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L’EVOLUZIONE DELLA STREGA NELLA CRITICA ANTROPOLOGICA

NON LASCIAR VIVERE LA MALEFICA

2.4 L’AMMALIATRICE NE LA LUPA DI VERGA

2.5 L’EVOLUZIONE DELLA STREGA NELLA CRITICA ANTROPOLOGICA

Nella prima metà del XIX due studiosi tedeschi, Jarker e Mone, cattolici

ferventi e ostili alla Rivoluzione francese, credono nella esistenza delle società segrete delle streghe, considerate da loro una malvagia cospirazione contro la religione e la Chiesa. Lo stesso punto di vista, ma con una trattazione meno ostile, è difeso da Jules Michelet ne La Sorcière (La Strega)150. Secondo lo storico

francese il cristianesimo ha sconfitto ed eliminato gli dei dell’Olimpo ma non «la moltitudine degli dei indigeni, la plebe degli dei ancora in possesso dell’immensità delle campagne, delle selve, dei monti, delle fontane»151. Molti

di questi dei si nascondono nelle case, e sono mantenuti in vita dalla donna. Michelet descrive la stregoneria come una protesta dei servi, un modo di vendicarsi contro l’ordine sociale e l’oppressione religiosa. Lo storico afferma l’esistenza del sabba, ma molto diverso da ciò che è stato scritto nei testi demonologici e nei verbali dei processi. Egli immagina delle riunioni segrete di notte, dove vengono eseguite le antiche danze pagane, mescolate a farse satiriche contro gli esponenti della nobiltà e del clero. Per Michelet le riunioni notturne dei contadini esistevano già nel XII e XIII secolo come tracce di un paganesimo mantenuto in vita dalle classi più umili, costrette a essere libere solo di notte. A partire dal XIV secolo esse assumono la fisionomia di una sfida verso l’ordine sociale esistente, in un momento in cui sia la Chiesa che la nobiltà son l’oggetto di un crescente discredito152.

Le riunioni vengono chiamate dallo storico «messe nere», in cui i servi, rinnegando Cristo, ballano attorno ad un altare innalzato in onore «dell’eterno

150 J. Michelet, La Strega, Einaudi, Torino, 1971. 151 Ivi, pag.16.

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Esiliato», Lucifero. Accanto a questa figura viene collocata una sacerdotessa, «la fidanzata del diavolo», rappresentante di tutte le donne oppresse dalla società. Michelet la descrive come una Medea:

«la bellezza dei dolori, l’occhio profondo, tragico e febbrile, con grandi ondate di serpenti che cadono in disordine; parlo di un oceano di neri e riottosi capelli. Forse, sopra, la corona di verbena, l’edera delle tombe, le violette della morte».153

A questa figura romantica Michelet dà il ruolo di organizzatrice del sabba. La sacerdotessa convince i contadini a offrire del cibo per il banchetto, sapendo che ciò determinerebbe il coinvolgimento a una cospirazione. È lei che innalza una figura di legno, pelosa, con corna e attributi virili, che rappresenta Satana, identificato come «il grande servo in rivolta». Durante il sabba la sacerdotessa si accoppia, davanti alla folla radunata, con il diavolo: si siede sul suo grembo e simula l’amplesso demoniaco, da cui riceve lo spirito. Dopo il banchetto e la danza scomposta, la donna diventa un altare sul cui corpo un uomo, mascherato da demonio, depone del grano come offerta a Satana, affinché permetta un buon raccolto. Sulla schiena della donna viene successivamente cucinato un dolce, per essere distribuito alla folla come eucarestia demoniaca. Infine, la messa nera si conclude con le parole di sfida lanciate dalla sacerdotessa verso il Dio cristiano, mentre un branco di demoni libera i servi dalla loro paura dell’Inferno. Gli accoppiamenti che avvengono durante il

sabba devono essere seguiti da una «purificazione» gelida, la quale serviva a

non permettere il concepimento154. Il sesso è identificato come un atto

demoniaco, perché privato del suo fine cattolico: la procreazione. L’ipocrisia

153 Ivi, pag.89.

154 Secondo alcuni resoconti contemporanei il seme di Satana, nel momento in cui è ricevuto

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della Chiesa viene mascherata da Michelet con la ripresa di un celebre caso di una giovane donna, Catherine Cadière, stuprata quotidianamente da Padre Girard, per punire il suo essere peccatrice.

La credenza dei bambini mangiati durante il sabba è smentita dallo storico, che afferma l’utilizzo, durante la cerimonia, di pupazzi posti sulla schiena della sacerdotessa, realizzati in modo da sembrare veri. Questi pupazzi rappresentano il popolo, e il loro essere mangiati, per finta, «rappresentava semplicemente il popolo che stava adorando il popolo, in uno spirito di vera democrazia»155. In questi sabba il popolo ritrova quel senso di fratellanza che le

fatiche e le ingiustizie quotidiane scacciano via.

L’originalità di Michelet sta nell’aver fatto di un’opera storica un romanzo, alterando, con grande capacità, le antiche leggende popolari e le testimonianze dei processi dell’Inquisizione. Spinto da un impellente bisogno di ridare verità e potere a due figure oppresse dalla società, le donne156 e i

contadini, lo scrittore non si era posto la necessità di effettuare ricerche più dettagliate, dando così al pubblico una trattazione romantica e fantasiosa, che affascinando le masse, sarà considerata veritiera per molte generazioni.157

L’opera si pone il difficile tentativo di spiegare la nascita e l’evoluzione della figura della strega, seguendo la vita della stessa donna per più di trecento anni. Sin dal primo libro di apertura si percepisce lo sdegno e l’incredulità dello scrittore per la miserabile condizione della donna; e al contempo la rabbia verso la Chiesa e le istituzioni laiche, per la loro violenza disumana e per aver creato, dopo l’esistenza di Satana, le sue adoratrici.

155 N. Cohn, I demoni dentro, cit., pag.179.

156 J. Michelet, La strega, pag.81: «per la donna si aveva ben poca considerazione. Occupava un

posto di scarso rilevo. Se la Vergine, la donna ideale, si elevava nei secoli, la donna reale contava pochissimo presso queste masse rurali, questo miscuglio d’uomini e greggi.»

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Ne La strega è possibile notare un’ulteriore interpretazione del sabba: la celebrazione del culto della fertilità, per assicurare un’abbondanza dei raccolti. Decisiva a tal proposito è l’opera Ramo d’oro di sir James Frazer, la cui prima edizione risale al 1890, che come afferma Cohn: «aveva lanciato un vero culto dei culti di fertilità»158. Questa opera ha influenzato l’egittologa Margaret

Murray, la quale ha pubblicato The Witch-Cult in western Europe159 (Le streghe

nell’Europa occidentale), seguita da un'altra opera The God of the Witches160 (Il Dio

delle streghe). In entrambi i testi viene esposta la medesima tesi. Fino al XVII

secolo in Europa continua ad esistere un antico culto precedente alla religione cristiana, i cui adepti appartengono ai vari ceti sociali. La religione si sviluppa attorno alla figura di un dio bifronte e cornuto, conosciuto con il nome di Diano o Giano. Questa divinità simboleggiava il dio delle stagioni e dei raccolti, e inoltre si credeva che morisse e rinascesse continuamente. Il dio è rappresentato nella società da essere umani selezionati (Thomas Becket, Giovanna D’Arco e Gilles de Rais) la cui morte è un sacrificio rituale per permette la resurrezione del dio. Nella realtà popolare il dio è rappresentato da un personaggio con le corna, che i giudici e gli inquisitori scambiano per il Diavolo, facendo diventare la stregoneria un culto satanico. L’adorazione della divinità pre-cristiana prevede il bacio a tutte le maschere del dio. Appare quindi agli inquisitori che le streghe baciassero il didietro di Satana, quando in realtà baciano le due maschere indossate del dio, il quale ha due facce. Come afferma Murray:

158 N. Cohn, I demoni dentro, pag. 179.

159 M. A. Murray, The witch-cult in western Europe, Oxford University Press, 1921, Le streghe in

Europa occidentale, a cura di M. L. Petrelli, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 2012. Il testo

si caratterizza come una raccolta di testimonianze. L’autrice tratta le testimonianze delle accusate come dati etnografici, sostenuti da un approccio antropologico privo di pregiudizi.

160 M. A. Murray, The God of the Witches, Oxford University Press, 1933, Il Dio delle streghe,

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«Dalle testimonianze delle streghe risulta abbastanza chiaramente che il cosiddetto Diavolo era un essere umano, generalmente un uomo e talvolta una donna. Al grande sabba, dove compariva vestito sfarzosamente, era camuffato in maniera irriconoscibile, mentre all’esba, quando rendeva visita ai suoi accoliti, oppure cercava nuovi proseliti per la società delle streghe, generalmente indossava un semplice costume dell’epoca»161

Il culto di Diano è stato preservato da un gruppo etnico di individui di bassa statura, che era stato costretto a nascondersi a causa delle invasioni. Identificati con il nome fate o gnomi, hanno avuto con la popolazione comune sufficienti contatti per diffondere il loro culto, e fare delle streghe le loro seguaci. L’organizzazione del culto dianico prevede a livello locale un piccolo gruppo di streghe, composto da tredici membri: dodici ordinari e un ufficiale. Gli aderenti partecipano sia alle riunioni settimanali, chiamate «esbats», che alle assemblee più grandi chiamate «sabba». La mancata partecipazione alle riunioni o l’inadempimento degli ordini sono puniti molto severamente con percosse che a volte causano la morte del colpevole.

Durante il Medioevo il culto dianico, secondo la Murray, è il culto dominante. A causa dell’avvento della Riforma cattolica, che ottiene molti proseliti nella popolazione, il culto subisce una battuta d’arresto e un attacco dal suo rivale, sfociato nella caccia alle streghe.

L’autrice mostra nell’opera come i culti delle streghe sono connessi alla natura e alla sua fertilità. Ma la sua tesi non è supportata da un lavoro di ricerca delle fonti, presentando in molti tratti degli aspetti fantastici. La sua abilità nel manipolare le citazioni ci presenta delle testimonianze del sabba vere e serie, quando in realtà non esistono. Lo storico Carlo Ginzburg ha

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riscontrato nella tesi di Margaret Murray, seppur poco attendibile, «un nocciolo di verità»162. Secondo lo storico nelle deposizioni delle streghe

possono essere rintracciati, oltre all’insieme delle teorie magico-diaboliche imposte dagli inquisitori, l’insieme di credenze mitologiche che risalgono ad epoche molto lontane, che permettono di identificare il sabba come un rituale sciamanico.

Prima di giungere alle teorie di Ginzburg vi è una fase intermedia in cui il funzionalismo interpreta la figura della strega come il capro espiatorio dell’intera società163. A tal proposito ha un ruolo importante il trattato storico

La città indemoniata di Boyer e Nissenbaum. L’opera è un’attenta indagine sui

processi di stregoneria del 1692, avvenuti nella piccola cittadina di Salem. I

162 C. Ginzburg, I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento, Einaudi, Torino,

1972, pag. XII. Ginzburg ha riconosciuto nella tesi di Murray un “nocciolo di verità” grazie alla scoperta di un culto agrario diffuso in Friuli tra ‘500 e ‘600. Documentato in una cinquantina di processi inquisitoriali, il culto presenta dei caratteri completamenti estranei agli stereotipi dei demonologici. Uomini e donne, che si autodefiniscono benandanti, affermano di recarsi quattro volte l’anno, durante la notte, a combattere in spirito contro le streghe e gli stregoni, armati di mazze di finocchio, mentre gli altri di sorgo. La posta in ballo è la fertilità dei campi.

163 J. Delumean, La paura in Occidente: «Innanzitutto, la stregoneria diviene uno strumento di

liberazione delle pulsioni. I conflitti inevitabili di una collettività dove predominano i rapporti

interpersonali quotidiani si risolvono direttamente nella o per mezzo della violenza, o per via istituzionale [giustizia]. Se, in caso di repressione sistematica, le tensioni non giungono ad esprimersi, una deviazione verso l’immaginario diventa inevitabile. Di qui l’anti- istituzione, o istituzione alla rovescia, della stregoneria, mediante la quale i conflitti giungono ad esprimersi in relazioni simboliche mediante accuse. Queste, che non sono, contrariamente ad una opinione spesso sostenuta, né arbitrarie né indifferenti, intervengono sul discorso in certe occasioni, a proposito di certi rapporti sociali. Le accuse di stregoneria aiutano indiscutibilmente a scaricare un’aggressività troppo a lungo repressa, una tensione troppo a lungo contenuta; la sua funzione catartica non pone alcun dubbio. Così spostate ed esercitate, le opposizioni tendono, senza sempre pervenirvi, a risolversi sul piano dell’affettività: il gruppo deve necessariamente scegliersi un capro espiatorio sul quale si polarizzerà l’aggressività. Questo scarico emozionale, o ab-reazione, comporta per efficacia simbolica, l’abolizione dei conflitti. Una volta ancora, noi ritroviamo il ruolo della violenza organizzatrice: lo stregone diventa la vittima sacrificale [alla rovescia], perché sovraccarica del male che abita l’accusatore…Facendo da contrappeso anomico, la stregoneria offre la valvola che permette la soddisfazione liberatoria sotto la forma di violenza spontanea ma insieme strettamente regolata: chiunque può essere accusato non importa come» (L. V. Thomas-R. Luneau, Les Sages dépossédes, Parigi,1977, pp. 126-127).

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due studiosi hanno cercato di dimostrare che le accuse di stregoneria non sono altro che la naturale conseguenza delle tensioni che si sono accumulate nella piccola società. Le accuse di stregonerie partano da delle bambine:

«Nella piccola contea dell’Essex nel Massachussets, e in particolare nella piccola comunità di Salem Village, erano soprattutto le ragazzine a riunirsi occasionalmente per parlare dell’avvenire. La loro attenzione si concentrava su un tema particolare, in cui la curiosità per il futuro amore convergeva con quella per la futura condizione sociale: il matrimonio e il “mestiere dei loro fidanzati”»164

Le ragazzine, durante le riunioni, si affidano ad un bicchiere d’acqua e un albume d’uovo, e a seconda dell’aggregarsi e del disgregarsi dell’acqua, interpretano il futuro. Da azioni di giocosa curiosità hanno inizio una serie di eventi che hanno segnato la storia dell’America.

Ad essere additate dalle ragazzine come coloro che avevano diffuso il malocchio sono tre donne (Sarah Good, Sarah Osborne e la schiava Tituba). Esse non sono vittime causali, ma destinate, essendo accumunate dall’appartenenza alle classi più emarginate della società: Tituba è una schiava, Sarah Osborne una vecchia invalida e Sara Good una girovaga. Le accuse non sono altro che l’espressione di una paura relativa al mutamento del sostrato sociale in un momento storico di crescita mercantile del Massachusetts. Infatti, il gioco delle ragazzine, finalizzato a conoscere il lavoro del loro futuro marito, è effettuato da coloro che appartengono a una classe che ha maggiormente subito le conseguenze del mutamento sociale. I riti delle ragazze non sono altro che le proiezioni delle pressanti paure che ossessionano

164 P. Boyer - S. Nissenbaum, La città indemoniata. Salem e le origini sociali di una caccia alle

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le loro famiglie, e in anche l’intera comunità. Non a caso il lavoro del futuro marito determinerebbe la loro condizione sociale.

Lo storico italiano Carlo Ginzburg chiude con una raffinata indagine l’evoluzione degli studi sulla figura della strega. Il suo saggio, Storia notturna, è un’attenta analisi delle confessioni delle streghe, cercando in essi un aspetto comune che non derivi dall’influenza degli inquisitori. Lo storico cerca di spiegare il sabba come l’immagine di un sostrato antico che racchiuda in sé l’insieme dei miti tenuti in vita senza l’ausilio di un rituale.

Nella prima parte del testo viene analizzata la nascita della stregoneria. Durante il XIV secolo, le crisi economiche e sociali, come la peste, hanno dato via a una catena persecutoria dapprima contro i lebbrosi e gli ebrei, successivamente sfociata nella creazione di sette organizzate di streghe. Ad essere additate come streghe sono ovviamente coloro che appartengono agli strati sociali più marginali, proprio per questo più adeguate a subire l’accusa di complotto per sovvertire l’ordine sociale costituito. Il sabba, immagine del complotto satanico, non è altro che il prodotto della interazione tra la cultura popolare e le teorie della classe dotta, una «formazione culturale di compromesso»165. Nella seconda parte il saggio è esaminata la possibilità di

poter riconoscere un sostrato mitico comune a popolazioni diverse e lontane fra di loro. Le congetture euro-asiatiche, che legano alcuni aspetti del sabba (il volo per raggiungere il luogo delle riunioni, le metamorfosi animalesche) con il sostrato antico, derivante dalla cultura sciamanica presente nell’antichità in Asia e Europa, incontrarono alcune resistenze nella critica contemporanea. Da questa analisi emerge il ritratto di un Europa percorsa da fili che si sono intrecciati nel tempo e nello spazio in cui il viaggio onirico verso il sabba ha un'unica matrice.

165 C. Ginzburg, Présomption sur le sabbat, in «Annales E.S. C.», 39(1984), pag. 341, in Storia

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