Alla questione della conoscenza di Cristo è dedicato anche un capitolo del Breviloquium, breve compendio di teologia ad uso dei giovani teologi redatto intorno all‟anno 1257, certamente dopo le questioni disputate sulla scienza di Cristo
273. Coerentemente con i canoni imposti dal particolare genere letterario, la trattazione è qui molto più contratta e sommaria - ma non per questo meno chiara - della riflessione condotta nelle opere già prese in esame.
In questa sede Bonaventura adotta una suddivisione delle forme di conoscenza di Cristo dio e uomo molto simile a quella elaborata da Alessandro di Hales, e dunque, in un certo senso, più ridondante rispetto all‟enumerazione proposta nel commento alle Sentenze. Una volta assunto il principio secondo cui al Verbo incarnato va riconosciuta la pienezza della sapienza non soltanto quanto al numero delle cose conosciute, ma anche secondo le diverse modalità di conoscenza, il Francescano elenca cinque forme di cognitio, la cui sufficienza, come si cercherà di porre in luce, risponde a una molteplicità di criteri differenti, volti a rendere conto di una realtà estremamente stratificata
274. A una conoscenza sempiternale, corrispondente alla natura divina, si affiancano nel Cristo, da una parte, la cognitio sensibilis, espressione della sensualitas e della caro; dall‟altra, la cognitio scientialis, espressione della mens e dello spiritus.
Quest‟ultima, a sua volta, presenta al proprio interno un‟ulteriore divisione - per naturam, per gratiam, per gloriam - che sfocia nella seguente enumerazione:
radicatus et fundatus, ut possit comprehendere cum omnibus Sanctis, quae sit longitudo, latitudo etc.; in quo etiam experimentalis et vera consistit sapientia, quae inchoatur in via et consummatur in patria; ad cuius circumlocutionem magis sunt idoneae negationes quam affirmationes, et superpositiones quam positivae praedicationes; ad cuius experientiam plus valet internum silentium quam exterius verbum. Et ideo hic finis verbi habendus est, et orandus Dominus, ut experiri donet quod loquimur». Per quanto riguarda i significati del termine superpositio (conoscenza superiore resa possibile dall‟intervanto della grazia e conoscenza apofatica al contempo) e il relativo influsso dello Pseudo Dionigi, cfr. Questions disputées sur le savoir chez le Christ, pp. 191-192, n. 34.
273 Cfr. J.-G.BOUGEROL, Introduction à saint Bonaventure, p. 197.
274 BONAVENTURA, Breviloquium, pars IV, c. VI, n. 1, in Opera omnia, t. V, edd. PP. Collegii S.
Bonaventurae, Quaracchi 1891, p. 246: «De plenitudine autem sapientiae Christi in intellectu hoc tenendum est, quod in Verbo incarnato, Christo scilicet Domino nostro, fuit omnis sapientiae plenitudo non solum quantum ad cognita, verum etiam quoad cognoscendi modos et differentias». Cfr. schema III.
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et ita in universo fuerunt in Christo quinque modi cognoscendi. - Primus est secundum divinam naturam; et hoc modo cognovit omnia actualia et possibilia, finita et infinita, cognitione actuali et comprehensiva. - Secundus est per gloriam; et hoc modo cognovit omnia actualia et finita, cognitione actuali et comprehensiva; infinita vero non nisi forte cognitione habituali, vel excessiva. -Tertius, per gratiam; et hoc modo cognovit omnia spectantia ad humani generis redemptionem. - Quartus, secundum naturam integram, cuiusmodi fuit in Adam; et hoc modo cognovit omnia, quae spectant ad universi constitutionem. - Quintus, secundum sensibilem experientiam; et hoc modo cognovit ea quae veniunt ad organa sensuum, secundum quem modum dicitur quod didicit ex his quae passus est, obedientiam
275.
In questo modo, il Verbo incarnato appare dotato di una sapienza piena e perfetta sia come Dio sia come uomo, tanto come comprensore quanto come viatore, non solo secondo la natura, ma anche secondo la grazia e la gloria: dotato di un conoscenza sempiternale, cioè di una conoscenza sempre in atto, mediante cui comprende tutte le cose, finite e infinite, attuali e possibili, egli, in quanto uomo, possiede anche una conoscenza derivante dalla gloria, che gli consente di cogliere in maniera attuale e comprensiva tutte le cose attuali e finite e in maniera abituale o estasiante tutte le cose infinite; una conoscenza derivante dalla grazia, attraverso cui conosce tutte le cose relative alla redenzione del genere umano; una conoscenza secondo la natura integra, con cui, come Adamo prima del peccato, ha accesso a tutte le realtà relative alla costituzione dell‟universo; e, infine, una conoscenza fondata sull‟esperienza e sull‟esercizio degli organi di senso.
La prima ratio dell‟elenco esposto, volto a mostrare come il Cristo possa considerarsi onnisciente da tutti i punti di vista e in ogni dimensione della sua complessa costituzione ontologica, risiede nell‟assunto di ispirazione anselmiana secondo cui ciò che è stato creato secondo l‟ordine della sapienza può essere riparato soltanto mediante la luce e l‟ordine della sapienza: come è proprio del principio riparatore sanare la natura umana mediante una grazia liberalissima, così è proprio del
275 BONAVENTURA, Breviloquium, pars IV, c. VI, n. 1, p. 246. Il riferimento scritturale è a Hebr 5, 8.
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medesimo principio operare mediante una sapienza altrettanto copiosa
276. A questa giustificazione di ordine generale (per riparare la natura umana decaduta, Cristo deve conoscere tutte le cose, quindi possiede necessariamente tutte le forme possibili di conoscenza) segue un‟analisi più dettagliata, finalizzata a spiegare l‟opportunità della presenza nel Cristo di ciascuna forma di cognitio e fondata sulle molteplici modalità di esistenza delle cose. Queste infatti esistono nell‟arte divina, nella mente umana e nel loro proprio genere: se si assume che il Cristo colga in maniera piena e compiuta tutta la realtà, bisogna dunque postulare in lui una conoscenza poliedrica, multiforme, adeguata alla complessità della realtà medesima. E così, conosce le cose esistenti nell‟arte divina sia con lo sguardo onnicomprensivo e sempre in atto dell‟artefice, proprio della natura divina, sia mediante la visione propria del beato, che si realizza actualiter quando ha come oggetto cose finite, habitualiter o excedendo quando invece si rivolge a cose infinite
277. L‟anima di Cristo è poi dotata di un habitus gratuito e infuso, con cui conosce in mente sua tutto ciò che riguarda l‟opus reparationis e che condivide con i profeti (anche definiti come «santi di Dio illuminati per mezzo dello Spirito Santo») e con gli angeli, sebbene lo possegga longe excellentius et melius
278; sempre in mente sua,
276 BONAVENTURA,Breviloquium, pars IV, c. VI, n. 2, p. 246: «... sicut reparativi principii est nos reparare per liberalissimam gratiam; sic etiam per providentissimam sapientiam. Quod enim secundum ordinem sapientiae conditum fuit non potest absque luce et ordine sapientiae reparari; et ideo, sicut Christus debuit esse immunis ab omni culpa, sic elongatus debuit esse ab omni ignorantia, ac per hoc totaliter repletus suepernae sapientiae luce et circumfulgentia. Quapropter cognitionem perfectam habuit secundum utramque naturam et potentiam cognoscitivam et secundum omnem rerum existentiam».
277 BONAVENTURA,Breviloquium, pars IV, c. VI, nn. 3-5, pp. 246-247: «Quia ergo res habent esse in aeterna arte et in humana mente et in proprio genere, necesse fuit, Christum habere hanc triformem rerum cognitionem. Quia vero res dupliciter potest cognosci in arte, scilicet vel ab ipso artifice, vel ab alio contemplante artem … Quoniam autem divina substantia, virtus et operatio est immensa, hinc est, quod secundum primum modum, qui est per naturam Deitatis, infinita actualiter comprehendit; quodam enim ineffabili modo summe infinito omnis infinitas est finita … Quia vero creaturae quantumcumque sublimatae finita est substantia, virtus et operatio, ita tamen, quod mens humana non quiescit nisi in bono infinito, nec tamen illud proprium comprehenditur a finito, accepta comprehensione proprie: hinc est, quod, quantum ad secundum modum cognoscendi, anima Christi per gloriam comprehensionis capit quantumcumque potest capere natura finita per bonum infinitum beatificata, cui est summe unita; ac per hoc ad finita se extendit actualiter comprehendendo, ad infinita vero non nisi forte habitualiter, vel etiam excedendo. Non enim potest anima aequari Verbo, nec in scientia nec in aliquo alio». Là dove parla del rapporto finito-infinito all‟interno della scienza divina, Bonaventura, come già Alberto Magno, fa riferimento ad AUGUSTINUS HIPPONENSIS, De civitate Dei, l. XII, c. 19 (CCSL 48, p. 375).
278 BONAVENTURA,Breviloquium, pars IV, c. VI, nn. 3 e 6, pp. 246-247: «similiter habet dupliciter esse et cognosci in mente, etiam praeter acquisitionem, quae Christo non competit propter imperfectionem, scilicet vel secundum habitum infusum … Rursus, quia gratia maxime respicit opus reparationis, hinc est, quod secundum tertium modum cognoscendi per gratiam perfectissimam cognovit Christus omnia, quae
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ma tramite un habitus naturale e innato, conosce tutto ciò che riguarda la costituzione della mundana machina in maniera molto più perfetta di Adamo, cui era stato concesso il privilegio di governare tutte le creature e di conoscerle come destinate a servirlo
279. Infine, conosce le cose in proprio genere attraverso gli aristotelici passaggi successivi di senso, memoria ed esperienza; non però come via verso la conoscenza dell‟ignoto, bensì come processo di acquisizione sensibile di una realtà già altrimenti nota
280. Del resto, aggiunge Bonaventura poco più avanti, non è possibile avere una conoscenza sensibile di tutte le cose contemporaneamente, giacché, come insegna ancora una volta Aristotele, non v‟è percezione in assenza della cosa da percepire; è dunque lecito - anzi, necessario - sostenere che anche l‟anima di Cristo conosce ora questo ora quello, secondo quanto richiesto dalla restaurazione del genere umano
281.
spectant ad reparationem nostram, longe excellentius et melius quam aliquis Prophetarum, vel etiam Angelorum». Come fa notare Torrell, nel collocare nell‟anima di Cristo una scienza riservata ai misteri della fede, Bonaventura ripropone la soluzione proposta da Alessandro di Hales, affrancandola però dal legame con la problematica scienza secondo la grazia di unione (cfr. J.-P. TORRELL, “Le savoir acquis du Christ selon les théologiens médiévaux”, pp. 389-390).
279 BONAVENTURA,Breviloquium, pars IV, c. VI, n. 7, p. 247: «Amplius, quia natura hominis bene instituta nata erat omnibus creaturis praeesse et ipsas nosse tanquam eas quae debeant sibi servire, sicut patuit in primi hominis conditione: hinc est, quod, quantum ad quartum modum cognoscendi cognovit Christus omnia, quae spectant ad mundanam machinam construendam, longe excellentius quam Adam»
(ma cfr. ibidem, n. 3, dove questo tipo di conoscenza è attribuito anche agli angeli).
280 BONAVENTURA,Breviloquium, pars IV, c. VI, n. 3, p. 247: «in proprio vero genere cognosceret via sensus, memoriae et experientiae, quae in nobis facit rem incognitam cognosci, in Christo vero rem cognitam secundum unum modum cognosci fecit secundum alium». È ovvio il riferimento ad ARISTOTELE,Metaphysica, l. I, c. 1 (980b 25-981a 10) e ID., Analytica posteriora, l. II, c. 19 (100a 4-10).
281 BONAVENTURA,Breviloquium, pars IV, c. VI, n. 8, p. 247: «Postremo, quia sensus non est perceptivus rerum nisi ad obiecti praesentia, hinc est quod secundum cognitionem sensitivam non simul cognoscebat omnia, sed modo haec, modo illa, iuxta quod opportunum erat ad reparationem humani generis faciendam». Il riferimento aristotelico è a De anima, l. II, c. 5 (417b 24-28). Come si sarà notato, anche qui manca qualsiasi confronto tra la scienza dell‟anima di Cristo e quella, mattutina e vespertina, degli angeli; ciononostante, secondo Ernst, è possibile identificare la scienza per gloriam con la conoscenza mattutina; le scienze per gratiam e per naturam con la scienza vespertina degli angeli in se ipsis; la scienza sperimentale con la conoscenza vespertina delle cose in proprio genere (cfr. J.TH.ERNST, Die Lehre der hochmittelalterlichen Theologen von der vollkommenen Erkenntnis Christi, p. 169). Torrell ipotizza invece che Bonaventura non ritenga il parallelo così cogente (cfr. J.-P. TORRELL, “Le savoir acquis du Christ selon les théologiens médiévaux”, p. 390).
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Schema III - MODALITÀ DI CONOSCENZA DELLE COSE DA PARTE DEL CRISTO
Cognitio Ex parte…
Ratione modorum quibus res habent esse
Oggetto Modo/Principio
SEMPITERNALIS
ex parte Deitatis
in arte aeterna quatenus eadem cum
artefice
omnia actualia et possibilia, finita et
infinita
cognitio actualis et comprehensiva
SCIENTIALIS
per gloriam 1b)
ex parte mentis et
spiritus
in arte aeterna
omnia actualia et finita
cognitio actualis et comprehensiva
infinita
cognitio habitualis vel
excessiva
per gratiam 2)
ex parte mentis et
spiritus
in humana mente
omnia spectantia ad humani generis redemptioniem, ad
reparationem nostram (ordine soprannaturale)
habitus gratuitus et infusus
per naturam integram scienza infusa
2)
ex parte mentis et
spiritus
in humana mente
omnia spectantia ad universi consitutionem, ad
mundanam machinam construendam (ordine naturale)
habitus naturalis et innatus
SENSIBILIS 3)
ex parte sensualitatis et
carnis
in proprio genere
ea quae veniunt ad organa sensuum,
iuxta quod opportunum erat ad reparationem humani generis
faciendam
sensus, memoria, experientia