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La ricerca sul campo

Il senso del lavoro di Lanternari sugli Nzema, e in particolare di questo libro che ne è la summa e la conclusione della sua fase di ricerca, non è comprensibile se non lo si inserisce nel contesto del MEIG ma soprattutto se non lo si rapporta con la monumentale opera di Grottanelli, «Una società Guineana: gli Nzema»5.

Lanternari aveva, come si è detto, già scritto sulla società degli Nzema: oltre a numerosi articoli usciti nel corsi degli anni settanta, di volumi veri e propri abbiamo «Appunti sulla cultura Nzima (Ghana)»6 e «Incontro con una cultura

2 Le date dei viaggi in Ghana di Lanternari per il MEIG sono segnalate dallo stesso autore in 1988 [15], pp. 11-13.

3 Ivi, p. 11, n. 1. 4 1988 [15].

5 GROTTANELLI [1977]; [1978].

6 1972 [15]. Lanternari ha utilizzato nei suoi scritti alternativamente i due termini Nzema e Nzima, ma il secondo è quello che preferiva utilizzare. Fatto sta che oggi è ritenuto corretto l'utilizzo solo del primo, Nzema.

africana»7. Oltre a questo, Lanternari ha contribuito all'opera di Grottanelli con un

capitolo del primo volume di «Una società Guineana: gli Nzema», «L'agricoltura: tecniche e rituali»8, in cui vi è un'approfondita e competente analisi dei sistemi di

coltivazione tradizionali ma anche di quelli che, giocoforza, sono stati acquisiti dopo il contatto con gli europei e a causa dello sfruttamento economico di stampo colonialista prima, neocolonialista poi.

L'intenzione di Lanternari non è stata quella di offrire una metodica descrizione etnografica della cultura Nzema ma quello di presentare “soltanto alcuni aspetti da me rilevati, della cultura che ho potuto incontrare e studiare, che servano in qualche modo ad avvicinare il lettore ad una società differente, e soprattutto alla

problematizzazione del rapporto tra “noi” e gli “altri da noi”, “altri” qui

rappresentati da una società ghanese che si trova in via di transizione tra modo di vita tradizionali e modo modernizzanti, sotto la influenza della cultura europea”9.

Il volume “è il risultato di note personalmente prese nel corso della ricerca sul campo […] che in una versione provvisoria furono edite come dispensa universitaria, ad uso di studenti, nel 1976 dall'editore Liguori” e poi aggiornate sia tramite l'opera conclusiva di Grottanelli che grazie alle utili e piacevoli scambi d'impressioni con “il collega Grottanelli, con Giorgio Cardona e Anthony Wade Brown; e poi anche, qui in Italia, gli scambi di idee avuti con la collega Ernesta Cerulli […]. Varie integrazioni dei dati sul terreno sono qui introdotte, in seguito

7 1976 [2]. 8 1977 [3]. 9 1988 [15], p. 12.

ad una serie di colloqui che potei avere, più tardi a Roma, con colui che all'epoca della ricerca in situ fu interprete e informatore prezioso, il giovane Mielsa, il quale in occasione di un suo soggiorno in questa nostra città dedicò varie ore a rispondere ai quesiti che io gli venivo ponendo, in relazione ai punti rimasti dubbi o incompleti durante l'indagine in Ghana”10.

Il primo approccio che un individuo, o un gruppo europeo “verso una comunità nativa, specialmente in una zona relativamente isolata come quella esaminata, presenta aspetti sconcertanti e pone l'osservatore di fronte a non soltanto il campo conoscitivo, tecnico-scientifico – cioè il campo dello studioso –, ma anche quello etico-sociale, umano, intellettuale. […] Che qualunque incontro fra esponenti di culture diverse, storicamente e tipologicamente più o meno estranee l'una all'altra, generi difficoltà e imbarazzi fra le persone che s'incontrano, è un fatto scontato.

Per l'etnografo sul campo di ricerca, il fenomeno assume la gravità di una vera crisi psicologica e culturale personale”11. La tensione che si creò fra la sua

coscienza anti-etnocentrica ed i richiami inconsapevoli che provenivano dal mondo di idee e dagli stilemi espressivi della civiltà occidentale, consentirono a Lanternari di riflettere sulla vera natura dell'etnocentrismo, che viene definito “un amore eccessivo di sé stessi e del proprio gruppo di appartenenza, che porta alla supervalutazione della propria cultura, della propria posizione culturale e anche del proprio gruppo in generale e, per corrispettivo, porta ad una esplicita o

10 Ivi, p. 13. 11 Ivi, p. 16.

implicita sottovalutazione della cultura e del gruppo altrui”12. Si possono

identificare tre diversi livelli, o forme, di etnocentrismo: il primo livello è di tipo psicologico o viscerale, un vero e proprio razzismo facilmente superabile da una persona colta, e uno dei possibili esempi di questo tipo è dato dall'ideologia colonialista; il secondo è di tipo morale o etico-sociale, e consiste in una poco adeguata considerazione del valore degli altri, in particolare delle loro gerarchie, e un esempio può essere lo stesso etnologo che, entrando in un villaggio, deve rispettare le gerarchie andando a parlare prima con l'élite e poi con le persone comuni; infine un terzo livello è quello che può essere definito intellettuale, concettuale, espressivo e linguistico, e si riferisce all'uso della lingua, di nozioni del mondo, del tempo e dello spazio. Un esempio di questo tipo di etnocentrismo ce lo da lo stesso Lanternari: “Entrando nel primo villaggio da me visitato, ero portato a fare un uso utilitaristico ed economico del tempo, cercando cioè di rendere più spedita possibile la conversazione per venire presto alle questioni più interessanti per il mio tema di ricerca. Invece mi urtai subito contro una ben diversa concezione del tempo propria dei nativi Nzema. Presso costoro il tempo è condizionato ai rapporti umani e vale in quanto serve a stabilire, a preservare, a coltivare contatti tra uomo e uomo. Non ha senso – come per noi – un “tempo” come misura matematica in funzione individuale, ma solo un “tempo” come esperienza vissuta, come “durata” bergsonianamente intesa, a cui è costantemente applicata una funzione ed un significato comunicativo e sociale.”13

12 Ivi, p. 17. 13 Ivi, p. 19.

Gli Nzema dettero a Lanternari ed al suo collega inglese Wade Brown un’identità sociale ben definita relativamente alle loro categorie classificatorie, basandosi cioè sulla traduzione dei loro nomi attraverso la lingua inglese: così da Lanternari si passa, attraverso l'idioma inglese, a lantern e quindi a luce o fuoco. “Praticamente tutto il mondo circostante inanimato, animale e vegetale è diviso, classificato in rapporto alle divisioni della società. In tal modo tutto il mondo viene socializzato. [...] Rientra in questo contesto l’affiliazione di uno straniero […] l’affiliato non è più soltanto un “uomo bianco” […] cioè un “uomo diverso” dall’Africano, ma è un "parente" di tutti i componenti del clan di cui è venuto a far parte.”14 Il lignaggio in linea verticale non si estende al di sopra delle poche

generazioni ascendenti la cui memoria precisa è assicurata tra i discendenti, mentre gli ascendenti clanici risalgono fino ad un’epoca ormai mitica.

Alla domanda se possiedano o meno amuleti l'interlocutore Nzema risponde negativamente, e Lanternari si rende conto di essere nuovamente caduto nuovamente nella insidiosa trappola dell'etnocentrismo, perché lo Nzema non possiede categorie linguistiche e concettuali corrispondenti alla nostra nozione di amuleto. La domanda corretta da fare, si rese conto poi Lanternari, sarebbe stata: come fate a prevenire la vostra casa da incendi?, e a questa domanda infatti l'interlocutore poi dette risposte precise. Generalizzando si può dire che gli Nzema hanno sviluppato una disponibilità mentale concretizzante ed analitica, a differenza di quella concettualizzante e sintetica propria ormai degli Europei. Ogni inchiesta rigorosa non può fare a meno di una notevole quantità di dati 14 Ivi, p. 22.

empirici meccanicamente quantificabili e verificabili attraverso un numero cospicuo di informatori. Se non si dispone del tempo necessario, ci dice Lanternari, di apprendere la lingua locale si pongono davanti due diverse soluzioni: o si ricorre a degli interpreti o si fa uso di una lingua veicolare. Mentre l'utilizzo di un interprete pone il problema che esso non è solo mediatore linguistico ma alla fine anche culturale e morale, l'utilizzo di una lingua veicolare può essere, al tempo in cui scriveva Lanternari, adottata solo nell'ambito cittadino e con i giovani.