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UN BREVE EXCURSUS STORICO

CONFINE, SPAZIO, TERRITORIO, IDENTITA’

3.1 UN BREVE EXCURSUS STORICO

Già nelle profezie di Isaia (700 a.c. circa) si afferma l’immagine di una città inquieta, combattuta, metafora di un popolo la cui storia viene così ben rappresentata da questa città unica: nei colori, negli odori, nei tempi, negli spazi, nei rumori e nei suoni, nella storia, nel presente e nel futuro. Città santa, città tempio per credenti ebrei, cristiani e musulmani. Città sfregiata che ostenta una cicatrice di cemento alta 8 metri per coprire una ferita che continua ad essere infettata dalle ideologie, dalla paura, dall’odio, dalla impossibilità di perdonare e di dimenticare. Ma comunque quella cicatrice istituzionalizza la “disparità verticale” (Ricoeur, 2010), l’abisso tra colpa e perdono, tra santo e peccatore. Di fatto impedendo quella “relazione orizzontale di scambio” (Ricoeur, 2010) che permetta lo scambio di amore e di pace che tre religioni

annunciano nelle loro teologie ma che nei fatti sembrano incapaci di attuare.

Chi sei Gerusalemme? Quanti sono i tuoi nomi? E quali sono i suoi significati? Sei città: strade, istituzioni, percorsi, persone, ma anche e soprattutto mito e simbolo. Anzi, ancora di più: centro del mondo e città di Dio, dove l’uomo incontra la divinità, dove il tempo diventa lo spazio senza tempo di Dio; dove il tempo finito dell’uomo incontra il tempo infinito di Dio; la vita, sensibile, destinata alla morte incontra l’eternità, pura (cfr. Kant, cap.1).

Nella prerogativa della élite di potere, dell’imperium, unico e reale soggetto titolare nel nomos territoriale, sei stata ora Salem, ora Yerushalaim, Moriah, Sion, Ariel, Al-Quds, Aelia Capitolina.

Città al centro di una terra che è stata di tutti e di nessuno, terra di scontro dove anche la scienza viene usata come arma contro qualcuno, dove la stessa storia racconta di cose diverse; dove l’archeologia testimonia il diritto ora dell’uno, ora dell’altro; dove la statistica raccoglie dati il cui confronto diventa difficile poiché non si riesce mai bene

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a comprendere se essi riguardano la municipalità israeliana oppure il governatorato palestinese. Come dice Amir Chesin: quell’improbabile mosaico che è Gerusalemme, reclamata da 35 differenti confessioni cristiane, migliaia di ebrei “grandinati” (l’autore usa il termine inglese “hailed”)160 da 100 paesi diversi nei quali tantissimi hanno subito vessazioni inenarrabili, arabi diventati israeliani dopo il 1967 senza chiedere nulla ed ai quali adesso si vuole togliere la cittadinanza ancora senza interpellarli.

Gerusalemme non gode di una posizione strategica particolare ed importante. Posta su una serie di modeste alture, non è situata in una zona di confluenza di grandi rotte. Trovandosi in una terra in mezzo a due grandi imperi, quello egiziano e quello mesopotamico, le strade di transito più importanti erano la “Via del Mare” che attraversava il territorio in prossimità della costa; era una strada importante dal punto di vista commerciale e contesa tra le diverse popolazioni. L’altra strada era la “Via dei Re”, la quale si sviluppava nella regione che oggi conosciamo come Transgiordania attraversando le diverse catene montuose che arrivano all’altipiano del Golan. Entrambe le strade si ricongiungevano a Damasco [Fig. 18].

Eppure diventerà una città simbolicamente e politicamente tra le più importanti del globo.

3 .2 LE ORIGINI BIBLICHE

La storia della Gerusalemme simbolica inizia con Abramo, mentre la Gerusalemme storica attraverso la narrazione dei resti archeologici, sembra iniziare nel quinto millennio a.C. Ancora nel periodo gebuseo gli israeliani non pensavano neanche lontanamente di occupare quella città straniera così ben fortificata.

Il nucleo di fondazione della città è rappresentato dalla collina dell’Ophel che misura tra i 675 ed i 705 metri di altezza; si trova frontalmente al Monte degli Ulivi da

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cui è separata dalla valle del Cedron ed è immediatamente sotto il Moriah che invece è alto 743 metri. Tra il Cedron e l’Ophel si trova la sorgente perenne d’acqua del Ghion che con molta probabilità è stato il motivo principale di scelta del sito quale nucleo abitato, oltre al fatto di trovarsi al centro delle montagna di Giudea, in prossimità della linea di spartiacque tra il deserto e la zona pedemontana delle colline di Giudea che rappresentavano una efficace barriera di difesa naturale.

Essa assume un particolare significato quando Davide, lasciando l’antica capitale Ebron, troppo legata alla tribù di Giuda, la sceglie come sede del suo regno e quale centro principale per la riunificazione del popolo ebraico. Scelta dovuta al fatto che la città poteva così rappresentare il punto d’incontro delle 12 tribù ebraiche ora riunite in un luogo che prima non era stato centro per nessuna. Entrando nella coscienza ebraica, diverrà simbolo ed espressione del popolo che nella città vedrà da allora in poi, dopo la trionfale collocazione dell’Arca, la concretizzazione sul terreno dell’alleanza con Dio. In effetti non si può nemmeno parlare di una vera e propria conquista ma più probabilmente di un “semplice colpo di palazzo”161, politicamente studiato per dare continuità spaziale al regno davidico e per amalgamare un popolo frammentato in diverse identità e lealtà tribali. Difatti, dopo la morte di Saul il regno era diviso nella parte settentrionale, il Regno di Israele, su cui regnava il figlio di Saul, Isbaal e quella

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Armstrong K., Gerusalemme, Milano, Mondadori, 1999. Così interpreta: “ … la città era piuttosto

piccola, contenuta in un'area di circa60.700 metri quadrati e, come altre città della stessa regione, costituita sostanzialmente da una roccaforte, da un palazzo e da alcune case per il personale militare e civile. Poteva ospitare non più di 2000 persone. La Bibbia, comunque, non dice che Davide conquistò la città: i nostri autori sottolineano con enfasi il fatto che prese la rocca, la cittadella, di Sion e vi abitò. … Davide potrebbe essersi semplicemente impadronito della roccaforte gebusea con una sorta di colpo di Stato militare. La Bibbia non riferisce di alcun massacro della popolazione di Gerusalemme simile a quelli descritti nel libro di Giosuè. E non ci sono indizi del fatto che i gebusei siano stati scacciati dalla città e sostituiti con i seguaci di Yhwh. Non è impossibile, allora, che la conquista sia stata in realtà un semplice “colpo di palazzo” con cui Davide e alcuni dei suoi più stretti collaboratori deposero il sovrano gebuseo e il suo seguito, lasciando indenni la città e la popolazione. … La prima volta che Gerusalemme viene citata nella Bibbia, l'autore del passo dice che gebusei e giudei vivevano ancora fianco a fianco nella città.” (p. 44) difatti nel libro di Giosuè si riporta che: "Quanto ai Gebusei che abitavano in Gerusalemme, i figli di Giuda non riuscirono a scacciarli; così i Gebusei abitano a Gerusalemme insieme con i figli di Giuda fino ad oggi"(Gs 15,63).

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meridionale del Regno di Giuda governato da Davide. Dopo l’uccisione di Isbaal, Davide riuscì ad unificare i due regni diventandone l’unico reggitore. La città dei gebusei si trovava nel mezzo di essi.

L’unificazione venne attuata appunto con il gesto altamente simbolico del trasferimento dell’Arca. Lo spazio profano, abitato da una popolazione straniera diventa quindi lo spazio sacro, la dimora terrestre di Dio il quale poi catalizza l’identità del popolo eletto. Da questo momento la città acquista un significato particolare diventando la capitale del regno unito.

Nel 587 a.C. i babilonesi conquistano Gerusalemme e gran parte degli abitanti vengono deportati a Babilonia, ha così inizio la diaspora del popolo ebraico. Fu grazie a Ciro ed ai persiani, nemici dei babilonesi, che nel 538 fu possibile il ritorno in Palestina del popolo esiliato. Iniziò immediatamente la ricostruzione del Tempio distrutto da Nabuccodonosor e si attuò una prima fondamentale riforma legislativa, da parte di Esdra, che sarà uno dei segni distintivi della specificità ebraica. In quel tempo, era naturale convivere con le culture contermini, tanto che nella Gerusalemme di Davide si veneravano diverse divinità gebusee oltre a JHVH. Esdra invece volle eliminare ogni possibile pericolo di contaminazione culturale con altre popolazioni e stabilì che appartenenti ad Israele potevano essere solo i discendenti degli Ebrei o chi avesse accettato di sottomettersi alla Torah (un precorrere la “Legge del Ritorno”). Ai persiani subentrò Alessandro Magno (332 a.c.) che diede inizio alla cosiddetta ellenizzazione del Medio Oriente pur lasciando agli ebrei l’opportunità di vivere in base alle proprie leggi ed usanze.

Il periodo seguente vede una Gerusalemme già divisa, come si ripeterà nella storia recente: il contatto con la cultura ellenista pone gli ebrei di fronte a questioni che

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apriranno un dibattito interno tra essere razionale ed essere spirituale. Le risposte furono una frantumazione settaria:

- Sadducei, tradizionalisti provenienti dall’aristocrazia sacerdotale; - Farisei, contrapposti all’aristocrazia religiosa e provenienti dal popolo;

- Zeloti, giudei nazionalisti provenienti dalle fasce più povere della popolazione. Essi riconoscevano solo l’autorità divina e negavano ogni legittimità al potere secolare; - Esseni, asceti che si trovavano ai margini della religiosità ufficiale.

Tra gli altri poi Samaritani ed infine Giudeo-cristiani. Tale divisione si concretizzò nella contesa tra ebrei considerati apostati, che appoggiavano i siriani di Antioco ed erano favorevoli all’ellenizzazione della città, in contrapposizione ai tradizionalisti Maccabei. Guidati dal figlio del sacerdote Mattatia, Giuda Maccabeo, questi ultimi iniziarono una campagna contro i siriani per la difesa tradizionale del Tempio. Tale situazione di tensione, assieme alla debolezza della successiva monarchia Asmonea (140 – 37 a.c.), diede l’avvio ad una serie di guerre civili.