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Uno dei testi inediti di &umma izbu conservati presso il Museo Britannico, BM 34060+34095, attesta l’utilizzo o per lo meno la conoscenza di questa serie a Babilonia durante l’epoca ellenistica e rappresenta il primo testo divinatorio sicuramente databile a questo periodo (eccezion fatta per i testi astrologici) proveniente da questo sito93. Si tratta di una tavoletta di grandi dimensioni, preservata quasi per intero. Il recto riporta circa 40 linee di testo appartenenti alla Tavola 18 della serie, dedicata alle nascite mostruose e ai comportamenti anomali della pecora94. Il verso, purtroppo mal conservato, contiene 30 linee di testo e 6 di colofone. Quest’ultimo riferisce il nome dello scriba, il luogo di provenienza della tavoletta e la sua datazione:

A.31’. […] BE iz-bu NU AL.TIL (linea)

A.32’. […LU]GAL ZÁ@-ma A&.TE NI&-ni É EN-^ú EN MAN-ma TUK-^i (linea) A.33’. {GIM} BE-^ú SAR-{ma} [IGI.TAB u IGI]95.KÁR imDUB mKI-d&Ú-DIN A ^á A.34’. [M]U-d{EN} A m[Mu-^e-zib qàt] md+AG-DIB-UD.DA A-^ú x

A.35’. Ekiiti{x x} […] 8?.KÁM ^á ^i-i MU 2 ME 20 KÁM A.36’. {Ar}-^á-ka-a LUGAL

91 Sulla simbologia del leone presso la corte neo-assira vd. Watanabe 2002, 42-56. 92 Vd. il paragrafo 2.2.4.

93 Vd. al riguardo Oelsner 1986, 211-212 e Boiy 2004, 26-27.

94 Il colofone, benché sfortunatamente incompleto, riporta (l. 33’) l’apodosi del primo omen della tavola 19. 95 Restaurato sulla base di CT 46: 30.

“[…] Se un izbu. Non fino alla fine. […] il re scomparirà e il trono verrà sostituito; un altro padrone prenderà la casa del suo padrone. Scritto e [collazionato] sulla base del suo originale. Tavoletta di Itti-Marduk-balā\u, figlio di Iddin-Bēl, discendente di Mu^ēzib. Mano di Nabû- mu^ētiq-uddê, suo figlio. Babilonia, mese di [Kislīmu?, giorno X] dell’anno 156 (EA), che corrisponde all’anno 220 (ES), del re Arsace96

Gli individui citati all’interno di questo colofone appartengono a una nota famiglia di astronomi (tup^ar Enūma Anu Enlil) avente come capostipite un certo Mu^ēzib e i cui membri (almeno 3 generazioni) sono attivi a Babilonia tra il 344 e il 35 a.C.97 Costoro appaiono come proprietari e/o scribi di un certo numero di testi di carattere astronomico e di alcuni testi letterari, tra i quali si annovera il più recente manoscritto della decima tavola dell’epopea di Gilgame^. Un gruppo di testi di carattere amministrativo (lettere e protocolli di delibera), datati tra il 161 e il 112 a.C.98, testimonia l’iterazione tra i membri della famiglia di Mu^ēzib e l’Esagila, il tempio del dio Marduk a Babilonia, rispetto a questioni di carattere salariale. Da questi documenti apprendiamo alcune delle caratteristiche della funzione dell’astronomo in epoca ellenistica, come l’ereditarietà della carica, oltre che il tipo di mansioni previste, come l’osservazione quotidiana degli astri e la preparazione di testi di pratica, quali diari astronomici, almanacchi, effemeridi. Essi inoltre testimoniano il ruolo del tempio come principale promotore dell’attività scientifica. Se durante l’epoca neo-assira (7°-6° sec.) il palazzo svolge di fatto il duplice ruolo di mittente e (unico) destinatario dell’osservazione degli astri, e in generale della pratica divinatoria, durante l’epoca ellenistica le scoperte astronomiche, così

96 Si tratta di Mitridate II (124-88 a.C.): vd. Boiy 2004, 180-184.

97 L’attribuzione al dossier di BM 35328, un testo astronomico sull’osservazione di Giove dall’anno 2 di Artaserse II fino all’anno 13 di Artaserse III (387/6-346/5 a.C), non è sicura. Lo stemma della famiglia è stato ricostruito in van der Speck 1985, 549, Britton-Walker 1991, 97-118 e Oelsner 2000, 810 (che tuttavia sembra non conoscere van der Speck 1985). Van der Speck 1985, 549, sulla base di una serie di documenti amministrativi e lettere (vd.

infra, n. 7), ritiene anche i figli di Bēl-bullissu come discendenti di Mu^ēzib.

98 Si tratta di AB 247, CT 49 142(?), 191, 192 (lettere) e CT 49 140, 141, 143(?), 144-145, 147, 149, 151, 186, 192 e BOR 4 132 (protocolli). Boiy 2004, 273 aggiunge anche CT 46 30 (VI). Vd. McEwan 1981a, 140-141 (AB 247), McEwan 1981b, 17-21 (BOR 4 132, CT 149 144), van der Speck 1985, 548-555 (BOR 4 132, CT 49 140, 144, 186 e AB 247), Rochberg-Halton 2000, 373-375 (CT 49 144). Studi in van Driel 1989, 107 n. 2 (elenco dei testimoni), Koch-Westenholz 1995, 56-73 e 162-179, Oelsner 2000, 802-811, Boiy 2004, 272-273, Jursa 2005, 75, Beaulieu 2006a, 18-32, Beaulieu 2006b, 17-20.

come quelle matematiche e mediche99, si producono nell’orbita del tempio, vero e proprio santuario del sapere. Purtroppo, poiché i testi letterari connessi alla famiglia di Mu^ēzib provengono da scavi clandestini, non è possibile stabilire se essi fossero parte di un archivio privato oppure dell’archivio del tempio, come la relazione tra i membri della famiglia e l’Esagila sembra suggerire100. A ciò si aggiunga che non sono ancora del tutto chiare le modalità di integrazione di questi astronomi all’interno del culto templare101.

Per quanto riguarda il contenuto del loro archivio, non deve sorprendere la varietà delle tipologie attestate, da testi di carattere astronomico a testi letterari come Gilgame^ ed Enūma

eli^, incantesimi e testi divinatori (Enūma Anu Enlil e Šumma izbu). Una situazione simile si

riscontra, ad esempio, ad Uruk, dove la biblioteca dello scriba Iqī^a (epoca seleucide) comprende testi divinatori, astrologici e non (Šumma izbu, Šumma ālu, diagnostica medica), commentari, incantesimi, testi lessicali, testi astronomici102.

Degno di nota è che Iqī^a viene identificato nei colofoni delle tavolette del suo archivio come ā^ipu, un termine normalmente tradotto con “esorcista”, cioè esperto di pratiche magiche. Un altro scriba di Uruk seleucide, Anu-bēl^unu, definito kalû “prete lamentatore”, a sua volta scrive e possiede testi astronomici103. Sembra dunque che questi titoli, ā^ipu “esorcista”, kalû “lamentatore”, bārû “divinatore”, tup^ar Enūma Anu Enlil “let. scriba dell’Enūma Anu Enlil”, abbiano, almeno in epoca tarda, confini piuttosto fluidi andando a identificare individui con competenze varie e spesso sovrapponibili104. A Babilonia, per esempio, il tup^ar Enūma Anu Enlil non è semplicemente un astronomo, ma può portare anche il titolo di kalû (vd. CT 49 144). Questo specialista, inoltre, non si dedica solo all’osservazione degli astri e alla redazione di testi di matematica astronomica, ma per interesse personale o come parte della sua attività all’interno della sfera templare, copia anche testi letterari e divinatori, quali il compendio astrologico Enūma Anu Enlil e la serie teratomantica Šumma izbu.

Tuttavia, come recentemente evidenziato da Rochberg-Halton 2000, 366, l’esistenza di alcune copie tarde di Enūma Anu Enlil, a fronte della preponderante quantità di testi di

99 Per l’attività medica in epoca ellenistica vd. Finkel 2000, 137-223.

100 Jursa 2005, 75 n. 501. Ibid., 75-76 sulla possibile relazione tra questo archivio e quello detto “di Rahimesu” (un sub-archivio dell’Esagila datato all’epoca di Mitridate II). Al riguardo anche van Driel 1989, 107 n. 3 (con una lista di testi).

101 Vd. al riguardo Boiy 2004, 272-273 e Rochberg-Halton 2000, 369-372. 102 Vd. ad esempio Farber 1987, 26-44.

103 Vd. al riguardo Pearce – Doty 2000, 331-341.

matematica astronomica, testimonia la preservazione della serie, ma non un suo effettivo utilizzo. Allo stesso tempo, la sopravvivenza di una relazione tra astronomia e divinazione è documentata dalla più ricca categoria di testi astronomici tardi, cioè l’archivio babilonese dei diari astronomici, il cui studio ha evidenziato una diretta conoscenza da parte degli scribi dei fenomeni divinatori e della terminologia propria di serie quali Enūma Anu Enlil, Šumma ālu e

Šumma izbu105. L’interesse da parte degli scribi dei diari nei confronti della teratomanzia è evidente in indicazioni come quelle che seguono:

No. 324B (BM 34794+) verso 6-7: 19 ÙZ Ù.TU-ma / pa-a-ga u GE&TUII nu-nu TUK uzuKAL

ab-bu-tu ina SAG.DU-^ú GAR-in “il giorno 19, una capra ha partorito, e il feto ha… e le

orecchie di un pesce, sulla sua testa si trovavano… e un nodo come quello di uno schiavo” No. 322D (Rm 792+) recto 4: […] {U8} Ù.TU-m[a? x SA]G.DU u GÚ 3 pu-uq-qu 3 x x x x x 6 x 3 […] “[…] una pecora ha partorito e (il feto) ha 3 teste e 3 colli, 3 natiche? e…”

Infine, meritevole di menzione in questo contesto è un commentario tardo, probabilmente databile all’epoca ellenistica, nel quale la serie Šumma izbu, la serie diagnostica SA.GIG (Sakikkû) e quella di morfoscopia Alamdimmû vengono poste in diretta relazione con l’astrologia106:

BE-ma iz-bu SA.GIG alam-dím-mu-ú / múl[email protected]Á múlGU

4.AN.NA múlSIPA.ZI.AN.NA /

ana E la-nu ki-i ik-šu-du alam-dím-mu-ú / iq-ta-bi ni-#ir-tú AN u KI ú-#ur

“(Le serie) &umma izbu (“Se un izbu”), Sakikkû (“Sintomi”) (e) Alamdimmû (“Caratteristiche fisiche”) (sono correlate con) Ariete, Toro e Orione. Servono a predire l’apparenza. Quando culminano, “Caratteristiche fisiche” significa: «Tieni i segreti della terra e del cielo»” (recto, ll. 1-4)