2.1. Distribuzione cronologica e archeologica delle fonti 2.2 1 Il secondo millennio
2.1.3. Le biblioteche e gli archivi babilonesi 1 Uruk
Da Uruk proviene un buon numero di testimoni di &umma izbu (20) databili all’epoca tardo- babilonese. Questi testi, pubblicati dopo il 1970 e dunque non inclusi in TCS 4, appartengono, come vedremo, a due lotti distinti: 1) le biblioteche dei discendenti di &angû-Ninurta e di Ekur-zākir; 2) la biblioteca dei kalû del Bīt Rē^. Essi vanno ad aggiungersi ai testimoni neo- babilonesi pubblicati nel 1979 in copia cuneiforme da A. Falkenstein in LKU (Literarische
Keilschrifttexte aus Uruk).
La biblioteca dell’Eanna
Migliaia di tavolette (ca. 10.000) sono state rinvenute nel corso degli scavi condotti dagli archeologi tedeschi nel complesso templare dell´Eanna, il tempio della dea I^tar ad Uruk: di queste tavolette ca. 250 hanno contenuto letterario ed erudito (omina e commentari a testi
163 Secondo il suo colofone, la lettera BM 28825 (vd. 1.2.1.) è giunta a Babilonia nel “quinto anno”. Questa nota cronologica, se riferita al regno di Assurbanipal, indicherebbe il 664/663 a.C. come possibile data di formazione della biblioteca. Diversi cataloghi indicano che intorno al 647 a.C., l’anno successivo alla fine del conflitto tra Assurbanipal e il ribelle &ama^-^umu-ukīn, un secondo consistente gruppo di tavolette raggiunge Ninive da Babilonia, probabilmente come preda di guerra: vd. Frahm 2011, 215.
164 Questa pratica, descritta in diverse lettere appartenenti alla corrispondenza reale, spiega il perché della discrepanza tra il numero ridotto di tavolette babilonesi che si possono trovare nella collezione Kuyunjik del Museo Britannico e i numeri elevati invece citati nei cataloghi antichi: vd. Fincke 2003/2004, 124.
divinatori, rituali, incantesimi, inni, liste lessicali)166. La loro datazione si estende dal periodo neo-babilonese fino al 500 a.C.167. 136 delle 250 tavolette sono state pubblicate in LKU168. A questo gruppo appartengono 5 testimoni di &umma izbu (Tavole 1, 11, 12, 19, 22: vd. tabella)169.
TESTO TAVOLA
LKU 121 (VAT ?) &.i. 12
LKU 122 (VAT 14583) &.i. 1
LKU 123 (VAT 14584) &.i. ?
LKU 124 (VAT 14586) &.i. 19
LKU 125 (VAT 14585) &.i. 22
LKU 126 (VAT 14587) &.i. ?
LKU 127 (VAT 14597) &.i. 11
Le biblioteche dei discendenti di &angû-Ninurta e di Ekur-zākir
Nel corso degli scavi condotti dall’équipe archeologica tedesca tra il 1969 e il 1972 (27ma, 29ma e 30ma campagna) in un’area residenziale a sud-est del sito di Uruk (settore Ue XVIII 1170) sono state portate alla luce numerose tavolette di contenuto letterario, religioso ed erudito171. Lo studio dei colofoni ha permesso di attribuire la maggior parte di questi testi a due biblioteche private di epoca achemenide, appartenute a due famiglie di esorcisti (ā^ipu), rispettivamente quella dei discendenti di &angû-Ninurta e quella dei discendenti di Ekur-zākir172.
La biblioteca dei discendenti di &angû-Ninurta
Questa biblioteca corrisponde al IV livello di Ue XVIII 1173. Uno dei suoi protagonisti è Anu- ik#ur, figlio di &ama^-iddin, discendente di &angû-Ninurta, esorcista di Anu e di Antu174; alcuni
166 Vd. Pedersén 1998, 205-209 (“Uruk 1”) per una sintesi del contesto archeologico. Per maggiori informazioni sull’archivio dell’Eanna vd. Jursa 2005, 138-139.
167 Vd. Pedersén 1998, 205.
168 Per i colofoni preservati vd. Vd. BAK no. 74-86.
169 Incerta è l’attribuzione di LKA 126: vd. Stol – Wiggermann 2000, 202-203.
170 Per una dettagliata presentazione degli scavi condotti in Ue XVIII 1 vd. Schmidt 1972, 56 (27ma campagna), Hoh 1979, 28-35 (29ma campagna) e Sack 1979, 47-50 (30ma campagna). Una sintesi si trova ora in Clancier 2009, 30-33.
171 Per un catalogo delle tavolette rinvenute durante la 27ma campagna in Ue XVIII 1 vd. Hunger 1972, 79-87. Weiher 1979, 95-111 fornisce un catalogo delle tavolette rinvenute nel corso della 29ma e della 30ma campagna. Questi testi sono stati in seguito pubblicati da Hunger 1976 e Weiher 1983, 1988, 1993 e 1998 nella serie SpTU (ad eccezione di alcuni frammenti ancora inediti: vd. Frahm 2002, 7922).
172 Pedersén 1998, 212-213 (biblioteche “Uruk 9” e “Uruk 10”). 173 Clancier 2009, 31-33.
testi possono essere attribuiti a Rīmūt-Anu, fratello di Anu-ik#ur, mentre il figlio di quest’ultimo, Anu-u^allim, svolge in tre casi il ruolo di scriba per il padre175. Sulla base dei colofoni è possibile stimare un periodo di utilizzo della biblioteca attraverso tre generazioni (&ama^-iddin - Anu-ik#ur e Rīmūt-Anu - Anu-u^allim), compreso tra il 445 e il 385 a.C.176.
La maggior parte dei testimoni di &umma izbu (10) ritrovati a Uruk può essere collocata all’interno di questa biblioteca, che nel suo attuale stato di ricostruzione include complessivamente 27 testi divinatori177. Essi appartengono a due lotti distinti, rinvenuti rispettivamente durante la 27ma (1969) e la 30ma (1971/72) campagna di scavo in Ue XVIII 1.
Nel 1969 un lotto di 67 tavolette di contenuto letterario ed erudito (numero di catalogo: W 22307) fu rinvenuto all’interno di una struttura abitativa178. Molte menzionano membri della famiglia di &angû-Ninurta e cinque sono attribuibili a &umma izbu: W 22307/28+29 (SpTU 1 69), W 22307/30+45+46 (SpTU 1 70)179, W 22307/25+42 (SpTU 1 71), W 22307/12 (SpTU 1 72)180, W 22307/59 (SpTU 1 88)181. Un testimone della tavola 19 della serie, SpTU 1 74 (W 22308b), anch’esso ritrovato in Ue XVIII 1 durante la 27ma campagna, può essere messo in relazione con questa biblioteca sulla base del contesto archeologico182.
Nel corso della 30ma campagna gli scavi nel IV livello di Ue XVIII 1 portarono allo scoperta di una piccola stanza (2x1,6 m2) al cui interno furono rinvenute 97 tavolette, a loro volta per la maggior parte letterarie ed erudite, alcune contenute in giare, altre impilate al di fuori le une
174 Sulla famiglia di &angû-Ninurta vd. Hunger 1976, 11-13; Oelsner 1983, 248-250; Oelsner 1995, 388; Farber 1989, 238-240; Frahm 2009, 79-80. Una dettagliata analisi della biblioteca di questa famiglia si trova ora in Clancier 2009, 28-103.
175 Clancier 2009, 52 per lo stemma e la ripartizione della documentazione. 176 Vd. la discussione in Clancier 2009, 58-59.
177 Il numero dei testimoni di &umma izbu è relativamente alto se confrontato con quello delle altre tipologie di testi divinatori: astrologia (9), epatoscopia (1), fisiognomica (4), divinazione terrestre (2), altro (1). Vd. Clancier 2009, 81-83 e 400-406.
178 Per il contesto archeologico vd. Schmidt 1972, 56. Per il catalogo di questo lotto vd. Hunger 1972, 79-87 e id. 1976 per l’edizione. Vd. in sintesi anche Clancier 2009, 31.
179 + SpTU 3 93 (W 22660/2). Per questo join vd. Frahm 1998, 10+2-3.
180 Il colofone di SpTU 1 72 menziona un discendente di &angû-Ninurta il cui nome purtroppo non si è preservato: vd. Hunger 1976, 74.
181 Per l’attribuzione di SpTU 1 88 a &umma izbu vd. Fincke 2000, 26-27. 182 Vd. Hunger 1972, 84.
sulle altre183. A questo secondo lotto appartengono quattro testimoni di &umma izbu: W 23272 (SpTU 3 90), W 23270 (SpTU 3 91), W 23271 (SpTU 3 94), W 23301 (SpTU 4 142).
Il colofone di SpTU 3 90 ne attribuisce la proprietà ad Anu-ik#ur (figlio di &ama^-iddin, discendente di &angû-Ninurta); lo scriba è Anu-u^allim, figlio di Anu-ik#ur. Il colofone di SpTU 3 91 indica come scriba un certo Bēl-a~a-iddin, mentre la proprietà della tavoletta è assegnata a un figlio di Ekur-zākir il cui nome purtroppo non si è preservato. È probabile che il Bēl-a~a-iddin menzionato in SpTU 3 91 sia il medesimo scriba che appare nel colofone di SpTU 1 69 (vd. sopra), dove è detto discendere a sua volta da Ekur-zākir184. Poiché entrambi i testi possono essere fisicamente collocati nella biblioteca di Anu-ik#ur, essi devono essere interpretati come testimonianze di una circolazione di testi tra le varie biblioteche private di Uruk185.
La tabella che segue riassume il contenuto dei testimoni di &umma izbu che possono essere messi in relazione con la biblioteca dei discendenti di &angû-Ninurta:
TESTO TAVOLA DELLA SERIE
SpTU 1 69 (W 22307/28+29) &.i. 10
SpTU 1 70 (W 22307/30+45+46) + SpTU 3
93 (W 22660/2) &.i. 14
SpTU 1 71 (W 22307/25+42) &.i. 21
SpTU 1 72 (W 22307/12) &.i. 18(?) (commentario)
SpTU 1 74 (W 22308b) &.i. 19
SpTU 1 88 (W 22307/59) &.i. 10 (resoconto)
SpTU 3 90 (W 23272) &.i. 1
SpTU 3 91 (W 23270) &.i. 5
SpTU 3 94 (W 23271) &.i. 22
SpTU 4 142 (W 23301/1) &.i. 7
La biblioteca dei discendenti di Ekur-zākir
183 Per il contesto archeologico vd. Sack 1979, 49-50. Il catalogo del lotto si trova in Weiher 1979, 95 e 107-109. Vd. in sintesi anche Clancier 2009, 32-33. Questo lotto non comprende solo testi letterari, religiosi ed eruditi ma anche un certo numero di documenti d’archivio (numero di catalogo: W 23293): Weiher 1998, 99 e Kessler 2003, 235-265. Vd. anche Oelsner 2001, 482-483; Frahm 2002, 8026; Jursa 2005, 147-148+1146; Clancier 2009, 58210. 184 Su Bēl-a~a-iddin discendente di Ekur-zākir vd. Clancier 2009, 62225 e 64 (stemma).
185 Per l’attribuzione di SpTU 1 69 e SpTU 3 91 alla biblioteca di Anu-ik#ur e l’identificazione dello scriba vd. Clancier 2009, 72-73. Questo non è l’unico caso attestato ad Uruk di presenza all’interno di una biblioteca di tavolette riconducibili ai membri di altre famiglie: vd. Clancier 2009, 79.
Questa biblioteca corrisponde al II livello di Ue XVIII 1186. Il suo principale protagonista è Iqī^a, figlio di I^tar-^um-īre^, discendente di Ekur-zākir, esorcista187; alcuni testi sono inoltre riconducibili al figlio di Iqī^a, I^tar-^uma-ēre^, e al figlio di quest’ultimo, &a-Anu-i^^ū188. Sulla base dei colofoni è possibile stimare un periodo di utilizzo della biblioteca compreso tra il 350 e il 229 a.C.189.
La biblioteca nel suo complesso contiene un buon numero di testi divinatori (37), tre dei quali appartenenti a &umma izbu: W 22705/0-2 (SpTU 2 37), W 22703 (SpTU 2 38), W 22714/0 (SpTU 4 143)190. Essi fanno parte di un lotto di tavolette letterarie ed erudite rinvenute all’interno di un’abitazione nel corso della 29ma campagna di scavo (1970/71), la maggior parte delle quali menziona Iqī^a come proprietario191. Due dei tre testi sopra menzionati sono dotati di colofone (SpTU 2 37 e 38): in entrambi i casi Iqī^a, figlio di I^tar- ^uma-ēre^, discendente di Ekur-zākir, è indicato come proprietario della tavoletta. Lo scriba di SpTU 2 37 è I^tar-^uma-ēre^, figlio di Iqī^a. Il colofone di SpTU 2 38 riporta una datazione al sesto anno di Filippo III Arrideo (318 a.C.), quattordicesimo giorno del mese di Du’ūzu.
Un commentario alla tavola 7 di &umma izbu, il cui colofone cita Iqī^a (figlio di I^tar-^uma- ēre^, discendente di Ekur-zākir), è stato recentemente pubblicato da I.L. Finkel (Finkel 2006, 139-148). Il testo è parte di una collezione privata e dunque il suo esatto luogo di provenienza è ignoto192.
La tabella che segue riassume il contenuto dei testimoni di &umma izbu provenienti da questa biblioteca in Ue XVIII 1 o comunque in relazione con la famiglia di Iqī^a:
TESTO TAVOLA DELLA SERIE
SpTU 2 37 (W 22705/0-2) &.i. 8-12 (commentario)
SpTU 2 38 (W 22703) &.i. 17 (commentario)
186 Clancier 2009, 31-33.
187 La bibliografia su questa famiglia è piuttosto ampia: Frahm 2002, 8027 riporta i riferimenti principali; a questi si può aggiungere Oelsner 2000, 797-814 e Clancier 2009, 47-73.
188 Vd. lo stemma proposto in Clancier 2009, 53+192 con la ripartizione della documentazione. Alcune tavolette sono state scritte da uno studente, Anu-aba-u#ur della famiglia di Kurī.
189 Vd. la discussione in Clancier 2009, 59-61. 190 Clancier 2009, 84 e 400-405 .
191 Weiher 1979, 95.
192 Al fondo della famiglia di Iqī^a appartiene un certo numero di testi rinvenuti nel corso di scavi clandestini e poi confluiti sul mercato antiquario: TCL 6 9, 17, 34, 50, BRM 4 20 e Langdon 1915, 73-84 (vd. Clancier 2009, 53 e Frahm 2002, 8092). Tuttavia, come evidenziato da Frahm 2002, 8092, non è possibile stabilire se essi provengano da Ue XVIII 1 oppure da un qualche altro sito posto nell’area templare.
SpTU 4 143 (W 22714/0) &.i. 18 (commentario)
Finkel 2006, 139-148 &.i. 7 (commentario)
Ue XVIII 1
Nel corso della 30ma campagna di scavo un ulteriore testimone di &umma izbu fu ritrovato in Ue XVIII: SpTU 3 92 (W 22792; tavola 6). L’assenza di un colofone e di un chiaro contesto archeologico rende difficile ipotizzare una sua collocazione all’interno di una delle due biblioteche sopra menzionate193.
La biblioteca dei kalû del Bīt Re^
Nell’inverno 1959/60 (18ma campagna), l’équipe archeologica tedesca rinvenne i resti di una biblioteca nel settore Le XVI 3 del tempio del dio Anu, il Bīt Rē^, all’interno di una stanza pavimentata collocata a nord della porta sud-orientale del santuario194. Vi furono recuperate 170 tavolette (per lo più non in situ e in uno stato frammentario di conservazione) così suddivise: 141 testi letterari e di erudizione (rituali, testi divinatori, incantesimi, testi astronomici e matematici, lamentazioni) e 29 documenti (21contratti, 6 testi amministrativi e 2 lettere)195. La maggior parte dei testi con datazione si colloca in uno spazio di tempo compreso tra il 192 e il 162 a.C. (120-150 ES)196. I colofoni indicano come principale protagonista della biblioteca il sacerdote-lamentatore (kalû) Anu-bēl^unu, figlio di Nidintu-Anu, discendente di Sîn-lēqê-unninnī197.
193 Lo stesso vale per il frammentario SpTU 4 144 (W 22810+22811), inizialmente attribuito a &umma izbu (Weiher 1993, 60), di recente identificato come un commentario a &umma ālu: vd. Frahm 1998, 13-14.
194 Lenzen 1962, 16-17 e van Dijk 1962, 43-61. Vd. anche Pedersén 1998, 209-210 (“Uruk 4”); Jursa 2005, 139- 140 (“Rē^ B”, “library with archive”); Clancier 2009, 35-37.
195 Questi testi sono stati pubblicati in BaM Beih. 2 (van Dijk e Mayer 1980). Per una panoramica dei testi ritrovati in Le XVI 3 vd. Oeslner 1986, 143-144 e 152-154 (documenti). È possibile che alcuni testi letterari scavati illecitamente e poi affluiti sul mercato antiquario, ad esempio quelli pubblicati in TCL 6 (Thureau-Dangin 1922), facessero a loro volta originariamente parte di questa biblioteca (vd. van Dijk 1962, 43 e id. 1963, 217; Pedersen 1998, 21099). Per una loro possibile diversa collocazione all’interno del Bīt Rē^ vd. McEwan 1981, 6393 e Oelsner 1986, 144598. A questo riguardo vd. anche Linssen 2004, 4-5 e Clancier 2009, 42-43.
196 van Dijk e Mayer 1980, 23.
197 Per Anu-bēl^unu vd. Pearce e Doty 2000, 331-341. Per la famiglia di Sîn-lēqe-unninnī vd. recentemente Beaulieu 2000, 1-16, Joannès 2006, 122-124 e Clancier 2009, 76. Per una lista di testi provenienti da scavi clandestini che menzionano Anu-bēl^unu e la sua famiglia vd. Clancier 2009, 3797.
Da questa biblioteca provengono 14 testi divinatori, di cui quattro (BaM Beih. 2 61-64) riconducibili a &umma izbu198. Purtroppo nessuno di essi è dotato di colofone199. La tabella che segue ne riassume il contenuto:
TESTO TAVOLA DELLA SERIE
BaM Beih. 2 61 (W 20030/101) &.i. 7 BaM Beih. 2 62 (W 20030/75) &.i. 8 BaM Beih. 2 63 (W 20030/102) &.i. 18(?) BaM Beih. 2 64 (W 20030/103) &.i. 19
2.1.3.2. Sippar
La città di Sippar (moderna Abu Habba) ha restituito un elevato numero di tavolette cuneiformi di epoca neo-babilonese e achemenide200. Gli scavi inglesi all’interno dell’Ebabbar, il tempio di &ama^, hanno portato al rinvenimento di almeno 35000 testi, metà dei quali appartenenti ad un grande archivio collocato nella stanza 55 nell’area sud-occidentale del tempio201. Altre provengono dalla stanza 53. Questo rinvenimento rappresenta la collezione “Sippar” del Museo Britannico (BM 49164-84999)202. Il quadro generale è complicato dal fatto che le tavolette di Sippar, una volta arrivate a Londra, sono state mescolate ad altre provenienti da scavi contemporanei a Babilonia e Borsippa203. Pertanto, in assenza di colofoni o di precise indicazioni sui luoghi di rinvenimento, è praticamente impossibile stabilire se i testi a contenuto letterario e divinatorio catalogati insieme al preponderante numero di documenti d’archivio, provengano da Sippar o da uno degli altri due siti204. Per quanto
198 van Dijk e Mayer 1980, 18-19.
199 Tra i testi divinatori BaM Beih. 2 65 (extispicina) è l’unico dotato di un colofone purtroppo frammentario. Vi viene nominato un Anu-bēl^unu, discendente di Ekur-zākir: si tratterebbe dunque di un altro caso di presenza all’interno di un fondo di tavolette che menzionano membri di un’altra famiglia. Vd. Clancier 2009, 62 e 79313. 200 La maggior parte data al periodo compreso tra il regno di Nabopolassar e il secondo anno di Serse (ca. 625- 486 a.C.): vd. Pedersén 1998, 194. Nessuna sembra più tarda del 484 a.C.: vd. Waerzeggers 2003-2004, 150-173. 201 Pedersén 1998, 193-194 (Sippar 1).
202 Vd. CBT vi-viii. 203 Ibid.
204 Clancier 2005, 65-71 osserva che molte delle tavolette astronomiche della “collezione Sippar” non vengono da Sippar ma piuttosto da Babilonia. L’unico gruppo di testi, esclusi i documenti d’archivio, sicuramente proveniente da Sippar è costituito dai testi lessicali: vd. Gesche 2001, 164.
riguarda &umma izbu solamente un commentario alla Tavola 6, BM 64539, può essere assegnato con certezza a questa collezione205.
Nel 1985-1986 gli archeologi iracheni hanno rinvenuto nell’area nord-occidentale del tempio di &ama^ all’interno della stanza 533 una biblioteca intatta di ca. 800 tavolette, la maggior parte delle quali nella loro posizione originaria206. A questo secondo gruppo di testi, ancora quasi completamente inedito, appartiene un commentario alla Tavola 17 di &umma
izbu207.
2.1.3.3. Babilonia e Borsippa
La città di Babilonia, insieme alla vicina città di Borsippa, ha restituito un numero elevato di tavolette a contenuto letterario e divinatorio per lo più datate alla seconda metà del primo millennio208. Purtroppo, solamente gli scavi tedeschi a Babilonia sotto la direzione di R. Koldewey tra il 1899 e il 1917 sono adeguatamente documentati, mentre molto poco si sa dei luoghi di rinvenimento delle tavolette scavate dagli inglesi tra il 1873 e il 1882 e successivamente confluite nel Museo Britannico209. In uno studio recente Ph. Clancier (2009, 125-144) ipotizza che la maggior parte dei testi eruditi catalogati nella collezione “Babylon” del Museo Britannico appartenesse originariamente alla biblioteca dell’Esagila, il tempio di Marduk a Babilonia. Questa ipotesi, probabilmente corretta, richiede in ogni caso cautela in considerazione del fatto che molte tavolette scavate dopo il 1879 provengono anche da altri siti della Mesopotamia meridionale (Borsippa, Dilbat e Kutha)210.
2.1.4. Le tradizioni periferiche