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DA «BONA SOCIETAS» A «SOCIETAS DIABOLI»

1.4 LA SOCIETÀ DI DIANA NEL DECAMERON

1.5 DA «BONA SOCIETAS» A «SOCIETAS DIABOLI»

L’atteggiamento della Chiesa nei confronti della credenza popolare della

Società di Diana è molto diverso da quello dei contadini semi-pagani. Dal Canon Episcopi, IX-X secolo, sino a De universo creaturarum di Guglielmo d’Alvernia79,

XIII secolo, tra gli ortodossi vi è unanimità nel definire la compagnia della

signora del gioco una superstizione pagana, appartenente al mondo dei sogni.

Ma a partire dalla seconda metà del XIII secolo le innocue riunioni della compagnia si trasformano in adunanze esoteriche dirette dal Diavolo. La compagnia si muta in una società segreta perfettamente organizzata80, che

adora il nemico soprannaturale del Dio cristiano, la personificazione del male, il Diavolo. La strega diviene una persona capace di usare la magia nera, compiendo maleficium per ledere e far del male alla gente attraverso mezzi occulti. Essa può: causare improvvise malattie; provocare la morte delle

79 Guglielmo D’Alvernia, De universo creaturarum, in Opera Omnia, Orléans, 1674.

80 N. Cohn, I demoni dentro. Le origini del sabba e la grande caccia alle streghe, trad. Donatella

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persone; rovinare un matrimonio; rendere sterile o provocare aborti alle donne; far ammalare o morire il bestiame; causare piogge per rovinare i raccolti.

La nuova strega deve rinunciare a Dio e alla religione cristiana, impegnandosi a servire il Dio delle tenebre. Da questo momento la stregoneria è riconosciuta come un’eresia e apostasia particolarmente malvagia, che minaccia l’intera società.

Le donne stringono un patto indissolubile con Satana che le costringe a una sottomissione totale al suo volere. Il patto avviene durante una cerimonia dove il Diavolo imprime sul loro corpo il marchio demoniaco, mentre loro baciano l’ano del loro nuovo Signore prima dell’amplesso. A causa della nuova forma del convegno notturno, che determina il trasformarsi della innocua Società di

Diana in compagnia demoniaca di streghe, la Chiesa cambierà la sua posizione

attivando un processo persecutorio per estirpare il male.

L’incontro con l’amante infernale avviene a intervalli regolari. Il diavolo si presenta sotto forma animale di cavallo o caprone su cui le streghe salgono a cavalcioni per raggiungere il luogo dei convegni sacrilegi e orgiastici. Altre volte le stesse con un unguento81 fornito dal diavolo cospargono un bastone,

81 L’unguento era un composto creato con parti del corpo di bambini morti prematuramente

prima del battesimo. La carne dei neonati è considerata piena di poteri soprannaturali, per questo usata dalle streghe per varie pozioni magiche finalizzate alla morte di altri esseri umani. Inoltre, come precisa Margaret Murray in Il dio delle streghe, mangiare la carne dei bambini, che non hanno mai pronunciato parola, permette alle streghe di ottenere il dono del silenzio sotto tortura. Dato l’alto tasso di mortalità infantile dell’epoca, non causata dalle uccisioni, non era difficile per le streghe reperire carne da neonato. L’antropologa la definisce una forma di magia simpatica: “mangiando la carne di bambini che non avevano mai pronunciato parola intellegibili si sarebbe impedito anche alle lingue delle streghe di rendere intellegibili le loro parole» (pag.119). Ginzburg in Storia Notturna. Una decifrazione del Sabba, Einaudi, Torino, 1989, riporta la pratica della cottura dei corpi dei neonati. I cadaveri vengono sottratti dalle tombe e poi messi in una pentola a cuocere, fin quando la carne non si stacca dalle ossa. La parte solida è usata per preparare unguenti per pratiche magiche e metamorfosi; mentre la liquida viene data da bere a colei che vuole diventare maestra della setta.

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che subito si trasforma in animale; oppure lo spalmano sul loro corpo, rendendole capaci di volare.

Il convegno notturno prende il nome di sabba, alterazione del termine ebraico shabbat82, che denota un antigiudaismo dilagante in Europa fin

dall’Alto medioevo, non a caso il luogo in cui le streghe si incontrano con il demonio si chiama sinagoga83. Il termine sinagoga, derivante dalla parola greca

synagogé (riunione, assemblea), assume accanto al significato di “tempio

ebraico”, anche sfumature negative, quali: bordello, casa del demonio. L’ampliamento semantico della parola è determinato da una cattiva interpretazione di due passi dell’Apocalisse (II, 9 e III, 9), in cui i falsi giudei vengono accusati di appartenere Synagoga Satanae, alla Sinagoga di Satana. Per il cristianesimo la sinagoga diviene il simbolo che racchiude in sé ogni nefandezza e pericolosa diversità.

Il primo scoppio di ostilità contro gli ebrei si verificò nel 1348, durante la notte della domenica delle Palme, in cui il ghetto di Tolone fu sterminato nel sonno. Il movente di così grande furia è l’ipotesi di complotto contro la società, attuato con la diffusione della peste. Si crede, o viene confessato sotto tortura, che ebrei e lebbrosi avessero versato delle polveri avvelenate nelle acque pure per diffondere il contagio. Di fronte al dilagare dell’epidemia la ricerca dei responsabili dà l’illusione di poter contrastare e di far qualcosa per fermare la peste. In questo periodo storico la Chiesa sta vivendo un momento di difficoltà e trova nell’azione persecutoria contro il nemico un modo per accreditare il suo potere e riscattare nuovi fedeli. I bersagli sono situati ai margini della comunità: dapprima i lebbrosi, «gruppo sociale relativamente circoscritto», poi gli ebrei, «gruppo più ampio, anche se delimitato tecnicamente e religiosamente», ed infine le streghe, «una setta potenzialmente senza limiti».

82 Il termine Shabbat nella religione ebraica indica la festa del riposo, celebrata ogni sabato. 83F. Faloppa, Lessico e alterità: formulazione del “diverso”, Edizioni dell’Orso, Alessandria, 2000.

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«l’elemento unificatore di queste ondate persecutorie è, nel modificarsi del bersaglio (lebbrosi - ebrei; ebrei; ebrei - streghe) l’immagine ossessiva del complotto ordito contro la società»84.

Un complotto creato soprattutto contro il mondo cristiano e diretto dal nemico per antonomasia, il diavolo. E se i lebbrosi e gli ebrei hanno sui loro indumenti il marchio del patto con il diavolo, gli inquisitori e i giudici laici lo cercano sul corpo delle streghe. La Chiesa ha creato il modello ideologico del “diverso” come nemico dell’intera società, che attenta in ogni modo la vita e la salute dei credenti. Il sabba, quindi, è elaborato dalle autorità per legittimare l’esistenza di una setta eretica dotata di poteri sovrannaturali, usate per minare le fondamenta della cristianità.

I sabba ordinari si tengono le notti del venerdì e comprendono un numero minimo di streghe; mentre i sabba ecumenici si svolgono tre o quattro volte all’anno e vi partecipano streghe d’ogni parte del mondo. La cerimonia si divide in due fasi. Nella prima i nuovi adepti sono obbligati a compiere dei riti di iniziazione che prevedono: la rinuncia alla fede cristiana, il calpestare la croce e il prestare giuramento al diavolo. La fase successiva è caratterizzata da danze selvagge, banchetti e orge sessuali tra streghe e demoni. Il diavolo, vestito di nero, compie una parodia del servizio divino, dapprima con un sermone per allontanare le sue seguaci dal ritorno al cristianesimo con promesse di un paradiso migliore di quello cristiano; in secondo luogo avviene la parodia dell’eucarestia in cui le streghe ricevono in dono un oggetto simile alla suola della scarpa, nero e duro da masticare insieme a un boccale colmo d’un liquido nauseante. L’incontro non si conclude come nella società di Diana con l’insegnare le cose buone e utili alle compagne, ma con l’ordine di eseguire un maleficium contro i cristiani.

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I luoghi in cui si realizza il sabba hanno delle caratteristiche comuni: isolati, bui, circondati da alberi. In Italia un luogo conosciuto come il ritrovo delle streghe – ma di incerta collocazione - è «la noce di Benevento»85. Molte

testimonianze parlano dei poteri soprannaturali del noce e di aver visto nelle notti di vento le streghe ballargli attorno. Per raggiugere il luogo le streghe si cospargono il corpo di unguento e ripetono la formula: Unguento, unguento, / portace alla Noce di Benevento, / per acqua e vento / e per ogni mal tempo86.

Nella società di Diana gli animali non erano il prodotto di trasformazioni demoniache, ma venivano usati dalla Signora come materia prima per i suoi esperimenti. Tra gli animali che vengono esclusi dal sabba vi è l’asino. Quest’ultimo ha un valore importante nella tradizione cristiana: si crede che, «quia portat crucem»87, porti una croce sul dorso, e inoltre è l’animale che ha

portato Gesù e la Vergine. La presenza di questo animale negli incontri della compagnia di Diana fa comprendere la natura innocua e benevola della Signora.

Invece, nel sabba l’animale che ha una funzione principale è il caprone. Nella raccolta Lavorare stanca di Pavese è presente una poesia, Il dio Caprone, che è una chiara esaltazione del simbolo di fertilità dell’animale e del suo accoppiamento con la donna.

La campagna è un paese di verdi misteri

al ragazzo, che viene d'estate. La capra, che morde certi fiori, le gonfia la pancia e bisogna che corra. Quando l'uomo ha goduto con qualche ragazza

- hanno peli là sotto - il bambino le gonfia la pancia. Pascolando le capre, si fanno bravate e sogghigni,

ma al crepuscolo ognuno comincia a guardarsi alle spalle.

85 G. Bonomo, Caccia alle streghe, pag. 321. Forma dialettale per indicare l’albero. 86 Ivi, pag. 112.

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I ragazzi conoscono quando è passata la biscia dalla striscia sinuosa che resta per terra. Ma nessuno conosce se passa la biscia

dentro l'erba. Ci sono le capre che vanno a fermarsi sulla biscia, nell'erba, e che godono a farsi succhiare. Le ragazze anche godono, a farsi toccare.

Al levar della luna le capre non stanno più chete, ma bisogna raccoglierle e spingerle a casa,

altrimenti si drizza il caprone. Saltando nel prato sventra tutte le capre e scompare. Ragazze in calore dentro i boschi ci vengono sole, di notte,

e il caprone, se belano stese nell'erba, le corre a trovare. Ma, che spunti la luna: si drizza e le sventra.

E le cagne, che abbaiano sotto la luna, è perché hanno sentito il caprone che salta

sulle cime dei colli e annusato l'odore del sangue. E le bestie si scuotano dentro le stalle.

Solamente i cagnacci più forti dàn morsi alla corda e qualcuno si libera e corre a seguire il caprone,

che li spruzza e ubriaca di un sangue più rosso del fuoco, e poi ballano tutti, tenendosi ritti e ululando alla luna. Quando, a giorno, il cagnaccio ritorna spelato e ringhioso, i villani gli dànno la cagna a pedate di dietro.

E alla figlia, che gira di sera, e ai figli, che tornano quand'è buio, smarrita una capra, gli fiaccano il collo. Riempion donne, i villani, e faticano senza rispetto. Vanno in giro di giorno e di notte e non hanno paura di zappare anche sotto la luna o di accendere un fuoco di gramigne nel buio. Per questo, la terra

è così bella verde e, zappata, ha il colore,

sotto l'alba, dei volti bruciati. Si va alla vendemmia e si mangia e si canta; si va a spannocchiare

e si balla e si beve. Si sente ragazze che ridono,

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tra le ripe sassose, i villani l'han visto

che cercava la capra e picchiava zuccate nei tronchi. Perché, quando una bestia non sa lavorare

e si tiene soltanto da monta, gli piace distruggere.88

La poesia è contraddistinta da una fitta presenza di immagini e riferimenti di una mitologia ancestrale-contadina. L’io poetante evoca la campagna con gli occhi di un ragazzo di città, per lui la realtà della campagna è «un paese di verdi misteri». Nella prima lassa viene presentato, attraverso immagini vaghe e il parallelismo tra le capre e le ragazze, la misteriosa e forte sessualità che lega gli uomini e le bestie. Al centro è posto il caprone, animale circondato di mistero e dotato di forte e aggressiva sessualità. Molte leggende narrano che durante il corso delle sue apparizioni notturne esso eccita e offusca la mente delle ragazze e degli animali.

La campagna è dominata dalle forze primordiali dell’istinto in cui le donne e gli uomini assumono atteggiamenti e comportamenti animali e gli animali si trasformano in esseri demoniaci. La poesia può essere letta come una chiara rappresentazione delle riunioni notturne demoniache, «ballano tutti, tenendosi ritti e ululando alla luna», la cui credenza è diffusa nel mondo contadino.

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CAPITOLO II