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BRASÌDA E I PRECETTI COSTITUZIONALI: ASCESA E CADUTA?

Premesse

Dopo aver evidenziato i capisaldi dell'educazione spartana, ossia la vergogna e il dovere di comportarsi conformemente ai precetti militari, e le rispettive punizioni imposte dalla città e dai magistrati, ossia l'emarginazione nel primo caso e l'accusa di insubordinazione nel secondo, risulta molto utile ripercorrere la "carriera militare" di Brasìda al fine di comprendere meglio, attraverso l'educazione e la costituzione licurghea, l'azione del Lacedemone ed i risultati di tale azione. Sarebbe poco proficua infatti una lettura immediata delle gesta dell'individuo sulla base di ciò che Tucidide ha scritto a proposito di esso. Cogliere l'universo culturale e cronologico nel quale il soggetto in questione è inserito potrebbe aiutare a comprendere meglio gli eventi storici ed i motivi per i quali lo Spartano scelse di agire in un determinato modo. Ed è proprio partendo da questa prima considerazione che bisognerebbe esaminare l'azione dell'individuo indagato. Il comandante agì secondo le possibilità che gli erano state impartite dalla sua educazione, oltre che dalle regole imposte dalla propria città.

Partendo dunque dalla lettura dell'opera tucididea, la prima considerazione che potrebbe essere fatta è la seguente: quello di Brasìda, così come è stato esposto da Tucidide, sembra un vero e proprio percorso "professionale", la "carriera" di un uomo in armi. Il problema principale di tale ipotesi riguarda l'oscurità che avvolge, non solo la "carriera militare" dei cittadini di Sparta, ma anche quella dei cittadini di altre poleis greche. Non abbiamo testimonianze riguardo agli "avanzamenti professionali" degli Spartani. La mancanza delle fonti che attestino tale curriculum individuale potrebbe essere l'evidente spia di qualcos'altro. È doveroso ricordare che nella Grecia antica (arcaica e classica) erano le aristocrazie cittadine a possedere determinati diritti e doveri. Era la nobiltà di nascita a garantire l'accesso alle magistrature cittadine ed all'esercito, e ciò vale non solo per Sparta ma anche per le altre poleis greche. Non vi erano iter specifici tramite i quali essere reclutati o divenire comandanti di un esercito, mentre sarebbe stata propedeutica una formazione particolare, formazione alla quale tutti gli Spartiati erano obbligati a partecipare: tale formazione avrebbe avuto lo scopo di inserire tutti i cittadini di diritto nei ranghi dell'esercito, una sorta di leva obbligatoria dell'antichità, e, partendo probabilmente dalle capacità singole e dagli anni di servizio, di produrre, conseguentemente, gli avanzamenti "professionali". Come afferma Hodkinson, "it is possible that even Brasidas' advancement depended partly upon

ereditary factors"442 e conferma la sua tesi riportando due informazioni significative: la

prima, suo padre Tellis appare fra i 10 spartiati che firmeranno la pace di Nicia (421 a. C.)443; la seconda, Brasìda aveva degli "amici" in Tessaglia, e fu proprio tramite il loro

aiuto che riuscì a giungere in Macedonia444. La semplice nobiltà di stirpe, detto in altre

parole, garantiva l'accesso alle magistrature ed all'esercito e qualora un individuo si fosse mostrato abile a decidere ed a combattere, sarebbe stato scelto successivamente ad assolvere a responsabilità maggiori, compiendo quelli che oggi consideriamo "avanzamenti professionali". Di conseguenza non è possibile parlare, per la Grecia classica, della "professione del soldato". Gli unici soldati professionisti, "soldati" perché assoldati tramite "soldo" (μισθός), erano quelli reclutabili al di fuori della propria città, ossia i mercenari (μισθοφόροι)445.

Le informazioni appena fornite dovrebbero dunque mettere in guardia il lettore riguardo alla considerazione fatta poc'anzi sull'"avanzamento professionale" di Brasìda. Nella descrizione tucididea possiamo scorgere, però, una sorta di "progresso" della carriera del Lacedemone connesso a maggiori responsabilità militari446: lo Spartiata, a

29 anni fu al comando di una guarnigione; superata la soglia dei 30 anni, età minima per accedere alle cariche più importanti della città, fu eforo eponimo; successivamente troviamo l'individuo in qualità di consigliere di Cnemo e d'Alcìda, per poi rintracciarlo nuovamente quale trierarca a Pilo nel 425 a. C. Da questo momento in poi, la "carriera militare" di Brasìda, come vedremo nelle pagine successive, subisce una battuta d'arresto: dal 424 a. C., infatti, comanderà un esercito di terra fino alla sua morte, sopraggiunta nel 422 a. C. Consapevoli del fatto che questo iter non possa essere definito "professionale", dopo aver tracciato gli episodi della vita di Brasìda in

442 HODKINSON 2002, p. 127.

443 Così anche DAVERIO ROCCHI 1985, p. 66. Brasìda fu eforo eponimo, informazione non tràdita da Tucidide non lo riporta, mentre suo padre Tellide firmò la pace di Nicia. Secondo la studiosa, dunque, "sembra ricavarsi l'immagine di una famiglia attiva nella vita pubblica della città con posizioni di preminenza". In realtà, essendo questo un episodio successivo alle imprese stesse di Brasìda in Calcidica e Tracia è possibile proporre un ragionamento di questo tipo: fu proprio tramite l'azione di Brasìda, e la sua conseguente morte, che Tellis venne scelto come uno dei firmatari della pace. Tale scelta forse andrebbe letta in maniera inversa all'attribuzione del disonore da parte della città al singolo: così come il disonore attribuito ad un individuo, secondo la definizione di Senofonte in Lak. pol. 9, 5 (in cui parla dei limiti sociali posti ai vili ed alla famiglia di questi ultimi), ricadrebbe negativamente anche sulla propria famiglia, l'onore ricavato da una qualche azione positiva di un individuo verrebbe "trasmesso" idealmente anche ai propri familiari. Credo dunque che la scelta di Tellis come firmatario della pace possa essere letta in questo senso: essendo stato Brasìda fautore di quella pace, ma deceduto in quella stessa campagna militare, l'onore del figlio sarebbe stato "trasmesso" idealmente al padre rendendo possibile la sua scelta da parte della città in qualità di firmatario della pace di Nicia.

444 HODKINSON 2002, p. 128.

445 Per i mercenari in Grecia s.v. BETTALLI 1993. 446 HODKINSON 2002, pp. 124-125.

quest'ordine lineare possiamo scorgere probabilmente delle tappe ben definite di "carriera militare", "progresso", come vedremo fra poco, scandito da fasi di avanzamento e degradazione governate dalla logica culturale ed educativa del kosmos spartano. Considerando dunque gli episodi della vita di Brasìda come percorso militare sarebbe più facile a mio avviso cogliere il senso delle sue decisioni e delle conseguenze delle sue azioni. Quelle di Brasìda infatti possono essere considerate come azioni parlanti, ossia azioni le quali esprimono, da un certo momento della sua vita in poi, non una loro logica militare contingente, logica che non ha nulla a che fare col genio del generale, ma espressioni in un certo senso mosse e motivate dal suo background educativo e dunque culturale. Fermo restando che tale proposta riesca a facilitare la comprensione dell'eroe di Anfipoli e del suo operato, ho diviso la vita di Brasìda, per comodità d'esposizione e di comprensione, in due fasi: una "fase ascendente" ed una "fase di riabilitazione" agli occhi della propria comunità.

Brasìda e la sua "carriera militare": la fase

ascendente