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I percorsi dell’adozione in Europa (Italia, Francia e Spagna)

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Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Scienze della Formazione Scuola Dottorale in Pedagogia e Servizio Sociale

Sezione Servizio Sociale

I percorsi dell’adozione in Europa

(Italia, Francia e Spagna)

Dottoranda:

Gisele Caroline Ribeiro Anselmo

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Scuola Dottorale in Pedagogia e Servizio Sociale Sezione Servizio Sociale

CICLO XXVIII

I percorsi dell’adozione in Europa

(Italia, Francia e Spagna)

Tesi di dottorato di ricerca presentata al Collegio dei Docenti del Dipartimento di Scienze della Formazione, Scuola Dottorale in Pedagogia e Servizio Sociale, Sezione di Servizio Sociale dell’Università degli Studi di Roma Tre, come esame finale per il conseguimento del titolo di Dottore di Ricerca.

Dottoranda:

Gisele Caroline Ribeiro Anselmo Tutor:

Prof.ssa Anna Maria D’Ottavi Prof. Claudio Tognonato Coordinatore

Prof.ssa Giuditta Alessandrini

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A mio marito, amico e compagno Enrico, A Pablo che mi insegna ogni giorno ad essere mamma

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INDICE

Introduzione ... 19 Capitolo 1. L’adozione internazionale ... 23 1.1 - Alcuni cenni storici sull’adozione ... 23 1.2 - L’adozione nella contemporaneità ... 34 Capitolo 2. L’adozione e l’abbandono: due concetti interconnessi ... 49 2.1 - L’adozione e il Kafala ... 49 2.2 - L’adozione nazionale e l’adozione internazionale ... 51 2.3 - Quale tipo di adozione? ... 54 2.4 - L’abbandono: la ferita primaria ... 59 2.5 - I bambini adottabili oggi nel mondo ... 63 Capitolo 3. La famiglia adottiva europea ... 68 3.1 - La famiglia occidentale europea ... 68 3.2 - La famiglia adottiva: dall’infertilità all’adozione ... 73 3.3 - La famiglia adottiva: uguale o diversa dalle altre? ... 80 Capitolo 4. Il sistema di protezione e tutela dei minori di età in Europa ... 85 4.1 - Il caso italiano ... 86 4.2 - Il caso francese ... 96 4.3 - Il caso spagnolo ... 107 Capitolo 5. L’adozione in Italia ... 118 5.1 - I requisiti per l’adozione ... 119 5.2 - Le motivazioni delle coppie italiane all’adozione ... 122 5.3 - L’adozione nazionale ... 124 5.4 - L’adozione internazionale ... 133 Capitolo 6. L’adozione in Francia ... 140 6.1 - Chi può adottare in Francia ... 140 6.2 - L’adozione simple e l’adozione plénière ... 142 6.3 - L’adozione nazionale ... 145 6.4 - L’adozione internazionale ... 149

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Capitolo 7. L’adozione in Spagna ... 155 7.1 - L’adozione nazionale ... 156 7.2 - L’adozione internazionale ... 159 7.3 - I dati statistici dell’adozione internazionale ... 167 Capitolo 8. Procedimenti metodologici della ricerca ... 171 8.1 - La scelta dell’oggetto della ricerca ... 171 8.2 - Dal progetto di ricerca al lavoro sul campo ... 172 8.3 - Le interviste e i questionari di ricerca ... 176 8.4 - I documenti istituzionali ... 181 Capitolo 9. Gli intermediari per l’adozione internazionale e i testimoni privilegiati che hanno partecipato alla ricerca ... 185 9.1 - Italia: gli Enti Autorizzati ... 185 9.1.1 - L’Associazione Famiglie Adottive Pro ICYC: ... 186 9.1.2 - L’Associazione di Volontariato Ernesto Onlus: ... 188 9.1.3 - N. A. A. A. (Network Aiuto Assistenza Accoglienza – Onlus): ... 189 9.1.4 - Fondazione Raphael Onlus: ... 192 9.1.5 - Centro Italiano Aiuti all’Infanzia (CIAI): ... 194 9.1.6 - Associazione «Arcobaleno Onlus»: ... 197 9.1.7 - Agenzia Regionale per le Adozioni Internazionali (ARAI – Regione Piemonte): ... 198 9.2 - Francia: gli Organisme Autorisé pour l’adoption (O.A.A) e i Département (Servizio Adozione): ... 201 9.2.1 - Médecins du Monde (MdM): ... 203 9.2.2 - La Famille Adoptive Française (F.A.F.): ... 204 9.2.3 - Les Enfants de Reine de Misericorde (E.R.M.): ... 206 9.2.4 - Enfance Avenir: ... 207 9.2.5 - I Département : ... 207 9.3 - Spagna: gli Organismos Acreditados para la Adopción Internacional (O.A.A.) e l’Instituto Madrileno della Familia y del Menor (IMFM) ... 218 9.3.1 - Instituto Madrileño de la Familia y el menor (IMFM) ... 219 9.3.2 - Akuna Internacional ... 221 9.3.3 - Cielo 133 ... 223 9.3.4 - Asociación Créixer Junts ... 224

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9.3.5 - Asociación para el Cuidado de la Infancia (ACI) ... 226

9.3.6 - Asociacion Adopcion Internacional Solidaridad en la Tierra (A.I.S.T.) ... 227

9.3.7 - Instituto Universitario de la Familia ... 228

Capitolo 10. I percorsi dell’adozione in Europa (Italia, Francia e Spagna) ... 230

10.1 - L’adozione internazionale nei tre principali Paesi Europei ... 231 10.2 - I bambini adottabili ... 237 10.3 - Disponibilità all’adozione ... 242 10.4 - Perché le famiglie prendono la decisione di adottare? ... 249 10.5 - L’accesso alla politica di adozione ... 254 10.6 - Il procedimento per l’ottenimento della dichiarazione di idoneità ... 256 10.7 - La scelta del percorso di intermediazione all’adozione internazionale ... 267 10.8 - Quali sono le motivazioni per la scelta del Paese d'origine dei figli? ... 284 10.9 - Dalla preparazione degli aspiranti genitori all’incontro con il figlio ... 292 10.10 - Il post-adozione ... 303 Considerazioni Finali ... 317 Ringraziamenti ... 324 Bibliografia ... 327 APPENDICI ... 333 Allegato 1: Dichiarazioni Universale dei Diritti del Fanciullo – New York – ONU – 1959. ... 334 Allegato 2: Principes énoncés à Leysin les 22 et 23 mai 1960 ... 336 Allegato 3: La Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia del 1989 ... 337 Allegato 4: Convenzione sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale fatta a l'Aja il 29 maggio 1993 ... 347 Allegato 5: Paesi di origini secondo il Paese di accoglienza (Italia, Francia e Spagna), se fa parte della Convenzione dell’Aja, se accetta coppie sposate, sposate con figli e single. ... 354 Allegato 6: Guía de entrevista ECAI (España) ... 356 Allegato 7: Collecte de données (France) ... 357 Allegato 8: Traccia interviste (Enti Autorizzati in Italia) ... 358 Allegato 9: Questionnaire pour les Départements française ... 359 Allegato 10 : L’intervista dell’Ente Autorizzato Arcobaleno Onlus ... 360 Allegato 11: L’intervista dell’Ente Autorizzato Centro Italiano Aiuti all’Infanzia (CIAI) ... 373

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INDICE FIGURE

Figura 5.1 - Percorso delle coppie nell’adozione nazionale e internazionale. ... 120 Figura 6.1 - La procedura d’adozione ... 141 Figura 7.1 - Il processo di adozione internazionale in Madrid. ... 160

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INDICE GRAFICI

Grafico 4.1 - Bambini e ragazzi di 0 - 17 anni fuori dalla famiglia di origine al 31 dicembre 2010 secondo la classe di età all’inizio dell’accoglienza e secondo l’inserimento in affido

familiare o al collocamento in comunità residenziale. ... 93

Grafico 4.2 - Bambini e adolescenti fuori famiglia di origine: distribuzione secondo affidamento e servizi residenziali secondo le classi di età, con riferimento all’anno 2012. ... 93

Grafico 4.3 - Tipologia d’accoglienza - 2013 ... 100

Grafico 4.4 - Minori accolti dall’ASE per classe d’età e tipo d’accoglienza in percentuali - 2013. ... 101

Grafico 4.5 - I minori accolti per tipologia di struttura d’accoglienza e classi d’età in percentuali - 2008. ... 106

Grafico 4.6 - Notificazioni di maltrattamento per gravità e classe d’età ... 111

Grafico 4.7 – Notifiche per ambito di provenienza (2013) ... 112

Grafico 4.8 - Tipologia di guarda (2012 - 2013) ... 113

Grafico 4.9 - Tipologia di accoglienza (residenziale o familiare) nel 2013. ... 114

Grafico 4.10 - Misure di protezione rispetto alla classe d'età dei minori ... 115

Grafico 4.11 - Tipo di misura in base al sesso del minore ... 115

Grafico 4.12 - Tipo di misura in base alla nazionalità ... 116

Grafico 4.13 - Tipo di misura ai MSNA (2013) ... 116

Grafico 4.14 - Accoglienza familiare: minori dimessi per tipo di destinazione ... 117

Grafico 4.15 - Accoglienza residenziale: minori dimessi per tipo di destinazione ... 117

Grafico 5.1 - Disponibilità delle coppie all’adozione nazionale e internazionale (2000 - 2013). ... 126

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Grafico 5.2 - Adozione nazionale, Adozione nazionale (Art. 44) e Affidamento preadottivo.

... 130

Grafico 5.3 - Le coppie che hanno richiesto l’autorizzazione all’ingresso in Italia di minori stranieri (2001-2013). ... 134

Grafico 5.4 - Numero dei minori immigrati a scopo adottivo in Italia (2001-2013). ... 134

Grafico 5.5 - Graduatoria dei Paesi di provenienza dei minori stranieri adottati – 2013. .... 136

Grafico 6.1 - Adozione intra-familiare nella modalità simple, per persona che adotta - anno 2007. ... 144

Grafico 6.2 - L’evoluzione del numero de pupilles de l’État in Francia, 1993 - 2013. ... 146

Grafico 6.3 - Minori adottati in Francia per percorso d’adozione - anno 2014. ... 151

Grafico 6.4 - I dieci principali Paesi di provenienza dei minori adottati, per sesso - anno 2014. ... 152

Grafico 6.5 - Le principali area geografica dei minori adottati in Francia - anno 2013 e 2014. ... 153

Grafico 6.6 - Età dei minori all’ingresso in Francia - 2014. ... 153

Grafico 7.1 - Totale di studi psico-sociali emessi per l’adozione nazionale nel 2013. ... 158

Grafico 7.2 - Minori adottati per classe d’età – 2013. ... 158

Grafico 7.3 - Disponibilità all’adozione nazionale e internazionale (2003-2013). ... 162

Grafico 7.4 - Totale di studi psico-sociali emessi per l’adozione internazionale nel 2013. . 164

Grafico 7.5 - Decreto d’idoneità inviati ai Paesi di provenienza dei minori – 2003 a 2013. 164 Grafico 7.6 - Certificati d’idoneità inviati per continenti d’origine dei bambini. ... 165

Grafico 7.7 - L’adozione nazionale e internazionale in Spagna - 1997-2013. ... 167

Grafico 7.8 - I sei principali Paesi di provenienza dei minori adottati in Spagna – 2010 a 2014. ... 168

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Grafico 7.9 - Numero di adozioni per continenti di provenienza dei minori - 2010 a 2014. 168 Grafico 7.10 - Distribuzione dell’adozioni per continenti - 2013. ... 169 Grafico 7.11 - Per classe d’età e per continenti di provenienza – 2013. ... 169 Grafico 9.1 - Numero di adozioni a Sarthe. ... 215 Grafico 10.1 - Flusso migratorio di bambini per motivo d’adozione internazionale nei tre principali Paesi d’accoglienza in Europa (2003 - 2013) ... 232 Grafico 10.2 - Paesi di provenienza e numero di bambini adottati (2013) ... 233 Grafico 10.3 - Paesi di provenienza e numero di bambini adottati in Francia e Spagna (2014)

... 233 Grafico 10.4 - Numero di organismi autorizzati all'adozione pubblici e privati (Italia, Spagna, Francia) ... 268

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INDICE TABELLE

Tabella 4.1 - Ospiti dei presìdi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari: minori per

genere e classi di età ... 90

Tabella 4.2 - Ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari : minori ospiti per motivo di ingresso ... 91

Tabella 4.3 - Ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari: per provenienza dei minori ... 91

Tabella 4.4 - Ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari: minori dimessi per tipo di destinazione. ... 95

Tabella 4.5 - Minori accolti sotto la tutela dell’ASE, per famiglia d’affido e istituzionalizzati - 2009 - 2013. ... 100

Tabella 4.6 - Gli istituti d’accoglienza – dati dal 2008. ... 102

Tabella 4.7 - Tipo di gestione delle Maisons d’enfants à caractère social nel 2008. ... 103

Tabella 4.8 - Tipo di gestione delle Foyers de l’enfance nel 2008. ... 103

Tabella 4.9 - Tipo di gestione delle Pouponnières à caractère social: nel 2008. ... 104

Tabella 4.10 - Tipo di gestione delle Villages d’enfants nel 2008. ... 105

Tabella 4.11 - Tipo di gestione delle Lieux de vie et d’accueil nel 2008. ... 105

Tabella 4.12 - Tipologia di maltrattamento per sesso del minore e per la gravità (2013) ... 111

Tabella 4.13 - Evoluzione del numero di tutela e di guarda (2008 - 2013) ... 113

Tabella 4.14 - evoluzione del numero di ingresso per tipo di misura di protezione (2008 - 2013) ... 113

Tabella 5.1 - Coppie senza figli propri che hanno presentato domanda di adozione per motivi della mancanza di figli (a) – anno 2003. ... 123

(14)

Tabella 5.2 - Coppie adottive suddivise per motivazione all’adozione. Anno 2010 - 2013. . 123

Tabella 5.3 - Procedimenti e provvedimenti accolti sull'adottabilità del minore presso i Tribunali per i minorenni (2007 - 2013). ... 128

Tabella 5.4 - Le differenze sostanziali fra adozione e affidamento. ... 132

Tabella 5.5 - Minori immigrati a scopo adottivo in Italia per classe di età e anno di ingresso dal 11/2000 – 12/2013. ... 136

Tabella 5.6 - I dieci principali Paesi di provenienza, sesso e l’età media dei minori all’ingresso in Italia - 2013. ... 137

Tabella 5.7 - Bambini adottati per classe di età e per sesso. Totale dal 11/2000 a 12/2013. . 138

Tabella 5.8 - Paesi di origine ratificanti e non ratificanti la Convenzione dell’Aja. ... 139

Tabella 6.1 - Sintesi delle adozioni in modalità simple o plénière, per tipo d’adozione e luogo della procedura - anno 2007. ... 143

Tabella 6.2 - L’adozioni simple e plénière - anno 2007 ... 144

Tabella 6.3 - L’evoluzione dell’età delle pupilles in accordo con le condizioni d’ammissione al 31/12. ... 147

Tabella 6.4 - Proporzione di minori in affidamento preadottivo secondo la modalità d’ammissione nell’anno del 2013. ... 148

Tabella 6.5 - Minori adottati in Francia con bisogni specifici* - anno 2014. ... 154

Tabella 6.6 - le adozioni intra-familiare, per tipo di adozione - anno 2014. ... 154

Tabella 8.1 – Tipo di racconta dati per tipo di Enti Autorizzato ... 179

Tabella 8.2 – Raccolta dei dati: numero di interviste e questionari ... 180

Tabella 9.1 - Fasi dell'adozione - Mandati al 30.06.2015 ... 187

Tabella 9.2 - Adozioni completate, in corso o con abbinamento. ... 187

(15)

Tabella 9.4 - Totale adozioni per Paese di provenienza dei bambini ... 191

Tabella 9.5 - Numero di adozioni nel 2015 ... 191

Tabella 9.6 - Totale adozioni - 2005 al 2014. ... 193

Tabella 9.7 - Totale adozioni – anno 2015 ... 197

Tabella 9.8 - Totale adozioni dal 2006 al 09/09/2015 ... 198

Tabella 9.9 - Totale adozioni 2015. ... 200

Tabella 9.10 - Adozioni MDM 2011 – 2014. ... 204

Tabella 9.11 - Numero di agrément - Dép. Seine-Saint-Denis ... 210

Tabella 9.12 - Numero di candidati abilitati - Dép. Seine-Saint-Denis ... 210

Tabella 9.13 - Numero di adozioni - Dép. Seine-Saint-Denis ... 210

Tabella 9.14 - Richieste d’agrément per anno 2009 – 2014. ... 211

Tabella 9.15 - Numero di adozioni per anno 2009 - 2014. ... 211

Tabella 9.16 - Dossier di candidatura al 31 dicembre 2014 ... 215

Tabella 9.17 - I Paesi di origine dei bambini adottati in Sarthe – 2010-2014 ... 216

Tabella 10.1 - Adozioni internazionali nel mondo (2001-2013) ... 231

Tabella 10.2 - Variazione Paesi di accoglienza (2009 - 2013) ... 231

Tabella 10.3 - Domande di adozione nazionale e internazionale (2007 - 2013) ... 242

Tabella 10.4 - Numero di agrément per nuove domande, rilascio e validità (2005 - 2014) . 243 Tabella 10.5 - Domande di disponibilità all'adozione nazionale e internazionale (2007 - 2013) ... 244

Tabella 10.6 – L’accesso all’adozione (Italia, Francia e Spagna) ... 254

Tabella 10.7 - Quadro sintesi delle procedure per l'ottenimento dell'idoneità all’adozione internazionale (Spagna, Italia e Francia) ... 266

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INDICE MAPPE

Mappa 9.1 - Paesi dall’Associazione Famiglie Adottive Pro ICYC ... 187

Mappa 9.2 - Paesi dell’Associazione di Volontariato Ernesto Onlus. ... 189

Mappa 9.3 - Paesi NAAA ... 190

Mappa 9.4 - Totale bambini adottati ... 191

Mappa 9.5 - Paesi Fondazione Raphael Onlus ... 193

Mappa 9.6 - Paesi CIAI ... 196

Mappa 9.7 - Paesi Arcobaleno Onlus ... 198

Mappa 9.8 - Paesi ARAI-Piemonte ... 200

Mappa 9.9 - Le OAA e la AFA nel mondo ... 202

Mappa 9.10 - Médicins du Monde ... 203

Mappa 9.11 - La Famille Adoptive Française ... 205

Mappa 9.12 - Les Enfants de Reine de Miséricorde (E.R.M.) ... 206

Mappa 9.13 - Enfance Avenir ... 207

Mappa 9.14 - Départements francesi ... 208

Mappa 9.15 - Instituto Madrileño de la Familia y el Menor ... 221

Mappa 9.16 - Akuna Internacional ... 222

Mappa 9.17 - Cielo 133 ... 223

Mappa 9.18 - Asociación Créixer Junts ... 225

Mappa 9.19 - Asociación para el Cuidado de la Infancia (ACI) ... 227

Mappa 9.20 - Asociacion Adopcion Internacional Solidaridad en le Tierra (A.I.S.T.) ... 228

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ELENCO DELLE PRINCIPALI ABBREVIAZIONI

A.I. - Adoption Individuelle

AFA - Agence Française de l’adoption

ARAI-Regione Piemonte - Agenzia Regionale per le Adozioni Internazionali della Regione Piemonte

ASE - Aide sociale à l’enfance ASL - Aziende Sanitarie Locali BDA - Banca Dati Adozioni BDN - Banca Dati Nazionale

CAFS - codice de l’action sociales et des familles CAI - Commissione per la adozione internazionale

ChildONEurop – European Network of National Observatories on Childhood CNCA - Coordinamento nazionale comunità accoglienza

COS - Charity Organization Societies

DREES - Direction de la recherche, des études, de l’évaluation et des statistiques ECAI - Entidades Colaboradoras de Adopción Internacional

Gruppo CRC - Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza

ICBF - Instituto Colombiano de Bienestar Familiar IMFM – l’Instituto Madrileño de la Familia y el Menor ISTAT - Istituto Nazionale di Statistica

LVA - Lieux de vie et d’accueil

M.S.S.S.I. - Ministerio de Sanidad, Servicios Sociales e Igualdad (Spagna)

MAI – Mission de l’Adoption Internationale (Missione dell’adozione internazionale - Francia)

MECS - maisons d’enfants à caractère social OAA - Organisme Autorisé pour l’adoption

OAA - Organismos Acreditados para la Adopción Internacional (ex-ECAI) OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità

ONED – Observatoire National de l’Enfance en Danger ONU - Organizzazione delle Nazioni Unite

PMA - Procreazione medicalmente assistita SSI - Service Social International

TIPAI - Turno de Intervención profesional para la Adopción Internacional TM - Tribunali per i Minorenni

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Introduzione

L’adozione internazionale richiede ai «partecipanti» un lungo percorso da compiere, da un lato ci sono gli aspiranti genitori adottivi che, passo dopo passo, devono conoscere tutte le strade possibili di questo lungo viaggio. Dalla fase amministrativo-burocratica pre-adottiva, al viaggio nel Paese di origine del figlio, fino al momento di vedere prendere forma la famiglia. Dall’altra parte i figli che, oltre a effettuare il viaggio fisico dal Paese di origine verso quello di accoglienza, devono percorrere il cammino dell’integrazione nella famiglia e nella società di accoglienza.

L'oggetto della tesi è lo studio comparativo delle politiche per l’adozione nei tre principali Paesi di accoglienza Europei: l’Italia, la Spagna e la Francia1. Si propone di presentare e analizzare il percorso eseguito dalle famiglie adottive europee dalla preparazione dei futuri genitori all’abbinamento con i minorenni, senza tralasciare le politiche di sostegno nel post-adozione.

La pratica dell’adozione è sempre stata presente in tutte le società e culture come una risposta al desiderio di una coppia sterile ad avere un figlio. Dopo la Seconda Guerra Mondiale (1939 - 1945) avviene un profondo cambiamento di questa pratica, si inizia a concepire l’adozione come un diritto dei bambini senza famiglia. Furono le esperienze di adozioni internazionali e interrazziali che si sono verificati alla fine del conflitto bellico a rompere con il modello tradizionale di adozione. Migrarono bambini2 provenienti dal Giappone, dall’Italia, dalla Germania verso le famiglie nord americane, svedesi e australiani.

Contemporaneamente s’inizia a ripensare a livello mondiale il ruolo dei bambini all’interno della famiglia. Da quel momento, si osserva che il bambino inizia ad essere il

1 Sono i principali Paesi Europei d’accoglienza dei bambini che immigrano a seguito dell’adozione internazionale. Gli Stati Uniti, sono i principali Paese di accoglienza come numero di adozioni a livello mondiale.

2 Dopo alla fine della Guerra della Corea (1950 - 1953) anche i bambini coreani furono adottati da famiglie nord americane, svedese e australiane.

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«centro» dell’adozione e non più la coppia. Le adozioni non sono state più concepite come un figlio per una coppia sterile, ma una famiglia per un bambino che ha dei bisogni e necessità speciali. Un altro cambiamento è che non tutti erano bambini neonati ma ormai grandi e di etnie diverse. In questo modo, si impediva il «segreto» che ha sempre caratterizzato le adozioni tradizionali.

L’adozione internazionale si è sviluppata ed è diventata una realtà in Europa, principalmente dagli anni ’60. Attraverso «mediatori» (avvocati, religiosi missionari, ecc.) le famiglie europee riuscivano ad avere contatto con le famiglie o istituti che mettevano a disposizione i bambini nei paesi del Sud o dell’Est del mondo. Con la crescita della «richiesta» di bambini è aumentata anche la tratta e la vendita di questi ultimi in tutto il mondo.

Cercando di trovare una soluzione giuridica al «mercato» che si era creato a livello internazionale è stata emanata la Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, firmata all’Aja nel 19933. Da questo momento, i

Paesi di origine e di accoglienza dei bambini che hanno ratificato la convenzione, devono seguire delle precise procedure e riconoscere le adozioni realizzate nei Paesi firmatari. Ogni paese, deve avere un’Autorità Centrale e degli Enti Autorizzati4 i quali seguiranno

l’iter dell’adozione internazionale.

Il fenomeno dell’adozione è stato cambiato profondamente negli ultimi anni. Il flusso migratorio di bambini adottati provenienti dai Paesi periferici (dell’Est Europeo, dal Sudamerica, dall’Africa e dall’Asia) in direzione dei Paesi Europei ha visto un importante

3 Abbiamo una copia della Convenzione negli Appendici.

4 «Enti Autorizzati» è la nomenclatura italiana per denominare le associazioni senza scopo di lucro abilitate dalla Autorità Centrale negli stati in cui operano. Fanno da tramite ufficiale nell’adozione internazionale, tra i Paesi di origine e i Paesi d’accoglienza dei bambini. Nei Paesi di accoglienza, si occupano di affiancare le coppie in possesso del decreto di idoneità nella realizzazione del progetto di adozione di un bambino in un paese straniero. Nei Paesi di origine, molti svolgono anche dei programmi o attività di cooperazione per la tutela dei bambini e delle loro famiglie. In Spagna, la nomenclatura attuale è Organismos Acreditados para la Adopción Internacional (O.A.A), ex-Entidades Colaboradoras en la Adopción Internacional – ECAIs e in Francia, sono denominate Organismes autorisés pour l’adoption (OAA) esiste anche l’organismo pubblico l’Agence Française de l’Adoption (A.F.A.). Nella Convenzione dell’Aja sono denominati organismi abilitati. In questa Tesi, saranno utilizzate le differenti nomenclature.

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declino. I motivi sono molteplici, riconducibili principalmente alla diminuzione dei bambini adottabili nel mondo.

Gli organismi abilitati per l’intermediazione all’adozione internazionale [Enti Autorizzati (Italia), Organismes autorisés pour l’adoption (O.A.A.) – (Francia), Organismo Acreditado para la Adopción Internacional (O.A.A) – (Spagna)], e gli organismi amministrativi per l’adozione [Dipartimenti (Francia) e l’Instituto Madrileño de la Familia y el Menor (IMFM) - (Spagna)] sono stati nostro oggetto di studio privilegiato. Sono delle organizzazioni che conoscono molto bene le condizioni socio-politiche e culturali sia dei Paesi di origine sia dei Paesi di accoglienza. Seguono le famiglie adottive dal momento preadottivo a quello del post-adozione. Per questo sono state scelte come istituzioni-chiave per la nostra ricerca.

L'obiettivo della ricerca è stato perseguito mediante un approccio metodologico di tipo deduttivo-induttivo. Nella fase deduttiva ci si è concentrati sull'analisi critica della letteratura, nazionale ed internazionale, sul sistema di protezione e tutela dei minori, specialmente sull’adozione nei tre Paesi studiati. Nella fase induttiva, si è sviluppata la ricerca di campo. Attraverso delle interviste semi-strutturate ci siamo rivolti agli operatori degli Enti Autorizzati (privati e pubblici), agli organismi amministrativi per l’adozione (Dipartimenti e IMFM) ed agli «osservatori privilegiati» per approfondire il fenomeno oggetto d'indagine, nei tre paesi studiati.

Il lavoro si presenta così suddiviso:

Nel primo capitolo abbiamo realizzato un breve excursus storico sul fenomeno dell’adozione per capire meglio come è cambiata la visione culturale, sociale e normativa fino alla contemporaneità. Nel secondo capitolo si presenta il concetto dell’adozione e dell’abbandono, cercando di evidenziare i punti che collegano queste due categorie teoriche, fino a presentare quali sono i bambini adottabili oggi nel mondo. Nel terzo capitolo, viene riportato il concetto di famiglia e di famiglia adottiva (il percorso da compiere fino ad arrivare all’adozione).

Nel quarto capitolo si presenta una panoramica sul sistema di protezione e tutela dei minori nei Paesi d’accoglienza studiati. Nel quinto capitolo, viene riportata in dettaglio l’implementazione della politica di adozione internazionale in Italia. Nel sesto capitolo, si parla sull’adozione in Francia e nel settimo capitolo, sull’adozione in Spagna.

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Nell’ottavo capitolo, si presentano i procedimenti metodologici del lavoro, inizialmente, sulla scelta dell’oggetto di ricerca, per arrivare poi ai passi che sono stati eseguiti nell’indagine; dal progetto di ricerca al lavoro sul campo empirico, spiegando gli strumenti utilizzati per la raccolta dei dati. Nel nono capitolo, si presentano gli attori privilegiati che hanno collaborato. Infine, nel decimo capitolo, s’illustrano i risultati della ricerca. Si commentano e si riportano le interviste rivolte agli operatori e agli osservatori privilegiati dell’adozione internazionale.

È stata svolta un’analisi qualitativa delle Politiche di adozione internazionale rivolte alle famiglie adottive europee. Il presente lavoro intende portare un contributo di nuovi dati e nuove prospettive interpretative circa gli aspetti appena ricordati, comparando e confrontando le dimensioni dell’adozione internazionale in tre paesi di accoglienza: Italia, Francia e Spagna. L’obiettivo è quello di conoscere, approfondire e ricostruire il percorso realizzato delle famiglie nell’adozione internazionale.

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Capitolo 1. L’adozione internazionale

1.1 - Alcuni cenni storici sull’adozione

L’adozione è un istituto giuridico e sociale presente e consolidato in differenti culture. La prima referenza storiografica e normativa trovata dell’istituzione adottiva5, risale al Codice di Hammurabi promulgato verso gli anni 1450 e 1250 a.C. in Babilonia, comprovando la configurazione millenaria della pratica.

Il codice, aveva la finalità di regolamentare i doveri e i diritti degli adottati e degli adottandi. La finalità dell’adozione era di trasmettere i beni patrimoniali ad uno erede adulto, formalizzata attraverso un contratto di carattere privato e successorio tra il padre adottivo e la famiglia biologica dell’adottato. Inoltre, era di utilità sociale per perpetuare il culto domestico familiare (la religione).6

Nell’Impero romano l’obiettivo era di trasmettere il culto e i beni patrimoniali degli antenati ad un erede, ma oltre a questo, aveva un carattere politico. Con l’adozione si poteva permettere l’accesso a cariche politiche riservate ad una determinata classe politico-sociale.

L’adozione a Roma aveva una rilevanza sociale che è stata recuperata solamente ai nostri giorni. Segno di questa importanza è l’adozione di grandi figure della storia di Roma come Nerone, Tiberio, Ottaviano Augusto. L’obiettivo dell’adozione romana era fondamentalmente politica giacché supponeva «l’aggregazione di un nuovo membro, con identici diritti e doveri, a un consorzio politico-religioso per garantire sua continuità e sua forza» (Lacruz y cols.,1997; pg. 540) così è stato ben lungi dall'essere una misura di tutela dei minori, con la tendenza

5 Per una analisi storico-giuridica dettagliata sul tema consultare Manuel Baelo Álvarez. La adoptión.

Historia del amparo socio-jurídico del menor. Tesis doctoral de el Departamento de Sociología y

Ciencia Política de la Administración. Universidad da Coruña. Coruña, marzo 2013, pp. 17. 6 Idem. Pp. 14.

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generale dell’adozione di persone adulte che avevano già formato la loro propria famiglia.7

Nel diritto romano esistevano due modalità d’adozione: l’adrogàtio e l’adoptio8. La prima, serviva a chi volesse procurarsi un erede, non avendo figli naturali. Consisteva nell’assorbimento dell’adottato nel nuovo gruppo familiare, col proprio patrimonio e con tutti i suoi familiari9. Attraverso un contratto con l’approvazione di una assemblea popolare, i comizi curati (adrogàtio per populum), l’adottante aveva il beneficio di dare continuità alla discendenza della famiglia, e l'adottato la possibilità di ereditare i beni dell’adottante (capofamiglia - pater familias).

L’adoptio era costituita da un cerimoniale tenuto davanti a un magistrato (atto privato), con il quale il genitore naturale rinunciava volontariamente alla potestà sul proprio figlio (dopo averlo venduto per tre volte successive al futuro padre). Consisteva nel trasferire la patria potestà all’adottante (capofamiglia - pater familias). Aveva la funzione di spostare forze lavorative. L’adottato usciva dalla famiglia d’origine, perdendo ogni rapporto di parentela e acquisiva rapporti di parentela presso la nuova famiglia, compreso il diritto di ereditare il patrimonio dell’adottante per successione.

Nel diritto giustinianeo furono introdotte profonde riforme agli istituti della adrogàtio e della adoptio: fu introdotto il principio della necessità del consenso dell’adottato e ci si ispirò al criterio che adoptio imitàtur naturam, secondo cui l’adottante doveva aver almeno 18 anni in più dell’adottato.10

L’adozione in questo modo era fatta tra due persone adulte di sesso maschile in un accordo privato.

7 Ana Berástegui, La adaptación familiar en adopción internacional: una muestra de adoptados

mayores de tres años en la Comunidad de Madrid. Consejo Económico y Social/Comunidad de

Madrid, Madrid, 2005, pp. 24. – traduzione nostra.

8 Per maggiori informazione su questo argomento v. M. Marrone, Istituzioni di diritto romano, Palumbo, Palermo, 2006, pp. 242 – 246; Aldo Shiavone (a cura di). Diritto privato romano – un

profilo storico. Scienze sociali, Piccola Biblioteca Einaudi, Piacenza, 2005, pp. 194 – 195;

Ipercompendio: Istituzioni di diritto romano: i fondamenti della disciplina, glossario dei principali argomenti d'esame. Napoli, Simone, 2005. pp. 34 - 38.

9 «Con l’adrogàtio un pater familias si assoggettava alla patria potèstas di altro pater familias, diventando filius familias di quest’ultimo». In: Ipercompendio: Op. cit. pp. 35.

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In Spagna, secondo Beràstegui11, il primo cenno storico sull’adozione è stato nel Breviario de Alarico (sec. IV) che regolava il «perfilatio», utilizzato per trasferimento patrimoniale senza l’implicazione di filiazione «risultando essere in molti casi una donazione tra vivi, molte volte a causa di una mancata discendenza.»12. Quest’istituzione era una variazione dell’adozione romana ed è stata mantenuta anche nel Fuero de Soria, nel Fuero Real e in Las Partidas (sec. XIII).

Nel Medioevo l’adozione ha avuto un declino con l’affermarsi della successione ereditaria per mezzo di testamento. Venne sancito il principio che filius adoptivus non succedit in feudum13 dove l’adottato non poteva ereditare il feudo ed era escluso dal diritto alla nobiltà e allo stemma14.

Con la crescita del numero di bambini abbandonati a causa delle precarie condizioni di vita di quell’epoca, principalmente in momenti di carestie e di epidemie, la Chiesa si fece carico dell’assistenza ai minori e nacquero così i primi istituti per l’infanzia abbandonata.

Da dati storici riferiti al XIII sec., apprendiamo che alcune strutture, quali l’ospedale S. Gallo di Firenze, nato con altri scopi, dovettero in parte convertirsi ad ospizi per bambini abbandonati, salvandoli in questo modo all’infanticidio. È datato 1419 l’atto di nascita dell’Istituto degli Innocenti nella stessa città. (…) Nei secoli successivi il problema tende ad acuirsi: il numero dei trovatelli raggiunge cifre preoccupanti nel XVIII sec., arrivando a costituire ad esempio, nella città di Milano il 10% sul totale dei nati ogni anno.15

In Spagna l’adozione è caduta in disuso perché era stata considerata per il diritto feudale, impropria per la convivenza tra i signori e i plebei16. In questo periodo, anche se non molto comune, si praticava il prohijamiento e la crianza. Il primo permetteva a qualsiasi uomo che non aveva discendenti legittimi di ricevere un bambino o bambina come erede. La crianza, invece, consisteva in un tipico istituto di carità dove una famiglia prendeva

11 Ana Berástegui. Op. cit. pp. 25.

12 Jordi Vallverdú. Reflexiones históricas sobre la adopción. Revista de psiquiatría y Psicología del

Niño y del Adolescente, Departamento de Filosofía Universitat Autònoma de Barcelona, 2004, pp.

39. – traduzione nostra.

13 Massimo Camiolo. L’adozione nella storia. Rivista Famiglia Oggi. Adozione Internazionale, Anno XXII - N. 3, Roma, marzo 1999.

14 Roberto Thomas. L’adozione: nazionale, internazionale in casi particolari. Pp. 3

15 Monica Crotti. Adottare e lasciarsi adottare. Collana Pedagogia e Scienze dell’Educazione – Contributi. Vita e Pensieri Editore, Milano 2006. pp. 31-32.

16 José Ocón Domingo. «La adopción en España». La adopción de menores: Retos y necesidades. Asociación de Ayuda a la Adopción y a la Infancia (LLAR). Sevilla, 2006, pp. 19

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in cura un bambino per un periodo di tempo senza che questa circostanza comportasse la creazione di legami familiari o di diritti ereditari.

Spostando l’attenzione verso la Francia, come risultato della Rivoluzione Francese (1789), è stato promulgato il decreto dell’ 18 gennaio 1792 il quale ha introdotto il principio dell’adozione nel diritto francese.17 Niemiec-Gombert afferma che questo decreto non è stato messo in pratica e sono stati presentati due progetti: Il primo, di Azema, che ha fissato due linee direttive all’adozione, favorendo la divisione patrimoniale e permetteva alle coppie sposate senza figli di adottare. L’altro, di Berlier e d’Oudot dove l’adozione costituiva un atto di beneficenza che poteva essere fatta da qualsiasi adulto anche se non sposato e con figli.

Tuttavia, soltanto con il Codice Civile Napoleonico del 21 marzo 1804 l’adozione è stata regolamentata. Le condizioni erano restrittive e realizzate solo in condizioni speciali, per evitare di introdurre nell’ambito familiare figli illegittimi.

Napoleone l’aveva proibita, perché pensava che adottare bambini fosse pericoloso per l’integrità e l’unità della famiglia legittima. C’era il rischio che attraverso l’adozione si facesse entrare in casa un figlio illegittimo, diminuendo la quota ereditaria dei figli nati dal matrimonio e indebolendo la forza economica e sociale del casato. Solo chi non aveva figli, e nemmeno ragionevoli speranza di averne in futuro, poteva pensare all’adozione: ma l’adottante non poteva avere meno di cinquant’anni e l’adottando non poteva averne meno di diciotto.18

Secondo Fadiga19, i giuristi definivano questa adozione tra adulti come un negozio giuridico bilaterale di diritto familiare, molto simile a un normale contratto.

In Spagna, a causa della caduta in disuso dell’adozione, come abbiamo detto prima, la stessa è stata al punto di essere eliminata dal Progetto del Codice Civile del 1851. L’inclusione dell’adozione «meno piena» è stata introdotta per rispondere a sentimenti di benevolenza. Modalità che non prevedeva la rottura dei legami con la famiglia biologica.20

17 Amélie Niemiec-Gombert. Le rôle du Département dans l’adoption. Logiches Juridiques. L’Harmattan. Paris 2012, pp. 2.

18 Luigi Fadiga. L’adozione. Una famiglia per chi non ce l’ha. Il Mulino, Bologna 2003, pp. 7. 19 Idem.

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Nel contesto italiano, Fadiga21 afferma che il Codice di Napoleone ha influenzato la normativa nazionale. Il codice Civile del Regno del 25 giugno 1865, promulgato da Vittorio Emanuele II stabiliva l’adozione solamente dei maggiori di diciotto anni. Solo in caso di disastri naturali o di guerra (Terremoto di Messina e prima guerra mondiale, per esempio), dove come conseguenza c’erano molti bambini orfani o abbandonati, si poneva la deroga al divieto e si poteva adottare anche bambini22.

Nell’ottocento, in tutti i paesi europei nei quali fu ammessa, l’adozione fu un istituto d’importanza marginale, cui si ricorreva con frequenza non elevata. […] si ripeté per tutto il secolo, in modo abbastanza stereotipato, che l’adozione serviva per dare un figlio a chi non aveva e al tempo stesso per dare una famiglia a chi ne aveva bisogno. Tuttavia, man mano che gli anni della rivoluzione francese si allontanavano, l’accento era posto sempre più marcatamente sul primo fine, piuttosto che sul secondo.23

Nel 1889, in Spagna è stato promulgato il Codice civile (Real Decreto del 24 luglio 1889) che ha stabilito alcuni requisiti per l’adozione: capacità lavorativa, avere pieno uso dei diritti civili, aver più di quarantacinque anni e aver quindici anni in più dell’adottato. Si contemplava l’adozione di coniugi perché la paternità adottiva doveva sostituire e imitare la filiazione naturale e la discendenza legittima24.

In accordo con Alvarez25, in Spagna, l’opinione pubblica inizia a preoccuparsi con degli orfani e bambini abbandonati, principalmente, dopo il disastro del 189826. Si inizia a pensare nella loro protezione e tutela per migliorare il futuro della nazione. Si credeva che la soluzione per «l’infanzia moralmente abbandonata» era l’istituzione dell’adozione come un atto di «compromesso sociale». In questo clima, è stata promulgata la Legge

21 Luigi Fadiga. Op. cit.

22 I provvedimenti legislativi: l. 18 luglio 1917, n. 11 93 e r.d. 31 luglio 1919, n. 1357 hanno esteso l’adozione non legittimante anche ai minorenni.

23 Lenti, Leonardo. «Vicende storiche e modelli di legislazione in materia adottiva». Capitolo IX, In Zatti, Paolo (diretto da). Trattato di diritto di famiglia – Filiazione. Vol. II, Seconda Edizione, Milano, Giuffrè Editore, 2012, pp. 774.

24 Manuel Baelo Álvarez. La adoptión. Op. cit., pp. 173. 25 Manuel Baelo Álvarez. op. cit. pp. 184.

26 Il 1898 è l’anno della fine della guerra di Spagna contro gli Stati Uniti, che culmina nella perdita di Cuba, Puerto Rico e Filippine, ultimo retaggio del Grande Impero di Carlo V. Raffaella Leproni afferma che questo episodio segna l’affermarsi della consapevolezza del Problema de España, tragico per l’identità̀ spagnola che vede sgretolarsi le ultime vestigia del suo vastissimo impero coloniale, e con esso la percezione di forza e solidità su cui fondava la propria coscienza di Stato e di popolo. [Cf. R. Leproni. Il ruolo degli intellettuali nella definizione delle identità nazionali in Europa (1898 – primo dopoguerra). Tesi di dottorato, Università degli Studi di Roma tre, Roma 2008, pp. 122.]

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relativa alla «Mendicanza di Minori» (Mendicidad de Menores), il 2 agosto 1903 e la Legge di Protezione all’Infanzia (Ley de Protección a la Infancia), nel 1904 anche chiamata Ley Tolosa. Per la prima volta in Spagna, si faceva riferimento a nozioni come: tutela, protezione e vigilanza tanto fisica come morale in favore dei bambini accolti. Posteriormente si è sviluppato un Decreto Reale, il Regolamento di Protezione all’Infanzia (Reglamento de Protección a la Infanzia), nel 1908. Questo regolava tutte le norme dell’assistenza rivolta ai minori istituzionalizzati negli «Establecimientos de Beneficiencia». I minori dovevano essere adottati, oppure, disponibili al prohijamiento per le famiglie che decidessero «educare, alimentare e curare questi bambini disgraziati»27.

Durante la Prima Guerra Mondiale (1914-1918) , la Spagna28 che è stata neutrale nel conflitto, ha iniziato ad adottare bambini belgi e francesi. Sono stati le prime esperienze di adozione transnazionale promosse da Entità religiose, da Save the Children e dalla Croce Rossa29. L’adozione si è presentata come una risposta umanitaria all’emergenza

sociale.

In questo contesto storico-sociale, durante la prima guerra mondiale e in mezzo al collasso dei servizi assistenziali, si verifica in Spagna un incipiente fenomeno adottivo transnazionale, destinando l’adozione ad aiutare, educare, curare e assistere le «vittime sfortunate della guerra» alla ricerca di un luogo che tuteli «l’orfanità degli sfortunati bambini belgi e francesi».

Tuttavia, è da notare, come abbiamo segnalato, che data l'urgenza e la gravità degli eventi, non sono stati attuate le misure stabilite dal codice civile sulle circostanze personali dei futuri genitori adottivi (requisiti di età) e i divieti di ordine morale e familiare (discendenti legittimi o legittimati) riducendo il tutto solo alla semplice volontà di voler formalizzare l'adozione o prohijamiento.30

Anche in Francia, dopo la Prima Guerra Mondiale, l’opinione pubblica fa pressione sulla situazione degli orfani. La legislazione in vigore non risponde più alla realtà della società.

27 Manuel Baelo Álvarez. op. cit. pp. 184

28 In accordo con Alvarez, questa esperienza occorre anche in altri Paesi come l’Olanda, Svizzera, Danimarca e Finlandia. Manuel Baelo Álvarez. op. cit.

29 Manuel Baelo Álvarez. op. cit., pp. 187.

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In questo modo, il quadro normativo è stato cambiato con la legge del 19 giugno 192331 modificando il codice civile francese relativo all’adozione. I minori di diciotto anni hanno così potuto essere adottati32. L’età degli adottanti è stata abbassata dai cinquanta ai quarant’anni e la patria potestà è stata attribuita all’adottante33, anche se i rapporti e la linea discendente con la famiglia d’origine non era interrotta. I maggiori di 16 anni dovevano consentire alla propria adozione34. Denéchère, afferma che attraverso questa legge, è stato sancito un principio di base che permane fino ai giorni attuali:

[Lo scopo dell'] adozione di un bambino è quello di trovare una famiglia per lui e non fornire una discendenza a una famiglia come è avvenuto in precedenza. L'adozione non è un diritto per gli adottanti. Il movimento per la presa in carico del interesse superiore e preponderante del bambino, è in moto.35

Nel 1924, è stata redatta la Dichiarazione di Ginevra dei diritti del fanciullo36 dalle Nazioni Unite, che individua come diritti fondamentali dei minori autonomia, tutela ed educazione. È stata scritta in base alla Carta dei diritti del Bambino, redatta nel 1923 da Eglantyne Jebb (fondatrice nel 1919 di «Save the Children»). La dichiarazione era una risposta alle devastanti conseguenze prodotte sui bambini dalla Prima Guerra Mondiale. Con la guerra civile spagnola (1936-1939) la filiazione adottiva è stata utilizzata per legittimare la lotta tanto dal fronte Repubblicano (composta da truppe fedeli al governo repubblicano, guidato dal Fronte Popolare di ispirazione marxista) quanto dal fronte Nazionalista (composta da truppe dell’estrema destra cattolica che avevano l’appoggio dei Paesi nazisti e fascisti, guidate dal generale Francisco Franco)37. Alvarez analizza che si produce una strumentalizzazione della filiazione adottiva con l’obiettivo di stabilizzare e assicurare i principi ideologici, i valori socioculturali e i progetti politici di ogni uno dei «fronti».

All’inizio della Guerra civile, il Governo della Repubblica con l’appoggio di diverse organizzazioni sindacali, politiche e religiose ha deciso di sgombrare la popolazione

31 Loi du 19 juin 1923 che ha modificato alcuni articoli del Codice Civile francese rispetto all’adozione, JO 23 juin 1923, p. 5794.

32 Amélie Niemiec-Gombert. Op cit. 33 Leonardo Lenti. Op. cit., pp. 780. 34 Yves Denéchère. Op. cit. pp. 23.

35 Yves Denéchère. Op. cit. pp. 23. – traduzione nostra.

36 Come vedremmo in seguito, questa Dichiarazione sarà approvata per unanimità nella sede dell’ONU in Ginevra, nel 1959.

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infantile, gli «orfani del fascismo» con carattere di urgenza. Non era necessario alcun requisito per l’adozione, solo la volontà di aiutare la Spagna Repubblicana contro la lotta fascista. L’orfano indifeso aveva bisogno di protezione e doveva essere adottato in Spagna o all’estero. 38

Più tardi, di fronte all'offensiva delle «forze nazionaliste», il Governo della Repubblica ha ordinato l’espatrio di questi bambini all'estero (la cifra è salita a 34.037 sfollati, come indicato nell’«Informe di Rimpatrio dei minori» del Servizio Esteri della Falange) consegnandoli a famiglie affidatarie, alberghi, colonie, case per bambini in Francia (17.489 bambini), Inghilterra (4.435 bambini), Belgio (5.130 bambini), Svizzera (807 bambini) Messico (430 bambini), Danimarca (120 bambini), URSS (5.291) e nella zona francese africana (335 bambini), tutti i paesi, ideologicamente legati al governo e alla causa repubblicana.39

Come conseguenza, nelle zone di dominio dei Repubblicani, è stato promulgato il decreto del 10 aprile 1937 che ha modificato il codice civile in materia di adozione (prima revisione al RD del 24 luglio 1889). Il decreto autorizzava l’adozione a tutti quelli che avevano il pieno uso dei diritti civili, aventi più di trent’anni e almeno 15 anni di differenza dall’adottato, indipendentemente dallo stato civile (incluse le donne). Si dovevano comprovare i mezzi economici per il mantenimento della famiglia e potevano adottare anche le coppie con figli legittimi o legittimati. Dovevano avere, però, il consenso della persona o Entità che aveva la tutela del minore, previa autorizzazione del Ministero Fiscale con l’obiettivo di equiparare i figli adottivi ai figli naturali nella successione ereditaria40.

Nelle zone dominate dal fronte dei Nazionalisti41, invece, il governo ha scelto per una assistenza e tutela dei minori all’interno del territorio nazionale, facilitando l’adozione per famiglie di «riconosciuta moralità». Anche loro hanno potuto contare su una estesa rete di organizzazioni sindacali, religiose e politiche a livello internazionale (in Italia, Germania, Cuba, Argentina, ecc.) per aiutare e finanziare gli «orfani del marxismo».

38 Manuel Baelo Álvarez. op. cit., pp. 204. 39 Idem, pp. 204. – traduzione nostra. 40 Idem, pp. 213.

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Tuttavia, sono state autorizzate alcune adozioni in Italia e in Germania per saldare il debito contratto dall’appoggio militare, ideologico e economico.

Alvarez42, dichiara che dal maggio 1937 si è iniziata la mediazione tra differenti sfere dal governo, tra cui la «Delegazione Estraordinaria di Rimpatrio dei Minori» per il rimpatrio dei bambini che sono stati evacuati dal fronte Repubblicano. La stessa aveva come obiettivo localizzare gli sfollati nei Paesi di accoglienza e sollecitare la via diplomatico-giuridica per il ritorno in Spagna.

La delegazione ha trovato molta difficoltà nel riportare i minori in Spagna. Quando la negoziazione con gli Stati è stata ostacolata, hanno utilizzato mezzi come la coazione e le minacce direttamente nei confronti dalle famiglie adottive43. Le famiglie adottive domandavano importanti somme di denaro per la consegna dei minori, basandosi sui costi avuti per l’educazione, il mantenimento e le cure mediche. Inoltre, molti bambini già grandi, diventavano lavoratori portando reddito all’ interno della famiglia.44

Con l’avanzare della conquista dei territori, il fronte Nazionalista, ha deciso di implementare il «Servizio di collocamento familiare», con la proclamazione dell’Ordine del 1° aprile 1937.

Per fare questo, l'adozione è stata regolata come un «affido permanente» attraverso un contratto privato tra le parti, senza intervento giudiziario essendo sufficiente, unico e esclusivo, il controllo amministrativo degli Enti Locali di Collocazione Familiare, che velocizzava l'elaborazione della procedura adottiva, ma a sua volta, limitava le garanzie giuridiche e procedurali dello stesso.45

Le famiglie adottive potevano scegliere i bambini secondo il sesso, l’età, l’affinità ideologica, ecc. e gli Enti sceglievano le famiglie adottanti in accordo con la «morale», le risorse economiche, il carattere religioso e sanitario. Un importante accorgimento è che l’adozione era equiparata alla filiazione naturale, ma non si rompevano i legami con la famiglia d’origine.

Come abbiamo visto, tanto il fronte Repubblicano, come il fronte Nazionalista hanno utilizzato la paternità adottiva come strumento politico e di propaganda bellica nella

42 Manuel Baelo Álvarez. op. cit.,, pp. 216. 43 Idem, pp. 216.

44 Idem, pp. 218. 45 Idem, pp. 232.

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Guerra Spagnola. Il governo vincente di Francisco Franco ha promulgato la legge del 4 dicembre 1941, sull’istituzionalizzazione o sull’adozione. La detta legge ha istituito la cancellazione dai Registri civili di tutte le note sull’adozione o affiliazione che sono state eseguite dalla Seconda Repubblica. I genitori adottivi o le famiglie affidatarie dovevano convalidare l’atto un’altra volta.

Alvarez46 descrive che il fatto più sorprendente dalla legge è che istituiva il Registro Civile dei bambini che hanno perso i genitori durante la Guerra Spagnola. Di molti non si sapeva la data e il luogo di nascita, nemmeno il nome e il cognome. In questo modo, con la detta legge è stata data la possibilità di realizzare una iscrizione della nascita del bambino «fittizia», con una data di nascita realizzata in basi ai dati approssimativi che il medico forense credeva fosse stata la più probabile data di nascita. In questo modo, venivano forniti di una data di nascita, un nome e cognome tra quelli più usuali all’epoca.

Di fatto, a nostro avviso, si può dire che la normativa ha favorito un sistema arbitrario e privo di rigore procedurale per l'assegnazione di identità e per formalizzare le adozioni nei casi descritti dall'Ordine del 4 dicembre 1941 (nuovo nome, data o luogo di nascita) impedendo a posteriori che le famiglie di questi bambini (molti furono esiliati, erano in situazione irregolare o semplicemente scomparsi) potessero recuperare i loro figli, cancellando tutte le tracce che rivelavano i dettagli della loro identità e la conoscenza delle loro origini.47

Importante mettere in rilievo che nel periodo franchista, i figli dei prigionieri politici che non avevano alcun familiare che potesse prendersi cura di loro (la maggior parte dei familiari erano incarcerati, morti o in esilio), potevano essere messi in una Entità di accoglienza speciale per i figli dei reclusi, oppure adottati o affidati a famiglie di «riconosciuta moralità e solvibilità».

In Francia, la legittimazione adottiva è instaurata con il decreto di legge del 29 luglio 193948 che per la prima volta, disegnava la possibilità di rottura dei legami dell’adottato con la famiglia biologica. Inoltre, il bambino adottato era considerato come un figlio

46 Manuel Baelo Álvarez. op. cit., pp. 240. 47 Idem, pp. 241.

48 Décret-loi du 29 juill. 1939 relativo alla famiglia e alla natalità francese. JO 30 juill. 1939, p. 9607. Cit in: Amélie Niemiec-Gombert. Op. cit., pp. 3.

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legittimo. In accordo con Leonardo Lenti, con il detto decreto si crearono due diversi tipi d’adozione:

In primo luogo istituì un’adozione nuova, detta legitimation adoptive, che attribuiva a tutti gli effetti all’adottato la posizione di figlio legittimo degli adottanti. Poteva adottare soltanto una coppia sposata senza figli legittimi; poteva essere adottato soltanto un bambino senza famiglia, cioè un figlio ignoti o un bambino abbandonato, dichiarato pupillo dello stato e curato dall’assistenza pubblica.

In secondo luogo estese ai minorenni l’adozione non legittimante del diritto previgente, previo consenso dei loro genitori, e attribuì la patria potestà all’adottante. Ammise inoltre la possibilità che, su richiesta dell’adottante, l’atto di adozione potesse recidere ogni rapporto giuridico con la famiglia d’origine; ammise la revocabilità per gravi motivi, purché l’adottato avesse compiuto almeno 13 anni. 49

In Italia, con il Codice Civile del 1942, l’istituto dell’adozione è stato cambiato. Sono stati promulgati due tipi di adozione: l’Ordinaria e la Speciale. Con la prima, erano adottabili i minorenni maggiori degli otto anni d’età; con la seconda, i minori fino agli otto anni.

In questi casi, erano i genitori biologici a dare il consenso all’adozione invece del proprio adottato. «Era dunque ancora un’adozione pattizia, basata sull’accordo di due adulti: l’adottante, che doveva avere almeno cinquant’anni, e il genitore del bambino da adottare».50 Secondo Fadiga, l’obiettivo era di soddisfare le esigenze degli adulti, sia a livello successorio e sociale, come quello di cercare compagnia e aiuto per la vecchiaia. Il legame con la famiglia biologica non era interrotto, tanto a livello affettivo tanto a livello materiale. Inoltre, l’adozione poteva essere revocata a desiderio dell’adottante. Leonardo Lenti51 mette in rilievo che questo Codice ha introdotto per la prima volta una regolamentazione di tipo familiare al rapporto di allevamento, creando l’affiliazione. Gli allevatori avevano la patria potestà sull’affiliato e questo poteva acquistare il loro cognome, ma erano esclusi dal diritto successorio. Questo istituto aveva fini prevalentemente assistenziali. È stato lo strumento privilegiato per dare ai minori abbandonati una famiglia sostitutiva.

49 Leonardo Lenti. Op. cit. 50 Luigi Fadiga. Op. cit. pp. 8. 51 Leonardo Lenti. Op. cit. pp. 782.

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Dopo l’effetto delle due guerre mondiali, che hanno creato una massa di bambini orfani, abbandonati, perduti e sopravvissuti si inizia a riflettere su come prendere in carico questi bambini52.

1.2 - L’adozione nella contemporaneità

Dopo la Seconda guerra mondiale il numero di orfani era ancora più numeroso rispetto alla Prima guerra mondiale. Da una parte, bambini che erano sopravvissuti alla guerra (figli di soldati morti in combattimento, figli di genitori vittime dei bombardamenti, figli di genitori vittime della Shoah, ecc.) e dall’altra figli nati durante la guerra, dagli stupri di guerra e, come conseguenza di relazioni amorose tra donne italiane e francesi con soldati tedeschi e di soldati italiani e francesi con donne dei diversi Paesi dove sono andati a combattere53. In Francia, nel 1946 è nata l’associazione Famille Adoptive Française54, fondata dai coniugi Crétin per favorire l’adozione di questi bambini abbandonati55.

Nel Dopo Guerra, la Spagna ha accolto un gruppo di bambini polacchi, austriaci e cechi provenienti dalla Germania nazista. Nel 1947, molti ritornano al Paese d’origine, ma alcuni che non sono stati «formalmente reclamati» dai genitori, sono stati posti in adozione. Potevano adottare famiglie cattoliche di «riconosciuta solvibilità e moralità». Questa è stata la seconda esperienza spagnola di adozione transnazionale56 (la prima, come abbiamo visto, è stata durante la Prima Guerra mondiale con bambini francesi e belgi).

Un altro fattore importante del post-guerra è stata la consapevolezza dei bisogni affettivi dei bambini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affidato al psicologo John Bowlby57 la direzione di una ricerca sulle possibili conseguenze della separazione

52 Yves Denéchère. Des enfants venus de loin - Histoire de l’adoption internationale en France. Armand Colin, Paris 2011, pp.21.

53 Per un maggiore approfondimento della tematica, consultare il libro: Fabrice Virgili, Naître ennemi.

Les enfants de couples franco-allemands nés pendant la seconda guerre mondiale, Essais Payot,

Paris, 2009.

54 Questa associazione ha collaborato con la nostra ricerca. Nel capitolo 9, approfondiremo il loro lavoro come Organisme autorisé pour l’adoption (OAA).

55 Yves Denéchère. Op cit. pp. 26.

56 Manuel Baelo Álvarez. op. cit., pp. 265.

57 John Bowlby ha sviluppato la «Teoria dell’attaccamento», uno studio sul legame tra la madre e il bambino e quelli legati ai legami affettivi all’interno della famiglia. Le principali pubblicazioni sono state: «Attaccamento e Perdita. L’attaccamento alla madre», nel 1969; «Attaccamento e

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dei bambini in età precoce dalla cura della madre:«orfani o privati della propria famiglia per altre ragioni, che devono venire affidati a famiglie educative, istituti o altre organizzazioni di assistenza collettiva»58. Nel 1951, è stato pubblicato il rapporto «Maternal Care and Mental Health»59, nel quale si sostiene che la vita dei bambini negli istituti era priva di rapporti che potessero favorire una crescita emotiva ed affettiva adeguata. Dopo questa ricerca, che si è diffusa in diversi paesi, si è presa maggior consapevolezza dell’importanza del legame, della cura e dei bisogni affettivi e educativi dei bambini. Fino a questo momento, la maggior parte delle istituzioni credevano che i bambini potevano essere cresciuti prendendo in considerazione prevalentemente il bisogno di nutrimento.

Il lavoro di Bowlby aprì in poco tempo gli occhi e la mente di molti. La sua monografia diventò per un decennio la «Bibbia» di chi aveva a cuore i diritti dei bambini indipendentemente dai loro status di legittimi e illegittimi, indipendentemente dai diritti del sangue e dalle problematiche dei genitori.

Non c'era scuola per assistenti sociali, educatori, psicologi, che non lo considerasse testo fondamentale di studio.

Grazie anche a Bowlby, quindi, in pochi anni si allargò a dismisura in tutta l'Italia più sensibile il movimento per la riforma degli interventi assistenziali a favore dei minori in difficoltà: i bisogni/diritti dei bambini non erano più un'opinione di qualche anima pia bensì certezze scientificamente fondate.60

Nel 1952, l’OMS ha organizzato a New York, nella sede della Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) una riunione sull’adozione, cercando di elaborare un Statuto a livello internazionale. Denéchère61 rivela che le Nazioni sono state molto reticenti ad accettare una inquadratura su una pratica che era di esclusiva competenza di ogni Paese. Tuttavia, trattandosi di un tema così delicato come l’adozione, i vari Paesi, hanno potuto riflettere sull’armonizzazione giuridica minima necessaria per preservare i diritti dei bambini, dei genitori adottivi e biologici.

Perdita. La separazione dalla madre», nel 1972; «Attaccamento e Perdita. La perdita della madre», nel 1980. Tutti i tre pubblicati inizialmente sul «The International Journal of Psychoanalysis». 58 Guido Cattabeni. La grande lezione di John Bowlby. Prospettive assistenziali, n. 92,

ottobre-dicembre 1990.

59 John Bowlby. Maternal Care and Mental Health. World health organization, Palais des Nations, Ginevra, 1952. Il Rapporto fu pubblicato in Italia con il titolo «Cure materne e igiene mentale del fanciullo», nel 1957 dall'Editrice Universitaria Firenze.

60 Guido Cattabeni. La grande lezione di John Bowlby. Prospettive assistenziali, n. 92, ottobre-dicembre 1990.

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Il Service Social International (SSI), è stata l’organizzazione che maggiormente ha criticato le adozioni realizzate tra il 1940-195062, sviluppando le prime riflessioni sul nuovo fenomeno dell’adozione internazionale. La stessa ha avuto un ruolo d’accompagnamento e di aiuto per facilitare la legalità e le trasparenze delle procedure. Le normative in materia erano scarse sia a livello nazionale sia internazionale. Oltretutto, c’era una insufficiente applicazione delle legislazioni esistenti. Nel dopo-guerra un numero molto consistente di bambini europei sono stati adottati da famiglie nord-americane. Il SSI è stato chiaro nell’obiettivo delle adozioni:

Cercare dei genitori adottivi ai bambini che avevano esigenze particolari e che non hanno avuto la possibilità di essere adottati nel loro paese, piuttosto che fornire dei bambini a genitori che desiderassero adottare un bambino da un altro paese.63

Nel 1957, un gruppo di specialisti sull’adozione si è riunito nell’ufficio europeo dell’assistenza tecnica delle Nazioni Unite, a Ginevra tra il 21 e 25 gennaio con l’obiettivo di formulare dei principi in comune sull’adozione. Come risultato del lavoro, il gruppo ha proposto che le adozioni dovevano avere come principale obiettivo il benessere del bambino64. Questo gruppo di lavoro ha indicato la necessità di una realizzazione di cicli di studi internazionali dove i cui risultati potessero diventare delle raccomandazioni dell’ONU agli Stati e al Consiglio d’Europa.

In Francia, nel 1958 si promulgò l’ordinanza del 23 dicembre65 la quale modificò il regime d’adozione e della legittimazione adottiva. L’adozione si trasformò così in un atto giudiziario sottomesso alla decisione dei magistrati.66 In questo modo la creazione della

filiazione adottiva doveva essere fatta attraverso un giudizio.

Con la legge del 24 aprile 1958 la Spagna ha cambiato il suo Codice Civile. Le modifiche rispetto all’adozione avevano l’intento di modernizzare la base della normativa nell’interesse superiore del minore. L’adozione è diventata irrevocabile, ed è stato introdotto un tempo di almeno tre anni di abbandono perché un minore potesse essere considerato adottabile. Questo ha ostacolato l’uscita dei bambini dai centri di accoglienza,

62 Yves Denéchère. Op cit. pp. 37. 63 Yves Denéchère. Op cit. pp. 39. 64 Yves Denéchère. Op cit. pp. 40.

65 Ordinanza n. 58-1306 du 23 déc. 1958. JO 25 déc. 1958, pp. 11806. 66 Amélie Niemiec-Gombert. Op cit. pp. 3.

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e ha causato molte critiche allo Stato. La legge ha inserito, inoltre, due modalità d’adozione: la «plena» (piena) destinata alle coppie sposate da più di cinque anni senza figli, per adottare i minorenni fino ai 14 anni d’età che fossero figli di genitori ignoti o che fossero stati abbandonati. L’adozione plena ha cercato di equiparare la situazione familiare adottiva alla biologica, e la «menos plena» (meno piena) che permetteva all’adottato di mantenere il contatto e il cognome dei genitori biologici67.

Nel novembre del 1959, nell’Assemblea Generale dell’ONU è stata approvata all’unanimità dalla Comunità Internazionale, la Dichiarazioni Universale dei Diritti del Fanciullo (si veda allegato 1). Nella quale sono sanciti i dieci principi sui diritti dei bambini, tra cui:

Principio secondo: il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale in condizioni di libertà e di dignità. Nell'adozione delle leggi rivolte a tal fine la considerazione determinante deve essere del fanciullo.68

Nel sesto principio, è esplicito che il bambino «deve, per quanto è possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in atmosfera d'affetto e di sicurezza materiale e morale». Prevede ancora, che lo Stato deve assicurare un sostegno alle famiglie in difficoltà e lo stesso anche per i bambini senza famiglia, è dovere dello Stato provvedere alla sua tutela. Questo documento, anche se non è vincolante per gli Stati membri, ha un valore di impegno morale.

Nel 1960, dal 22 al 31 maggio è stato organizzato dalle Nazioni Unite un Convegno tenutosi a Leysin (Svizzera), come avevano proposto il gruppo di specialisti nel 1957 a Ginevra, con l’obiettivo di approfondire gli aspetti giuridici e culturali dell’adozione internazionale. Questo gruppo di lavoro ha redatto 12 principi fondamentali in materia di adozione tra Paesi (si veda allegato 2). Questi principi sono stati la base per l’elaborazione delle principali normative internazionali in questa materia fino ad oggi69.

67 José Domingo. Op. cit. pp. 20.

68 Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo. ONU, New York – 20 novembre 1959.

69 Più avanti vedremo che tali principi sono stati ripresi nella Convenzione di New York, nel 1989 e successivamente, nella Convenzione dell’Aja, nel 1993.

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Dagli anni ’60 inizia una nuova era normativa per l’adozione. Più progredivano le conoscenze scientifiche sulla psicologia dell’età evolutiva più si riflette sulle condizioni giuridiche, sociali e culturali dell’adozione. Si matura più consapevolezza riguardo al fatto che l’istituzionalizzazione provoca effetti devastanti nei minori, principalmente, quando questi restano a lungo termine privi di una famiglia70.

In accordo con Niemiec-Gombert71, in Francia con la legge n. 66-500 dell’ 11 giugno 1966, si ottiene un’importante normativa la quale cambia diversi aspetti dell’adozione. Il primo aspetto si riferisce a chi può essere adottato: i minorenni, che i genitori hanno reso disponibili all’adozione; le pupille dello stato (pupilles de l’Etat); e i minorenni dichiarati giudizialmente abbandonati. Un secondo aspetto è stato l’introduzione di due tipi d’adozione utilizzati ancora oggi in Francia: l’adoption plénière e l’adoption simple. Come vedremo in dettaglio nel sesto capitolo dedicato all’adozione nel territorio francese, l’adoption plénière, consente la sostituzione della famiglia biologica alla famiglia adottiva. Con l’adoption simple, invece, c’è la coesistenza del legame con la famiglia biologica e con la famiglia adottiva, ma solo l’ultima esercita la patria potestà.

Un terzo aspetto che è stato cambiato nella normativa si riferisce alle condizioni civili e d’età degli adottanti. Questi dovevano essere sposati da più di 5 anni e, almeno uno dei due, doveva avere più di trent’ anni. I single, invece, dovevano avere più di trentacinque anni.

Un’altra importante novità introdotta nella legge del 1966 è la decisione che l’adozione dev’essere fatta nell’interesse dei minori, con l’avallo del Tribunale. L’ultimo aspetto preso in considerazione da questa normativa è che i maggiori dei quindici anni devono consentire la propria adozione e, i minori di 15 anni, senza una filiazione legittima, potevano essere adottati solamente attraverso l’adozione plénière72.

A livello Europeo, è stata introdotta la Convenzione Europea sull’adozione dei minori a Strasburgo, il 24 aprile 1967. Aveva, come obiettivo, assicurare che le disposizioni a

protezione e tutela dei bambini potessero essere applicate in maniera uguale nelle

70 Luigi Fadiga, op. cit. pp.10.

71 Amélie Niemiec-Gombert, Op. cit. pp. 3. 72 Idem. Amélie Niemiec-Gombert, Op. cit. pp. 3.

Figura

Tabella 4.1 - Ospiti dei presìdi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari: minori  per genere e classi di età
Tabella  4.2  -  Ospiti  dei  presidi  residenziali  socio-assistenziali  e  socio-sanitari  :  minori ospiti per motivo di ingresso
Tabella 4.4 - Ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari: minori  dimessi per tipo di destinazione
Tabella  4.5  -  Minori  accolti  sotto  la  tutela  dell’ASE,  per  famiglia  d’affido  e  istituzionalizzati - 2009 - 2013
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