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Brasìda diplomatico, Brasìda generale: Calcidica e Tracia (424-422 a C.)

Gli esempi riportati poco sopra riguardanti i rapporti diplomatici fra le città facenti parte del blocco ateniese ed i Peloponnesiaci mostrano un dato abbastanza chiaro: il modus operandi peloponnesiaco, basato principalmente sull'indurre i "nemici" ad un'alleanza "spontanea", previa devastazione del loro territorio messo a coltura o tramite ambasceria, appare abbastanza uniforme. Vedremo qui di seguito l'operato di Brasìda nella Calcidica ed in Tracia, cercando di capire quale fu, secondo Tucidide, il comportamento diplomatico di Brasìda e, dopo aver confrontato quest'ultimo con gli episodi precedenti, fare chiarezza riguardo al medesimo commento tucidideo.

Nel 424 a. C. Brasìda è accolto da Perdicca e dalle città della Calcidica che avrebbero voluto staccarsi dal blocco ateniese. La prima azione che il comandante lacedemone compie è quella di tentare di attirare dalla sua parte Arrabeo, allora in contrasto con Perdicca. L'azione non ebbe esito positivo e provocò solo il parziale allontanamento di Perdicca da Brasìda536. Durante lo stesso anno poi, gli abitanti della

città di Acanto, per paura di perdere il raccolto, ammisero Brasìda in città affinché parlasse al popolo537. Il discorso pronunciato da Brasìda può essere articolato nei

seguenti punti: i Lacedemoni sono intervenuti in guerra in qualità di liberatori contro l'asservimento ateniese538; Brasìda si difende da una potenziale accusa di essere giunto

in ritardo e si discolpa ammettendo che vi sia stato un errore nella previsione della durata del conflitto539; lo stupore dello Spartiata dovuto alla decisione degli Acanti di

precludergli l'accesso alla città540; l'incredulità di aver trovato potenziali alleati, i quali

536 THUC. IV, 82.

537 THUC. IV, 84, 1. Secondo S. Hornblower "the Akanthos speech is [...] a cocktail of things actually spoken and things invented by Thucydides, and the speech has more in this second, that is, invented, category than I propose to list here. So we need to be cautious about using it for the reconstruction of a special and peculiarly Thucydidean 'language of Brasidas'"; S.v. HORNBLOWER 1996,

introduzione, p. 48.

538 THUC. IV, 85, 1. WESTLAKE 1968, pp. 151-152. 539 THUC. IV, 85, 2.

hanno richiesto ai Lacedemoni di marciare verso quei luoghi, richiesta accolta e portata avanti attraverso una marcia faticosa e pericolosa, ora non totalmente disposti ad accogliere i liberatori541; qualora gli Acanti, dotati di maggiore intelligenza di altri, non

dovessero allearsi, le altre città penserebbero che Brasìda non stia portando una libertà giusta oppure che egli non possieda la forza necessaria per sconfiggere gli Ateniesi, ma, per dimostrare il contrario affinché gli Acanti siano persuasi da lui, il comandante mente sui fatti di Nisea542; la libertà delle città che si alleeranno è garantita dai giuramenti fatti

dai magistrati di Sparta, giuramenti sulla loro indipendenza, dunque non vi devono essere sospetti o cattiva fiducia riguardo a Brasìda543; il comandante non consegnerà la

città ad un gruppo o ad una fazione, ma rispetterà le istituzioni cittadine ereditate dai padri dei potenziali alleati544; la libertà ottenuta da una sola parte della popolazione non

produrrebbe riconoscenza per gli sforzi affrontati, ma biasimo piuttosto che onore e gloria e le accuse mosse contro gli Ateniesi si ritorcerebbero sui Lacedemoni in maniera amplificata, poiché essi si ritengono e si dichiarano onesti545; chi parte da una posizione

migliore può subordinare gli altri in due modi: con la forza, conferita dalla fortuna, o con l'inganno, tipico della mente disonesta546; oltre alla garanzia della libertà tramite i

giuramenti di cui si è detto sopra, vi è la maggiore assicurazione che le parole di Brasìda siano supportate dalle azioni, azioni che convincono meglio di ogni parola e che mostrano i reali vantaggi dell'alleanza547; qualora gli Acanti respingeranno quelle

proposte per il pericolo che comporterebbe un'alleanza o perché sentiti costretti contro la loro volontà, Brasìda invocherà gli dèi e gli eroi di quella terra a testimoniare il suo intervento in Calcidica per il loro bene e di non essere riuscito a persuaderli, passando così a devastare la loro terra e costringendoli, dunque, ad allearsi con la forza548; il

541 THUC. IV, 85, 4-5. 542 THUC. IV, 85, 6-7; 108, 5. 543 THUC. IV, 86, 1-2. 544 THUC. IV, 86, 3-4. 545 THUC. IV, 86, 5. 546 THUC. IV, 86, 6. 547 THUC. IV, 87, 1.

548 Abbiamo già visto come nel caso di Archidamo a Platea, il re lacedemone invocò gli dèi e gli eroi del luogo per legittimare la sua ira nei confronti dei Plateesi i quali non avevano accettato di arrendersi seppur l'atteggiamento stesso dei liberatore fosse stato molto accomodante. Riporterò le parole che Tucidide fa pronunciare a Brasìda riguardo a questo passo: "«'Εἰ δ' ἐμοῦ ταῦτα προϊσχομένου ἀδύνατοι μὲν φήσετε εἶναι, εὖνοι δ' ὄντες ἀξιώσετε μὴ κακούμενοι διωθεῖσθαι καὶ τὴν ἐλευθερίαν μὴ ἀκίνδυνον ὑμῖν φαίνεσθαι, δίκαιόν τε εἶναι, οἷς καὶ δυνατὸν δέχεσθαι αὐτήν, τούτοις καὶ ἐπιφέρειν, ἄκοντα δὲ μηδένα προσαναγκάζειν, μάρτυρας μὲν θεοὺς καὶ ἥρως τοὺς ἐγχωρίους ποιήσομαι ὡς ἐπ' ἀγαθῷ ἥκων οὐ πείθω, γῆν δὲ τὴν ὑμετέραν δῃῶν πειράσομαι βιάζεσθαι [...]»". "«E se a me, che vi faccio queste proposte, direte che non potete passar dalla mia parte, e poiché ci siete favorevoli, pretenderete di respingerci senza di soffrir danni, e direte che la libertà non vi sembra priva di pericoli e che è giusto che essa venga portata a coloro che possono effettivamente riceverla, me che non bisogna costringer nessuno ad accettarla contro la sua volontà, allora prenderò

costringere gli Acanti con la forza non è infatti ingiusto: da una parte, se non lo facesse, essi continuerebbero a versare il tributo agli Ateniesi, danneggiando indirettamente i Lacedemoni, dall'altra impedirebbero ad altri di allearsi ai Peloponnesiaci, perpetrando di conseguenza la schiavitù della Grecia549; i Lacedemoni non agiscono con tanta

durezza, né hanno il dovere di liberare chi non vuole essere liberato, se non per il bene di tutta la Grecia550; i Lacedemoni non vogliono un impero, ma si impegnano a mettere

fine ad un impero altrui, e commetterebbero un'ingiustizia verso tutti gli altri se, mentre rendono tutti indipendenti, permettessero agli Acanti di rifiutare l'alleanza551; Brasìda fa

un'esortazione finale per spingere gli Acanti a scegliere la cosa giusta da fare552. Gli

Acanti, impauriti per il raccolto, ma lusingati dalle parole del Lacedemone, legarono Brasìda con gli stessi giuramenti d'indipendenza coi quali egli legò in precedenza le autorità di Sparta: abbiamo già visto poco sopra cosa avrebbe potuto sottintendere quel giuramento fatto a Sparta, ossia la garanzia che Brasìda non avrebbe costituito un dominio personale in quei luoghi. L'esercito fu accolto in città ed Acanto passò dalla parte dei Peloponnesiaci. Anche Stagiro, poco dopo, passò dalla parte di Brasìda. Il discorso di Brasìda agli Acanti mostra un dato importante: alla mancata persuasione retorica sarebbe seguita la devastazione dei campi per indurre Acanto a passare con la forza dalla parte del Lacedemone.

In seguito all'alleanza con Acanto e Stagiro, Brasìda si diresse verso Anfipoli. Questa città era controllata direttamente dagli Ateniesi, lo stratego Eucle era presente in

loco, mentre Tucidide si trovava nei pressi di Taso. Nella città d'Anfipoli erano presenti

degli Argili, ossia gli abitanti di Argilio, città libera nei pressi di Anfipoli, i quali mal sopportavano la presenza ateniese in quei luoghi. Questi Argili possedevano la cittadinanza anfipolita e si impegnarono a tramare per far entrare Brasìda in città. Superato il ponte che separava la città dal fiume, Brasìda prese il sobborgo di Anfipoli, si diede al saccheggio e s'accampò553. Eucle mandò un messaggio a Tucidide il quale

salpò subito per accorrere in aiuto della città. Brasìda, per anticipare Tucidide, propose un accordo agli Anfipoliti: "ognuno degli Anfipoliti e degli Ateniesi che erano nella città poteva restare, se voleva, rimanendo in possesso delle sue cose, con eguaglianza e parità

come testimoni gli dèi e gli eroi di questa terra del fatto che sono venuto per il vostro bene e non sono riuscito a persuadervi: e cercherò di costringervi devastando la vostra terra [...]»". S.v. THUC. IV, 87, 2. 549 THUC. IV, 87, 3. 550 THUC. IV, 87, 4. 551 THUC. IV, 87, 5. 552 THUC. IV, 87, 6. 553 THUC. IV, 103; 104, 1-2.

di diritti; chi non era disposto a farlo sarebbe partito portando con sé i propri beni, entro cinque giorni"554. Anfipoliti ed Ateniesi furono d'accordo con le proposte di Brasìda: ai

primi furono garantiti i propri diritti e le istituzioni cittadine patrie, ai secondi furono evitati ulteriori pericoli555. Oltre ad un aiuto esterno, Brasìda si avvale del saccheggio, in

questo luogo effettivamente condotto mentre ad Acanto solo accennato in caso di mancata persuasione, per indurre gli Anfipoliti a passare dalla sua parte. Inoltre, il Lacedemone si mostrò disponibile a salvare la vita dei filoateniesi e degli Ateniesi stessi presenti in città. Questo modus operandi non è foriero di novità. A Platea, come abbiamo visto sopra, Archidamo, all'inizio delle trattative del 429 a. C., propose ai Plateesi "per rassicurarli" di consegnare "la città e le case", di indicare loro i confini del territorio di loro pertinenza, di indicare il numero delle piante da frutto e di "qualsiasi altra cosa che possa essere numerata", mentre la popolazione si sarebbe trasferita e sarebbe tornata alla fine della guerra: "fino a quel momento" i Lacedemoni si sarebbero impegnati a coltivare per loro la terra, pagando una rendita e restituendo ai Plateesi che sarebbero rientrati i propri beni556. Malgrado ciò i Plateesi rifiutarono l'accomodante

proposta spartana. Quando la città si arrese, inoltre, i Lacedemoni diedero loro da mangiare e fecero giungere da Sparta 5 giudici, i quali solo dopo un previo processo decretarono il tragico verdetto, pena commisurata alla loro ostinata convinzione di essere innocenti557. Le particolari trattative con Platea, e la relativa specificazione

tucididea riguardo a ciò che fu ordinato da Sparta affinché la città rimesse sotto la protezione Lacedemone, e con le città di Acanto ed Anfipoli dimostrano l'importanza della loro liberazione. Città come Platea, Acanto ed Anfipoli dovevano essere prese attraverso la resa, per fare in modo che le stesse non passassero più dalla parte ateniese in caso di tregua e dello scambio delle località. Questo spiegherebbe anche, nel 421 a. C., l'appoggio di Clearida all'opposizione degli Anfipoliti a passare dalla parte ateniese durante le trattative della pace di Nicia.

Ritornando ora agli eventi bellici della Tracia, Tucidide giunse ad Eione e Brasìda cercò di prendere la città con la forza ma fu respinto558. Mircino, Galepso ed

Esime passarono dalla parte Peloponnesiaca:

ὁ γὰρ Βρασίδας ἔν τε τοῖς ἄλλοις μέτριον ἑαυτὸν παρεῖχε, καὶ ἐν τοῖς λόγοις 554 THUC. IV, 105, 2. 555 THUC. IV, 106, 1-2. 556 THUC. II, 72, 3. 557 THUC. III, 68. 558 THUC. IV, 107, 1-2.

πανταχοῦ ἐδήλου ὡς ἐλευθερώσων τὴν Ἑλλάδα ἐκπεμφθείη. Καὶ αἱ πόλεις πυνθανόμεναι αἱ τῶν Ἀθηναίων ὑπήκοοι τῆς τε Ἀμφιπόλεως τὴν ἅλωσιν καὶ ἃ παρέχεται, τήν τε ἐκείνου πραότητα, μάλιστα δὴ ἐπήρθησαν ἐς τὸ νεωτερίζειν, καὶ ἐπεκηρυκεύοντο πρὸς αὐτὸν κρύφα, ἐπιπαριέναι τε κελεύοντες καὶ βουλόμενοι αὐτοὶ ἕκαστοι πρῶτοι ἀποστῆναι559.

L'atteggiamento di Brasìda verso i potenziali alleati è "moderato" e mite secondo Tucidide, ma, come abbiamo visto per il caso di Platea, tale modus operandi potrebbe riflettere la regolare condotta diplomatico-bellica peloponnesiaca se non addirittura lacedemone, considerando lo svolgimento dell'episodio di Platea del 429 a. C.

Dopo aver perso Anfipoli "οἱ μὲν Ἀθηναῖοι φυλακάς, ὡς ἐξ ὀλίγου καὶ ἐν χειμῶνι, διέπεμπον ἐς τὰς πόλεις, ὁ [Brasìda] δὲ ἐς τὴν Λακεδαίμονα ἐφιέμενος στρατιάν τε προσαποστέλλειν ἐκέλευε [...]. Οἱ δὲ Λακεδαιμόνιοι τὰ [...] οὐχ ὑπηρέτησαν αὐτῷ [...]560. Abbiamo già visto cosa possa essere ipotizzato a riguardo, rifiuto che può indurci

a ritenere altre le priorità del governo spartano e non il supporto di uno Spartiata intento a recuperare l'onore perduto.

Subito dopo aver preso Anfipoli, Brasìda si diresse ad ovest. I luoghi dai quali il comandante transitò erano abitati "ξυμμείκτοις ἔθνεσι βαρβάρων διγλώσσων"561, oltre

che dai Calcidesi, in minoranza, e "τὸ δὲ πλεῖστον Πελασγικόν [...], καὶ Βισαλτικὸν καὶ Κρηστωνικὸν καὶ Ἠδῶνες"562. Questi popoli erano "κατὰ δὲ μικρὰ πολίσματα οἰκοῦσιν.

Καὶ οἱ μὲν πλείους προσεχώρησαν τῷ Βρασίδᾳ, Σάνη δὲ καὶ Δῖον ἀντέστη, καὶ αὐτῶν τὴν χώραν ἐμμείνας τῷ στρατῷ ἐδῄου. Ὡς δ’οὐκ ἐσήκουον, εὐθὺς στρατεύει ἐπὶ Τορώνην τὴν Χαλκιδικήν, κατεχομένην ὑπὸ Ἀθηναίων"563. È probabile che "i piccoli

559 THUC. IV, 108, 2-3: "Brasìda infatti si mostrava moderato, e dappertutto nei suoi discorsi dichiarava che era stato inviato per liberare la Grecia. E quando le città furono informate della cattura di Anfipoli, delle offerte di Brasìda e della sua mitezza, ricevetto un impulso più grande che mai a cambiare la situazione politica, e gli inviavano proposte segretamente: lo invitavano a venire da loro, e ciascuna voleva esser la prima a ribellarsi". Gomme, riguardo a questo passo, commenta: "this passage is, if not alternative to, yet, in its present position in the History, supplementary to 81. 2-3. It is characteristic of Thucydides to divide, at times, his comments [...]; but in this case, no one, I think, but will feel that the two passages were written at different times. This one comes in his natural place, after two signal instances of Brasidas' skills as a diplomatist [...] and of his personal πραότης and μετριότης"; inoltre, Gomme crede che tale commento sia stato composto dopo il 404 a. C., ossia dopo la fine della guerra; s.v. GOMME 1966, III, p. 582. "Th. thought Brasidas really was moderate [...]" commenta S. Hornblower. Riferendosi poi al paragrafo 81 (IV libro), lo studioso afferma che entrambi i paragrafi "are more concerned [...] with the effect produced on the people by Brasidas, then with his real character or intentions. However ch. 108 is more obviously loaded against Brasidas; this raises the question of 'date of composition' [...]"; s.v. HORNBLOWER 1996, p. 342. 560 THUC. IV, 108, 6-7: "Gli Ateniesi [...] inviarono guarnigioni alle varie città, come potevano in breve

tempo e d'inverno, mentre Brasìda mandò istruzioni a Sparta chiedendo che gli inviassero un altro esercito [...]. Ma i Lacedemoni non assecondarono i suoi desideri".

561 THUC. IV, 109, 4: "da popoli barbari di provenienza mista e bilingui".

562 Ibid.: "ma la maggior parte della popolazione è formata da Pelasgi [...], e da Bisalti, Crestoni e Edoni".