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PARTE I: INQUADRAMENTO TEORICO

CAPITOLO 5: autostima e sistema attributivo negli ADHD

5.2 Autostima e ADHD

Già parlando delle caratteristiche generali ascrivibili al deficit di attenzione e iperattività/impulsività (cfr. § 1.2) abbiamo evidenziato come tale disturbo coinvolga e comprometta numerose tappe dello sviluppo, esprimendosi con sintomi che interferiscono fortemente sul funzionamento familiare, relazionale e scolastico dei soggetti. Analogamente in bambini e ragazzi con ADHD si riscontrano conseguenze nell’area emozionale e specificatamente nelle decise riduzioni dei livelli di positiva percezione si sé, anche a causa dei frequenti insuccessi personali, rimproveri per comportamenti inadeguati, disfunzionalità relazionali. La sfera di emozioni legate a tonalità negativa si manifesta attraverso vissuti di inadeguatezza, comparsa di stati d’ansia e abbassamento dell’umore, carenti abilità sociali nonché debole autostima. Il concetto di sé e l’autostima agiscono nell’autocomprensione di capacità e limiti riferiti ad abilità fisiche, sociali e scolastiche, come anche nell’autovalutazione temperamentale e cognitiva. Una bassa autostima per gli ADHD si traduce in una serie di rischi collegati che possono andare dal frequente peggioramento delle prestazioni scolastiche, a una cronicizzazione di toni umorali negativi, fino all’assunzione di condotte a rischio e a frequentazioni amicali devianti. Non da ultimo va considerato che una bassa autostima in bambini e in adolescenti diagnosticati alimenta pensieri negativi e convinzioni autodistruttive. Da ciò sorge la necessità di assumere l’autostima come un costrutto su cui agire per promuovere nei ragazzi con

disturbo, pratiche e interventi mirati che possano innalzare i livelli di una positiva percezione e valutazione del sé e circoscrivere -se non annullare- i fattori di rischio collegati. Potenziare la fiducia in se stessi ed elevare il senso del valore personale trova significato sia in ambito clinico e terapeutico, sia in contesto scolastico, sia nell’ambito familiare. Un’azione sinergica e integrata tra le varie aree potrà assicurare al soggetto una migliore consapevolezza emotiva ed un miglioramento dell’autostima, che porteranno a una riduzione del senso di inadeguatezza dato dai numerosi insuccessi accumulati soprattutto in ambito scolastico e a una diminuzione delle disfunzionalità relazionali con i pari e gli adulti.

In letteratura sono presenti diversi studi che hanno valutato la relazione tra autostima e disturbi psichiatrici e tra questi ne troviamo alcuni che hanno indagato specificatamente il rapporto tra autostima e ADHD. Studi trasversali hanno dimostrato la correlazione tra ADHD e bassa autostima (Ek U. et al. 2008; Barber S. et al, 2005; Sawyer MG. et al. 2002; Treuting J.J. et al. 2001).

Ricerche longitudinali hanno dimostrato che i bambini e ragazzi con disturbo da deficit di attenzione e iperattività/impulsività presentano un’autostima più bassa rispetto ai controlli (Edbom T. et al. 2006; Slomkowski C. et al. 1995; Hechtman L. et al. 1980).

Queste evidenze trovano significative conferma anche nelle ricerche condotte negli ultimi anni. Nella recente review di Harpin et al. (2016), lo studio è stato dedicato a confrontare sul lungo periodo l’autostima e le funzioni sociali espresse da soggetti con ADHD trattati e non trattati farmacologicamente, in infanzia, adolescenza ed età adulta. La ricerca sistematica di 12 banche dati su articoli pubblicati dal 1980 al 2011, ha permesso di individuare 127 studi e analizzare 150 esiti. Per quanto sia indicata la necessità di ricerche supplementari, le evidenze emerse mostrano che i soggetti con ADHD hanno un’autostima ridotta rispetto ai non ADHD e che l’autostima dei ragazzi diagnosticati è associata ad un miglioramento nei risultati in caso di trattamento (farmacologico, non farmacologico, multimodale).

Nello studio condotto da Blachno et al. (2013), è stato confrontato il livello di autostima dei ragazzi con ADHD rispetto a un gruppo di controllo. I risultati hanno presentato una differenza significativa tra i due campioni. I ragazzi con disturbo hanno mostrato un’autostima più bassa rispetto ai coetanei, manifestando valori inferiori in relazione all’autostima globale e alle sottodimensioni che si riferiscono all’accettazione sociale e alle prestazioni scolastiche.

Anche in ambito nazionale ci sono evidenze a sostegno di queste letture. Nel recente studio di Di Pietro & Ceccarelli (2016) è stata misurata e valutata l’autostima di bambini e ragazzi con ADHD nel confronto con un campione di controllo, utilizzando l’adattamento italiano del Five-scale of Self-Esteem for Children. I risultati hanno confermato una differenza significativa del livello di autostima dei soggetto con ADHD, che mostrano punteggi di autostima significativamente inferiori in tutte le scale (nella scala corporea un calo meno consistente). Le evidenze indicano e confermano che la presenza del disturbo incide negativamente in tutti gli ambiti di vita dei soggetti e suggeriscono e raccomandano l’importanza di un lavoro congiunto tra clinici, famiglia e insegnanti per promuovere il benessere emotivo dei soggetti con ADHD favorendo processi di acquisizione di una migliore autostima.

Nella ricerca condotta da Mazzone L. et al. (2013) che ha valutato l’autostima in bambini ed adolescenti con ADHD utilizzando il test TMA, è emerso che i soggetti diagnosticati presentano tassi negativi più elevati rispetto ai coetanei sani. Inoltre tra i pazienti affetti da ADHD e trattati farmacologicamente, quelli sottoposti a metilfenidato hanno espresso livelli di autostima migliori di coloro che sono stati trattati con atomoxetina.

Anche nello studio condotto da Vulcani M. (2012) utilizzando sempre lo strumento psicometrico TMA, l’autostima globale dei bambini e ragazzi con ADHD si è dimostrata significativamente inferiore a quella dei controlli. “La bassa autostima dei ragazzi con Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività rilevata dalla ricerca può essere indice di un senso d’inadeguatezza, associato alla percezione di non gestibilità delle situazioni e di svalorizzazione delle proprie capacità. Lo stile disadattivo che ne risulta si

ripercuote soprattutto a livello di performance scolastica.” (Vulcani M., 2012, p. 155)

Per quanto concerne elementi esterni al soggetto che intervengono a supportare o compromettere l’autostima degli ADHD, appare interessante lo studio condotto da Oh et al. (2011) che ha indagato l’importanza della genitorialità e di altri fattori associati per l’autostima e la competenza sociali di bambini con ADHD. Il campione clinico, ha mostrato che livelli di affettività più elevati delle madri si associano a una migliore autostima dei bambini, viceversa livelli più elevati nel rifiuto dell’atteggiamento genitoriale manifestato dalle madri, conducono a competenze sociali più basse nei bambini con disturbo di deficit di attenzione e iperattività. Ciò porta a considerare la rilevanza, anche nella pratica clinica, dell’atteggiamento genitoriale come fattore che contribuisce al sano sviluppo socio-emotivo dei bambini con ADHD. Inoltre –secondo gli autori- mostra la necessità per gli operatori sanitari di sviluppare e applicare programmi di miglioramento delle competenze genitoriali atte a moltiplicare atteggiamenti positivi che andranno a produrre benefici sui livelli di autostima e di competenza sociale nei bambini con disturbo.