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Bambini e adolescenti fuori famiglia di origine: distribuzione secondo

2012. 185

Fonte: Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l’adolescenza.

184 Grafico elaborato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Quaderno di ricerca sociale. N° 19.

185 Dati estratti dalle indagini pubblicate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociale, nei Quaderni della Ricerca Sociale n. 31.

Si evidenzia che i bambini tra 0 e 2 anni, così come gli adolescenti tra 15 e 17 anni si concentrano in strutture residenziali. Un dato preoccupante, principalmente per i più piccoli che hanno ancora più bisogno di cure familiari specifiche per il loro sviluppo cognitivo e psicologico.

Il tempo di permanenza dei minori nelle strutture italiane è ancora molto alto, considerando la temporaneità che questo intervento dovrebbe avere, nel 31 dicembre 2010, il 48% dei minori sono stati accolti per più di 2 anni, come dimostrano i dati sotto:

I periodi di permanenza degli accolti presentano una differenziazione notevole. Accanto a bambini e ragazzi che sono in accoglienza da pochi giorni, ci sono altri che lo sono da anni. Tra i presenti al 31 dicembre 2010, la quota di quanti sono stati accolti negli ultimi tre mesi è 9,1% da 3 mesi a 12 mesi esatti è del 23,8%, da 12 mesi a 24 mesi esatti è del 19%, da 24 mesi a 48 mesi esatti è del 22%, mentre sono il 26% quanti sono accolti da oltre 48 mesi.186

In Italia, per evitare che si instauri un legame affettivo troppo forte tra la famiglia affidataria eterofamiliare oppure ai compagni e operatori delle case famiglia, i minori non potrebbe superare i due anni consecutivi nello stesso posto. Secondo Procaccini e Zimpo (2011)

Il lato negativo di quanto sopra descritto è che il bambino, già molto provato, non può legarsi in modo saldo non tanto ai nuovi compagni o agli adulti pur competenti e disponibili delle case famiglia, ma soprattutto non può stabilire un forte rapporto affettivo con la famiglia affidataria, che spesso, molto spesso - almeno in Italia - è costituita da persone motivate, attente e con uno spiccato senso di accoglienza familiare. 187

In realtà, come abbiamo visto, la legge non è applicata nella maggior parte dei casi, e il tempo di permanenza è più lungo. Al 31 dicembre 2012, «i bambini e adolescenti in affidamento familiare da oltre due anni costituiscono la maggioranza degli accolti risultando pari a poco meno del 60% del totale – erano il 62,2% nel 1999, il 57,5% nel 2007, il 56% nel 2008 e il 60% nel 2011.»188

186 Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2012, cit., pp. 6.

187 M. B. Procaccini; M. G. Zimpo, Guida pratica all’adozione, Adriano Salani Editore S.p.A., Milano 2011, pp. 25.

Un’altra singolarità è il numero di fratelli che si trovano nella medesima misura di tutela. «Il 63% dei bambini ha fratelli o sorelle, e ben il 53% dei bambini censiti ha uno o più fratelli, o sorelle anch’essi accolti: uno su quattro proviene da nuclei familiari in cui sono stati allontanati almeno 3 bambini. »189. In tal senso si verifica che le famiglie numerose hanno più necessità di aiuto dei servizi sociali.

Nell’indagine svolta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali190 si è verificato che non sempre questi bambini sono allocati nelle stesse strutture o famiglie affidatarie dei fratelli e sorelle. Inoltre, che il 40% mantiene il contatto almeno 1 volta alla settimana con loro, ma che il 18% perde quasi del tutto i rapporti con i fratelli; un numero molto significativo che merita una maggiore attenzione dei servizi di protezione ai minori. Sia nell’affido familiare, sia nell’inserimento del minorenne in una comunità familiare, è molto importante la partecipazione della famiglia di origine (o di chi ha avuto la responsabilità di cura del minore) in vista della riunificazione del gruppo familiare. Nella tavola sotto riportata possiamo analizzare i motivi per i quali i minorenni sono dimessi dalle comunità di accoglienza.

Tabella 4.4 - Ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari: minori dimessi per tipo di destinazione.

2009 2010 2011 2012

Famiglia di origine 4.671 5.710 4.927 3.517

Famiglia adottiva 551 446 401 408

Affidamento intrafamiliare 276 384 286 261

Affidamento eterofamiliare 720 715 488 420

Altre strutture residenziali 3.202 2.796 3.117 2.656

Resi autonomi 701 1.012 1.034 985

Rimpatriati 84 53 55 62

Provenienza o destinazione ignota 429 332 290 193

Allontanamento spontaneo/fuga 1.357 1.339 1.857 1.433

Altra provenienza o destinazione 681 1.242 982 577

Non indicato 0 0 0 0

Tutte le voci 12.663 14.029 13.436 10.513

Fonte: Istat – Ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari.

È importante mettere in evidenza il numero elevato di minorenni con destinazione ignota, e per allontanamento spontaneo/fuga, il 14,10% nel 2009 e il 15,46% del totale nel 2012. Non riuscire a rintracciare questi minori che lo Stato ha sotto tutela è un dato allarmante.

189 Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2010, cit., pp. 9. 190 Ibid.

Chi li protegge? In quali condizioni vivono? Ci sono diverse domande da porsi. Può essere uno spunto per l’approfondimento con una nuova ricerca.

Un altro dato interessante è il numero significativo di minori che sono ritornati a vivere nella famiglia di origine, anche se negli anni i dati hanno sofferto un leggero declino: il 36,88% nel 2009, il 40,7% nel 2010, il 36,67% nel 2011 e il 33,45% nel 2012, del totale dei dimessi.

Il numero di bambini che sono stati adottati o che sono ritornati a vivere con la famiglia adottiva ha avuto un declino. Nel 2009, sono stati il 4,3% del totale dei dimessi, nel 2012 sono stati il 3,88%.

Un bambino è adottabile quando viene accertata dal Tribunale per i minorenni la sua situazione di privazione di assistenza morale e materiale da parte dei genitori e dei parenti tenuti a provvedervi, purché la mancanza di assistenza non sia dovuta a causa di forza maggiore e sia di carattere transitorio.191

Nei procedimenti di tutela e protezione dei minori intervengono diversi soggetti e attori sociali e l’adozione è l’ultima possibilità per questi minori italiani o stranieri (che vivono in territorio nazionale) per far valere il loro diritto di vivere in una famiglia.

4.2 - Il caso francese

Nell’ambito delle misure di protezione dei minori ci sono un insieme di istituzioni e di provvedimenti che hanno lo scopo di prevenire e di prendere in carico le famiglie in situazioni di disagio. L’attuale normativa sulla protezione dei minori in Francia è la legge n° 2007-293 del 5 marzo 2007192 che ha riformato le precedenti legislazioni sulla protezione dell’infanzia e ha inserito nel codice de l’action sociales et des familles (CAFS) la definizione della protezione e il carattere primordiale della prevenzione.

Prevenir les difficultés auxquelles les parents peuvent être confrontés dans l’exercice de leurs responsabilités éducatives, d’accompagner les familles et de assurer, le cas échéant, selon des modalités adaptées à leur besoin, une prise en charge partielle ou totale des mineurs. Elle

191 S. RICCI,; C. SPATARO, Una famiglia anche per me – dimensioni e percorsi educativi nelle

comunità familiari per minori. Trento, Edizioni Erickson 2006, pp. 28.

comporte à cet effet un ensemble d’interventions en faveur de ceux-ici et de leurs parents.193

Di conseguenza, le amministrazioni istituzionali hanno il compito di accompagnare le famiglie garantendo un insieme di interventi e cercando di prevenire le difficoltà che i genitori possono trovare nell’esercizio della loro responsabilità educativa. Se necessario, in accordo con le necessità della famiglia, i servizi di Aide sociale à l’enfance ASE dei Département194 possono prendere in carico le famiglie a breve o a lungo termine.

Nella normativa del 5 marzo 2007, il minore è stato messo al centro del dispositivo di protezione. Il suo interesse deve guidare ogni decisione che lo riguarda. La legge predispone la costruzione di un progetto per ogni bambino che deve prendere in considerazione il suo bisogno fisico, intellettuale, sociale ed emotivo e di rispettare i suoi diritti.

Art. L. 112-4. – L’intérêt de l’enfant, la prise en compte de ses besoins fondamentaux, physiques, intellectuels, sociaux et affectifs ainsi que le respect de ses droits doivent guider toutes décisions le concernant.195

Ci sono diversi servizi messi a disposizione per la tutela dei bambini, dipendendo dal tipo di necessità della famiglia e del disagio dei minori. Ci concentreremo sulle misure di allontanamento e sui servizi di accoglienza dei bambini in difficoltà.

Servizi d’accoglienza

L’ accueil familial, cioè l’affido familiare è un servizio gestito direttamente dai Dipartimenti. Questa modalità d’accoglienza è implementata da un operatore sociale (l’assistant familial) e dalla sua famiglia, che accoglie da uno fino a tre bambini nella propria casa. Differentemente dagli altri Paesi studiati, in Francia l’assistant familial è un operatore remunerato, con la professione regolamentata dal 1977.

L’assistant familial est un professionnel, employé par le Conseil général ou par une association de placement familial. Son métier consiste à accueillir à son domicile et dans sa famille des mineurs ou

193 L. 112-3 du codice de l’action sociales et des familles CFAS.

194 La Francia si divide in 101 Département (in questo lavoro possiamo scrivere anche in italiano Dipartimenti): 96 metropolitani e 5 d'oltremare, (DOM, Départements d’Outre-Mer). Nella divisione amministrativa decentralizzata, ogni Dipartimento è responsabile per la politica di protezione della famiglia, normalmente è il settore di services de l’Aide sociale à l’enfance (ASE) a sostenere le famiglie in difficoltà.

des jeunes majeurs de 18 à 21 ans, et ce de façon permanent et réglementé.

Il s’agit bien d’une profession: les conditions d’exercice en sont précisées par la loi (cf. fiche n. 25), et les relations entre l’assistant familial et son employeur sont inscrites dans un contrat de travail en bonne et due forme, qui prévoit le montant du salaire, les congés, les arrêts maladie, etc.196

Dal 2005, questa professione è subordinata all'ottenimento di una licenza (l’agrément)197, di una formazione specifica (240 ore) e di un esame per il conseguimento di un diploma d’Stato. L’assistant familial ha un ruolo molto peculiare e complesso perché la sua professione è svolta nell’ambito della vita privata, insieme alla sua famiglia. In questo modo, la sfera privata e quella professionale ha dei confini tenui, come osserva Claire Turbiaux198 «l’accueil familial permet de percevoir combien la frontière entre sphère professionnelle et sphère privée est subtile.»

Milova ci invita a porci delle domande sulle implicazioni della professionalizzazione nell’ambito di un lavoro relazionale. Inoltre, è considerevole il ruolo di ognuno nella configurazione familiare atipica della famiglia affidataria che vive tra logiche istituzionale da una parte e affettive dall’altra:

l’accueil familial renvoie à des questionnements plus larges sur le statut de la famille et des liens familiaux, les implications de la

196 Grégory Derville, Guillemette Rabin-Costy. Maxi fiches - La protection de l’enfance, 3e éd., Dunod, Paris 2014. pp. 134.

197Per l’ottenimento della licenza dal Dipartimento il candidato deve superare uno studio sociale e psicologico. A questo intento, riceve delle visite domiciliare dall’infermiera pediatrica e dall’assistente sociale, e partecipa a un colloquio con uno psicologo. L’obbiettivo è controllare se il candidato è disposto a impegnarsi a lungo termine, se padroneggia il francese parlato, se l’alloggiamento è abbastanza grande. Sono anche interessati allo stile di vita, alla capacità di dialogo, alla disponibilità, se il candidato dimostra completa discrezione su quanto possa accadere al bambino accolto, ecc. La rimunerazione è variabile dipendendo dal tipo di accoglienza. Nell’anno 2014 il salario mensile era di circa 1.153,2 € per un bambino, 1.825,9 € per due e

2.498,60 € per tre bambini accolti. Oltre il contributo fisso mensile e altre agevolazioni sono destinate ai bambini come: soldi per vestiario, per i regali di Natale, per l’intrattenimento, ecc., il valore dipende dal Dipartimento di residenza e dal caso. Questa opzione del salario distingue la Francia da altri Paesi occidentali, dove le famiglie ospitanti sono prevalentemente volontari. In Italia, per esempio, le famiglie affidatarie ricevano un contributo fisso mensile svincolato dal reddito. L’importo del contributo è determinato dall’entità dell’impegno richiesto alla famiglia affidataria e dalle decisioni delle singole Amministrazioni. Oltre a questo, ci sono numerosi altre agevolazioni che dipenderanno del caso e delle Amministrazioni, come rimborsi spese, ecc. Ciononostante, è importante enfatizzare che non si tratta di un contratto di lavoro, come succede in Francia.

198 Claire Turbiaux. Accueil familial et professionnalisation. In: Revue Empan - Accueil familial et enfance, n° 80, Toulouse 2010/4, pp. 29.

professionnalisation dans les métiers relationnels, les rôles et les fonctions de chacun dans une configuration familiale atypique… la famille d’accueil se situe en effet au croisement de l’espace public et de l’espace privé, au centre de contradictions entre logiques institutionnelles et politiques d’un cote, liens familiaux et affectifs de l’autre.199

Infatti, l’assistant familial lavora 24 ore su 24 nella cura di uno o più bambini che sono stati separati dalla propria famiglia d’origine, con tutti i problemi sentimentali e relazionali che questo comporta. Séverine Euillet riflette sulla specificità di questo lavoro:

la spécificité du métier (accueillir chez soi 24 heures sur 24 un enfant en souffrance séparé de ses parents) qui fait particulièrement appel à des émotions et sentiments relatifs à la sphère de l’expérience et de l’histoire personnelle ; et l’absence ou la faiblesse de l’identité professionnelle.200

Euillet, afferma che a causa di questa specificità, è fondamentale che il processo di professionalizzazione sia inseparabile dalla costruzione di una identità professionale dell’assistente familiare, che potrebbe essere rafforzata dal contesto normativo. Soprattutto in situazioni di affido altamente conflittuali, violenti, aggressivi.

Importante mettere in evidenza che l'atmosfera familiare e le condizioni in cui essa è organizzata, sono questioni assolutamente notevole per la protezione dei bambini. L'indagine sui beneficiari dell'aide sociale à l’enfance (ASE) realizzata nel 2012 e nel 2013 dalla Direction de la recherche, des études, de l’évaluation et des statistiques (DREES)201 rivela che al 31 dicembre 2012, vivevano in affidamento familiare a seguito di una misura di tutela dei minori il circa 69.700 bambini, che rappresenta più della metà dei bambini affidati. In comunità (établissement d’ accueil) c’erano 53.200 bambini, il 37%. I bambini con meno di 11 anni che vivevano in una famiglia affidataria

199 Hélène J.-L. Milova. Le famille d’accueil et l’enfant: recherches sur les dimensions culturelles,

institutionnelles et relationnelles du placement familial. Savoir et formation - serie protection de

l’enfance. l’Harmattan, Paris 2010. pp. 7.

200 Séverine Euillet. La professionnalisation des assistants familiaux: un processus aux enjeux relationnels multiples. In: Revue Empan - Accueil familial et enfance, n. 80, Toulouse 2010. pp. 79.

201 I dati sono relativi ai 70 Dipartimenti nel 2012 e 72 Dipartimenti nel 2013 che hanno risposto il questionario, rappresentano il 76% e il 82 %, rispettivamente, dei bambini della Francia Metropolitana.

rappresentavano circa 67% e il 29% viveva negli istituti. I ragazzi maggiori di 11 anni che vivevano in comunità, erano il 46%.

Ci sono altri tipi di alloggi per il 9% dei giovani adolescenti affidati. Gli adolescenti autonomi hanno un appartamento indipendente, con visite regolari di educatori (corrispondono al 76% dei ragazzi con 18 anni e più). Per il 29% dei ragazzi tra gli 11- 15 anni e per il 43% dei ragazzi oltre il 16 anni ci sono i collegi (internats scolaires), o questi vivono nei villages d’enfants.