I CONFINI DELL’ANIMA
5.4 LA SEPARAZIONE NEI LUOGHI SANTI
A Gerusalemme i confini si esprimono in tutti i sensi, impensati ed inaspettati come quelli verticali che troviamo al Cenacolo. Chiaro esempio di come i miti di geografia sacra con la costruzione della casa di Dio innalzano confini invalicabili. Quella che i pellegrini conoscono è una costruzione su due piani e propriamente si indica quello superiore dove secondo la tradizione evangelica Cristo ha celebrato con i discepoli la Pasqua alla vigilia della sua Passione. Al piano inferiore si venera la tomba di Davide [Fig. 39]. Luogo di culto e ritrovo dei primi giudeo-cristiani, fu conservato dai cristiani sino al 1452 quando i musulmani, rivendicando la “tomba del profeta Davide”, trasformarono il luogo in moschea vietandone l’ingresso ai cristiani. Appena nel 1900 fu nuovamente permesso loro la sola visita con il divieto della celebrazione eucaristica. Nel 1948, a seguito della guerra arabo-isreliana, il luogo passò in mano ebraica; alla parte superiore fu applicato lo “status quo” permettendo le visite, mentre la parte inferiore, tolta ai musulmani, fu trasformata in sinagoga.
I confini che possiamo trovare in questo complesso edilizio sono molteplici. Primi fra tutti confini temporali riferiti a diversi periodi architettonici che risalgono a tre diversi periodi di costruzione, ricostruzione e restauro e che possono ascriversi ad un periodo romano, ad uno medioevale e ad uno gotico.
Ma soprattutto ci troviamo in presenza di un confine strutturato in senso verticale. La scala interna di accesso è chiusa e si deve percorrere una scala esterna costruita di recente che porta all’entrata del cenacolo, ricavata in realtà da una finestra
[Fig. 38]
. Nella Tomba di Davide è sempre presente qualche credente ebreo per la preghiera ed il visitatore può affacciarsi sulla soglia solo per pochi attimi in rispettoso silenzio, malamente tollerato e guardato a vista dal personale della sicurezza. Anche al
127
Cenacolo, la guida araba concede un tempo preciso per la visita, scaduto il quale, cortesemente ma fermamente, invita ad uscire scendendo le scale.
Emblematico esempio anche il Santo sepolcro. La tradizione cristiana vuole che in questo luogo si sia compiuta la morte di Cristo, la sua sepoltura e la sua resurrezione. Sin dall’inizio luogo di pia venerazione, già nel 135 l’imperatore romano Adriano, appropriandosi dei luoghi santi, cercò di cancellare ogni ricordo della pietà cristiana costruendo un’edicola dedicata a Venere sul Calvario e sopra il sepolcro fece erigere il foro della pagana Aelia Capitolina. Ciò che doveva modificare la percezione dello spazio, in realtà non fece altro che mantenere la memoria della pietà cristiana di modo che nel 300 d.C. Costantino provvederà alla distruzione dell’edicola pagana ed alla costruzione della Basilica della Resurrezione sopra il luogo del sepolcro di Cristo. Quello che però è oggi visibile del complesso sacro, è l’edificio crociato del 1100 che ingloba in un unico corpo le originarie costruzioni che erano state distrutte dai diversi sovrani succedutisi nel governo della città.
In origine il complesso costantiniano era appunto composto da tre parti distinte: - la rotonda dell’Anàstasi o della risurrezione costruita sul luogo identificato come la
tomba di Gesù;
- la roccia del Calvario rivestita di marmo;
- la basilica denominata Martyrium, costruita di fronte alla rotonda della tomba. Una ripida e stretta scala permette di superare il naturale dislivello di circa cinque metri che intercorre tra la basilica ed il Golgota.
Attualmente il complesso sacro sopporta la comproprietà di armeni, copti, greci, latini, siriani oltre ad una necessaria area di passaggio comune. Si tratta di un mosaico di proprietà che si intersecano una dentro l’altra in diverse gerarchie spaziali e temporali.
128
Pianta dell’Anàstasi [ Fig. 2 ]180
Le zone non colorate sono parti comuni di accesso e transito A. Atrio.
B. Pietra dell’unzione. C. Rotonda o Anàstasi.
D. Cappella dell’Apparizione, a memoria dell’apparizione di Gesù alla Maddalena: è uno spazio gestito dai Francescani.
E. Cappella di S. Elena: appartenente agli Armeni. F. Cappella del ritrovamento della Croce.
G. Calvario. E’ diviso in due cappelle, una, denominata “Cappella della
Crocifissione” di proprietà Latina; l’altra, la “Cappella del Calvario” di proprietà greco-ortodossa.
H. Coro dei Greci.
180
129
1-6. Le Cappelle 1, 2, 3 e 4 di S. Giacomo, S. Giovanni Battista, 40 Santissimi Martiri, S. Abramo sono della chiesa greco-ortodossa. La cappella 5, di S. Giovanni Evangelista è armena; quella copta di S. Michele è indicata con il n. 6.
7. Ingresso della Basilica.
8-9. Cappella dei Franchi posta al piano superiore: è utilizzata dai Francescani che vi celebrano la Santa Messa quotidianamente.
10. Portinai.
11. Luogo delle tre Marie: spazio armeno che introduce ad una cappella.
12-13. L’edicola del Santo Sepolcro si trova al centro della Rotonda. Costruita nel 1810 dai Greci e di loro proprietà, è divisa in due parti: la Cappella dell’Angelo e la Stanza Sepolcrale. Alla chiesa di rito latino è consentita la celebrazione della messa dalle 4 alle 7 del mattino.
14. Cappella dei Copti. Si tratta di un altare ricavato posteriormente all’edicola del Santo sepolcro.
15-16 . Cappella dei Siriani Ortodossi. Si trova in prossimità della cosiddetta Tomba di Giuseppe d’Arimatea a testimoniare che il luogo, all’epoca all’esterno della cinta muraria, doveva essere destinato alle sepolture.
17. Passaggio. 18. Cappella crociata. 19. Cisterna.
20-22. Altare di S. Maria Maddalena luogo della Chiesa Latina in prossimità della sacrestia e del convento francescano.
23. Archi della Vergine. E’ la parte più antica della Basilica risalente ad Aelia Capitolina.
24. Carcere di Cristo: si tratta di una cappella greco-ortodossa.
25-27 Cappelle di S. Longino, greca; quella armena denominata della divisione delle vesti; infine la Cappella latina della Colonna degli Improperi.
28. Cappella di Adamo è situata sotto il Calvario. La tradizione Giudaico-cristiana indica in questo luogo la sepoltura di Adamo affinché il sacrificio di Gesù Cristo possa arrivare a compimento con la purificazione di tutta l’umanità a partire dalla purificazione del primo uomo.
130
Persino l’apertura e la chiusura della chiesa è rigidamente governata. Le chiavi sono custodite da due famiglie musulmane non coinvolte nelle rigide suddivisioni spaziali e temporali della chiesa: non sia mai che un improbabile custode cristiano, in forza di ciò non rivendichi poi il diritto al pieno possesso del luogo santo. Ogni sera ed ogni mattina, al momento della chiusura e dell’apertura, dall’interno i sacrestani ortodosso, armeno e latino concordano su chi aprirà l’indomani. Il titolare di tale diritto consegna attraverso una finestra centrale della porta, la scala per permettere al custode della chiave di chiudere dall’esterno la serratura della porta per poi riconsegnare la scala attraverso la finestra.
Un simile condominio, oltre a dei “micro confini” interni, ha innalzato anche degli efficacissimi confini temporali. Lo “status quo” stabilisce come, quando e dove le diverse comunità si alternano per ogni celebrazione. I greci celebrano l’eucarestia nell’edicola del Santo Sepolcro dall’una alle due e mezzo del mattino; gli armeni a seguire sino alle quattro, quando i francescani possono a loro volta officiare sino alle sette. Orari e percorsi obbligati che anche il pellegrino deve diligentemente osservare, controllato a distanza.
L’edicola del Sepolcro rappresenta uno dei più importanti centri spirituali vissuto tragicamente in “condominio”, con l’alternanza di celebrazioni di rito ora greco ortodosso, ora armeno, ora latino, con orari e percorsi obbligati, la cui inosservanza scatena risse da stadio in un luogo dove l’uomo dovrebbe incontrarsi con il cielo, con la misericordia di Dio che è amore. Ma evidentemente questa rete di cui ho accennato prima, non permette all’uomo di sperimentare che dove incontra Dio non può esistere un mondo interno contrapposto ad un mondo esterno, l’asse del mondo, quel punto che ti permette di arrivare a Dio che non ha né tempo, né luogo, è infinito ed eternità, non è
131
quel luogo o quel tempo ma è l’uomo stesso; che sia cristiano, ebreo, musulmano, arabo, indiano, russo o cinese.
Il Santo Sepolcro è pertanto un insieme di confini susseguenti perché confini culturali diversi si innestano in spazi separati da cultura diverse preesistenti; spesso anche coprendo confini relitti che le indagini archeologiche continuano ad evocare. Inoltre possiamo individuare confini sovraimposti come nel caso dei limiti segnati dalla chiesa greco-ortodossa su spazi che prima dello statu quo erano stati occupati e delimitati dalla chiesa latina. I confini tra cattolicità ed ortodossia sembrano essere i confini più radicati. Ma non si tratta di vere barriere teologiche bensì di limiti imposti da interessi politici, storici, acuiti da incomprensioni linguistiche causate da errate o male interpretate traduzioni dal latino al greco o viceversa.
Caratteristica paradigmatica della realtà di tutta la città di Gerusalemme nella quale il modello del Santo Sepolcro si riproduce.