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La diversa concezione di malattia

Nelle società tradizionali la malattia è un segno da decifrare, è un esperienza complessa che non si esaurisce nella terapia. “È un significante il cui significato deve essere ricostruito e individuato. E il suo significato si colloca nell'ordine del simbolismo magico-religioso o legato a riferimenti della tradizione […] Si tratta di valori da cui la comunità, il gruppo, trae forza e guida. Valori che a loro volta poggiano sul rispetto di obblighi, di divieti e di usi sanciti dalla tradizione ancestrale. […] Cosicché la malattia, a posteriori, si presenta come un segno da cui si evincerà che qualcosa di non conforme agli usi, ai divieti, ai doveri è stato commesso: in breve il segno di un'infrazione ai valori tradizionali.”39 La malattia

assume quindi una funzione da segno indicatore di violazioni dei valori dell'ordine tradizionale, valori che però non vanno intesi etnocentricamente in senso 38 Ivi, p. 144.

univocamente morale ma che si riferiscono a tutto ciò che costituisce ciò che noi chiamiamo tradizione. “In queste società, non senza senso qualificate come “tradizionali”, l'interesse supremo, al di là della mera sopravvivenza, è quello di preservare ignora se stesse, la tradizione, il valore-identità. […] Al valore sostanzialmente “teocentrico” delle civiltà cristiane “del libro”, si contrappone un valore antropocentrico tra le culture a tradizione orale.”40

Le cause della malattia nelle società tradizionali possono essere di due ordini diversi: naturale, per cui la malattia viene vista come incidente casuale, e

culturale, per cui si ritiene che la malattia sia causata da enti sovrannaturali o

soggetti umani. Sono pochi i casi in cui viene riconosciuta una causa naturale, per lo più tra le culture tradizionali prevale la tendenza a conferire alla malattia una sorta di filosofia della causalità, che permette alla società di realizzare “la possibilità logica, conoscitiva, psicologica di difendersi dai mali futuri, cioè dai mali di un domani, del quale ciascun caso individuale di malattia sta a ricordare la potenzialità carica d'incertezza e di pericolosità”41.

Particolare importanza, all'interno di questa filosofia della causalità, viene data ai segni, che sono da decifrare secondo precise procedure cognitive tradizionali, ovvero attraverso le tecniche divinatorie ed oracolari. “Del resto la mantica d'ispirazione ha origini antichissime, nelle stesse civiltà mediterranee. In particolare essa trova una classica manifestazione nel culto oracolare di Apollon a Delfi, dove la sacerdotessa posseduta dal dio pronunzia in trance l'oracolo […]. Ma la mantica d'ispirazione, sul piano di una morfologia culturale più generale, 40 Ivi, p. 180.

costituisce una delle due categorie di mantica – ossia dei due fondamentali ordini di tecniche di preinformazione – tanto nell'antichità quanto fra le culture di livello etnologico di ieri e oggi. L'altra categoria è costituita dalla mantica per sorteggio o cleromanzia, da Bastide collocata nelle forme di divinazione “induttiva”, comprendente i procedimenti nel quale si usa un materiale divinatorio assai vario”

42.

La cosa più importante da sottolineare, e che differenzia del tutto la concezione della malattia delle società tradizionali rispetto alla nostra, è che “poiché la “malattia” istituzionalmente si ricollega nell'ideologia dei nativi alla sfera delle responsabilità umane e spirituali, ne emerge l'interconnessione logica fra il male sofferto, la pratica terapeutica e il mondo dei valori”43. L'uomo è responsabile del

suo male, e la causa è l'offesa verso i suoi valori culturali. La cultura e la società sono quindi le prime vittime di questa offesa. Questo rapporto nella nostra società è invertito: la cultura moderna si vanta di aver superato, attraverso la scienza sperimentale, le antiche superstizioni e quindi non sorprende che vi sia un forte atteggiamento critico verso le concezioni di malattia e guarigione delle società tribali. “Tuttavia – come fa giustamente notare Lanternari – la stessa civiltà moderna cade in una duplice contraddizione. Da un lato, ad opera della chiesa ufficiale, essa sfida i postulati di quella scienza sperimentale su cui si fonda il suo primato culturale, e ciò essa fa con l'incorporare e revivificare il complesso ideologico del “male” come portato di Satana. […] D'altra parte, con spirito 42 Ivi, p. 187. Esistono comunque molte varianti delle due categorie: è il caso dell'oniromanzia, pratica accessibile a qualunque soggetto e derivata dalla mantica d'ispirazione; derivanti delle tecniche di cleromanzia sono presenti anche nella nostra società, ad esempio nella lettura dei tarocchi o delle carte in generale.

critico via vai più maturo, la scienza medica, e in particolare la psichiatria più aggiornata, viene ricollegando un'ampia casistica di mali e sofferenze individuali, con fattori socio-culturali visti come primi agenti patogeni. Si viene dunque riconoscendo la validità d'un rapporto determinante fra squilibrio socio-culturale e sofferenza privata, tra il “disagio della civiltà” e la diffusione di malattie psicosomatiche o psichiche. […] Dunque nella nostra civiltà torna in vigore quel nesso tra malattia e cultura o valori, che sta al fondamento della rappresentazione del male nelle società tribali.” Possiamo quindi affermare che la malattia presso le società tradizionali assume la valenza di fatto sociale globale, poiché pur toccando a prima vista un singolo soggetto essa mette in luce la minaccia di forze distruttive incombenti sul benessere e sull'equilibrio dei rapporti nel vivere collettivo.

Non sorprende dunque, dopo ciò che si è detto, che oggi nella società occidentale, scientificamente progredita e postindustriale, vi sia una ripresa e rivisitazione di alcune pratiche della medicina primitiva. “Lo dimostra, in senso negativo, il rigurgito macroscopico di terapie magiche e religiose che il pubblico tende con crescente enfasi a far proprie, in evidente contraddizione coi portati della scienza medica e delle terapie scientifiche. In senso non altrettanto negativo, la rinascita odierna dell'erboristeria medicinale è una manifestazione ulteriore del recupero d'interessi sbocciati negli ultimi tempi, verso i principi terapeutici arcaici.”44 E,

allo stesso modo, lo dimostra la tendenza più che positiva della psichiatria che si avvicina, specialmente nel Terzo Mondo, verso i metodi psichiatrici rurali.

I rigurgiti delle terapie magiche e religiose nel mondo occidentale evidenziano 44 Ivi, p. 218.

una disaffezione, come abbiamo più volte sottolineato, verso la cultura medica ufficiale che “perdendo il senso dell'unità soma/psiche, ha visto estenuarsi il legame di fiducia e comunicazione paziente/medico, e solo dagli ultimi tempi si accinge a riattualizzare, anche ricorrendo a terapie di gruppo, certi principi metodologici dei cui germi è portatrice la medicina prescientifica”45, cercando di

arrestare quindi questa tendenza di massa nel ricorrere a guaritori e terapeuti alternativi, cercando di recuperare dalle medicine tradizionali il principio di socializzazione della malattia, e quindi di recupero del malato come persona.

Tirando le somme di questa riflessione sul rapporto tra medicina, magia, religione e valori, Lanternari afferma che è possibile leggere, prendendo i documenti etnologici come testimonianze di processi storici arcaici, l'esperienza della malattia, e in generale del male, come qualcosa che abbia aperto la strada verso un accrescimento interiore dell'umanità, una strada che abbia portato alla fondazione dei valori. Se l'errore viene ammesso solo dopo l'insorgere del male, è anche vero che “l'esplosione del male è il prius e il riconoscimento dell'“errore” o della “colpa” è il posterius. […] Possiamo dire che il suo riconoscimento ha la funzione di rifondazione, più ancora che di rammemorazione passiva. Precisamente per questo noi diciamo che il male, come esperienza immediata, ha offerto all'uomo l'occasione esistenziale per la fondazione dei valori. Il “male” funziona come grande pedagogia collettiva, nonché come speciale “ordalia” di gruppo.”

Riprendendo infine le parole di Raffaele Pettazzoni, che ha per Lanternari il merito di aver riconosciuto il rapporto contraddittorio tra il male ed il peccato, 45 Ivi, p. 219.

afferma con l'aiuto degli insegnamenti del suo maestro che la funzione del rito, e quindi in particolare della medicina tradizionale, è quella di “ratificare con forza, periodicamente, le norme e i valori, nella loro venerabile portata sociale e culturale”46.