2.1. Distribuzione cronologica e archeologica delle fonti 2.2 1 Il secondo millennio
2.1.4. Le tradizioni periferiche 1 Susa
205 Vd. Frahm 2011, 167. 206 Vd. Pedersén 1998, 194-197.
207 L’informazione è citata in Frahm 2011, 225. Non mi è stato ancora possibile avere accesso a maggiori informazioni su questo testo.
208 Vd. Clancier 2009, 125-144.
209 Per un catalogo dei testi rinvenuti durante questi scavi vd. Pedersén 2005. A questo gruppo appartengono tre tavolette di &umma izbu: vd. 2.1.1.
La presenza a Susa di due testimoni di Šumma izbu era già nota a Leichty211. Le due tavolette, rinvenute nel 1962 insieme ad altre di contenuto divinatorio (extispicina soprattutto) all’interno di una piccola biblioteca nella parte nord del sito, datano alla seconda metà del secondo millennio a.C.212. Entrambe sono state pubblicate nel 1974 da R. Labat in MDP 57 con i numeri 9 e 10213. La prima contiene circa sessanta omina tratti da feti umani nati malformi per i quali è possibile individuare singoli punti di contatto con le Tavole 1-4 della versione standard214. Il testo contrassegnato con il numero 10 è consacrato ai presagi forniti dall’aspetto e dal comportamento anomalo dei maiali e soprattutto dalle anomalie che i loro piccoli presentano alla nascita215. Benchè sia difficile tracciare precise linee di derivazione, è probabile che queste tavolette debbano essere collegate ad una tradizione scribale locale influenzata da tradizioni letterarie babilonesi216.
2.1.4.2. Ugarit
Nel 1961 un frammento di teratomantica scritto in ugaritico (RS 24.247) viene scoperto in Siria, ad Ugarit (Ras &amra) nell’archivio della cosiddetta “casa del sacerdote hurrita” (13° sec. a.C.) insieme a quattro modelli di fegato iscritti, alcuni testi mitologici e numerosi oggetti di culto217. Nel 1978 A. Herdner pubblica RS 24.247, a cui nel frattempo si sono aggiunti altri frammenti (RS 24.247 + 24.265 + 24.268 + 24.287 + 24.328A + 24.328B), e un nuovo testo a
211 Vd. TCS 4, 21.
212 Per il contesto di rinvenimento vd. Ghirshman 1964, 4-5, 13 fig. 4. Per la datazione vd. Steve – Gasche – De Meyer 1980, 98-100, 122-125 e fig. 5.
213 Vd. MDP 57, no. 9 (Suse 12/6) e 10 (Suse 12/4). 214 Ibid., 195-196.
215 Ibid., 217-218.
216 In MDP 57, 7 Labat e Edzard avanzano invece l’ipotesi che che questi testi siano stati copiati da originali importati dall’area della Diyala. Vd. la discussione riportata in Rutz 2006, 67-72.
sua volta scoperto durante la 24a campagna di scavo, RS 24.302218. Numerosi altri studi si sono susseguiti dal 1979 in avanti219.
Questi due testi costituiscono un’importante testimonianza dell’assimilazione ad occidente e in una lingua diversa dall’akkadico di una tradizione tipicamente mesopotamica. Il testo RS 24.247 +… contiene omina relativi ai feti di pecora (att #in “segni dalle pecore”, corrispondente all’akk. ittāt #ēni)220 e le apodosi sono tutte di tipo pubblico221. L’osservazione delle malformazioni non procede sistematicamente dalla testa ai piedi (akk. i^tu mu~~i adi ^ēpi) ma è tuttavia evidente una volontà organizzativa che evita il ripetersi di uno stesso omen e attua raggruppamenti relativi a singole parti del corpo (ad es. le ll. 30’-38’ riguardano le parti della testa: narici, lingua, labbra, faccia, orecchie). Dal punto di vista sintattico il testo ugaritico ha delle peculiarità rispetto alla versione akkadica: non riporta alcun termine che possa corrispondere all’akk. izbu; pospone la particella ipotetica (se effettivamente presente: nel testo è stata integrata) e non la ripete all’inizio di ciascuna sezione; utilizza una diversa formulazione per protasi e apodosi222. Secondo Pardee 1986, 127, RS 24.247+ mostra maggiori somiglianze (ad es. brevità di protasi e apodosi) con la versione paleo-babilonese di &umma izbu che con quelle tarde, neo-assira e neo-babilonese223.
Il testo RS 24.302, per quanto molto frammentario, è importante come testimonianza dell’esistenza ad Ugarit di una tradizione basata anche sullo studio dei feti umani224. Inoltre, esso presenta una significativa differenza rispetto al testo precedente: la particella temporale / ipotetica (k) è ripetuta all’inizio di ciascun omen con una sola eccezione (ll. 12’-13’)225.
218 Vd. Herdner 1978, 1-74 spec. 44-60. Il testo è stato oggetto anche di studi precedenti da parte di Dietrich – Loretz – Sanmartín 1973/1974, 133-140 e id. 1976. In queste pubblicazioni RS 24.247+ è siglato KTU 1.103 + 145 e RS 24.302 KTU 1.140. La sigla KTU 1.145 corrisponde a RS 24.328A che all’epoca era ritenuto essere un testo indipendente: vd. Dietrich – Loretz 1990, 8816.
219 Vd. Xella – Capomacchia, 1979, 41-58, Xella 1981, 191-206, Pardee 1986, 117-147, Dietrich – Loretz 1990, 89-110, id. 1990a 87-165, id. 1991, 95-99.
220 Vd. del Olmo Lete – Sanmartín 1996, 58.
221 Vd. con traduzione e ampio commento Dietrich – Loretz 1990a, 89-158. Omina tratti da izbu di pecora si trovano nelle Tavole 5, 6-17 e 18 della serie standard.
222 Vd. Pardee 1986, 126-128.
223 Secondo ibid., 127 esso deriva direttamente da un testo paleo-babilonese a noi purtroppo non noto che non ripete la particella ipotetica all’inizio di ogni sezione o che è giunto ad Ugarit attraverso un intermediario nel quale la formula d’inizio risulta già semplificata.
224 Dietrich – Loretz 1990a, 159-165.
Oltre a questi frammenti in scrittura alfabetica, ad Ugarit sono stati rinvenuti anche cinque frammenti di teratomanzia scritti in akkadico: RS 07.001, RS 2000.2286.3 (solo citato in Arnaud, p.48), RS 79.026 (pubblicato in Arnaud 1982, 217). RS 94.2473, RS 94.5016. Il primo (tipo: ^umma izbu “se un izbu”) appartiene ad una tavoletta a più colonne: un lato contiene l’inizio di 14 protasi che citano nell’ordine malformazioni della testa (feti a 2, 3, 4 teste), degli occhi e del collo; le otto righe preservatesi sull’altro lato sono invece molto frammentarie. Il secondo. vd. pubblicazione. Il terzo (tipo: ^umma sinni^tu ulidma “se una donna partorisce e”) tratta le malformazioni della testa (feti a 3, 4 teste e varie parti soprannumerarie), della colonna vertebrale (due colonne) e degli occhi. Il quarto contiene solo delle apodosi, tra cui alcuni
omina storici.
2.1.4.3. Hattusa
Nell’introduzione alla sua edizione di &umma izbu E. Leichty riferisce di alcuni omina teratomantici scritti sia in akkadico che in ittita rinvenuti ad @attusa (Boğazköy)226. Undici frammenti scritti in akkadico sono da lui stesso preliminarmente pubblicati in TCS 4, 207-210. Questi ultimi sono inclusi da K.K. Riemschneider nel suo volume di edizione degli omina teratomantici di @attusa (StBoT 9), insieme a numerosi frammenti scritti in ittita (vd. Riemschneider 1970)227. Si tratta di omina tratti sia da feti umani malformi che da izbu. Lo studio dei testi ha evidenziato una affinità con la versione paleo-babilonese di Šumma izbu ed è dunque probabile che siano stati copiati da originali di quell’epoca228.
2.1.4.4. Emar
La presenza di copie di una versione di Šumma izbu ad occidente, ad Ugarit, trova un parallelo nel ritrovamento nel 1974 ad Emar (moderna Tell Meskene) di otto frammenti di teratomantica229. Essi sono stati pubblicati nel 1987 con traduzione e commento da D. Arnaud nei volumi 1-2 e 4 di Emar 6230. I testi sono molto frammentari ma mostrano delle somiglianze
226 Vd. Leichty, TCS 4, p. 20.
227 Il testo KUB 29 12, un esemplare bilingue akkadico/hurrita, è stato pubblicato anche da de Martino 1992, 99. 228 Vd. Riemschneider 1970, 4.
229 Vd. Cohen 2009, 7-8 (con bibliografia precedente).
230 Vd. Arnaud 1985-1987, no. 686 (Msk 74161), 687 (Msk 74199k), 688 (Msk 74261b), 689 (Msk 74226b), 690 (Msk 74148ag), 691 (Msk 74252), 692 (Msk 74122x), 693 (Msk 74199f).
sia con la tradizione ugaritica sia con quella ittita231. Questi sono stati rinvenuti insieme ad un notevole numero di testi a carattere erudito (liste lessicali, testi divinatori, incantesimi, testi letterari: Emar 537-785), una collezione di rituali (Emar 369-535) all’interno della “main hall” (area III) del cosiddetto “tempio M1” o “archivio dei divinatori” nell’area M del sito232.
2.2. Ulteriori correnti di trasmissione testuale