Fonte: Gobierno de España/Ministerio de Sanidad, Servicios Sociales e Igualdad/ MSSSI - 2015.
Nel prossimo grafico, si osserva il numero di adozioni realizzate negli ultimi anni, in base ai continenti dei bambini adottati dal 2010 al 2014.
Grafico 7.9 - Numero di adozioni per continenti di provenienza dei minori - 2010 a 2014.
Si può notare che negli ultimi anni l’Europa e l’Asia sono stati i principali continenti di provenienza dei bambini immigrati per motivo d’adozione internazionale. Nel 2013, corrispondevano a circa il 71% del totale, i bambini africani corrispondevano al 24% e i latino americani al 5%, come possiamo vedere nel prossimo grafico:
Grafico 7.10 - Distribuzione dell’adozioni per continenti - 2013.
Fonte: Gobierno de España/Ministerio de Sanidad, Servicios Sociales e Igualdad/ MSSSI - 2015.
Dall’Africa e dall’Asia, arrivano i bambini più piccoli. La maggior parte di loro hanno meno di 2 anni, come possiamo osservare nel prossimo grafico:
Grafico 7.11 - Per classe d’età e per continenti di provenienza – 2013.
Dall’America latina, invece, i più grandi. La maggior parte di loro hanno tra i 3 e i 5 anni d’età. Anche in Europa si osserva un numero significativo di bambini con meno di 2 anni, rappresentano il 52,2%, seguiti dai bambini tra i 3 e i 5 anni, il 9,5%.
Capitolo 8. Procedimenti metodologici della ricerca
8.1 - La scelta dell’oggetto della ricerca
La tematica dell’adozione internazionale mi ha colpita per la prima volta nel 2003, quando ero una tirocinante in Servizio Sociale in un orfanotrofio del Brasile. In quell’occasione l’équipe tecnica dell’istituto dove lavoravo ha deciso di presentare al Giudice del Tribunale per i Minorenni dello Stato di Rio de Janeiro un parere favorevole per l’adozione di un gruppo di fratelli. Dalle caratteristiche della fratria, tre bambini tra i 2 e i 6 anni, sapevamo che difficilmente loro sarebbero stati adottati a livello nazionale. Infatti, dopo la ricerca di una famiglia sostituta in Brasile, i minori sono stati adottati in un Paese Europeo.
Tutti gli operatori dell’orfanotrofio sentivano un misto tra felicità e timore dettato dal fatto di non conoscere il loro futuro. Le principali domande che si presentavano erano: Abbiamo preso la miglior alternativa per la loro vita? Chi sono i loro genitori adottivi? Perché li vogliono adottare? Come sono stati scelti? Era impossibile non pensare ai casi di traffico, di abuso, e di violenza nel post-adozione di minori adottati negli Stati Uniti ed Europa negli anni Ottanta e Noventa di cui i mass media brasiliani hanno dato molta attenzione e che hanno avuto delle ripercussioni fino ad oggi nella società.
La tematica dell’adozione internazionale si è ripresentata nel 2011 nel tirocinio che ho realizzato all’Équipe Adozione a Padova. Nell’occasione ho potuto sviluppare una ricerca con dei minori brasiliani che sono stati adottati da famiglie padovane. Il risultato dell’indagine è stato presentato nella Tesi di laurea magistrale «L’adozione internazionale: una questione politica?», discussa nel febbraio 2012 presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Da questa ricerca sono emerse nuove domande di investigazione, tra cui quelle sviluppata in questa Tesi.
La scelta dell’oggetto di questo lavoro è quindi data da una duplice impostazione: da una parte, il frutto delle mie pregresse esperienze nell’ambito del sistema di protezione dei
minori abbandonati sia in Brasile che in Italia, dall’altra, dall’interesse di comprendere e comparare le politiche di adozione nei principali Paesi di accoglienza in Europa.
8.2 - Dal progetto di ricerca al lavoro sul campo
Il presente lavoro di Tesi è il risultato di una ricerca realizzata nell’ambito del corso del Dottorato di Ricerca in Pedagogia e Servizio Sociale (sessione Servizio Sociale). È stato realizzato, quindi, nel periodo di tre anni.
Nel primo anno, è stato elaborato il progetto di ricerca da cui ho potuto realizzare la costruzione della base empirica254. In quest’occasione ho individuato l’adozione internazionale come nostro oggetto di studio ed è stato specificato inoltre l’ambito territoriale dato da, Italia, Spagna e Francia come area dell’investigazione visto che questi sono i principali Paesi europei d’accoglienza dei bambini adottati. Nel secondo e nel terzo anno, si è svolta la ricerca sul campo nei tre Paesi studiati e la stesura del presente lavoro. L’obiettivo principale proposto è stato quello di comparare le politiche per l’adozione internazionale in questi tre Paesi Europei. Si vorrebbe comprendere come si sviluppano tali politiche, dalla preparazione degli aspiranti genitori adottivi, alla fase del post- adozione.
Si è sviluppato in tal modo uno studio comparativo in un approccio di tipo qualitativo. Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, abbiamo preso in considerazione anche tutti i dati quantitativi del fenomeno dell’adozione a cui abbiamo avuto la possibilità di accedere. Tuttavia questi dati isolati non riescono ad esprimere la complessità del fenomeno. La decisione di sviluppare un’analisi qualitativa è stata presa per considerare il fatto che esiste una relazione dinamica tra la realtà e i soggetti, la quale non può essere tradotta solo attraverso i numeri.
254 P. NATALE, nel libro La Ricerca Sociale (Manuali Laterza 239, Editori Laterza, Bari 2007, pp. 39.) questa denomina la seconda di cinque fasi della ricerca empirica, che sono: il disegno della
ricerca, la costruzione della base empirica, l’organizzazione dei dati, l’analisi dei dati e l’esposizione dei risultati. Questa fase è denominata dall’autore «la costruzione della base empirica», dove «viene compiutamente definito e formalizzato l’insieme delle modalità attraverso
cui si accosterà all’oggetto della ricerca. Dal punto di vista operativo verranno prese in questa fase le decisioni in merito a come, quando e dove la ricerca verrà effettuata.»
A questo proposito Claudio Tognonato, nell’ articolo Il metodo e la questione del soggetto255, analizza la specificità dell’approccio qualitativo nelle scienze umane. L’autore considera che «non è possibile una conoscenza che non passi attraverso il soggetto, così come non è possibile astrarsi dal contesto»256. L’individuo è immerso nel suo contesto ed è l’espressione contradditoria della sua epoca, è un universo-singolare. Il suo vissuto si manifesta come una singolarità, in un continuo movimento dialettico d’interiorizzazione dell’esterno e di esteriorizzazione dell’interno. L’universale, espresso attraverso il singolare, si manifesta come relativo perché legato a una precisa posizione spaziale. In questo modo «ogni assoluto si fa presente localizzandosi in un’espressione che rivela la totalità nella singolarità»257. In questo approccio teorico la ricerca qualitativa
indaga l’universale approfondendo il singolare.
Il metodo qualitativo considera che ogni elemento conserva le proprietà dell’insieme d’appartenenza. In una collezione ogni esemplare rappresenta la totalità della serie. Il singolare ha però anche una diversità che lo contraddistingue, che si delinea sullo sfondo di una comune identificazione con la collezione.258
L’individuo è, per l’autore, un esemplare della collezione chiamata genere umano. I metodi quantitativi, invece, fanno una semplice sommatoria come se uno fosse uguale a uno. Tognonato ci rivela, ancora più dettagliatamente nel libro Il Corpo del Sociale259, che «uno non è uguale a uno». La proposta qualitativa non consente l’addizione perché crede che ogni individuo ha una maniera particolare di elaborare la situazione sociale, l’epoca, la cultura260.
Prendendo in considerazione questo approccio metodologico, per la realizzazione di questo lavoro si è fatto prevalentemente ricorso a due metodi qualitativi: la ricognizione bibliografica-documentale e l’intervista.
Il processo metodologico della ricerca ha avuto inizio con l'individuazione, la raccolta, l’organizzazione e la valutazione delle fonti secondarie al fine di riunire dati (legislativi,
255 C. TOGNONATO. Il metodo e la questione del soggetto. In: CIPRIANI, Roberto. L’analisi qualitativa – Teorie, metodi, applicazioni. Armando Editore, Roma 2008, pp. 27.
256 Ivi, pp. 28. 257 Ivi, pp. 27. 258 Ibid.
259 ID. Il Corpo del Sociale – appunti per una sociologia esistenziale. Liguori Editore, Napoli 2006, pp. 157.
bibliografici, sociali e economici) già disponibili in letteratura, confrontandoli. Importante mettere in rilievo che questo procedimento è stato realizzato in tutte le fasi della ricerca come un processo continuo. Tuttavia è stato imprescindibile per determinare il disegno della ricerca. Paolo Natale, nel libro «La ricerca sociale»261 mette in luce che, questa fase dell’indagine, è importante perché determina:
le principali questioni, gli specifici obiettivi che guideranno l’indagine sociale, i criteri che verranno seguiti per giungere ai risultati sperati, la scelta delle tecniche che si intendono utilizzare per arrivare alla migliore comprensione del fenomeno o del tema oggetto di studio.262 In questo processo di indagine si sono definiti gli obiettivi specifici della ricerca:
- Analizzare e comparare l’adozione internazionale nei tre principali paesi di accoglienza
Europei: Italia, Francia e Spagna;
- Comprendere e analizzare i procedimenti amministrativi-burocratici del percorso
adottivo;
- Comprendere e analizzare il ruolo degli intermediari abilitati all’adozione
internazionale, dalla fase preadottiva al post-adozione nei differenti paesi studiati: preparazione degli aspiranti genitori adottivi, assegnazione del minore, l’abbinamento, post-adozione nella famiglia e società di accoglienza.
Ho individuato inizialmente gli operatori degli Enti Autorizzati all’adozione come testimoni significativi da coinvolgere nel percorso di ricerca. In un secondo momento, sono stati individuati gli operatori degli organi pubblici che lavorano nei servizi specializzati all’adozione dei Dipartimenti amministrativi francesi, l’autorità centrale per le Adozioni della Comunità Autonoma di Madrid e l’autorità centrale per le adozioni internazionali della Spagna263.
Gli Enti Autorizzati, sono stati scelti perché hanno un ruolo fondamentale nell’ adozione internazionale. Sono gli organismi intermediatori tra gli aspiranti genitori adottivi e gli
261 P. NATALE. La ricerca sociale. Manuali Laterza 239, Editori Laterza, Bari 2007, pp. 39. 262 Ibid.
263 In Spagna, ci sono 23 autorità centrali ogni una corrispondente ad una Comunità Autonoma e una autorità centrale, responsabile per la trasmissione delle comunicazioni pressa il Ministerio de
organi competenti dei Paesi di accoglienza e gli organi competenti dei Paesi di provenienza dei minori adottabili. Seguono tutto il processo adottivo dall’inizio alla fine (post-adozione). In tal senso, sono testimoni significativi del percorso adottivo i quali mi potevano fornire importanti informazioni sul fenomeno d’indagine.
I Dipartimenti amministrativi francesi, sono stati individuati nel processo di ricerca di campo. Nella divisione amministrativa decentralizzata, in ogni Département francese esiste il servizio denominato l’Aide sociale à l’enfance (ASE), responsabile per l’implementazione delle politiche di protezione e sostegno alle famiglie. Tra i differenti servizi prestati ai cittadini, c’è il Servizio Adozione. Il Dipartimento interviene in tutti i livelli dell’adozione nazionale264, ma ha anche un importante ruolo nell’adozione internazionale. È il responsabile per la presa in carico di tutti gli aspiranti genitori adottivi di cui esegue la realizzazione dello studio psico-sociale per la valutazione della loro idoneità, custodisce la lista di tutti i candidati genitori in possesso dell’agrément in corso di validità e mantiene attivo un servizio di accompagnamento alle famiglie nel post- adozione.
A Madrid, durante la ricerca di campo, è stato possibile avere accesso a due autorità centrali per l’adozione internazionale del paese: l’autorità centrale della comunità di Madrid, e l’autorità centrale del Ministerio de Sanidad, Servicios Sociales e Igualdad, responsabile per la trasmissione dei dati tra le autorità centrali della Spagna e tra la Spagna e le autorità centrali dei Paesi esteri.
Anche se i contatti con i Dipartimenti francesi e con le autorità centrali spagnole non sono stati programmati nel disegno della ricerca, ma data l’importanza che hanno nel ruolo dell’adozione internazionale, si è rivelato molto positivo avere le loro testimonianze per la realizzazione di questo lavoro di ricerca.
Una maggior attenzione è stata data allo studio dei concetti scientifici sul tema studiato, tra cui: famiglia, adozione e abbandono. Questi non sono stati concepiti come concetti definitivi, ma come concetti orientativi, come spiega meglio Blumer
264 Nell’adozione nazionale è il responsabile per la presa in carico delle famiglie biologiche, per la valutazione dei minori adottabili, per la valutazione dell’idoneità, per la scelta della miglior famiglia adottiva per un determinato bambino adottabile (abbinamento), per l’accompagnamento post-adottivo, per sostenere tutte le persone adottate nelle differenti fasi della vita, principalmente nell’accesso al dossier sulla famiglia di nascita.
Mentre i concetti definitivi (definitive concepts) danno delle prescrizioni su cosa vedere, i concetti orientativi (sensitizing concepts) forniscono solo una guida di avvicinamento alla realtà empirica […] suggerendo le direzioni nelle quali guardare […] in una relazione di autocorrezione col mondo empirico tale che le proposte attorno a questo mondo possano essere controllate, rifinite ed arricchite dai dati empirici [in un processo che] muove dal concetto verso le concrete istintività della realtà, invece di cercare di ingabbiare la realtà in una definizione astratta del concetto stesso. 265
Questa fase ha permesso la costruzione di strumenti per la raccolta di informazioni che sono state necessarie alla ricerca come, per esempio, le identificazioni dei testimoni chiave e i principali argomenti di cui abbiamo approfondito il fenomeno di indagine. Lo strumento privilegiato per la raccolta dei dati empirici è stata l’intervista semi-strutturata. Paolo Natale sottolinea che in questo tipo di strumento l’intervistatore può adattare le domande al tipo di interazione che sviluppa con l’intervistato.
La traccia dell’intervista stabilisce quindi una sorta di area perimetrale entro cui l’intervistatore decide l’ordine con cui porre le domande e la loro migliore formulazione (in relazione alle reazioni ed alle capacità affabulatorie dell’intervistato) ma, allo stesso tempo, anche i temi e gli argomenti che cercherà di evitare, poiché privi di interesse per la ricerca in oggetto.266
Nel corso del lavoro si è fatto necessario l’applicazione di questionari con domande aperte semi-strutturate. «L’osservazione partecipante»267, non è stata la tecnica privilegiata di
raccolta dei dati, ma la stessa non è stata del tutto trascurata. Mi sono immersa nel contesto sociale e mi sono coinvolta direttamente con l’oggetto studiato, cercando di comprendere al massimo le dinamiche e i comportamenti non verbali degli intervistati.
8.3 - Le interviste e i questionari di ricerca
Ho formulato una «traccia» d’intervista in tre lingue (in italiano, in francese e in spagnolo - vedi in allegato 6, 7 e 8) con gli argomenti che dovevano essere affrontati dagli intervistati. L’ordine e il modo di formulare le domande sono stati lasciati alla mia libera
265 H. BLUMER, Symbolic Interactionism. Perspective and method, Englewood Cliffis, Prentice- Hall,1969, pp.149-150, citato in: P. CORBETTA, Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino, Bolgna 1999, pp. 57.
266 P. NATALE, op. cit., pp. 66.
decisione e a quella degli intervistati che hanno ricevuto la traccia di intervista in anticipo e hanno potuto scegliere a quali punti rispondere o meno.
Questo modo di condurre l’intervista concede ampia libertà ad intervistato ed intervistatore, garantendo nello stesso tempo che tutti i temi rilevanti siano discussi e che tutte le informazioni necessarie siano raccolte. La traccia di intervista stabilisce un perimetro all’interno del quale l’intervistatore decide non solo l’ordine e la formulazione delle domande, ma anche se e quali tematiche approfondire. […] [Il ricercatore è] libero di sviluppare temi che nascono nel corso dell’intervista e che gli ritiene importanti ai fini della comprensione del soggetto intervistato, anche se non sono previsti dalla traccia e come tali non inclusi nelle altre interviste. Questa flessibilità – pur all’interno di uno schema prestabilito – è propria di questo strumento.268
Queste interviste sono state rivolte agli operatori che lavorano negli Enti Autorizzati per l’adozione internazionale nei Paesi studiati ed inoltre anche ai «testimoni privilegiati»269, osservatori del fenomeno, che hanno una conoscenza approfondita sul tema dell'adozione internazionale. La ricerca di campo per la raccolta dei dati empirici è stata realizzata in tre distinte fasi. La prima fasi, a Parigi (Francia), successivamente a Madrid (Spagna) e l’ultima in Italia, come possiamo vedere in seguito:
1) Parigi: nel primo semestre 2014, ho frequentato all’Université de Paris X – Nanterre un periodo di studio nella modalità Erasmus. In questo tempo ho potuto realizzare la raccolta dati della realtà francese. Inizialmente con la raccolta e sistematizzazione delle fonti bibliografiche e, in un secondo momento, ho potuto mettermi in contatto con tutti gli otto Organismes autorisés pour l’adoption (OAA) di Parigi.
Il primo contatto è stato attraverso l’indirizzo elettronico fornito dalla MAI e del sito di ogni Organismo. Con il primo tentativo, la Famille Adoptive Française mi ha concesso la prima intervista. Il secondo tentativo è stato attraverso il contatto telefonico ma nessun OAA ha voluto partecipare alla ricerca. Il terzo contatto creato è stato attraverso delle visite istituzionali. La direttrice del settore di adozione di Médicin du Monde, in questo tentativo mi ha concesso l’intervista.
268 P. CORBETTA, op. cit., pp. 415.
269 P. Natale denomina testimoni privilegiati quelli che «non prende parte direttamente al fenomeno oggetto di studio, ma lo ha studiato egli stesso a lungo e possiede un punto di vista privilegiato per comprendere alcuni comportamenti o atteggiamenti di chi è coinvolto in prima persona.». P. NATALE, op. cit., pp. 67-68.
Il numero molto ridotto di partecipanti alla ricerca mi ha spinto a ridisegnare il metodo e gli strumenti di raccolta dei dati e ad ampliare il territorio di ricerca al fine di adeguarlo alla realtà che si voleva studiare.
Ho inviato via indirizzo elettronico un questionario con delle domande aperte (Appendici 9) a tutte le 32 OAA della Francia, inserendo anche tutti i 101 Département. In questo ultimo tentativo ho raccolto 2 questionari delle OAA e 06 dei Département. In totale sono state fatte 10 interviste/questionari sulla realtà francese.
2) Madrid: nel secondo semestre 2014, ho partecipato ad un periodo di interscambio di ricerca nell’Instituto Universitario de la Familia alla Universidad Pontificia Comillas a Madrid, per la raccolta dei dati nella realtà spagnola. Ho avuto come tutor di investigazione la Prof.ssa Ana Berástegui Pedro-Viejo, ricercatrice specializzata nell’adozione internazionale.
Questo Istituto è stato di grande rilievo per l’individuazione, la raccolta, l’organizzazione e la valutazione delle fonti secondarie disponibili nella letteratura spagnola. Inoltre ho potuto avere contatti e intervistare alcune persone e istituzioni che lavorano o hanno lavorato con la tematica dell’adozione internazionale. Queste interviste sono state rivolte ai “testimoni privilegiati”, ricercatori che hanno una conoscenza approfondita sul tema, e agli operatori che lavorano negli Organismi Autorizzati per l’adozione internazionale a Madrid.
I contatti con gli Organismos Acreditados para la Adopción Internacional (O.A.A)270
sono stati facilitati, essendo seguita dall’Instituito Universitario de la Familia, il quale mi ha presentata ad alcuni operatori delle ECAI di Madrid. Ho potuto intervistare 03 operatori degli enti privati e il Dott. Antonio Ferrandis responsabile del servizio adozione dell’Instituto Madrileño de la Familia y el Menor (IMFM), l’autorità centrale per le adozioni internazionali della Comunità Autonoma di Madrid.
Ho inviato inoltre un questionario a tutti i 24 OAA spagnoli ricevendone due compilati. Ho intervisto 02 ricercatori specializzati nel tema dell’adozione, la Prof.ssa Ana Berástegui Pedro-Viejo (Psicologa) e la Prof.ssa Blanca Gómez Bengoechea (Avvocato),
270 Al momento della ricerca erano denominati Entidades Colaboradoras para la Adopción
tutte i due professionisti dell’Instituito Universitario de la Familia. Ho potuto partecipare inoltre ad una intervista concessa dalla Dott.ssa María Jesús Montané, Capo del Servizio Adozioni e Protezione (Servicio de Adopción y Protección) del Ministerio de Sanidad, Servicios Sociales e Igualdad, autorità centrale in materia di adozione della Spagna per la trasmissione delle comunicazioni. Quest’ultima intervista è stata realizzata dall’ Instituto Universitario de la Familia, con una traccia di intervista specifica sulla tematica della protezione ai minori e dell’adozione internazionale in Spagna. Anche se l’intervista non è stata centrata al mio obiettivo di ricerca, si sono presentate domande trasversali al mio tema, e si è rivelata molto importante la mia partecipazione per una miglior comprensione della realtà spagnola.
In totale sono state fatte 9 interviste/questionari della realtà spagnola.
3) Italia: nel 2015, ho realizzato la ricerca empirica in territorio italiano. Anche qui le interviste sono state rivolte agli operatori che lavorano negli Enti Autorizzati per l’adozione internazionale. Ho invitato a partecipare alla ricerca gli operatori di tutti i 62 Enti Autorizzati italiani via indirizzo elettronico. Ho intervistato 02 operatori degli Enti Privati e la direttrice dell’unico Ente Pubblico italiano: ARAI-Piemonte, la dott.ssa Anna Maria Colella. Ho ricevuto 04 questionari compilati dagli operatori degli Enti privati. In