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I movimenti religios

Esistono poi movimenti religiosi il cui sincretismo è ben più vistoso, che sono fortemente legati a modelli arcaici eppure sono arricchiti di tratti ideologici e rituali d’influsso cristiano, come è la chiesa Awa dei Water Carriers. Gli awosonle possono essere solo riconosciuti e visti solo da chi ha occhi, ma un komenle non si limita solo al rapporto visivo: è posseduto da uno o più awosonle. La possessione dà luogo a comportamenti particolari, ritualizzati, che corrispondono ai modelli stereotipati tramandati dalla tradizione: sedute pubbliche e cerimoniali di tipo sciamanistico: esibizioni coreiche che producono trance. L’evangelizzazione ha cercato col tempo di amplificare il ruolo dei komenle e di declassare quello degli

awosonle. Il ninsinli è un guaritore che opera con metodi empirici e uso di erbe,

culturalmente rilevante è che la presenza di siffatti operatori corrisponde ad un bisogno ufficialmente riconosciuto e diffuso, e perciò le operazioni stesse si caricano di una potenziale, relativa efficacia nel risolvere certi problemi esistenziali o terapeutici per i quali grande parte è lasciata alla componente psicologica o psicosomatica. Se il ninsinli è solamente un tecnico esperto, il

komenle è una personalità carismatica, un sacerdote di culto, ha una speciale

attitudine alla trance e rivendica capacità terapeutiche come ispirato dal dio. Un individuo è posseduto in quanto la società lo giudica come tale: la possessione è un fenomeno di portata e valore sociale. La chiamata avviene attraverso la visione o tramite un elemento determinante della storia personale, che può essere la morte di numerosi figli o una grave malattia ma anche il rapporto con lo spirito all’inizio persecutorio e il riscatto verso la salvezza consiste nell’iniziazione al culto dello spirito. Un esempio è Akenye Bozoma di 45 anni: l’aver finalmente imprestato una precisa ideologia liberatrice alla sua malattia, socialmente riconosciuta come tale, ha effettivamente liberato la donna dalla sua sofferenza originaria. Si nota già qui come sia presente, in forma germinale, nel pensiero di Lanternari l'interesse verso il prossimo grande tema di ricerca, l'Etnopsichiatria.

Nel 1914 il profeta liberiano William Wade Harris predicava la fede in un solo dio, la distruzione dei feticci, condannava il furto e l’adulterio, modelli della cultura dei bianchi. Si rifà alla bibbia, che tuttavia è vista come feticcio. Prevalgono le donne, sia tra i malati che tra gli esofo. Si fa uso dell’acqua sia a scopo esorcistico, sia come elemento centrale nelle danze di possessione. Mentre

nei rituali tradizionali il bosonle riveste una duplice, ambivalente funzione in tempi distinti: è persecutore all’inizio ed è liberatore e protettore alla fine, qui il

bosonle è ridotto ad assumere un ruolo soltanto univoco, cioè negativo, e si vuole

esorcizzarlo con il rito dell’acqua. Senza che la profetessa entri lei stessa in trance, sono le pazienti a procurarsela. La componente cristiana rivela nel suo sincretismo un impiego del cristianesimo come religione più prestigiosa, e dunque più potente perché emanata dai bianchi. Analogie con i sistemi psicoterapeutici moderni. La tendenza tipica è alla disunione, sotto la spinta di individualismi dei vari fondatori o successori. Specialmente nel dopoguerra con l’intensificarsi delle comunicazioni, dipendenti dal cristianesimo, ma con carattere nativo e autonomo vi è stata una tendenza all’unione tra branche di una medesima organizzazione. Il movente principale è l’attesa di salvezza da malattie. Sostituiscono la nuova ideologia, quella dello spirito divino che entrando nell’individuo per fede, lo libera dagli spiriti malefici, declassati ad entità puramente malefiche. Vi è uno stretto legame tra il culto e le esperienze di malattie: libere testimonianze dei fedeli (coesione psicologica solidale della comunità) ed un taglio netto sul piano individuale fra il periodo di vita precedente e quello successivo alla conversione. L’organizzazione della chiesa pentecostale ha un carattere informale e antigerarchico. Pur riferendosi alla nozione di "spirito", non si accetta l’esperienza di uno spirito che entra nell’individuo. I seguaci di questa chiesa guariscono soltanto in virtù della preghiera comune. La Action Church è organizzata gerarchicamente. Ognuno vive dei suoi mezzi.

un canto esprimono in modo evidente il bisogno di reperire un sistema di valori nuovi, cui ancorare la propria esistenza da parte di gente che le proposte innovatrici della cultura europea hanno disancorato dalla vita tradizionale e hanno ridotto in condizioni di sfiducia e perplessità. In questo senso le chiese spirituali forniscono nuovi canali associativi e reintegrativi per individui di una società in crisi e anomia. Ma vi è anche una funzione latente: quella di mettersi al passo in forme spontanee e autonome - implicitamente in una dimensione simbolica ancor più che reale - con la cultura dei "bianchi" vista come cinta di un’aureola di superiorità. In questo senso le chiese spirituali e di preghiera intendono dare per superata l’immagine dell’africano dedito ai culti arcaici, o spinto verso attività autodistruttive come l’alcolismo. Esse indicano una presa di posizione critica e polemica verso certi aspetti della religione tradizionale: soprattutto i culti di possessione.

Le comunità carismatiche note come “chiese spirituali” nascono fuori dalle istituzioni locali (cioè i sistemi religiosi tradizionali) e sono istituzionalmente indipendenti dalle chiese introdotte dall’esterno (le chiese storiche missionarie). In esse il culto è fondato da leader carismatici che si distaccano dallo status quo tradizionale. Sono “religioni di guarigione”. In tal senso implicano e pongono in atto un complesso rapporto tra ideologia (o concezione del mondo) e terapia, rivalutano l’unità fra componenti psichiche e somatiche della personalità umana, riconfermano quel rapporto di fiducia, o meglio fede, e protezione tra il paziente e il guaritore, che era proprio della religione tradizionale africana. Nell’ambiente

urbano le chiese spirituali pullulano a centinaia e trovano nell’harrismo una matrice indiretta. Vi sono due fasi nel loro sviluppo: fino al 1945 chiese di diretta derivazione harrista, nel dopoguerra incremento grandioso di queste chiese. Si riuniscono in associazioni delle pentecostali e si riconoscono in una comune piattaforma: tensione carismatica e apertura, secondo un ordine misticheggiante etico-sociale e insieme dottrinale, verso un orientamento comunitario che scavalca le divisioni parentali, etniche, tribali e territoriali. Dai gruppi di preghiera (primi seguaci intorno al profeta) si sviluppano le chiese indigene vere e proprie. È sempre e comunque valorizzata la funzione guaritrice e salvifica del cristianesimo. I contenuti ideologici e le credenze diffuse tra i seguaci di queste chiese rivelano la persistenza di un intero complesso magico e stregonistico. Fondamentale è infatti la credenza per cui ognuno si sa circondato e minacciato dalla stregoneria (forze del male).

Nell’Africa orientale: movimenti politici di liberazione, movimenti profetici a carattere nativista e improntati a un messianismo politico che prospetta la scomparsa dei bianchi, la fine del dominio coloniale, il rifiuto dei portati della civiltà occidentale. Invece le chiese sorte nell’Africa occidentale non sono una risposta contro il colonialismo come regime di potere. Vanno messe in rapporto non con i fattori politici ma con quelli culturali: ossia con il processo di disgregazione delle strutture socio-culturali tradizionali. Da queste chiese resta escluso ogni atteggiamento anticolonialista e antibianchi. In esse prevale una forte tendenza intertribale e supertribale, con una funzione associativa che assume senso come risposta alla detribalizzazione e alla deculturazione, al vuoto culturale

e psicologico promosso dall’urto culturale con l’Occidente e con i modelli da esso introdotti. La mancanza di ogni messianismo politico ed etnico è dunque un tratto distintivo di questi movimenti religiosi. nel Ghana la colonizzazione non dette luogo a quei fenomeni di espropriazione di terre che invece nei territori dell’Africa orientale, meridionale, centrale rispondevano alla politica di sfruttamento agricolo, zootecnico e minerario del lavoro nativo. Non il problema delle terre, ma la minaccia di spossessamento culturale è il terreno d’origine di queste chiese. Infatti esse fungono da strutture di adattamento, da organismi di trapasso e aggiustamento tra tradizione e innovazione, da centri di riaggregazione sociale e di salvaguardia dell’identità socio-culturale nativa. Infatti la consultazione del profeta da parte di qualsiasi individuo ottempera al bisogno di protezione e rassicurazione, e ripristina in nuovi modi quel rapporto privato faccia-a-faccia, che in sede rurale era gestito e garantito dalle parentele, dalle amicizie, dal vicinato e che nella città si è perso (si considerano tra loro fratelli e sorelle). Il fenomeno della glossolalia è molto interessante e consiste in parlare in lingue diverse e non conosciute. La concezione della salute e della malattia avviene in Africa in termini di comportamento piuttosto che di biologia. La salute e la malattia sono considerate non come fenomeni isolati, ma come parti della struttura sovrannaturale della società. Il sistema tradizionale di credenze fornisce spiegazioni congruenti per le malattie. La malattia è sempre sociale, ha origine in una trasgressione e comporta un conflitto nella comunità, che deve essere composto in modo che si ritorni all’ordine precostituito. Il rapporto fra religione e strutture sociali consiste da un lato nel crollo del sistema parentale, come

elemento di coesione sociale per ciascun individuo e favorisce la ricerca di nuove figure sostitutive di fratelli, padre o di madre; d’altra parte il richiamo religioso emesso dalla personalità carismatica induce a formare gruppi di preghiera, e infine chiese organizzate. In altri termini, la crisi del sociale apre la soluzione religiosa, mentre per converso la religione promuove nuove forme di organizzazione sociale. Una delle prime funzioni delle chiese spirituali è quella surrogativa. In particolare la malattia, nella cultura tradizionale, non è un incidente circoscritto alla sfera del singolo. Ideologicamente coinvolge il gruppo. I nuovi organismi religiosi indetti da profeti e leader indigeni su un terreno intertribale offrono modi ed occasioni nuove di corresponsabilizzazione e partecipazione nell’intero corso di esperienze di malattia. Le chiese spirituali inventano e offrono un linguaggio cerimoniale, che fa da veicolo di riunificazione come un nuovo sistema sociale e comunicativo.