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Occidente e Terzo Mondo

Con «Occidente e terzo mondo» Lanternari sviluppa alcuni degli aspetti concernenti i movimenti religiosi aggiungendo così alla sua analisi nuovi fenomeni precedentemente non considerati81. Il contributo più importante dato da

questo libro è di natura teorica, in quanto l'antropologo arriva a definire “i movimenti social-religiosi […] come un particolare aspetto – fra altri – del processo di sviluppo e trasformazione culturale, sociale e politica dei popoli e dei gruppi «frustrati». […] La condizione di frustrazione include quella di «oppressione», ma va oltre i suoi limiti”82. Come si intuisce già dall'introduzione

negli anni passati tra il primo approccio ai fermenti religiosi e questo libro anche la considerazione che Lanternari ha di essi si è modificata: l'interesse non è più solo l'analisi delle modificazioni religiose prodotte in seguito all'urto dei bianchi 80 Ivi, p. 293. Risulta evidente la somiglianza con le dinamiche di altri movimenti religiosi già

visti, come ad esempio il passaggio dalla Ghost Dance al Peiotismo.

81 É il caso dell'India e di Ghandi che inizialmente doveva far parte dell'opera del 1960 ma per ragioni di spazio venne omesso. Inserito poi in Occidente e terzo mondo, questo capitolo trovò spazio infine nell'edizione [inserire edizione corretta di movrel].Caso differente è ad esempio il capitolo condcernente Malcom X, prima non considerato perché non facente parte dell'epoca coloniale tout court.

“ma anche di registrare, attraverso alcuni casi raccolti esemplificativamente con criterio comparativo, le conseguenze psicologiche, giuridiche, etico-civili e sociali dell'arrivo dei bianchi, ovvero – parallelamente – dell'urbanizzazione e dell'industrializzazione di paesi economicamente arretrati. Si tratta anche, per converso, di registrare e interpretare le reazioni sociali, economiche, culturali all'introduzione della religione cristiana […] nonché le variazioni e gli adattamenti della politica missionaria verso « le culture» locali.”83 Le aggiunte più

impoortanti, a mio avviso, che passeremo brevemente ad analizzare sono il capitolo sull'India e i movimenti post-ghandiani e quello su i Black Muslims e Malcom X.

L'India assume un significato particolare quando si parla di movimenti religiosi. Le sue reazioni all'Occidente e le battaglie che portarono all'indipendenza, poco dopo la seconda guerra mondiale, furono il primo punto di partenza e ispirazione per le lotte contro l'imperialismo occidentale portate avanti negli anni successivi da altri movimenti di liberazione.

Tendenze occidentalizzanti ed altre invece antioccidentali sorserò nella nazione già dopo i primi decenni del XIX secolo. In quel clima frastagliato da correnti opposte nacque la prima corrente sincretistica e modernista della civiltà indiana per mano di Ram Mohan Roy. Dopola fine del suo movimento, cessato con la morte di Roy nel 1933, che ebbe il merito di iniziare le battaglie contro l'infanticidio femminile, la schiavitù, l'intoccabilità sancita dal sistema delle caste, ma anche di costruire scuole, diffondere lo studio e fondare il primo giornale 83 Ivi, pp. 8-9.

indiano, iniziò un periodo di fermento generale della società indiana e le due tendenze, occidentalismo e antioccidentalismo, divennero vere e proprie correnti politiche e culturali.

I rapporti con i colonizzatori precipitarono graduatamente con il corso del tempo. Vi furono in particolare due grandi eventi che contribuirono a deteriorare questi rapporti e a far percepire come urgente e necessaria l'indipendenza dell'India, ed essi furono le due guerre mondiali. “La prima Guerra Mondiale è la porta dalla quale l'India entra nel mondo moderno. Per effetto di essa gli indiani scoprono da un lato la fragilità dell'Impero britannico messo alla prova dalla minaccia di potenti nazioni ostili, dall'altro scoprono di essere membri di una nazione adulta,

escono, dopo un periodo di settantenne pacifica rassegnazione, dalla mentalità coloniale. Con la seconda Guerra Mondiale gli indiani realizzavano le esperienze

decisive atte a farli uscire in breve e definitivamente dalla situazione coloniale. La loro partecipazione alle campagne militari […] dava loro modo e giustificazione per una completa presa di coscienza della propria dignità nazionale. […] La guerra antinazista , salvando la libertà dell'Europa, portava come suo frutto inevitabile la concessione delle libertà democratiche e dell'indipendenza politica

ai popoli del terzo mondo, e in primis all'India.”84

Certo, queste finestre sul mondo che si aprirono con le due guerre non sarebbero bastate a far prendere coscienza delle necessità dell'indipendenza del popolo indiano senza il fondamentale contributo di un leader spirituale e politico che preparò il terreno nel corso degli anni. Stiamo ovviamente parlando del Mahâtmâ Ghandi, che riesce ad integrare nella sua persona e nelle sue azioni le due correnti 84 Ivi, p. 42. Corsivi miei.

culturali antitetiche, occidentalismo e antioccidentalismo. Di religione giainista ed educato nei primi anni da un bramino, egli percepì sin dai primi anni il vuoto che pervadeva la propria tradizione religiosa, incapace di reagire alle contaminazioni europee, e la rifiuta. Dopo una prima educazione ricevuta in India, egli si trasferisce a Londra per studiare giurisprudenza, e nel suo periodo londinese entrò in contatto con tutta una serie di autori che contribuirono a formare la propria coscienza politica, quali Montaigne, Ruskin, Tolstoj, Platone e Mazzini. Altro passo importante per la sua formazione fu il suo lavoro di avvocato in Sudafrica, ove si recò nel 1894, “allo scopo di organizzare, stimolare e difendere dall'oppressione sociale esercitata dal governo di Capetown, dall'abiezione e dal pubblico disprezzo i numerosi emigrati indiani recatisi negli ultimi decenni in quelle regioni per lavoro.”85 L'esperienza, che ebbe la durata di ben ventun'anni,

non solo fece rendere conto a Ghandi le terribili condizioni di vita degli immigrati indiani e, in generale, di tutti coloro che non facevano parte dell'élite europea, ma in questo contesto il futuro leader politico e religioso dell'India, a causa dei tentativi falliti sul piano legale, lasciò il suo lavoro e si unì a coloro che difendeva, creando un metodo innovativo di lotta alle amministazioni coloniali: la resistenza non-violenta86. Ripreso il modello dell'ascetismo indiano e proniunciato il voto di

castità, egli ritornò in India e, dopo aver fondato una comunità religiosa ed essersi guadagnato il titolo di guru, entrò nella scena politica indiana e riprese la lotta anticolonialista iniziata in Africa. Il fine di questa lotta era, per Gandhi, il

85 Ivi, p. 44.

86 Il principio della non-violenza, che divenne essenziale nel suo programma politico, venne ripreso dalla sua educazione giainista, rigorosamente seguita dai suoi genitori, che si basa sull'ahimsâ (cioè la legge del non far del male).

raggiungimento dell'indipendenza dall'Impero Britannico, e per arrivare a questo era necessario trasformare la società indiana attraverso battaglie contro le deformazioni sociali interne del sistema delle caste, e in particolare della casta degli intoccabili, contro i matrimoni combinati e molte altre cose. Battaglia che venne vinta, anche se il raggiungimento dell'indipendenza e dell'autogoverno portò a conseguenze inaspettate: nel 1947 la regione del Pakistan si separò ufficialmente e un anno dopo, il 30 gennaio del 1948, un fanatico assassinò Gandhi.

Capitolo quarto

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