L’IDENTITÀ RELIGIOSA E OPERATIVA DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
UNA PRESENZA IN ESPANSIONE
2. Diffusione delle case ovvero strategia di presenza
Prima di addentrarsi nell’esame più particolare delle prestazioni delle FMA nel contesto italiano, occorre un riferimento alle coordinate spazio-temporali o di geografia religiosa in cui si situa la loro vita e attività. Si ritiene utile, altresì, risalire in qualche modo alle motivazioni delle scelte dei luoghi in cui impiantare le opere, rispetto a tanti rifiutati. Una disami-na complessiva è ancora prematura, e comunque esula dall’intento di que-sto lavoro, tuttavia non si può eludere totalmente, per una minima valuta-zione del contesto ambientale in cui concretamente maturano le istanze educative e uno stile di risposta. Tale ponderazione è tanto più richiesta dalla situazione italiana, che nei primi decenni dell’unità sperimentava una faticosa ricerca di comunicazione, attraverso le secolari parcel-lizzazioni del territorio fisico e umano, che percorrevano le regioni in molte dimensioni, da quella economica a quella linguistico-culturale, da
45 Cf ivi.
46 Ivi.
72 Parte I: L’identità religiosa e operativa delle FMA
quella religiosa a quella delle tradizioni popolari e della mentalità. Si può ipotizzare che il tentativo di unificazione dell’Italia sia passato, per molti versi, efficacemente anche attraverso i fili intessuti dalle molteplici istitu-zioni religiose disseminate nella variegata mappa delle loro presenze, e dunque non solo attraverso le leggi unitarie, i giornali, i partiti politici na-scenti, l’istruzione così faticosamente uniformata.
Senza insistere a priori su questa pista tutta da indagare nella sua complessità e forse contraddittorietà, qui si intende tracciare rapidamente la mappa dell’ubicazione delle case delle FMA e la loro durata nell’arco di tempo studiato, vagliare le fonti e appurare se si siano seguite delle strategie manifeste, e, in caso affermativo, guidate da chi e con quali mo-tivazioni e scopi espliciti ed impliciti. Non ci si soffermerà sullo sviluppo della tipologia delle opere, che costituirebbe più propriamente un capitolo di storia interna dell’istituzione, mentre ora interessano in primo luogo le persone che l’hanno costituita.
2.1. Le fonti delle cifre
Nonostante la registrazione delle fonti ufficiali non sia del tutto affi-dabile nei primi decenni di vita dell’Istituto, tuttavia oggi si può disporre di numeri molto più attendibili grazie al paziente lavoro archivistico che ha permesso l’informatizzazione dei dati reperiti in varie fonti, accertati mediante attenti confronti e verifiche, peraltro non ancora definitive.
La prima fonte, in ordine cronologico, è costituita dalle relazioni alla Santa Sede sulla situazione generale della Congregazione. Prima d. Bo-sco47 e poi le superiore FMA48 inviarono alla S. Congregazione dei
Ve-47 Cf G. BOSCO, Riassunto della Pia Società di S. Francesco di Sales nel 23 feb-braio 1874, in ID., Opere edite. XXV, pp. 377-384; ID., Esposizione alla S. Sede dello stato morale e materiale della Pia Società di S. Francesco di Sales nel marzo del 1879, S. Pier D’Arena, Tip. Salesiana 1879, in ivi, XXXI, pp. 237-254. La parte rela-tiva alle FMA si trova anche in Orme di vita, D 35 e 114.1. E ancora nella relazione della congregazione salesiana del 1882, Stato numerico, pp. 13-18 (appendice).
48 La descrizione delle case delle FMA è redatta nel 1904, con lo scopo di ciascu-na, il numero delle destinatarie, dei membri, incluse novizie e postulanti, l’indicazione della diocesi. Distinto l’Antico Continente dal Nuovo, alla fine si presenta lo spec-chietto sintetico delle ispettorie (denominazione preferita dai salesiani per indicare le province: cf nota 79). Cf Specchietto dello Stato della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice nell’anno 1903-04. Allegato F, in ACIVCSVA, T 41, b. 1. D. Gio-vanni Marenco, presentandolo al consiglio generale, lo riteneva «un catalogo
Cap. I: Una presenza in espansione 73
scovi e Regolari e successivamente a quella dei Religiosi, le informazioni richieste.
La segreteria generale curò, pure, l’elenco generale delle FMA e delle case, dandolo alle stampe a partire dal 1877, ma probabilmente non del tutto regolarmente, agli inizi.49 Qualche volta, all’inizio del Novecento, se ne sospese la pubblicazione per motivi di prudenza,50 giacché erano anni segnati dagli attacchi agli istituti religiosi da parte degli esponenti del-l’anticlericalismo di varia estrazione.51 I dati forniti non sono del tutto esatti, dal momento che alcune fondazioni, attive solo per pochi mesi, non vennero neppure registrate, e l’indicazione delle attività connesse alle singole case non è sempre completa.52 Altri documenti interessanti sono
gliato e ben fatto che dava idea esatta di ciò a cui si dedicava ciascuna casa». Seduta del 2 settembre 1905, in Verbali delle riunioni capitolari, II, in ASC D 870. Col 1906 venne richiesta all’Istituto una relazione periodica. È verosimile che i dati sulle case siano più precisi delle cifre relative ai destinatari, più difficili da appurare in opere, come gli oratori, che non vincolavano a una presenza assidua.
49 Cf [ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE], Elenco generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, S. Pier d’Arena, Tip. Salesiana 1877 ss. Alcune edizioni dattilo-scritte fanno pensare a una ricostruzione retrospettiva, posteriore. Dal 1893 l’elenco menziona le ispettorie, mentre fino a quell’anno erano elencate di seguito le case. D.
Rua motivò la pubblicazione degli Elenchi col riferimento alla conoscenza di persone e luoghi vicini e lontani, che occorreva essere pronte a raggiungere, poiché «il catalo-go vi insegna il modo di appartenere di cuore all’Istituto coll’appartenere di cuore alla casa». Cf Elenco dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Anno 1893, Torino, Tip. Salesiana 1893, p. IV e VI.
50 Mentre nel gennaio 1910, pur usando cautela, si propende per la stampa, in aprile, invece, si stabilisce di limitarsi a copie manoscritte, dato «il torbido dei tempi, per non aggiungere materia di pubblicità». Verbale I aprile 1910, in Verbali adunanze Consiglio Generalizio dal gennaio 1909 al novembre 1913, in AGFMA.
51 Nell’estate del 1907 si era sollevato un gran polverone da parte della stampa in-torno al collegio salesiano di Varazze, che aveva coinvolto anche le FMA. Le accuse di immoralità e di messe nere, che si rivelarono del tutto infondate nel giro di un me-se, avevano suscitato una campagna nazionale molto accesa, come attestano alcune manifestazioni inscenate fino a Catania. Cf Carlo Maria VIGLIETTI, Le vacanze di Va-razze: diario terribile, S. Benigno Canavese, Tip. Salesiana 1907, e ID., I fatti di Va-razze, che riporta anche gli articoli delle maggiori testate dell’agosto-settembre 1907.
Questo fatto, non isolato, si inscrive nelle aspre polemiche di quegli anni, che non ri-sparmiavano colpi soprattutto alle realtà educative. In verità non erano attaccate solo le istituzioni «clericali», come precisa A. Buttafuoco, nella ricostruzione storica del-l’Asilo Mariuccia, di Milano, fondato e gestito da laiche. Cf Annarita BUTTAFUOCO, Le Mariuccine. Storia di un’istituzione laica. L’asilo Mariuccia = Studi e ricerche sto-riche, Milano, Franco Angeli 19983, pp. 380-386; 402-405.
52 Il consiglio generale, consapevole della confusione in atto, s’interroga se
74 Parte I: L’identità religiosa e operativa delle FMA
varie statistiche elaborate a partire dal 1913-’14, e poi intorno alla fine della prima guerra mondiale, per attestare il contributo fornito alla società in un tempo di mobilitazione nazionale. Di un certo rilievo la già citata classificazione delle opere dell’Istituto e, come riflesso esterno, una dis-sertazione per il diploma della Scuola di perfezionamento istituita presso la facoltà di Pedagogia dell’Università di Torino, da Maddalena Miraglia, pubblicata nel 1920, che ufficializza dati e cifre fornite dall’Istituto.53 Nel 1922 lo storico salesiano d. Ferdinando Maccono pubblica uno studio sin-tetico, ma documentato, sull’istituzione con indicazioni geografiche oltre alle linee storiche, in occasione del cinquantenario della fondazione del-l’Istituto.54
Le informazioni contenute in queste fonti descrittive vanno integrate con altre reperibili, ad esempio, nei verbali del consiglio (denominato
«capitolo» fino alle Costituzioni del 1906) generale, nei verbali dei consi-gli ispettoriali, mettendo a confronto le proposte maturate in loco con le risonanze al centro dell’Istituto; le discussioni nei Capitoli generali per-venute attraverso le relazioni e i verbali, le deliberazioni ivi concordate ed eventualmente pubblicate, come anche i testi delle Costituzioni e del Ma-nuale. Anche le lettere circolari del rettor maggiore, e in seguito della
su-merare le opere di ogni casa o imitare i salesiani che enunciano solo il titolo della ca-sa: «È noto che il nome delle singole opere di ciascuna casa non sempre corrisponde alle Opere stesse o perché non si conosce bene il valore ed il significato della nomen-clatura usata nell’Istituto […] o perché non s’ha l’avvertenza di togliere o aggiungere anno per anno […]. È pure noto che nella pluralità delle nostre casette v’è sì moltepli-cità di opere, essendo dello spirito salesiano questo d’arrivare fin dove si può e d’abbracciare tutto quanto lo zelo e la carità presentano di non contrario alla natura dell’Istituto; […] ma sono opere di tal piccola mole in sé da non meritare quasi nome proprio; e tanto meno una serie di nomi». Si evidenzia, d’altronde, come l’enumerazione possa acuire lo zelo nell’emulazione, ma anche qualche imprudenza e forse anche competizione. Cf verbale 29 maggio 1915, in Verbali adunanze... 1913-1924.
53 Si può ritenere il primo tentativo di studio storico-pedagogico elaborato sul-l’Istituto delle FMA, per di più da una donna, laica. L’autrice non nasconde la stima e la simpatia per le opere delle FMA e il saggio si presenta ben documentato: oltre a ci-fre tratte dall’«archivio generale», riferisce, ad es. i titoli di quasi tutte le tesi di laurea elaborate dalle FMA. Cf Maddalena MIRAGLIA,Le organizzazioni femminili salesiane e l’educazione della gioventù, Torino, Stabil. Grafico Moderno 1920. L’autrice era fi-glia di Matteo Mirafi-glia, esponente del movimento pedagogico piemontese.
54 Ferdinando MACCONO, Il cinquantenario della fondazione dell’Istituto delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice, Milano, Tip. Salesiana 1922. I dati erano stati forniti dalla segreteria generale dell’Istituto, come si riscontra nelle copie conservate in AGFMA.
Cap. I: Una presenza in espansione 75
periora generale e delle altre consigliere o di alcune ispettrici sono indica-tori di una mentalità. Inoltre le lettere private, come pure conferenze o di-scorsi celebrativi, permettono un contatto con le argomentazioni contem-poranee sul processo di discernimento sotteso alle realizzazioni.
Tra le fonti esterne all’Istituto, vanno considerate alcune statistiche parziali relative alle località interessate alla conduzione di alcune opere educativo-assistenziali, presenti nell’archivio centrale dello Stato, soprat-tutto nel fondo del Ministero della Pubblica Istruzione e degli Interni, o semplicemente annuari, come quelli della città di Torino, o della diocesi di Catania; o il «Bollettino Salesiano», che all’inizio dell’anno presentava l’elenco delle nuove fondazioni. Anche dalle visite pastorali o dalle rela-zioni ad limina si evincono, talvolta, informarela-zioni utili.
Un limite intrinseco a questa documentazione deriva dall’eterogeneità, che diventa più condizionante ai fini di un’elaborazione statistica dei dati.
Soprattutto le statistiche superstiti, redatte sulla base di indicatori diversi, e senza una costante scansione periodica, impediscono l’esatta rappresen-tazione di trends. Un’altra difficoltà è data dal fatto che le statistiche ri-specchiano la situazione mutevole delle ispettorie, pertanto difficilmente si possono correlare; i loro confini non coincidono né con quelli delle province civili né con quelli delle regioni, e abbracciano il territorio di va-rie diocesi. Per ricavare alcune tabelle, la base più omogenea è costituita dai dati elementari informatizzati,55 che indicano la provincia e la diocesi di appartenenza di ogni casa, l’anno di inizio ed eventualmente di termine dell’attività. Solo la provincia di Asti, inesistente fino al 1922, poiché in-globata in quella di Alessandria, richiede accortezza in riferimento ai dati che la concernono.
2.2. La geografia delle FMA in Italia tra il 1872 e il 1922: aperture e soppressioni di case
Tra il 1872 e il 1899 l’Istituto delle FMA aprì 121 case in Italia e si ri-tirò da 19; da altre 12 si riri-tirò tra il 1900 e il 1922. 7 delle 19 opere sop-presse avevano avuto vita molto breve, di 1 o 2 anni, mentre la durata media fu di 5-10 anni. La percentuale delle case soppresse entro il 1899 è del 15,70 %, a cui bisogna aggiungere un altro 10% nel periodo che si conclude col 1922. Tra il 1900 e il 1922 vennero aperte 249 case, e, di
55 Le informazioni numeriche sull’apertura e soppressione di case in ordine crono-logico provengono dall’AGFMA.
76 Parte I: L’identità religiosa e operativa delle FMA
queste, soppresse 74, cioè il 29,71%, a cui si aggiunge un 4,81%, cioè le 12 case fondate nel periodo anteriore, per un totale di 86 soppressioni.
Sommate le aperture tra il 1872 e il 1922, 370, e le soppressioni, 105 (28,37%), si evince che alla fine del periodo restavano attive 265 case.
Per il primo ventennio del Novecento la cifra si riduce considerevolmente se si sottraggono i 14 ospedali militari di guerra, ovviamente temporanei.
In tal caso la percentuale del secondo periodo (rapporto tra case aperte e soppresse) scende al 24,09%, e quella totale al 24,59%.
Tabella n. 1. Case FMA in Italia tra il 1872 e il 1922 (aperte-soppresse-attive)
Periodo Case aperte Case soppresse Totale delle case attive alla fine del periodo
1872-1899 121 19 102
1900-1922 249 (+102 attive) 74 (+12 periodo
pre-ced.) 265
Totale 370 105 265
Grafico n. 1. Case aperte, case soppresse e case attive totali tra il 1872 e il
1922
Le fondazioni e le chiusure di case nella penisola erano variamente ri-partite nei singoli anni.
Tabella n. 2. Numero complessivo delle case delle FMA aperte e soppresse in Italia (1872-1922)
150 200 250 300
Cap. I: Una presenza in espansione 77
Anni Case FMA in Italia
Aperte Soppresse Anni Case FMA in Italia Aperte Soppresse
1872 1 0 1900 7 0
1873 0 0 1901 8 1
1874 1 0 1902 12 1
1875 0 0 1903 8 2
1876 5 0 1904 9 1
1877 1 0 1905 12 1
1878 3 0 1906 3 1
1879 1 0 1907 17 1
1880 6 1 1908 6 4
1881 5 0 1909 7 3
1882 3 2 1910 8 2
1883 3 0 1911 8 3
1884 2 0 1912 10 3
1885 6 3 1913 18 4
1886 0 1 1914 9 6
1887 5 1 1915 19 1
1888 3 0 1916 12 3
1889 3 1 1917 18 6
1890 4 2 1918 9 4
1891 7 0 1919 17 18
1892 3 1 1920 11 8
1893 5 1 1921 10 4
1894 5 2 1922 11 8
1895 3 0
1896 9 0
1897 14 1
1898 7 1
1899 15 2
Si nota come, dopo il primo incremento, negli anni ottanta la media è di 3,6 fondazioni annue; negli anni novanta sale a 7,2, cioè raddoppia, con punte più alte nella seconda metà della decade. Nel primo decennio del Novecento la media sale a 8,9, con variazioni interne motivate anche dalle vicende giuridiche dell’Istituto. Dopo il prospero avvio, si affronta il difficile 1906, con una pronta reazione nel 1907 da parte delle superiore responsabili del governo senza appoggio dei salesiani. In quell’anno, in-fatti, lo stesso dei «fatti di Varazze», si hanno 17 fondazioni, che richia-mano la tattica di d. Bosco, il quale, di fronte alle difficoltà, rispondeva con nuove aperture. La grande richiesta di presenze di FMA in questo pe-riodo va correlato con la favorevole congiuntura industriale all’inizio
del-78 Parte I: L’identità religiosa e operativa delle FMA
l’età giolittiana56 e il maggior impegno delle amministrazioni locali nel campo dell’istruzione. D’altra parte le vertenze industriali, gli scioperi, gli scontri ideologici incidono, al contrario, sulla fine di alcune opere. Il decennio successivo è sconvolto dagli eventi bellici, che trovano le FMA attive. Aprono case con la media annua di 12,8, con una punta di 18 fon-dazioni nel 1913 e di 19 nel 1915. Come effetto della conclusa emergenza sanitaria, nel 1919 il numero delle chiusure supera di un’unità quello del-le aperture, 17. Vari orfanotrofi assunti in questo torno di tempo, avranno, d’altra parte, vita lunga per vari decenni, nonostante la crisi economica che non garantisce più le sovvenzioni private, e determina un calo anche in quella pubblica, dato lo scarso potere d’acquisto della lira nel travaglia-to «biennio rosso». Nei primi anni venti continuano le fondazioni, ma re-stano parecchie anche le chiusure, per le stesse ragioni. Soprattutto nel 1922, anno cinquantenario della fondazione dell’Istituto, si compie un grande sforzo missionario, che sottrae, ovviamente, personale giovane e promettente all’Italia.
Tra le opere di vita più breve nel primo periodo (1872-99) vanno anno-verati gli asili infantili, aperti per lo più su richiesta di parroci o di ammini-strazioni comunali e non sempre dotati dei fondi necessari al mantenimento della piccola comunità o all’adattamento e manutenzione del locale. Nel se-condo periodo (1900-’22) prevale, con l’apertura e anche la chiusura di convitti per giovani operaie, molto esposti all’evoluzione economica nazio-nale, quella di scuole comunali e di opere strettamente legate al periodo bellico e postbellico. La mancanza di rendite fisse, che, invece, avevano prima caratterizzato la stabilità economica dei monasteri o dei conservatori, insieme allo scarso numero di stabili di proprietà dei membri dell’Istituto (prima intestati ai salesiani), certamente favoriva la mobilità delle presenze, strettamente connessa a fattori politici, sociali, economici, religiosi locali e nazionali, secondo la fisionomia specifica delle opere.
2.3. La distribuzione delle case nelle regioni italiane
Distinguendo i due periodi già individuati, 1872-’99 e 1900-’22, si può rintracciare agevolmente il percorso di estensione della presenza
del-56 Sembra qui superfluo richiamare la nota bibliografia storica curata successiva-mente dalla Marzorati, dalla UTET, dall’Einaudi. Le considerazioni di politica eco-nomica fornite da G. Candeloro negli anni settanta restano indicative di un’inter-pretazione attenta, sebbene scarsamente sensibile alle componenti religiose della so-cietà. Cf Giorgio CANDELORO, Storia dell’Italia moderna, VII: La crisi di fine secolo e l’età giolittiana, Milano, Feltrinelli 19807.
Cap. I: Una presenza in espansione 79
le FMA, a partire da una descrizione sommaria, tracciata in ordine di prima fondazione in ogni regione.
Tabella n. 3. Distribuzione delle case FMA nelle regioni italiane tra il 1872 e il 1922: case aperte, case soppresse nel primo e nel secondo periodo, to-tale e percentuale delle case attive57
Regioni 1872-1899
57 La verifica delle seguenti cifre sull’Elenco generale del 1922 ha dato come esito lo stesso numero totale di presenze, ma con qualche lieve variazione interna relativa a varie regioni, a riprova dell’imprecisione.
58 Nella colonna delle soppressioni relative ai due periodi si specifica (come pri-mo numero) il numero di case che erano state fondate nel periodo precedente (1872-99) a quello direttamente considerato (1900-’22).
80 Parte I: L’identità religiosa e operativa delle FMA
(1908)
Puglia (1913) 3 1 2 66,66
% Val d’Aos.
(1914)
2 1 1 50 %
Calabria (1916) 4 1 3 75 %
Molise 0
Trentino 0
Totale 121 19 249 12+74 265 71,62
% I numeri si riferiscono alle singole presenze registrate nelle varie loca-lità, incluse più opere nella stessa città o paese. Si potrebbe inglobare tale cifra, riducendola alle presenze relative ai luoghi (contando 1, anche se, come a Torino, Catania, Roma, Genova, Asti, Alessandria, Livorno, Na-poli, Messina, ecc., c’erano varie case). Si può costatare sinteticamente che tra le regioni più ricche di presenze FMA, il Piemonte, la Sicilia, la Lombardia (in ordine cronologico), in Piemonte si chiude nel primo pe-riodo il 20% delle case e nel secondo il 35,55%, per cui nel 1922 risulta attivo il 71,51% di esse sul totale di quelle aperte. A questa cifra corri-sponde il 64% delle case che restano attive in Liguria. In Lombardia fino al 1899 si sopprime il 16% delle case e tra il 1900 e il 1922 un altro 40,74
%, per cui al 1922 resta attivo il 63,63% delle presenze. In Sicilia nel primo periodo si perde il 13,33% delle case e nel secondo il 21%, pertan-to nel 1922 risulta operante l’81% delle case aperte nell’intero arco tem-porale. La media nazionale rivela che nel primo periodo è stato soppresso il 15,70% delle case, nel secondo il 34,53%, per cui nel 1922 restava atti-vo il 71,62% del numero complessiatti-vo delle case aperte. Ciò significa che la Lombardia registra una percentuale di chiusure, tra il 1900 e il 1922, superiore a quella nazionale, mentre il Piemonte è vicino a quella nazio-nale. Nettamente inferiore invece la percentuale di rinunce o soppressioni in Sicilia, che pertanto si rivela la regione più stabile. In primo luogo l’assenza di convitti per operaie incide positivamente sulla continuità.
Nelle altre regioni, meno coinvolte nel processo industriale e nei conflitti politici e ideologici, si osserva una notevole continuità, sempre preferita dalle FMA.59
59 D. C. Bretto raccomanda che dopo l’apertura di una casa, si faccia di tutto per conservarla. Cf verbale 27 settembre 1903, in Verbali adunanze Consiglio Generali-zio dal gennaio 1896 al dicembre 1908, in AGFMA.
Cap. I: Una presenza in espansione 81
Confrontando i dati delle soppressioni in Piemonte, Lombardia, Sici-lia, cioè delle tre regioni con la presenza FMA più consistente, emerge che il notevole aumento nel secondo periodo va rapportato al contempo-raneo incremento di aperture; tuttavia resta significativo il balzo delle chiusure in Lombardia, comprensibile alla luce dalla tipologia delle ope-re, spesso legate ad amministrazioni esterne e alle oscillazioni del mer-cato tessile.
La schiacciante maggioranza di fondazioni più antiche in Piemonte, soprattutto prima dell’approvazione pontificia, fa da pendant con la re-gione più vicina a Mornese, la Liguria, e immediatamente dopo con la Si-cilia, ritenuta alla stregua di un luogo di missione. Pare che nei primissimi decenni le FMA non si radichino molto nei centri maggiori della Lom-bardia, già molto fiorente di religiose, né nel nord-est; invece sin dai
La schiacciante maggioranza di fondazioni più antiche in Piemonte, soprattutto prima dell’approvazione pontificia, fa da pendant con la re-gione più vicina a Mornese, la Liguria, e immediatamente dopo con la Si-cilia, ritenuta alla stregua di un luogo di missione. Pare che nei primissimi decenni le FMA non si radichino molto nei centri maggiori della Lom-bardia, già molto fiorente di religiose, né nel nord-est; invece sin dai