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L'Azienda farmaceutica: intervista al Dr Massimiliano Di Cicco, Cymbaltha Late Life Cycle Leader

Il farmaco generico: i punti di vista dei protagonisti della filiera del farmaco.

4.4 L'Azienda farmaceutica: intervista al Dr Massimiliano Di Cicco, Cymbaltha Late Life Cycle Leader

ACE presso Ely Lilly

Ma nel contesto dei farmaci generici, come si è comportata l'azienda farmaceutica di prodotti originator? Ho provato a farmi un'idea dello spaccato di questa realtà attraverso un'intervista a Massimiliano Di Cicco, attualmente Cymbaltha Late Life Cycle Leader ACE presso Ely Lilly. Precedentemente Zyprexa Post Patent Management Sr. Manager presso Ely Lilly.

La prima domanda che pongo al Dott. M. Di Cicco è quale impatto ha avuto sull'industria l'avvento del generico e come hanno reagito le aziende originator.

“Dal punto di vista finanziario, il generico ha avuto una incidenza importante in quanto il prezzo dei farmaci dopo scadenza brevettuale, a causa dell'allargamento della concorrenza, si è abbassato notevolmente e questo ha avuto un forte impatto sulle aziende originator. Come tutti gli eventi “difficili” portano sempre con sé degli elementi positivi, anche in questo caso hanno fornito una spinta all'interno dell'azienda originator a continuare ad innovarsi e a progredire verso un cambiamento. Tale impatto positivo, ha permesso di muoversi verso un modello organizzativo più efficiente oltre che a concentrare gli investimenti dell'azienda originator sulla Ricerca & Sviluppo e quindi sull'innovazione. Quando parliamo di

aziende originator, parliamo naturalmente di aziende che possono avere profili diversi; ci sono aziende che si basano fortemente sull'innovazione, oppure quelle che pur essendo aziende originator non sono proprio innovation driver”.

La seconda domanda che pongo al Dott. Di Cicco è se crede che oggi esista una contrapposizione tra azienda originator e azienda di farmaci generici, e se l'azienda

originator stessa ha interesse a mantenere sul mercato i propri prodotti anche dopo la

scadenza brevettuale.

“Secondo me fra un'azienda a matrice fortemente innovatrice e una di generici non ci dovrebbe essere una contrapposizione in senso stretto, in quanto queste si focalizzano su momenti del ciclo di vita del farmaco molto diversi. L'azienda originator non è in contrapposizione con quella dei generici ma semplicemente ha comunque un interesse a mantenere i propri prodotti sul mercato per permettere una certa continuità terapeutica ai propri pazienti, che sicuramente possono trovarsi spiazzati se il giorno dopo la scadenza brevettuale non hanno più a disposizione il farmaco che hanno utilizzato per molti anni”.

Entrando più nello specifico dell'Azienda Ely Lilly, chiedo come è stato gestita l'operazione di Olanzapina Lilly, lanciata sul mercato dalla stessa azienda che l'ha commercializzata per molti anni con brevetto come Zyprexa84.

“La Ely Lilly è un'azienda di innovazione e, come le dicevo precedentemente, riteniamo che i generici siano una risorsa per il SSN perché consentono dei risparmi che possono essere reinvestiti in prodotti innovativi che per noi rappresentano risorse che vengono direzionate verso farmaci nuovi che lanceremo o che comunque speriamo di poter lanciare sul mercato nei prossimi anni. Nello stesso tempo, come dicevo prima, riteniamo sia nostro diritto ma anche nostra responsabilità verso i pazienti, mantenere sul mercato i nostri prodotti. Nel caso specifico di Olanzapina Lilly, è stata proprio una nostra volontà quella di venire incontro tanto ai nostri pazienti quanto alle Istituzioni, con una proposizione di valore rappresentata dal mantenimento di tutti gli standard qualitativi della Lilly ma anche grazie ad un prodotto che ci permetteva di avere un prezzo molto concorrenziale. Questo ci ha permesso di lasciare la scelta al paziente che può così decidere se acquistare il

84 Farmaco antipsicotico utilizzato nel trattamento della schizofrenia, negli stati maniacali, nel

disturbo bipolare nei pazienti che hanno risposto positivamente al trattamento iniziale per prevenire la ricomparsa di sintomi maniacali.

farmaco generico rimborsato dal SSN nell'ordine del prezzo più basso, oppure tramite il pagamento di una differenza, scegliere il generico prodotto dalla stessa azienda che ha detenuto il brevetto fino ad oggi e che ha mantenuto, in parte, le caratteristiche del prodotto originator”.

Faccio presente al Dott. Di Cicco che nella mia intervista al Dott. Giorni, egli afferma che l'azienda originator , vicino a scadenza brevettuale, tende a ribassare i prezzi del proprio prodotto, solo per non perdere quote di mercato e non per il bene del cittadino/paziente.

“Credo che le cose siano entrambe vere, in quanto le aziende farmaceutiche non sono aziende no profit ma comunque aziende che hanno come obiettivo principale quello del profitto e quindi si muovono in maniera razionale in questa direzione, ovviamente nell'ambito della legge. Quindi è chiaro che da una parte c'è una volontà di mantenersi sul mercato e dall'altra parte c'è una volontà, come tutte le aziende che si rivolgono ad una clientela, che nel nostro caso sono i pazienti, del voler fare gli interessi di tutti gli stakeholder, (ovvero tutti i soggetti attivamente coinvolti in un'iniziativa economica il cui interesse è influenzato dall'andamento o dal risultato dell'iniziativa), che lavorano con le aziende farmaceutiche. Le due cose, secondo me, non possono non andare di pari passo, in quanto se noi non soddisfacciamo le esigenze dei nostri pazienti ma anche quelle degli altri stakeholder (istituzioni sanitarie, medici prescrittori, amministrazioni pubbliche), non avremo un business sostenibile e neppure la possibilità di investire in R&S, che oggi è il modo più conosciuto per portare l'innovazione. Quindi le due cose devono muoversi su binari paralleli e perciò il Dott. Giorni ha visto la situazione in maniera corretta dal suo punto di vista, così come è corretta la necessità di soddisfare i nostri pazienti e i nostri stakeholder per portare avanti un business sostenibile e profittevole”.

Chiedo allora al Dott. Di Cicco se il farmaco generico può essere una risorsa per l'azienda farmaceutica.

“Può esserlo perché permette di attuare risparmi che altrimenti non sarebbero possibili e che quindi libera risorse per prodotti innovativi, e per chi vive l'innovazione diciamo che è fondamentale che ci siano le risorse per farmaci nuovi, perché se noi facciamo farmaci spendendo miliardi in R&S che poi il SSN non può pagare e i cittadini non si possono permettere, non possiamo sopravvivere. Perciò è

bene che, una volta ammortizzati i costi di R&S, la competizione permetta l'abbassamento dei prezzi e porti un risparmio che liberi risorse, altrimenti la traiettoria di spesa per il SSN diventa troppo alta e alla fine fa si che non si possa più rimborsare e quindi non si possa più avere in Italia l'innovazione, in quanto i costi per la maggior parte dei pazienti risultano proibitivi. Le rispondo perciò che sì, per noi è fondamentale mantenere una quota di mercato anche dopo la perdita brevettuale in quanto ci permette di avere comunque un contributo che continuiamo a investire in R&S. D'altra parte abbiamo avuto una presenza sul mercato per dieci anni con un determinato prodotto e niente ci vieta, ovviamente facendo una politica commerciale che vada incontro alle esigenze di risparmio, di rimanere sul mercato e continuare ad avere un ritorno da tali prodotti che ci permettono di avere alti livelli di R&S”.

L'ultima domanda che pongo al Dott. Di Cicco è quella di sapere se il farmacista retail può essere un decisore per l'azienda farmaceutica.

“Se parliamo di farmaci etici, non dovrebbe esserlo, nel senso che dovrebbe essere il mero dispensatore di farmaci prescritti dal medico. Se parliamo invece di farmaci non soggetti a prescrizione medica, di certo è una figura di riferimento importante per il paziente. Credo che il farmacista sia una risorsa molto importante per il cittadino, per il paziente, perché è una figura qualificata, molto radicata sul territorio e accessibile. In tutte le ricerche di mercato che facciamo, il farmacista risulta essere una figura di riferimento per chiedere un consiglio su piccole patologie o per ricevere informazioni per sapere a chi rivolgersi per risolvere un problema. Credo che non sia il suo ruolo quello di indicare una terapia o un'altra, su patologie che il SSN ha deciso di affidare alla prescrizione del medico di base o del medico specialista”.

Questo il pensiero di uno dei manager dell'azienda Ely Lilly, del quale farò delle osservazioni successivamente.

CONCLUSIONI

La salute è oggi un valore importante che si esprime in termini di “luoghi” e “professionisti”. Una logica di consumi vorrebbe che tutto si potesse esprimere in termini di domanda-offerta, come se si potesse esprimere la qualità in puri dati numerici e di mercato, ma non è così.

Ad oggi noi cittadini, ci sentiamo molto più protagonisti del nostro vivere bene e in buona salute, tanto che la farmacia è diventata un luogo di cultura della salute. Quindi non più solo scaffali e medicine, ma un'azienda che possiede una funzione molto più ampia in cui all'autorevolezza del farmacista si aggiungono i nuovi contenuti del vivere bene spendendo il giusto. Questo fa sì che la farmacia sia divenuta negli anni il luogo più trasparente di divulgazione e chiarimento della rivoluzione rappresentata dall'uso dei farmaci generici. L'uso che nel nostro paese non raggiunge ancora pienamente i volumi del resto dell'Occidente, ma soprattutto ha faticato ad affermarsi a causa di:

scelte e condivisioni politiche che hanno creato, tramite la Legge 323/1996

e successivamente la Legge 405/2001, le condizioni normative per l'ingresso dei generici sul mercato italiano che sono state necessarie per ridurre i costi per il SSN. Poco dopo l'emanazione della Legge 405/2001 però, hanno iniziato a manifestarsi una serie di fenomeni in Italia fra cui l'allineamento del prezzo del farmaco brand a quello del generico in modo da rimanere sul mercato anche dopo la scadenza brevettuale e non permettendo uno sviluppo del generico e quindi una limitazione di risparmio per il SSN. La presenza inoltre di farmaci “copia”, ovvero copie di farmaci con nome di fantasia, essenzialmente simile a un medicinale di riferimento, non più coperto da brevetto, presentando una domanda di AIC di tipo esclusivamente bibliografico. Per ultimo l'introduzione dal 1992 del SPC (Supplementary

Protection Certificate)ovvero un'estensione della copertura brevettuale che

può arrivare ad un massimo di cinque anni; nel nostro Paese questo ha creato diversi problemi a causa dell'emanazione, alla fine del 1991, di una normativa analoga a quella europea dove si istituiva il Certificato Complementare di Protezione che aveva fissato il limite dell'estensione brevettuale a diciotto anni. Si è creata quindi in Italia una situazione anomala ovvero specialità che

nel resto d'Europa perdevano la copertura brevettuale, in Italia hanno goduto dell'esclusività per numerosi anni in più.

Norme scientifiche, in quanto la registrazione come farmaco generico è

ottenuta dalla ditta produttrice solo con presentazione alle autorità regolatorie (AIFA) dei dati relativi a parametri farmacocinetici, dimostrando che essi siano del tutto simili a quelli del prodotto griffato. Ovvero le aziende di generici devono provare la bioequivalenza del farmaco e gli studi relativi devono verificare l'assenza di differenze rilevanti attraverso la stima di una differenza minima ammissibile. Per l'approvazione di un farmaco equivalente è necessario riferirsi ai parametri farmacocinetici, costituiti dalla concentrazione massima (Cmax), dal tempo impiegato per raggiungerla (Tmax) e dal rapporto tra le aree sotto la cura di concentrazione plasmatica (AUC) in funzione del tempo fra le due formulazioni a confronto. Il range di tolleranza per stabilire la sostanziale sovrapposizione in termini di biodisponibilità tra due farmaci (intervallo di confidenza al 90% del rapporto fra le medie geometriche della Cmax e della AUC dei due farmaci compreso nell'intervallo 80%-125% o 90%-11% nel caso di farmaci con stretto indice terapeutico, narrow terapeutic index-NTI) è quello utilizzato per testare la bioequivalenza fra un farmaco equivalente e un originator. Sebbene sia stato erroneamente dichiarato che tra un prodotto e l'altro può esserci una variazione fino al 45% dei livelli plasmatici osservati, in realtà non accade in quanto esiste l'obbligo di presentare un intervallo di confidenza entro i limiti stabiliti, spinge i produttori a mantenersi abbastanza vicini al 100%. Infatti le differenze tra brand e generico, di solito, sono contenute entro il 10% e più spesso entro il 3%85.

Scelte di comunicazione e informazioni, che da un punto di vista di

campagna pubblicitaria sono state due, la prima quella del 2001 indotta dal Ministero della salute e affidata ad Altroconsumo che ha provveduto a inviare a tutti i cittadini italiani un opuscolo dal titolo “Arrivano i generici”. In seguito l'AIFA ha lanciato, nel 2007, la campagna “Usa bene i farmaci.

85 Tratto da “ Bioequivalenza, equivalenza terapeutica e continuità terapeutica” in Medicinali

equivalenti e medicinalidi marca. Approfondimenti su bioequivalenza, qualità e sostituibilità, Assogenerici, 2008 pagg.17-19

Farmaci equivalenti, un vantaggio per tutti” con l'obiettivo di migliorare l'appropriatezza nella prescrizione e nei consumi e di correggere nell'opinione pubblica la convinzione che il generico voglia significare minore qualità ed efficacia. Quindi sono state necessarie diverse campagne di comunicazione per cambiare a poco a poco il pensiero degli italiani, tradizionalmente affezionati al prodotto branded. Ma sono stati necessari anche anni per far sì che il medico prescrivesse un generico e abbandonasse il farmaco brand. Questa scelta spesso è dipesa dall'assenza di dati convincenti sulla bioequivalenza o una minor efficacia rispetto agli originator.

Scelte economiche, ovvero con l'inizio della crisi economica e finanziaria,

molti paesi hanno ridotto la spesa sanitaria nello sforzo di contenere i deficit di bilancio e del crescente indebitamento pubblico. La riduzione della spesa sanitaria è avvenuta grazie ad una serie di misure tra cui l'uso dei farmaci generici, i quali hanno permesso notevoli risparmi per il SSN, l'aumento di ticket che le famiglie devono pagare per certi servizi e certi medicinali, la riduzione degli stipendi e/o dell'occupazione e rigorosi obblighi di bilancio agli ospedali.

Il decreto di Spending Review dell'agosto 2012 con la precisa indicazione “il medico

che curi un paziente, per la prima volta, per una patologia cronica, ovvero per un nuovo episodio di patologia non cronica, per il cui trattamento sono disponibili più medicinali equivalenti, è tenuto ad indicare nella ricetta del Servizio Sanitario Nazionale la sola denominazione del principio attivo contenuto nel farmaco” ha

modificato solo parzialmente i comportamenti. Come abbiamo notato nell'elaborato tale decreto ha permesso un cambiamento apprezzabile riguardo alle prescrizioni e alle vendite dei farmaci generici. Se il cittadino avesse scelto il generico invece del

brand, avrebbe potuto risparmiare 600 milioni di euro l'anno, cioè la quota relativa al

prezzo di riferimento86.

Non vi è comunque dubbio che il ruolo dei generici sia importante per liberare risorse da destinare all'innovazione. Tali risorse rappresentano una condizione irrinunciabile per la sostenibilità del settore farmaceutico, in particolare per la tenuta delle politiche di welfare. I farmaci generici svolgono un ruolo chiave nei sistemi

sanitari perché fanno risparmiare senza nulla togliere alla qualità della cura. Inoltre il ruolo del farmacista come stakeholder fondamentale per attivare processi virtuosi di sostenibilità è determinante.

In Italia come abbiamo visto a fronte di una diminuzione della spesa netta vi è un aumento delle confezioni dispensate, questo perché grazie anche alla diffusione dei generici, il prezzo dei farmaci negli ultimi anni è diminuito comportando un risparmio sia per il SSN sia per il cittadino. Oltre la metà dei farmaci dispensati dal SSN non ha più un brevetto e di questi, meno di un terzo sono generici. La spesa farmaceutica territoriale netta a carico del SSN ha fatto registrare una contrazione rispetto allo stesso periodo del 2011 del -9,6% attestandosi a circa 9,2 mld di euro; questo grazie al progredire delle scadenze brevettuali che hanno portato a uno spostamento della spesa verso i farmaci off-patent sottoposti al prezzo di riferimento87. Dal 2007, anno di scadenza di numerose molecole con elevata

incidenza sulla spesa farmaceutica, il mercato dei farmaci generici ha mostrato una graduale crescita. Negli ultimi anni il SSN ha risparmiato in media 300 milioni di Euro/anno88.

In Italia si riscontra un radicamento al generico in una fascia d'utenza con età inferiore ai 54 anni e condizione socio-economica medio-alta89 che è più aperta a

un'alternativa al farmaco di marca. Si riconferma quindi il ruolo strategico del farmacista e del medico nel sensibilizzare il consumatore anziano e quello che dispone di meno mezzi culturali necessari per attuare una scelta consapevole verso il farmaco generico.

In questo mio elaborato ho deciso di riscontrare quanto dichiarato dalle Istituzioni prendendo in esame una farmacia campione della provincia di Pisa dove ho notato che il fatturato del farmaco generico negli anni presi in considerazione è aumentato a differenza del fatturato del brand, che ha avuto un calo e una successiva crescita seguendo l'andamento generale del fatturato etico. Questo ci dimostra che nonostante tutte le varie leggi, campagne pubblicitarie e proposte di vendita dei farmacisti, il farmaco brand risulta sempre molto radicato, cedendo quote di mercato esigue e il farmaco generico influisce ancora in maniera marginale sul fatturato totale. Andando

87 Ibid.

88 Centro Studi Assogenerici su dati AIFA/IMS Health 89 Sextant Farma 2011

ad analizzare alcuni farmaci ho riscontrato la forte predominanza del brand rispetto al generico anche se questo negli ultimi anni ha avuto un importante incremento di vendita. Ci sono stati casi in cui le vendite di farmaco generico hanno equiparato quelle del farmaco brand ma restano comunque casi isolati. Questa situazione può essere spiegata con l'attaccamento da parte di numerosi pazienti al brand. Gli anziani soprattutto si trovano in difficoltà in primis davanti al concetto di farmaco generico, dopo al fatto di non avere tra le mani la vecchia confezione a cui sono abituati. Non meno importante il fatto che i pazienti hanno paura della non efficacia del farmaco generico. Da parte del farmacista da me intervistato, oltre alla scarsa conoscenza sulla rilevanza scientifica del farmaco generico e all'errata convinzione del non rispetto dell'intervallo di confidenza del generico, ci sono anche strategie di vendita legate logicamente al proprio interesse, senza per questo dimenticarsi della salute del paziente.

Riguardo al parere delle Istituzioni nel mio incontro con il Dr. Giorni affrontando il discorso dei costi dei farmaci, è stato chiaramente evidenziato che le spese maggiori sono quelle di R&S. Pur tuttavia anche eliminandole, si deve considerare che il farmaco generico può essere prodotto a costo molto minore certamente, ma mai costo zero. Riguardo a quanto dichiarato sull'utilizzo di alcune sostanze sia per i farmaci

brand che per i generici, è stato evidenziato il fatto che molte volte la fonte di

produzione è la stessa, ma questo non significa che il costo e la qualità delle sostanze che vanno a far parte del prodotto finito siano le stesse (eccipienti). Il suggerimento dato dal Dr.Giorni sull'abbassamento dei prezzi del farmaco brand per poter rimanere in forza sul mercato non sempre è attuabile a causa dei prezzi che continuano ad avere le componenti di questo farmaco anche dopo la scadenza brevettuale. Perciò allineare il prezzo al generico vorrebbe dire si essere il farmaco al prezzo più basso rimborsabile dal SSN, ma vorrebbe dire anche avere un prezzo che non coprirebbe i costi di produzione che rimangono comunque elevati.

Per quanto riguarda l'intervista fatta al Dr. Di Cicco, Manager presso Ely Lilly, sono fortemente convinta che l'innovazione possa scaturire solo da una ricerca continua di molecole sempre più efficaci e atte a migliorare la vita stessa del paziente. Sia l'azienda originator che quella genericista pongono come obiettivo finale il benessere del paziente. Da una parte i genericisti immettono sul mercato farmaci già studiati e

quindi con benefici riscontrati da anni di utilizzo, permettendo anche un notevole risparmio per il SSN. D'altra parte credo anche che le aziende originator mettano a disposizione dei pazienti terapie innovative e di dimostrata efficacia. Per compiere questo lavoro di continua innovazione al fine di migliorare il benessere del paziente, tali aziende fanno notevoli investimenti in R&S, che giustamente devono avere un