi delle responsabili, segretarie o archivi-ste, spesso ignare di opportuni criteri di conservazione e catalogazione dei documenti. Lavoro indubbiamente utilissimo a chiarire un’identità at-traverso la memoria, ma a tutt’oggi insufficiente per creare le condizioni per un dialogo proficuo, spassionato e simmetrico, con la cultura contem-poranea. Nel caso specifico si trattava, tra l’altro, di avviare il dialogo coi movimenti femminili di matrice laica e cattolica. Soprattutto il primo, per comune riconoscimento, negli anni ’60 avviava la seconda fase del suo sviluppo in Italia,22 dopo i vivaci inizi di fine Ottocento – inizi
Novecen-21 Cf PONTIFICIA COMMISSIONE PER I BENI CULTURALI DELLA CHIESA, Lettera cir-colare La funzione pastorale degli archivi ecclesiastici, 2 febbraio 1997. Anche l’associazione nazionale degli archivisti ecclesiastici si è occupata dell’argomento nel XIX convegno nazionale, i cui atti sono pubblicati in «Archiva Ecclesiae» 42(1999).
Cf in particolare il saggio di Emanuele BOAGA,La tutela e la gestione degli archivi dei religiosi: dalle esperienze storiche alle esigenze attuali, pp. 25-62.
22 Cf il classico di FrancaPIERONI BORTOLOTTI, Alle origini del movimento
34 Introduzione
to, bruscamente interrotti dal ventennio fascista e dalla seconda guerra mondiale.23 Il fatto è che le femministe italiane, nelle loro ricognizioni storiche, non hanno prestato adeguata attenzione al gruppo di donne, al-meno numericamente rilevante, costituito dalle religiose, ritenendole strumenti passivi del maschilismo ecclesiastico.24 E le suore hanno taciu-to ancora nei luoghi ufficiali della cultura, secondo un antico costume di servizio realizzato senza pretesa di riconoscimenti, oltre la stampa locale, il consenso dei «buoni», la propaganda spicciola per sostenere le iniziati-ve e le opere.
L’interesse al ruolo sociale delle religiose sembra essersi svegliato
minile in Italia 1848-1892, Torino, Einaudi 1963, seguito da EAD., Socialismo e que-stione femminile in Italia 1892-1922, Milano, Mazzotta 1974 e EAD., Femminismo e partiti politici in Italia 1919-1926, Roma, Editori Riuniti 1978.
23 Cf Yasmine ERGAS, La costituzione del soggetto femminile: il femminismo negli anni ’60/’70, in Georges DUBY - Michelle PERROT (a cura di), Storia delle donne in Occidente, V: Il Novecento (a cura di Françoise Thebaud), Bari, Laterza 1992, pp.
564-593. In relazione alla conoscenza del movimento femminile cattolico sorto in Ita-lia, resta fondamentale lo studio di Paola GAIOTTI DE BIASE, Le origini del movimento cattolico femminile, Brescia, Morcelliana 1963 (con una seconda edizione, 2000), se-guito da vari contributi, tra cui Paola GAIOTTI DE BIASE,Movimentocattolico e que-stionefemminile, in DSMCI I/2, pp. 96-111. Il tema dell’UDCI è stato ripreso da Ce-cilia Dau Novelli, che lascia in ombra i legami di collaborazione con gli Istituti reli-giosi, coinvolti in diverse occasioni. Cf Cecilia DAU NOVELLI, Società, Chiesa e asso-ciazionismo femminile. L’Unione fra le donne cattoliche d’Italia (1902-1919), Roma, A.V.E. 1988. L’autrice ha poi schizzato i modelli della presenza femminile in Italia, includendo le suore tra quelli consueti di moglie e madre. Cf EAD.,Sorelle d’Italia.
Casalinghe, impiegate e militanti nel Novecento, Roma, A.V.E. 1996. E sulle cattoli-che ha pubblicato Maria Teresa GARUTTI BELLENZIER,Orme invisibili. Donne cattoli-che fra passato e futuro, Milano, Ancora 2000.
24 Soprattutto negli anni ottanta le ricerche storiche delle studiose italiane si sono articolate in varie iniziative culturali, tra cui la pubblicazione della rivista «Memoria»
(1981-1993), e «Nuova DWF». Quaderni di studi internazionali sulla donna [Donna-WomanFemme], (1976-1985), col cambio di titolo dal 1986, «DWF». In alcuni nume-ri si accenna all’aspetto religioso, soprattutto devozionale, femminile. In uno di essi, M. Caffiero allude al ruolo emancipatorio femminile svolto dalle religiose. Cf Marina CAFFIERO,Un santo per le donne. Benedetto Giuseppe Labre e la femminilizzazione del cattolicesimo tra ’700 e ’900, in «Memoria». Rivista di storia delle donne (1990/3)30, pp. 89-106. Uno studio di sintesi, francese, non modifica l’impressione di sostanziale silenzio sulle religiose: cf Benedetta BORELLO,Storie di storia delle don-ne, in «Clio» 35(1999)2, pp. 293-321. Una sintesi articolata sull’iter italiano della sto-ria delle donne è offerto da Maura PALAZZI,Storia delle donne e storia di genere in Italia, in Sandro BELLASSAI - Maria MALATESTA (acuradi), Genere e mascolinità.
Uno sguardo storico = Biblioteca di cultura 595, Roma, Bulzoni 2000, pp. 51-87.
Introduzione 35
dapprima negli USA, dove la ventata conciliare,25 il movimento e l’espe-rienza dei Women’s studies sono stati recepiti da alcune religiose. Per Mary Ewens26 la vocazione ha cambiato l’autorappresentazione femmini-le delfemmini-le suore, che percepiscono la vita in termini di azione più che di pas-sività. L’abito religioso che nascondeva il corpo proclamava al mondo che la suora non era un oggetto di sfruttamento sessuale, ma desiderava rapportarsi con gli altri a un livello più profondo. Inoltre il tentativo di acquisire virtù considerate maschili significava trascendere gli stereotipi sulla donna: l’impegno di modellare la propria vita su quella di Cristo esprimeva la prontezza a sostenere difficili progetti in vista del successo finale.
Barbara Misner27 coniuga la ricerca della fisionomia sociale delle reli-giose con i loro tratti specifici negli Stati Uniti, privilegiando lo studio della membership rispetto alla leadership. Il filone storiografico giunge a Sisters in arms,28 un saggio complessivo sulle religiose, carente nell’uso delle fonti e di un’adeguata contestualizzazione diacronica e geo-culturale.
Nel frattempo, in ambito europeo soprattutto la storiografia francese e
25 Nel 1976 appariva in «Concilium» l’argomento delle donne nella Chiesa. Elisa-beth Carroll delineava l’esodo delle religiose statunitensi da un sistema maschilista, manifesto nel chiostro, nella dipendenza, nell’addomesticamento degli ideali spi-rituali, nella limitazione dell’apostolato. Il Sister Formation Movement, negli anni
’60, raccoglieva le istanze di una maggiore formazione culturale e teologica interdetta alle donne nelle università cattoliche. Varie lotte con la Congregazione dei Religiosi hanno segnato il percorso. Cf Elisabeth CARROLL, Le donne nella vita religiosa. Nor-damerica, in «Concilium» 12(1976)1, pp. 133-149.
26 Cf Mary EWENS, The Role of the Nun in Nineteenth - century America, New York, Arno Press 1978; EAD., Removing the Veil: The Liberated American Nun, in RosemaryRUETHER - Eleanor MCLAUGHLIN (ed.), Women of spirit. Female leader-ship in the jewish and christian traditions, New York, Simon and Schuster 1979, pp.
255-278.
27 Cf Barbara MISNER, «Highly Respectable and Accomplished Ladies»: Catholic women religious in America 1790-1850, New York - London, Garland Publishing 1988.
28 Cf Jo Ann KAY MCNAMARA, Sisters in arms. Catholic nuns through two mil-lennia, Cambridge, Mass., Harvard University Press 1996 [trad. it. Sorelle in armi, Casale Monferrato, Piemme 2000). In Germania cf AA.VV., Frauen Gestalten Ge-schichte. Im Spannungsfeld zwischen Religion und Geschlecht, Hannover, Lutheri-sches Verlagshaus 1998. Più attento all’evoluzione delle forme religiose è lo studio di Relinde MEIWES,«Arbeiterinnen des Herrns». Katholische Frauenkongregationen in 19. Jahrhundert, Frankfurt/NewYork, Campus 2000.
36 Introduzione
fiamminga si è interessata alle religiose nell’Ottocento nel settore degli studi sul rinnovamento della Chiesa postrivoluzionaria, stimolata dalle ri-cerche di sociologia religiosa, dalla Nouvelle histoire, nonché dagli studi sulle donne, ormai nell’ottica della storia totale, meno centrata sugli aspetti ufficiali delle istituzioni e più attenta ai dinamismi interni.
C. Langlois,29 O. Arnold, Y. Tourin30 in Francia, come Aubert e Wy-nants in Belgio, Alix Alkemade e Alice Lauret in Olanda hanno allargato il campo, con l’uso di strumenti e categorie interpretative più aderenti alla mentalità europea. Le catholicisme au féminin segna una tappa importante nella descrizione della femminilizzazione del cattolicesimo. Il Langlois ha indagato con cura sulla rivoluzione silenziosa attuata dalle suore, sulle ragioni del loro successo, sul radicamento nel territorio. Negli anni suc-cessivi l’accento si è spostato su aspetti più particolari, come la vita quo-tidiana, la formazione,31 la professionalità, la gestione dell’autorità da parte delle superiore generali.32
In Italia, intanto, dopo alcuni studi esplorativi più generali maturati sullo sfondo della storia politico-ecclesiastica,33 e in concomitanza con l’impresa del Dizionario degli Istituti di Perfezione, l’argomento ha tro-vato un cultore in G. Rocca, attento a ricostruire la frastagliata geografia fisica e umana degli istituti religiosi femminili, studiati in relazione ai movimenti femminili contemporanei.34 Un’idea parzialmente ereditata e condivisa con gli studiosi stranieri è che l’emancipazione femminile di fatto si è verificata, in Italia, prima tra le suore che tra le laiche, non nelle enunciazioni o nelle rivendicazioni dei diritti, ma nelle attuazioni
concre-29 Cf Claude LANGLOIS, Le catholicisme au féminin. Les congrégations françaises à supérieure générale au XIXe siècle, Paris, Cerf 1984.
30 Cf Yvonne TURIN, Femmes et religieuses au XIXe siècle. Le féminisme «en reli-gion», Paris, Nouvelle cité 1989.
31 Cf Françoise MAYEUR -Jacques GADILLE (dir.), Education et images de la femme chrétienne en France au début du XX siècle, Lyon, L’Hermès, 1980.
32 Per una sintesi parziale dell’iter storiografico, cf Paul WYNANTS, Les reli-gieuses de vie active en Belgique et aux Pays-Bas, 19e et 20e siècles, in Revue de His-toire Écclesiastique 95(2000)3, pp. 238-256.
33 Cf Giacomo MARTINA, La situazione degli istituti religiosi in Italia intorno al 1870, in AA.VV., Chiesa e religiosità in Italia dopo l’unità (1861-1878)= Scienze storiche 3/1, Milano, Vita e Pensiero 1973, I, pp. 194-335.
34 Cf Giancarlo ROCCA, Donne religiose. Contributo a una storia della condizione femminile in Italia nei secoli XIX-XX, Roma, Ed. Paoline 1992, e, tra altri saggi più sintetici, ID.,Istituti religiosi in Italia tra Otto e Novecento, in ROSA Mario (a cura di), Clero e società nell’Italia contemporanea, Roma-Bari, Laterza 1992, pp. 207-256.
Introduzione 37
te. E ciò perché le religiose, con la professione dei voti, si svincolavano, almeno parzialmente, dalle tradizionali tutele familiari e da alcuni condi-zionamenti sociali, dal momento che le superiore generali acquisirono no-tevoli facoltà decisionali e nella gestione di denaro, e molte religiose più ampie possibilità di istruzione, di movimento, nonché di opere e di inizia-tive personali e comunitarie. Naturalmente incontravano anche difficoltà nei superiori, variamente tributari di una visione della donna ereditata dal-la famiglia e puntualizzata neldal-la formazione teologica e spirituale.
L’autore analizza l’evoluzione delle principali forme di consacrazione, sostenendo che la graduale conventualizzazione delle esperienze più in-novative (da non addebitarsi solo alla Santa Sede) costituisce una causa che induce alla ricerca di altre modalità di consacrazione nel Novecento.
La femminilizzazione del cattolicesimo ottocentesco riguarda in effetti anche l’Italia, attraversata da un duro scontro tra le correnti intransigenti e quelle liberali, con l’inevitabile allontanamento di tanti cattolici dalla pra-tica sacramentale e potenzialmente dalla stessa epra-tica cattolica. Il contesto socioculturale trova nelle suore una compagine attiva negli interstizi in-formali35 o negli spazi consentiti da uno Stato sempre più oculato nella rivendicazione dei propri diritti. La loro presenza ha influito in qualche modo sulla visibilità femminile della Chiesa, anche in Italia. Il fenomeno si è accentuato con l’annoso contrasto tra Stato e Chiesa ed è proseguito nella stagione del riavvicinamento di cattolici e liberali, accomunati dal timore dell’ascesa del socialismo.
Troppo deboli echi sul significato delle fondazioni religiose proven-gono dai manuali di storia della vita religiosa.36 Il più specifico ambito
35 Quest’idea è avanzata già da Mario BENDISCIOLI, Chiesa e Società nei secoli XIX e XX, in Nuove questioni di storia contemporanea, I, Milano, Marzorati 1968, pp.
325-447, in particolare nelle pp. 338-344. L’autore afferma che l’attività dei religiosi fu posta in crisi dalla sostituzione del concetto di carità e opere di misericordia con quello di pubblica assistenza, inteso come un dovere della società e un diritto dei bi-sognosi, come anche dalla tendenza a laicizzare l’assistenza, estromettendo il persona-le religioso. Tapersona-le mutamento non ha però spento la carità cristiana, che «si è volta ai campi trascurati dalla pubblica assistenza, alle miserie che non riescono a giovarsi di un articolo di legge» (p. 344).
36 Tra i più recenti: AA.VV., Storia della vita religiosa, Brescia, Queriniana 1988;
Jesus ALVÁREZ GÓMEZ, Historia de la vida religiosa, Madrid, Publicaciones Claretianas 1990, 3 vol.; Alfredo LÓPEZ AMAT, La vita consacrata. Le varie forme dalle origini ad oggi [El seguimiento radical de Cristo. Esbozo histórico de la vida consagrada, Madrid, Ediciones Encuentro 1987, 2 vol.], Roma, Città Nuova 1991;
Eutimio SASTRE SANTOS, La vita religiosa nella storia della Chiesa e della società,
38 Introduzione
educativo femminile lascia trasparire la necessità di una migliore cono-scenza attraverso alcuni saggi esplorativi.37 Una pista di lettura sociale, pur sintetica, è offerta da Nicola Raponi, attento a cogliere l’originale si-gnificato dei nuovi istituti religiosi nella storia sociale e civile del Paese, come emerge dalla recente storiografia, soprattutto in rapporto col Mo-vimento Cattolico, attraverso gli orientamenti variegati degli studiosi.38
Gli autori italiani sin qui citati sono per lo più uomini. Alcune studio-se, poche in verità, stanno indagando criticamente, da angolature diverstudio-se, sulle religiose degli ultimi due secoli: Lucetta Scaraffia, Paola Gaiotti De Biase, Cettina Militello, Marcella Farina, Adriana Valerio. Lucetta Sca-raffia si concentra sulle congregazioni dell’Otto-Novecento, con partico-lare interesse per le fondatrici e le loro strategie d’azione, al fine di mette-re in luce la rilevanza sociale e culturale dell’esperienza mette-religiosa, attra-verso figure di spicco.39 La sua indagine ha approfondito la peculiarità della condizione femminile sperimentata dalle religiose, nonostante la
Milano, Ancora 1997. Giancarlo Rocca mette in luce la necessità di una maggiore at-tenzione all’evoluzione delle forme di consacrazione femminile. Cf Giancarlo ROCCA, Contenuti e periodizzazione della storia della vita religiosa, in Angelomichele DE
SPIRITO - Ireneo BELLOTTA (a cura di), Antropologia e storia delle religioni. Saggi in onore di Alfonso M. di Nola, Roma, Newton & Compton 2000, pp. 147-182.
37 Cf Luciano PAZZAGLIA (a cura di), Chiesa e prospettive educative in Italia tra Restaurazione e Unificazione, Brescia, La Scuola 1994;G. ROCCA, Conservatorio ed educandato nell’Ottocento italiano, in «Annali di storia dell’educazione e delle istitu-zioni scolastiche» 2(1995) pp. 59-101; ID., Regolamenti di educandati e istituti reli-giosi in Italia dagli inizi dell’Ottocento al 1861, in «Rivista di Scienze dell’Educa-zione» 35(1998)2, pp. 161-342,ID., La formazione delle religiose insegnanti tra Otto e Novecento, in PAZZAGLIA (a cura di), Cattolici, educazione, pp. 419-457; Roberto SANI, Chiesa, educazione e società nella Lombardia del primo Ottocento, Milano, Centro Ambrosiano 1996.
38 Cf Nicola RAPONI,Congregazioni religiose e Movimento Cattolico,in DSMCI.
Aggiornamento 1980-1995, diretto da F. Traniello e G. Campanini, Genova, Marietti 1997, pp. 82-96. Nell’ampia bibliografia non è incluso alcun titolo specifico riferito a Istituti religiosi femminili. L’accenno all’azione delle suore nei convitti per operaie segnala la carenza d’indagine.
39 Cf Lucetta SCARAFFIA, «Il Cristianesimo l’ha fatta libera, collocandola nella famiglia accanto all'uomo» (dal 1850 alla «Mulieris dignitatem»), in EAD.-G.ZARRI, Donne e fede. Santità e vita religiosa in Italia, Roma-Bari, Laterza 1994, pp. 441-493;
EAD.,Passagginascosti. Tre generazioni di religiose fra 800 e 900,in «Bailamme»
(1996)18-19, pp. 95-117; EAD., Fondatrici e imprenditrici, in Emma FATTORINI (a cu-ra di), Santi culti simboli nell’età della secolarizzazione, Torino, Rosenberg & Sellier 1997, pp. 479-493
.
Ed EAD., Il concilio in convento. L’esperienza di Chiara Grasselli MSC, Brescia, Morcelliana 1996.
Introduzione 39
soggezione istituzionale all’autorità. Rispetto ai movimenti femminili che lottano contemporaneamente per il riconoscimento dei diritti negati, le suore realizzano di fatto l’emancipazione attraverso una via particolare:
l’assunzione di responsabilità.40
La Gaiotti De Biase sfiora il tema ponendo in particolare l’interroga-tivo della cittadinanza, e sottolinea che mentre l’organizzazione del laica-to femminile catlaica-tolico può essere ricondotta agevolmente allo sviluppo di un nuovo protagonismo delle donne, la vitalità religiosa espressa da tante fondazioni rimane ancor oggi un fenomeno che incuriosisce per le moti-vazioni. Non si tratta, infatti, di una semplice continuità storica: le nuove congregazioni si situano in una congiuntura di cambio nel rapporto tra Chiesa e Stato, e realizzano l’appartenenza ad entrambe con modalità proprie che attendono di essere illuminate dall’interno.41 Cettina Militel-lo, interessata al contributo teologico delle donne nella Chiesa, è intenta a investigare sulle categorie ermeneutiche atte ad esprimerlo.42 Le categorie teologiche servono anche a Marcella Farina per individuare l’apporto femminile, soprattutto attraverso la consacrazione religiosa, al patrimonio spirituale e culturale della Chiesa.43 Adriana Valerio è impegnata nel
rin-40 EAD.,Le congregazioni religiose femminili, in Atti dell’incontro di studio: Una memoria mancata. Donne cattoliche nel ’900 italiano (Università cattolica del Sacro Cuore. Milano, 25 ottobre 1997), in BASMSCI 33(1998)2, pp. 143-150. Anche Mari-na CAFFIERO, Dall’esplosione mistica tardo-barocca all’apostolato sociale (1650-1850), in SCARAFFIA-ZARRI, Donne e fede, pp. 327-373 individua un’anticipazione della femminilizzazione cattolica nell’impegno sociale di tante donne, soprattutto
«sante bizzoche».
41 Cf in particolare P. GAIOTTI DE BIASE, Da una cittadinanza all’altra. Il duplice protagonismo delle donne cattoliche, in Gabriella BONACCHI -AngelaGROPPI (a cura di), Il dilemma della cittadinanza. Diritti e doveri delle donne, Roma-Bari, Laterza 1993, pp. 128-165. Una relazione esposta dalla studiosa nell’ambito del «Coordina-mento Mulieris dignitatem», il 3 marzo 2000 a Roma, dal titolo Donna e trasmissione della fede: nodi critici, risorse, consegna un’efficace riflessione di sintesi, tra l’altro, anche sulla funzione «straordinaria» assolta dalle religiose nel rapporto fra donne e trasmissione della fede in epoca contemporanea.
42 Cettina MILITELLO, Il volto femminile della storia, Casale Monferrato, Piemme 1995, presenta una serie di figure femminili per mediare l’idea che dietro gli eventi della Chiesa è costante la presenza della donna, sebbene apparentemente invisibile o insignificante.
43 Marcella FARINA,Percorsi femminili di spiritualità nella storia del cristianesi-mo cattolico, in AA.VV.(a cura di),La donna: memoria e attualità, II/2: Donna ed esperienza di Dio nei solchi della storia, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vatica-na 2000, pp. 5-146, ripercorre la dimensione storica, estendendosi oltre i confini della vita religiosa.
40 Introduzione
venimento di fonti per testimoniare un modo femminile di pensare la fede e l’impegno sociale, tra malessere e propositività, anche all’inizio del XX secolo, al di là dei canali culturali tradizionali, inaccessibili alle donne fi-no al Concilio Vaticafi-no II.44
Dalla lettura di vari studi si affaccia il dubbio dell’anacronismo, cioè il sospetto che la mentalità attuale infici una corretta lettura dei dati storici, soprattutto in ordine all’autocoscienza femminile che potevano espli-citamente maturare le suore. Senza scartare a priori delle interessanti ipo-tesi, riemerge l’urgenza di uno studio delle fonti interne, che consentano di verificare le intuizioni o di rettificare le interpretazioni, mettendosi in ascolto del vissuto, senza forzature pregiudiziali.
2.2. I nuovi Istituti
Una suora missionaria del Sacro Cuore riferisce che la Cabrini intorno ai trent’anni impara a tenere ben aperti gli occhi, anziché bassi, com’era costume femminile e religioso.45 La plasticità dell’espressione indica un mutamento diversificato nella penisola, ma nella linea tendenziale a un inserimento più attivo nella società, rispetto all’ideale anteriore della se-parazione. Avviene così che mentre la Chiesa ufficiale prende le distanze dal mondo moderno, almeno quanto la cultura liberale dalla stessa Chie-sa, le donne scendono in campo con strategie proprie, lontane dai clamori della polemica politica e filosofica, del diritto e dell’economia. In una so-cietà tendenzialmente liberale, si esprimono attraverso l’operosità e l’acquisizione di abilità utili a sé e agli altri, superando l’immagine del-l’otium spirituale monastico. Il tempo della restaurazione appare come una tregua transitoria, che alimenta le speranze degli intransigenti, i quali
Una suora missionaria del Sacro Cuore riferisce che la Cabrini intorno ai trent’anni impara a tenere ben aperti gli occhi, anziché bassi, com’era costume femminile e religioso.45 La plasticità dell’espressione indica un mutamento diversificato nella penisola, ma nella linea tendenziale a un inserimento più attivo nella società, rispetto all’ideale anteriore della se-parazione. Avviene così che mentre la Chiesa ufficiale prende le distanze dal mondo moderno, almeno quanto la cultura liberale dalla stessa Chie-sa, le donne scendono in campo con strategie proprie, lontane dai clamori della polemica politica e filosofica, del diritto e dell’economia. In una so-cietà tendenzialmente liberale, si esprimono attraverso l’operosità e l’acquisizione di abilità utili a sé e agli altri, superando l’immagine del-l’otium spirituale monastico. Il tempo della restaurazione appare come una tregua transitoria, che alimenta le speranze degli intransigenti, i quali