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La medicina nelle società tribal

“Nelle società tradizionali29, in casi di malattie, si tende ad enfatizzare le

componenti che possono risolvere secondo una logica di causalità l'apparente casualità che colpisce un determinato individuo, e non altri che pure si trovano in condizioni visibilmente analoghe.”30 Escludendo i casi di malanni passeggeri, che

vengono curati direttamente dai familiari attraverso l'uso della farmacopea tradizionale e che difatti sono considerati casuali, le malattie più insidiose vengono invece viste come causali. Vi è sempre una causa, che può avere a che

26 Ivi, p. 86. 27 Ibidem.

28 Al riguardo ritengo particolarmente significative sono le testimonianze effettuata da ex membri di Scientology reperibili su internet.

29 Lanternari prende come esempio generale la società degli Nzema del Ghana da lui indagata personalmente.

fare con i rapporti etico-sociali ma anche da infrazioni rituali o da maledizioni lanciate dai nemici, che induce la malattia o addirittura la morte. In casi del genere non basta la conoscenza empirica della farmacopea tradizionale ma risulta necessario fare ricorso ad un guaritore, una persona dotata di una virtù particolare che lo rende capace di vedere le verità occulte e in generale ciò che concerne il mondo spirituale. “L'intera procedura, dalla diagnosi alla terapia, è fondata sul principio della presenza e dell'intervento degli spiriti-divinità, che operano come custodi della retta condotta degli individui, in funzione dell'equilibrio sociale e dell'ordine rituale. In questo senso il sistema di credenze e di pratiche riferite alla cura delle malattie funge da sistema di controllo morale e sociale […]. Il sistema poi ha la funzione cognitiva di «spiegare» e «giustificare» ciascun caso particolare di malattia o di morte secondo una logica di causalità, che attribuisce in larga parte all'uomo la responsabilità del male e della morte. Così la società guadagna una fiducia che consente di superare il particolare turbamento e l'angoscia che un male e una morte casuale e inspiegabile, di per sé provocherebbero”31, arrivando

ad infondere fiducia e speranza nel difendersi dai mali e anche a rinnovare i valori dell'esistenza comunitaria.

La malattia, che sia dovuta ad un maleficio, ad una fattura, o che sia un effetto di un comportamento eticamente, ritualmente o socialmente sbagliato del malato, essa, insieme alla guarigione, rientra in un simbolismo di ordine etico, sociale e cosmico. La malattia di un soggetto non intacca solo l'equilibrio individuale, ma anche quello della società. In generale si può affermare che “il male viene affrontato con una strategia fondata sui valori sociali condivisi dalla comunità, 31 Ivi, pp. 96-97.

valori che vengono chiamati in causa nell'intero processo diagnostico-terapeutico”

32.

Dopo una digressione sui diversi tipi di rituali di possessione, che Lanternari individua come principale metodo terapeutico nelle società tradizionali, egli si concentra sui vari tipi di operatori terapeutici delle medesime società. Presso la società Nzima egli aveva individuato tre distinte categorie di operatori terapeutici: il primo è il ninsili, “praticante erbalista, divinatore, che impara le tecniche mediante apprendistato empirico”33; il secondo è il kòmenle, persona che dopo

aver ricevuto la vocazione “è contraddistinto dalla sua attitudine a stabilire periodicamente contatti diretti e personali con lo spirito, o con più di uno spirito”34

e che agisce anche da consulente anche per problemi d'altri ordini; infine c'è l'esòfo, “sacerdote di un culto nuovo, sincretico, influenzato dal cristianesimo”35.

Comunque sia l'esòfo che il kòmenle fanno uso della farmacopea tradizionale. Da questa prima classificazione possiamo evincere la presenza di due tipi generali: la figura tradizionale del medico-mago e la moderna figura del profeta sincretico. Il profeta è “una personalità carismatica, che detiene e vanta, in quanto tale, poteri psichici particolari da cui deriva una sua potente carica di guaritore […]. L'affermarsi della figura del profeta è legato al sorgere di una moltitudine di movimenti religiosi innovatori, nel contesto del processo di trasformazione culturale e religiosa oggi in pieno vigore per effetto dei modelli occidentali 32 Ivi, p. 109. In realtà il male può anche essere affrontato seguendo una terapia che si concentra esclusivamente sull'individuo, senza mediazioni etico-sociali, ma “i due sistemi di rappresentazione per lo più si sovrappongono in una medesima società […]. Così la sfera dei valori etico-sociali e religiosi s'interseca con la sfera dell'utilità empirica e dell'immaginazione magica, entrambe come momenti complementari della esistenza comunitaria”. (Ibidem)

33 Ivi, p. 123. 34 Ibidem. 35 Ivi, p. 124.

introdotti massicciamente non soltanto dai bianchi in territori extraoccidentali, ma anche dalle élites locali occidentalizzate”36. Il fattore che differenzia

maggiormente il profeta e il suo movimento dalle religioni tradizionali è che nella nuova religione “s'istituisce una terapia fondata su nuovi modelli di valore etico- sociale: un modello dato dal senso di comunità carismatica; un nuovo modello di valore religioso e rituale: quello di una religione aperta e supertribale. L'ambiente urbano richiede difatti nuove forme di aggregazione non più clanica né tribale”37.

Queste nuove religioni rispondono a dei bisogni a cui la tradizione non ha saputo rispondere, bisogni che sono figli della modernizzazione della società. E allo stesso tempo aiutano a risolvere le malattie di ordine sociale, anch'esse derivate dall'occidentalizzazione.

Altra novità nel campo della medicina nelle società tribali consiste nell'incontro tra le pratiche mediche tradizionali e la medicina scientifica occidentale. Da un lato, persino in ambiente rurale, si constata il ricorso alla medicina moderna per alcuni tipi di malattie; dall'altro la medicina moderna si apre verso alcune pratiche mediche tradizionali. “Si viene sempre meglio riconoscendo l'utilità e l'efficacia, anzitutto, di certi medicamenti che fanno parte delle varie farmacopee indigene: sovente frutto di secolari esperienze empiriche e non affatto riducibili semplicisticamente, come s'è usato fare per lunghi periodi, a un «ammasso di superstizioni». Anche più interessante e «rivoluzionario», rispetto ai canoni di orientamento della psichiatria occidentale ortodossa, è il fatto che in casi particolari oggi lo psichiatra che opera in centri situati in aree di cultura 36 Ivi, p. 139.

tradizionale del Terzo Mondo, riconosce come accettabile la cooperazione di guaritori tradizionali nella cura di turbe psichiche.”38

Il sistema dei valori sociali nelle società tradizionali, come si è già detto, si identifica con la sfera del rapporto salute/malattia. La malattia infatti viene vista come una dissocializzazione del soggetto, e l'obiettivo principale della cura consiste nella risocializzazione del malato. Ma il processo di risocializzazione non riguarda esclusivamente il paziente bensì tutti i partecipanti al rituale, che ne fruiscono più o meno consciamente.