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Breve storia del popolo Nzema

Le nuove nazioni africane sono il risultato di imposizioni della politica colonialistica dei vari paesi europei, senza riguardo alle distinzioni etniche e culturali e la società Nzema venne tagliata in due tronconi: è interessante che entrambi celebrino a tutt’oggi, su un piano meramente simbolico ma legato alla memoria storica, una loro unità etnica e sociale, almeno in occasione della grande festa tradizionale di capodanno o kundun. La modernizzazione, l’introduzione dei beni industriali, la riorganizzazione del paese secondo strutture di tipo moderno e il tendenziale mutamento di mentalità tra gli abitanti, sono processi che riguardano soprattutto le città, mentre nei villaggi questo processo avviene in maniera assai più limitata.

Gli Nzema sono considerati linguisticamente come un gruppo della famiglia dei popoli Akan, e con essi hanno parentela culturale. Gli Akan sarebbero provenuti da una regione nord-occidentale, e la spinta a spostarsi sarebbe “legata a molteplici fattori, fra i quali giocano i conflitti dinastici, i dispotismi di alcuni sovrani, le rivolte di certi stati vassalli, dall'altro la pressione e la conquista musulmana nel suo metodico procedere da nord a sud, con mezzi religiosi e insieme con la guerra santa”15.

Tra i popoli Akan, gli Ascianti si stanziarono nelle zone centrali della Costa d’Oro, i Fanti al centro della fascia costiera e gli Nzema a loro ridosso, più a occidente. Tra il 1784 e il 1901 avvenne l’occupazione coloniale della Costa d’Oro da parte inglese, e la caduta del regno Nzema risale, dopo aver resistito a lungo attraverso una forte strategia bellicosa, al 1848. L'amministrazione coloniale inglese, sicuramente meno vessatoria di quella francese, ha comunque in sé aspetti decisamente riprovevoli. “Il lavoro forzato non è obbligatorio, ma è comunque consentito, e sugli abitanti grava l’imposizione di tributi in moneta. Il che significa che in pratica agli africani viene fatto pagare il costo della colonizzazione. Ma l'imposizione di tributi […] dà avvio ad un processo consequenziale di interazione che divenne fattore determinante di vasti e profondi mutamenti delle strutture sociali, della cultura, del sistema di valori su cui si reggeva la società tradizionale. Infatti i contadini, per disporre della moneta necessaria per pagare le imposte, sono spinti a sviluppare la coltivazione di quelle 15 Ivi, p. 39.

monocolture raccomandate dagli europei, ai quali vendere poi i prodotti commerciali che ne derivano (cash-crops). […] Infine, gli abitanti sono indotti coercitivamente a entrare nel circuito dell'economia di mercato imposta dai bianchi, abbandonando il sistema tradizionale di economia di sussistenza e di scambi in natura, propria dei villaggi.”16

In quel periodo l'economia di "tratta" divenne la forma principale di economia: le coltivazioni dei generi di sussistenza famigliare andarono via via riducendosi mentre si svilupparono quelle di destinazione commerciale agevolando l’aggravarsi di rischi di carestia. Nuove tendenze comportamentali andavano facendosi strada, volte a favorire interessi di carattere individualistico sopra l’attitudine tradizionalmente predominante orientata in senso comunitarista. Conseguenza di esse è stata la disgregazione dei rapporti etico-sociali all’interno dei gruppi parentali e di discendenza. “In breve, l’imposizione di imposte agli africani, collaterale all’introduzione del sistema monetario, sta al fondamento del processo di disgregazione della società e della cultura tradizionali ed è il fattore primario dell’avvio al processo di acculturazione nei suoi aspetti ambivalenti, disgregativi e progressivi.”17

L’industria sorgeva dall'ipersviluppo dell’economia mercantile schiavistica ed essa stessa portò, a sua volta, al superamento dell’economia e della politica schiavistica.

16 Ivi, p. 40. 17 Ivi, p. 41.

E’ questo un punto fondamentale per capire come in Africa, ed in particolare nel Ghana, si avviasse fin d’allora - fine del secolo XVIII e primi del XIX - un processo di trasformazione socio-economica, oltre che di rapporti politici. Risulterà chiaro, anche, che l’abolizione della tratta degli schiavi - avvenuta ufficialmente in Inghilterra tra il 1807 e il 1833 - non era dovuta tanto a fattori d’ordine etico-umanitario quanto, soprattutto, all’azione di forze economiche che operarono in Inghilterra, nei suoi rapporti con le Indie Occidentali: anziché esportarli in America, gli africani potevano essere impiegati con maggiore profitto nella produzione delle materie prime locali. Fu così che a partire dal 1700 si incrementò la coltivazione di cash-crops, cioè piantagioni di uso industriale: fine del periodo schiavista e inizio della colonizzazione: passaggio dall’economia mercantilistica-schiavistica a quella colonialistica.

Le analogie tra la cultura Nzema e quella degli Ascianti sono molte. Ogni capo- lignaggio era considerato come anello di congiunzione tra il mondo dei viventi e quello degli antenati. Il sistema dei clan e dei lignaggi forniva un modello per l’organizzazione statale, mentre i legami di parentela attraverso la madre erano determinati nei rapporti fra i membri dei clan, tra i membri di un villaggio e nella successione delle autorità locali e del sovrano. Nel sistema di credenze ascianti dalla madre il figlio desume il sangue, dal padre lo spirito, che comprende un’essenza vitale, kra, che torna al creatore alla morte dell’individuo, e un altro elemento, sumsum, che muore con la persona e rappresenta la personalità, il carattere, l’io del soggetto. Ogni individuo osserva un culto verso il dio preposto

al giorno della settimana in cui egli è nato. L'ente supremo celeste è Nyamenle, che creò il mondo e che manifesta il suo potere tramite una moltitudine di divinità (awosonle). Il sacerdote posseduto diventa, come spesso accade, portavoce del dio.

L'organizzazione politica è assimilabile al modello del dispotismo asiatico nel contesto del modo di produzione asiatico. “I rapporti del potere centrale – il re e la sua corte - con gli abitanti dei villaggi è un rapporto di diretta sudditanza economica. Questi ultimi, contadini, possiedono la terra in forma comunitaria [...] ma sono costretti a produrre un sovrappiù precederlo come tributo – tramite i capi locali – al re.”18 Il re fruiva anche di un surplus derivante dal commercio: così nel

regno Nzema, come nell’impero ascianti, il re divino esercitava un potere autocratico volto al doppio e congiunto fine di incrementare le ricchezze proprie e, per mezzo di esse, espandere la propria area di controllo del commercio e contestualmente del potere politico.

Così, lo sfruttamento dei giacimenti auriferi e il commercio dell’oro costituirono un fattore prioritario di cointeressenza e di cooperazione tra le compagnie commerciali private e il governo britannico nell’impianto della colonia. […] Quanto allo sfruttamento della terra per prodotti agricoli, una concorrenza di fattori climatici […] e insieme di fattori di indole sociale […] determinava successivamente l’applicazione del divieto per gli europei di assumere concessioni di terre e l’incentivazione di piantagioni praticate dagli stessi nativi per la 18 Ivi, p. 60.

produzione di monocolture”19.