Il terzo disturbo principale dell’alimentazione diagnosticato dal DSM è chiamato disturbo da binge – eating, inizialmente, condividendo molti tratti della bulimia, entrambe venivano considerate come la stessa patologia. Ma solo negli anni Novanta distinsero le due malattie perché videro che il binge eating aveva anche delle associazioni con l’obesità e inoltre i soggetti durante gli episodi di abbuffata non compensavano le calorie assunte nella crisi, quindi la patologia meritava di avere una propria classificazione e dei propri criteri diagnostici:
«1) Abbuffate ricorrenti
2) Abbuffate caratterizzate da almeno tre dei seguenti aspetti: -mangiare molto più rapidamente del normale,
-mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni,
-mangiare una grande quantità di cibo quando non si è fisicamente affamati, -mangiare da soli a causa dell’imbarazzo che si prova per quel che si mangia, -sentirsi disgustati da sé stessi, depressi o molto in colpa dopo essersi sovralimentati; 3) Un marcato disagio riguardo l’abbuffata
4) L’abbuffata si verifica solitamente almeno due volte alla settimana per sei mesi; 5) L’abbuffata non è associata a comportamenti compensatori inappropriati» (Gordon, 2004, p.53).
Il binge – eating è presente anche nei maschi, cosa che nella anoressia e nella bulimia è mostrata una netta prevalenza nelle donne39, in particolare nelle persone in
sovrappeso, infatti anche questo disturbo provoca una forte preoccupazione per la propria immagine corporea associati a sentimenti disprezzo e imbarazzo per sé stessi, tutte emozioni negative le quali provocano forti stati alterazione nelle persone. Queste persone oltre che non avere il controllo nell’alimentazione hanno una forte paura di pregiudizio sociale ed esclusione.
Se trattata in modo adeguato, il binge – eating ha una remissione spontanea a breve termine, ma può esserci sempre il rischio di migrazione verso le altre due malattie.
39 «La prevalenza del disturbo da binge-eating nella popolazione con più di 18 anni di età è
dell’1,6% tra le femmine e dello 0,8% tra i maschi, mentre gli individui con obesità che ricercano un trattamento per la perdita di peso è del 10%. Rispetto alla bulimia è presente una maggiore prevalenza nel sesso maschile» (Dalla Grave, 2018, p.18).
4.4 L’obesità
A seguito del being eating, è opportuno collegare e trattare un fenomeno in forte crescita al giorno d’oggi riconosciuto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 1997 come un’epidemia globale, l’enorme espansione dell’obesità.
«L’obesità può essere definita come una condizione d’accumulo anormale o eccessivo di grasso nel tessuto adiposo tale che la salute ne può essere danneggiata» (Aidap.org, 2015, p.4).
L’obesità è una patologia multifattoriale e complessa, non rappresenta tutte le caratteristiche tipiche dell’anoressia e la bulimia, ma anche essa ha come protagonista il corpo e la sua conseguente deformazione causata dall’ingerimento di cibo in eccesso, considerata come causa principale e responsabile insieme alla ridotta o totalmente assente attività fisica, manifestazione che evidenzia la scarsa volontà e carenza di giudizio dell’individuo. La classificazione della popolazione in base al peso viene fatta utilizzando l’indice di massa corporea (BMI = body mass index, secondo la definizione americana), considerato il più rappresentativo della presenza di grasso corporeo in eccesso.
Le classi di peso per gli adulti indicate dal IMC sono:
Fonte: Aidap.org, 2015 Classificazione Peso Sottopeso < 18,5 Normopeso 18,5 – 24,9 Sovrappeso 25 – 29,9 Obesità > 30
Nei soggetti affetti da obesità, in particolare l’immagine corporea negativa, sembrano essere la conseguenza di un ambiente sociale avverso, il quale esercita una profonda discriminazione nei confronti di chi ha un corpo di dimensioni superiori alla media,
infatti essi spesso soffrono di depressione e di bassa autostima e hanno relazioni interpersonali problematiche. L’immagine corporea negativa è anche uno dei principali fattori implicati nel recupero del peso perduto perché genera emozioni negative che favoriscono l’alimentazione incontrollata e una scarsa cura di sé. Quindi intervenire sul corpo anche in modo per lavorare sulla parte intima di sé stessi per scardinare i forti pregiudizi e stereotipi40 che ruotano intorno all’obesità, è ben
risaputo che la spiccata rilevanza del movente estetico nelle società occidentali odierne, gli obesi sono una categoria non apprezzata, discriminata sia nel lavoro che nella vita sociale, e il promuovere degli ideali e le rappresentazioni femminili, che abbiamo ampiamente descritto in questo elaborato, son motivi ben pressanti, i quali portano le persone a utilizzare il mezzo del dimagrimento, con la volontà di migliorarsi. Nell’articolo “Normativa corporea e obesità” di Mazzaganti sono presenti testimonianze interessanti le quali descrivono l’esperienza di una studentessa e un cuoco, entrambi giovani, i quali sottolineano il fatto di aver intrapreso la dieta come obiettivo non solo salutare, ma anche per piacersi di più e di conseguenza essere accettati dalle persone esterne:
«L’ho fatto per piacermi di più. Per sentirmi meglio con me stessa. È ovvio che la fatica a portarsi addosso del peso in più c’è e si fa sentire, però, a essere così diciamo che può diventare un problema anche nello stare con gli altri. Anche perché gli altri fanno fatica ad accettarti e automaticamente anche tu fai ancora più fatica ad accettarti. Io fisicamente non mi sono mai piaciuta. Di viso ok, però fisicamente no...per me questo è sempre stato un po’ un disagio. Che poi tante volte anche lì: centra anche come ti trattano le altre persone (Sara, 22 anni, studentessa)» (Mazzaganti, 2015, p. 176).
40«Lo stereotipo morale dell’obesità (che però non è stato confermato da indagini scientifiche
sulla personalità) implica attributi quali la pigrizia, l’indulgenza verso sé stessi e l’avidità; al contrario la magrezza è simbolo di autocontrollo, raffinatezza, limitazione civile dei bisogni. L’atteggiamento verso l’obesità ha anche qualche relazione con il razzismo, poiché vengono fatte considerazioni negative sul carattere di una persona basandosi esclusivamente su un attributo fisico, tant’è che si ritiene che l’obesità dipenda da un vizio morale di cui il soggetto viene ritenuto responsabile» (Gordon, 2004, p.153).
«La voglia era di stare meglio con me stesso perché mi dava fastidio vedere che aumentavo. Trovare un fisico un po’ asciutto, per vedersi meglio. La voglia era quella: di stare meglio con me stesso perché mi dava fastidio, non mi vedevo […] Per me la dieta è stata una questione di autostima. Perché poi la gente, cioè con la gente penso influisca molto questa cosa del peso. Alla fine se non ti piaci, se ti vedi male, ti fai mille punti interrogativi prima di uscire: “Chissà cosa pensa? Sono brutto! Il corpo!”. E l’idea di dimagrire per me mi ha dato più sicurezza in quel senso lì, con gli altri, di sentirmi più a mio agio (Andrea, 25 anni, cuoco)» (Mazzaganti, 2015, p.176).
Il tratto più importante che sottolineano le testimonianze riportate oltre la voglia di mettersi in gioco e recuperare l’autostima perduta, è l’aumento della prevalenza dell’obesità nelle fasce giovanili, in particolare nell’adolescenza. Al giorno d’oggi molti cambiamenti dovuti all’industrializzazione hanno inciso nell’evoluzione di tale fenomeno per esempio la relativa abbondanza di cibo, l’alimentazione grassa e piena di zuccheri e uno stile di vita più sedentario, causato dall’alta urbanizzazione, la quale provoca gli spostamenti in auto, autobus, treni invece che magari optare per delle lunghe passeggiate. L’obesità oltre che uno stigma sociale conclamato, è un forte problema di salute, è collegata a una serie di patologie che nell’età adulta in particolare possono insorgere, come problemi cardiaci, ipertensione, diabete e alcune forme di tumore (Gordon, 2004). Quindi è opportuno prevenire e incominciare un trattamento al fine di raggiungere un peso nella norma, questo percorso può essere affiancato da una miriade di figure professionali competenti, come il medico di famiglia, lo psicologo, e il dietista. Il trattamento dell’obesità comprende una dieta equilibrata e bilanciata con l’associazione dell’attività fisica, ma come nell’anoressia e la bulimia anche in questa patologia, nei casi più gravi, è possibile arrivare all’intervento semi-residenziale e al ricovero ospedaliero, con persino interventi chirurgici.
4.5 L’ortoressia
L’ortoressia è la combinazione di due parole greche “orthos” che significa sano, corretto, “oreksis” che significa appetito, termine che definisce l’ossessione patologica riguardo al consumo di cibi sani e naturali (Garano, Dettori, Barrucca, 2016). Questa patologia dà il rinforzo nell’importanza della disciplina, in questo caso nei confronti del cibo, provocando una superiorità a chi ne soffre nei confronti di chi non ha autocontrollo nel cibo.
Perciò l’alimento riveste un ruolo determinante nell’individuo e il suo corpo, facendolo allontanare da un rapporto naturale con l’alimentazione, dove i cibi non vengono più scelti per le loro proprietà gustative, ma solo ed esclusivamente per le loro proprietà curative. Nella nosografia più recente del DSM l’ortoressia viene fatta rientrare nel capitolo “Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di cibo” ed è definita dai seguenti criteri:
«A. Un’anomalia dell’alimentazione e della nutrizione (ad es. assenza di interesse per l’alimentazione o per il cibo; evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo) che si manifesta attraverso una persistente incapacità di assumere un adeguato apporto nutrizionale e/o energetico associata con una o più delle seguenti (caratteristiche): 1) Significativa perdita di peso o nei bambini incapacità a raggiungere il peso relativo alla crescita. 2) Significativa carenza nutrizionale. 3) Dipendenza dalla nutrizione enterale o da supplementi nutrizionali orali. 4) Marcata interferenza col funzionamento psicosociale.
B. Il disturbo non è connesso con la mancanza di cibo o associato a pratiche culturali.
C. Il disturbo non si manifesta esclusivamente nel corso di anoressia o bulimia nervosa e non vi è evidenza di anomalia nel modo in cui è percepito il peso e la forma del proprio corpo.
D. L’anomalia non è meglio attribuibile a una condizione medica o ad un altro disturbo mentale, se il disturbo alimentare si manifesta nel corso di un altro disturbo,la sua importanza supera quella del disturbo di base e richiede attenzione clinica».
L’ortoressia non è un disturbo transitorio, dura nel tempo e può avere un impatto negativo sulla vita dell’individuo, in tal senso gli ortoressici trascorrono molto tempo nell’ispezionare la fonte del cibo per esempio nel caso delle verdure, essi controllano se sono state esposte a pesticidi, oppure nel caso di alimenti con latticini, verificano se provengono da mucche nelle quali hanno somministrato ormoni, inoltre sono molto minuziosi nel processo di preparazione degli alimenti, per esempio se i contenuti nutrizionali sono stati persi durante la cottura o se sono stati aggiunti dei coloranti artificiali o conservanti.
Gli ortoressici leggono attentamente il confezionamento degli alimenti e le etichette per verificare se forniscono sufficienti informazioni per valutare la qualità di specifici ingredienti di cibi venduti al mercato. In quest’ultimo tratto si trova un piccolo aggancio all’anoressia, anche le anoressiche leggono sempre le etichette di ogni alimento, ma con un occhio diverso da un ortoressico, esse si basano principalmente sull’apporto calorico, per vedere se rientra nel range delle calorie giornaliere da ingerire, dopodiché guardando anche gli ingredienti o l’altro contenuto di carboidrati e grassi (Garano, Dettori, Barucca, 2016).
Tutti questi atteggiamenti conduco chi soffre di questa patologia a non fidarsi della cucina degli altri, essi portano con sé sempre una sorta di kit di sopravvivenza nel qual caso debbano mangiare fuori casa.
Come molti altri disturbi alimentari comincia in modo lento e insidioso, sembrando inizialmente un modo naturale per correggere condizioni alimentari errate, per migliorare la propria salute. Gli ortoressici i primi periodi vogliono migliorare la propria salute, sentirsi meglio, ma col tempo rendono l’alimentazione la parte più importante della loro esistenza, incorporando un atteggiamento ossessivo con la conseguenza che l’estrema attenzione al cibo sano, puro, li può condurre a malnutrizione, ad un progressivo peggioramento della qualità di vita e alla perdita delle relazioni sociali ed affettive.
Gli ortoressici non desiderano interagire con altri diversi da loro, preferiscono la solitudine, la qualità del cibo consumato assume un’importanza vitale e prioritaria rispetto alle relazioni interpersonali, agli affetti e al lavoro, tanto che il soggetto
ortoressico esperisce un’intensa frustrazione quando le proprie pratiche legate al cibo sono interrotte o impedite. Egli prova un forte senso di disgusto quando la purezza del cibo è apparentemente compromessa, questa sensazione è alternata da alti sensi di colpa quando commette trasgressioni alimentari, perciò la fissazione sulla qualità del cibo è motivata dal desiderio di massimizzare la propria salute fisica, di raggiungere la perfezione e perseguire il proprio benessere.
Gli studiosi Koven e Abry mostrano una sovrapposizione tra ortoressia, anoressia e disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), perché le tutte e tre le patologie condividono tratti comuni come per esempio il perfezionismo, tratti ansiosi e bisogno di controllo principalmente nel peso ma anche su tutti i contesti lavorativi, scolastici e sportivi, nei quali vogliono essere sempre competitivi e migliori su tutti gli altri, gli ortoressici e anoressici sono orientati alla performance, valutando l’aderenza alla loro dieta come un segno di autodisciplina e interpretando la deviazione da essa come fallimento dell’autocontrollo (Koven e Abry, 2015).
Confronto tra Ortoressia, Anoressia e Disturbo Ossessivo-Compulsivo (Koven e Abry, 2015, p.387)
CARATTERISTICHE ortoressia anoressia DOC Focus sulla qualità del cibo SI NO NO Credenze non realistiche sul cibo SI NO NO Desiderio di massimizzare la salute SI NO NO Focus sulla quantità del cibo NO SI NO
Comportamenti plateali SI NO NO
Paura dell’obesità/immagine alterata del corpo
NO SI NO
Tendenza alla magrezza ed eccessivo esercizio fisico
NO SI NO
Ossessioni e compulsioni estese al di là
dell’ambito alimentare NO NO SI
Consapevolezza dei propri comportamenti eccessivi e irrazionali
Pensieri ego - distonici NO NO SI
Pensieri ego - sintonici SI SI NO
perfezionismo SI SI SI
Rigidità cognitiva SI SI SI
Tratti ansiosi SI SI SI
Memoria di lavoro compromessa SI SI SI Funzionamento globale compromesso SI SI SI Scarso monitoraggio esterno SI SI SI
Pensieri intrusivi SI NO SI
Preparazione del cibo ritualizzata SI NO NO
Focus sulla contaminazione SI NO SI
Scarso insight SI SI NO
Senso di colpa per le trasgressioni
alimentari SI SI NO
Riservatezza rispetto ai propri comportamenti
NO SI SI
Umore depresso NO SI SI
Tramite la tabella evidenziata, si possono cogliere le somiglianze col disturbo ossessivo–compulsivo: perfezionismo, rigidità cognitiva, ipermoralità e preoccupazioni per i dettagli e per le regole percepite, tuttavia non ci sono studi sufficienti che hanno esaminato il livello di co-occorrenza tra disturbo di personalità ossessivo-compulsivo e ortoressia (Koven e Abry 2015).
Oltre alle somiglianze si possono ulteriormente notare anche le differenze tra ortoressia da un lato e anoressia e bulimia dall’altro: per quanto riguarda l’esordio nell’ortoressia non è necessariamente legato a bassa autostima, cosa che invece avviene solitamente per anoressia e bulimia; le ossessioni nell’ortoressico non riguardano il peso e la forma corporea, ma la non contaminazione del cibo e degli alimenti; infine l’alimentazione della persona affetta da ortoressia come già ripetuto è ossessiva nei confronti del cibo come l’anoressico, solo che il problema non è la quantità del cibo, ma la qualità.
4.5.1 Vigoressia e il confronto con l’ortoressia
Esiste un’altra patologia dove in un primo momento fu definita “anoressia inversa”, ma oggi è conosciuta come Vigoressia o Bigoressia. Una persona vigoressica ha sempre la percezione del corpo magro, anche quando ha raggiunto un fisico molto muscoloso, in genere interessa i giovani adulti, con prevalenza maschi in un’età compresa tra i 15 e i 23 anni (Garano, Dettori, Barucca, 2016).
Questa patologia come le altre descritte in precedenza porta la persona all’evitamento di ogni attività sociale e occupazionale, sostituendoli con lunghi ed estenuanti allenamenti in palestra, associandoli a una dieta ferrea e uso di sostanze anabolizzanti. Questo disturbo è molto difficile da riconoscere, ma possono esserci dei sintomi dai quali si può arrivare a tale conclusione:
- Dispercezione corporea, ovvero preoccupazione patologica rispetto ad un corpo ritenuto non sufficientemente asciutto e muscoloso. In casi estremi si arriva a farsi impiantare protesi nei pettorali per raggiungere la forma ideale;
- Controllo continuo del proprio aspetto fisico allo specchio o su altre superfici riflettenti;
- Comportamenti di addiction nei confronti dell’esercizio fisico a cui è affidata priorità assoluta a dispetto delle relazioni e del lavoro;
- Disagio e malessere se l’allenamento non avviene nel modo preventivato;
-Attenzione eccessiva nella preparazione dei pasti e in particolar modo per quel che riguarda l’apporto di proteine, fino ad arrivare alla ortoressia ovvero all’applicazione di ferree regole alimentari. I vigoressici hanno un piano alimentare molto rigido e sbilanciato, ricco di proteine e povero di grassi;
- Assunzione frequente di integratori alimentari, fino ad arrivare a sostanze anche illegali;
- Insoddisfazione per il proprio aspetto fisico (Garano,Dettori,Barucca, 2016, p.198).
Esattamente come l’anoressia e la bulimia si ha una distorta alterazione riguardante il proprio aspetto, il focus sull’estetico porta l’individuo alla solitudine, provocando un forte sensi di ansia e di estremo disagio.
Ma confrontando la vigoressia con l’ortoressia si notano anche qui delle somiglianze, entrambe impostano uno stile di vita in maniera determinata e rigida, una sull’allenamento come priorità sulla vita sociale, l’altra sui benefici tratti dal cibo a
sfavore della contaminazione, due mondi che assorbiscono il soggetto in uno scenario privo di alternative. Essi trovano conforto negli allenamenti e nel cibo sano, innalzando il culto del loro corpo volendo arrivare alla perfezione, sfuggendo, allontanando temporaneamente i problemi che gli affliggono quotidianamente.