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Fenomenologia del disagio e della dispersione scolastica

PARTE I: INQUADRAMENTO TEORICO

CAPITOLO 4: successo scolastico e ADHD

4.1 Fenomenologia del disagio e della dispersione scolastica

La dispersione scolastica è un epifenomeno del disagio scolastico che spesso la precede e sempre l’accompagna. Per disagio scolastico intendiamo un fenomeno complesso e multifattoriale che si connette ad altre forme di disagio (psicologico, socioculturale, evolutivo-adolescenziale) ma che vive di una sua specificità e “nasce dall’incontro fra il ragazzo e la scuola, dal processo dialettico tra le richieste dell’istituzione scolastica e la risposta dell’alunno.” (Baldaro, Verde, 1989) Come sostengono Mancini e Gabrielli “il disagio scolastico è uno stato emotivo, non correlato significativamente a disturbi di tipo psicopatologico, linguistici o di ritardo cognitivo, che si manifesta attraverso un insieme di comportamenti disfunzionali (scarsa partecipazione, disattenzione, comportamenti prevalenti di rifiuto e di disturbo, cattivo rapporto con i compagni, ma anche assoluta carenza di spirito critico), che non permettono al soggetto di vivere adeguatamente le attività di classe e di apprendere con successo, utilizzando il massimo delle proprie capacità cognitive, affettive e relazionali” (Mancini, Gabrielli, 1998). Regoliosi (1999) individua tre differenti tipologie di disagio: il disagio evolutivo endogeno, legato alla crisi di transizione dell’età adolescenziale, il disagio socioculturale esogeno, legato ai condizionamenti della società complessa e il disagio cronicizzante, legato all’interazione di fattori-rischio individuali e locali con le precedenti forme di disagio. Nel momento in cui il disagio si amplifica, molteplici possono essere le traduzioni di questo malessere, che si può concretizzare in modalità diverse che ora sinteticamente richiamiamo.

L’alunno può manifestare un basso rendimento scolastico (underachievement), termine con cui la psicologia dell’apprendimento indica gli esiti in difetto tra risultati raggiunti e potenzialità di partenza dell’allievo rispetto ai traguardi di competenze previsti dal percorso curricolare. Tale discrepanza, se severa, può divenire un possibile indicatore di

disadattamento scolastico, ossia di impossibilità da parte del soggetto di

partecipare attivamente al contesto educativo raggiungendo risultati positivi negli apprendimenti e tessendo relazioni significative con i coetanei e gli adulti. (Regoliosi, 1994; Ghione, 2005)

Il disadattamento si può annunciare anche attraverso le assenze. Fatte salve quelle di breve periodo, devono essere attentamente valutate quelle di medio e lungo periodo. Queste forme di assenteismo scolastico possono condurre a frequenze irregolari tali da compromettere l’annualità scolastica (per la scuola secondaria di 1° assenze pari al 25% dei giorni calendarizzati) o a vere e proprie interruzioni di frequenza. Il fenomeno stesso dell’assenteismo non è facilmente definibile poiché appare associato e concatenato con altre manifestazioni quali il rifiuto della scuola, disinteresse scolastico e la fobia scolare. (Rayner, Riding, 1996; Balottin et al. 1999). Dalla revisione della letteratura specifica –come affermano Balottin, Guazzotti, Carruba, Palazzi, (1999)- sono emersi tre filoni di ricerca: ricerche prevalentemente epidemiologiche come quelle condotte da Berganza, Anders (1978), ricerche eziologiche quali quelle di Weitzman e colleghi (1982,1985, 1986) e ricerche su bambini affetti da malattie croniche in Weitzman et al. (1986). In Italia il lavoro condotto da Lanzi & Balottin (1993) ha evidenziato che “i fenomeni che spiegano il fenomeno dell’assenteismo sono nell’ordine: la mancata frequenza alla scuola materna, lo scarso rendimento scolastico, i giudizi di famiglia non tradizionale (genitore solo, convivenza, divorzio), la presenza di importanti eventi recenti(…). Inoltre sarebbero importanti le correlazioni tra fattori come la scarsa socialità e lo svantaggio socioeconomico, la mancata frequenza alla scuola materna e lo scarso rendimento scolatico”. (Balottin et al., 1999, p.112)

Certamente la forma più clamorosa dell’insuccesso scolastico è quella che si esplicita attraverso la bocciatura e la ripetenza dell’annualità. La mancata promozione o ammissione all’esame e il conseguente mancato passaggio alla classe successiva sono generalmente ascritte alla responsabilità individuale, anche se è ampio e variegato il dibattito che coinvolge le

attribuzioni e gli obblighi del sistema scolastico nell’assicurare il successo educativo e formativo dei soggetti scolarizzati. Bocciatura e ripetenza giocano un ruolo strategico sui possibili danni motivazionali, incidendo fortemente sul senso di incapacità e di inadeguatezza del soggetto. Analogamente favoriscono l’helplessness, “l’impotenza appresa” (Seligman, 1975; Cornoldi 1995), ossia l’acquisizione da parte del soggetto di una consapevole e certa impotenza di fronte alle situazioni più diverse, poiché un’attribuzione causale interna viene generalizzata ed estesa oltre le situazioni che le hanno generate, producendo un senso di sfiducia e di fatale inevitabilità.

Bocciature e ripetenze producono irreparabilmente un ritardo scolastico, ossia un prolungamento temporale del percorso accademico riferito al singolo alunno. In alcuni casi ciò può generare fenomeni di vera e propria

evasione scolastica, ossia d’inadempienza rispetto al diritto/dovere di

istruzione per minori nella scuola dell’obbligo, e che in fasce di età successive e non più obbligate, si configura come fenomeno terminale di un processo che porta all’interruzione degli studi e che viene denominato

abbandono scolastico. Questo va letto come “un problema-sintomo che

segnala un duplice mal-adattamento: quello della scuola che non riesce a far fronte al compito per il quale è stata istituita, promuovere la maturità individuale e sociale del singolo, e il maladattamento dello studente che che sembra non trarre vantaggio, per la sua crescita individuale e sociale dell’istituzione che la collettività di riferimento ha predisposto appositamente.” (Liverta Sempio, Confalonieri, 1999, p. XIII). Va detto infine che l’abbandono scolastico si presenta con forme e modalità diverse nel corso del tempo, poiché riflette ed esprime intrecci di significati individuali e sociali appartenenti ad un determinato periodo temporale.

Tutti gli elementi fin qui sinteticamente illustrati sono complessivamente e globalmente inclusi nella dicitura dispersione scolastica, cappello sotto cui “vanno compresi tutti quei fenomeni che comportano: rallentamento del percorso formale di studio, inadempienze dell’obbligo scolastico, uscite in

corso o a fine anno nei diversi gradi di scolarità obbligatoria e postobbligatoria prima del raggiungimento del titolo di studio interno ai vari cicli scolastici.” (Ghione, 2005, p. 51) Mutuando l’analisi di Liverta Sempio (1999) sulla caratterizzazione dell’abbandono scolastico possiamo affermare che anche la dispersione –peraltro compresa- si contraddistingue per: la sua realtà composita (i differenti gradi di distacco, disaffezione e allontanamento), la sua realtà plurideterminata (fattori diversi che agiscono sul piano sincronico e diacronico del processo individuale ma anche storico collettivo), la sua realtà relazionale (il venir meno di un rapporto pedagogico tra individuo e scuola, l’emergere di una compromissione delle relazioni tra attori scolastici e compiti di ruolo). La dispersione così intesa, evidenzia la sua natura intrinseca di fenomeno declinato al plurale, inglobante e multidimensionale, rispetto a cui è necessario operare secondo un approccio olistico ma circostanziato, che permetta un’analisi coerente e completa dei molteplici e complessi fattori causali.