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Il “business inclusivo” nel settore turistico e le opportunità di sviluppo ne

V. LE PROSPETTIVE FUTURE PER LO SVILUPPO DI UNA RETE DI TURISMO

V.2 Collaborazione tra profit e no-profit: chiave vincente per lo sviluppo turistico

V.2.1 Il “business inclusivo” nel settore turistico e le opportunità di sviluppo ne

Secondo Ezeuduji (2017, p. 955), “la pressione delle organizzazioni senza scopo di lucro è necessaria allo scopo di attirare l’attenzione del settore privato per supportare e incentivare a investire a favore delle iniziative turistiche che sono economicamente interessanti e garantiscono

264 Testo originale tratto dall’intervista: “Very slow, but something is moving. The system of information sharing is getting better”.

265 Testo originale tratto dall’intervista: “we must increase awareness among the community about the importance of attending to these meetings”.

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dei benefici per le comunità locali”266. Come afferma inoltre Simpson (2008), alcune aziende del

settore privato, come la Association of Independent Tour Operators (AITO) e il TUI’s

Environmental Unit267, hanno già mostrato interesse nel supportare le comunità, promuovendo

progetti a sostegno dell’ambiente, della biodiversità e dell’uso efficiente delle risorse.

Come dichiara il UNWTO (2005, p. 3), “la maggior parte dell’impatto del turismo è il risultato delle azioni intraprese dalle imprese del settore privato e dai turisti stessi”268. A partire dalla

Dichiarazione formulata durante la prima Conferenza sul Turismo Responsabile tenutasi a Cape Town in Sudafrica nel 2002, la questione in merito agli effetti negativi legati al turismo diviene un tema centrale e viene invocata la partecipazione delle imprese turistiche nell’adottare un approccio responsabile con la promozione di pratiche sostenibili e attente alla sfera socio-ambientale (Simpson, 2008). Dal momento in cui viene compresa e condivisa l’importanza della comunità quale stakeholder in un modello turistico di successo, il ruolo del settore privato può contribuire a creare benefici a favore delle popolazioni locali coinvolte nell’iniziativa.

La responsabilità sociale d’impresa costituisce un ambito che ricopre una posizione sempre più rilevante all’interno della visione strategica d’impresa e, anche nel settore turistico, sono molte le aziende che oggi hanno un sistema di gestione ambientale o che si sono impegnate nel creare fondazioni per sostenere progetti sociali e ambientali nelle comunità in cui operano (UNWTO, 2005, p. 22). A incoraggiare questa posizione hanno contribuito il crescente interesse verso l’ecoturismo e il turismo responsabile, e la pressione sempre più influente delle organizzazioni non governative (come il WWF e il Tourism Concern) e di enti del settore quale tra tutti il UNWTO (Simpson, 2008, p. 9). Il supporto e la cooperazione con le popolazioni locali rappresenta inoltre un fattore decisivo per il raggiungimento degli obiettivi economici e la garanzia di un impegno a lungo termine delle aziende che operano in sinergia con l’ambiente sociale e naturale del territorio.

A rafforzare l’importanza dei molti ruoli che il settore privato può esercitare nel turismo (vedi figura 50), Simpson (2008) sottolinea l’abilità dei tour operator nel rispondere con maggiore dinamicità e reattività agli stimoli e alle nuove tendenze presenti sul mercato, rispetto a quanto riuscirebbe a fare la comunità locale. Tuttavia, se le capacità delle grandi aziende multinazionali di dialogare con la sfera locale sembrano essere limitate dalla posizione geografica (spesso molto distante rispetto alla destinazione turistica) e dalla mancanza di tempo o di interesse verso le questioni sociali, le piccole imprese potrebbero invece avere l’esperienza, il coinvolgimento e la

266 Testo originale: “Pressure from not-for-profit organizations is needed to draw the private sectors’ attention to support and invest in tourism initiatives, which are economically attractive and ensures benefits for local communities”.

267 Vedi https://www.tuigroup.com/en-en/sustainability/sus_business/hotel/Environmental-measures per progetti di sviluppo delle comunità locali.

268 Testo originale: “most of the impact of tourism are the result of actions taken by private sector enterprises and by tourists themselves”.

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posizione adatte a comprendere i bisogni dei locali, sebbene la mancanza delle risorse finanziarie e lavorative necessarie rappresenti una difficoltà frequente (Simpson, 2008, p. 9).

Fig. 50. Potenziali ruoli del settore privato e dell’industria turistica nelle iniziative di turismo a favore della comunità (da Simpson, 2008, p. 10).

Come sostiene Simpson (2008, p. 10), “il settore privato potrebbe essere nella posizione migliore per identificare le opportunità, realizzare il potenziale di una destinazione, promuovere lo sviluppo del prodotto e adottare una serie di responsabilità vantaggiose per le comunità”269.

In questo contesto, il business inclusivo rappresenta una nuova frontiera per lo sviluppo di progetti nelle comunità del Global South.

269 Testo originale: “The private sector may be best placed to identify opportunities, realize the potential of a destination, drive forward the development of product and adopt a range of highly effective responsibilities to communities”.

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Secondo la definizione data dal World Business Council for Sustainable Development270 un

business inclusivo è:

“un business sostenibile che avvantaggia le comunità a basso reddito. É un’iniziativa imprenditoriale che, mantenendo la sua natura a scopo di lucro, contribuisce alla riduzione della povertà attraverso l’inclusione di comunità a basso reddito nella sua catena di valore. In parole semplici, il business inclusivo è tutto incentrato sull’inclusione dei poveri nel processo aziendale sia come produttori, imprenditori o consumatori”271.

Con questo nome si identificano quindi quegli investimenti internazionali che hanno lo scopo di comprendere, all’interno dei processi di crescita e sviluppo, persone solitamente marginalizzate poiché al di sotto della soglia di reddito di 2 $ al giorno (Prahalad, 2006)272.

Nel mondo si stima essere dai 4 ai 5 miliardi il numero di persone che vivono in una situazione di povertà estrema, “alla base della piramide", come definisce Prahalad nel suo libro “The Fortune at the Bottom of the Pyramid” (2006) la posizione di coloro che si trovano al livello inferiore della piramide di reddito. Da questa presa di coscienza l’autore solleva quindi le seguenti questioni: “Perché non possiamo mobilitare la capacità d’investimento delle grandi imprese con la conoscenza e l’impegno delle Ong e delle comunità che hanno bisogno d’aiuto? Perché non co-creare soluzioni comuni?”273 (Prahalad, 2006, p. xii).

Rivolgersi a quei mercati e consumatori non ancora raggiunti dai beni e dai servizi di primaria importanza rappresenta dunque l’obiettivo del business inclusivo. Come spiega Lucia Dal Negro, co-fondatrice di de-LAB, lo sviluppo di questo nuovo modello di business, che permette di avvicinare aziende nazionali a mercati e comunità in difficoltà, “non ha niente a che vedere con processi come la delocalizzazione, né con fenomeni come il fair trade/equosolidale: col business inclusivo si co-progettano soluzioni innovative per rispondere a bisogni concreti e si vendono in comunità a basso reddito, dove c’è bisogno di crescere”274.

De-LAB rappresenta il focal point italiano per il network dei BOP (Base of the

Pyramid)275 Learning Labs, la rete globale di ricerca e sviluppo delle tematiche di Inclusive

270 WBCSD è un’organizzazione globale, alla guida di oltre 200 imprese che collaborano per accelerare la transizione verso un mondo sostenibile (https://www.wbcsd.org/Overview/About-us).

271 Testo originale: ”An inclusive business is a sustainable business that benefits low-income communities. It is a business initiative that, keeping its for-profit nature, contributes to poverty reduction through the inclusion of low- income communities in its value chain. In simple words, inclusive business is all about including the poor in the business process be it as producers, entrepreneurs or consumers” (http://businessfordevelopment.org/insight/what-is- inclusive-business/, consultato il 30/07/18).

272 http://delab.it/aree-di-lavoro/inclusive-business/, consultato il 30/07/18.

273 Testo originale: “Why can’t we mobilize the investment capacity of large firms with the knowledge and commitment of NGOs and the communities that need help? Why can’t we co-create unique solutions?”.

274 Testo tratto dall’intervista di Lucia Dal Negro per il blog online dell’associazione LeNius (https://www.lenius.it/business-inclusivo/, consultato il 30/07/18).

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Business, e lavora per promuovere questo modello di impresa proposto nel 2004 dai due professori

statunitensi276 e da allora diffusosi a livello internazionale quale soluzione capace di dare eguale

rilevanza ai ritorni sociali, ambientali ed economici nei territori interessati277.

Negli ultimi anni anche il governo italiano ha intrapreso scelte di politica in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile278 e con la valorizzazione del ruolo del profit quale attore nell’ambito della cooperazione internazionale e del cosiddetto “Profit for Development” (De-LAB, 2017). Il processo imprenditoriale basato sul modello di business inclusivo rappresenta quindi non un’azione autonoma e indipendente, ma un piano di sviluppo condiviso con i partner locali e con il contesto istituzionale d’origine dell’azienda e del Paese destinatario, beneficiario dell’iniziativa (ibidem). Inoltre i Sustainable Development Goals, e in particolar modo l’obiettivo 17, sottolineano più volte la necessità, nel campo dello Sviluppo internazionale, di un allineamento tra attori profit e istituzioni, al fine di generare multi-stakeholder partnership “attive nel reperimento di fondi, nell’innovazione dei modelli di partenariato per lo sviluppo e nell’attuazione di progetti di sviluppo sostenibile in paesi in difficoltà” (ibidem, pp. 10-11).

La proposta di business inclusivo come driver della Cooperazione Internazionale allo sviluppo è stata indirizzata nel contesto italiano a varie aree economiche, tra cui: agro-business, ICT/ comunicazione inclusiva, design, tessile/ abbigliamento, gestione dei rifiuti ed energia279, senza tuttavia includere il settore turistico. Ma, se questa prospettiva non è ancora stata sviluppata in Italia, a livello internazione il turismo rientra tra gli ambiti di attuazione di questo modello innovativo di business.

ENDEVA costituisce un network globale di esperti che lavorano per accelerare le innovazioni legate al business inclusivo e, a partire dal 2014, è stata accolta e implementata la volontà di allargare il proprio raggio d’azione con il progetto “Inclusive Business in Tourism”. Alla base dell’iniziativa vi è la certezza che “le imprese turistiche possono essere cruciali nella riduzione della povertà e nella crescita economica nei paesi in via di sviluppo grazie al loro effetto catalizzatore sullo sviluppo delle piccole aziende nei settori produttivi e dei servizi correlati, lungo la catena del valore del turismo”280. Includere le popolazioni a basso reddito e le comunità locali all’interno del

276 Prahalad e Hart, docenti universitari della Cornell University, i quali teorizzarono la possibilità che la grande impresa profit potesse farsi agente di sviluppo internazionale ed utilizzare il proprio business per rispondere ai bisogni delle comunità a basso reddito.

277 http://delab.it/aree-di-lavoro/inclusive-business/, consultato il 30/07/18.

278 Tra le nuove policy: la legge di riforma della cooperazione (L.125/2014), il riconoscimento giuridico all’interno dell’ordinamento italiano dello status delle Società Benefit (L.208/2016) e la riforma del Terzo Settore (De-LAB, 2017, p. 4).

279 http://delab.it/aree-di-lavoro/inclusive-business/, consultato il 30/07/18.

280 Testo originale: “Tourism companies can be pivotal in poverty reduction and economic growth in developing countries due to their catalytic effect on the development of small businesses in related production and service sectors along the tourism value chain”, tratto da http://www.endeva.org/projects/tourism#inline_content .

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processo di creazione del prodotto può contribuire quindi non solo al miglioramento degli impatti sul territorio, ma anche all’incremento della qualità dell’offerta turistica in quella che viene definita “a win-win situation”. L’obiettivo del progetto di ENDEVA è pertanto quello di sensibilizzare le aziende del settore turistico, a partire dalle agenzie turistiche fino agli hotel, ristoranti e tour operator, in merito alle opportunità che possono derivare per entrambe le parti dal coinvolgimento dei locali all’interno della loro catena del valore281.

Il turismo viene quindi visto come un ambito dall’enorme potenziale per la creazione di soluzioni imprenditoriali innovative in territori dove il settore è spesso percepito dalle comunità locali come un’attività poco attraente, legata a mansioni non qualificate e sottopagate.

Come affermano Pirzer, Tewes-Gradlvan e Gaalen (2015, p. 6), “l’imprenditorialità nel turismo può implicare fare affari con singoli individui o con intere comunità, in particolare quando si conducono attività su terreni di proprietà delle comunità indigene o nel caso in cui ci si impegna con attività che si basano sulla cultura locale in qualità di risorsa”282. Il business inclusivo rappresenta dunque un’opportunità per identificare, e allo stesso tempo realizzare, dei benefici comuni, tanto per le imprese quanto per le popolazioni locali e le persone a basso reddito. Nello specifico, le aziende che collaborano con le comunità locali possono trarre vantaggio non solo dalla creazione di un prodotto finale, autentico e di qualità, realizzato con l’utilizzo di risorse presenti sul territorio a un costo inferiore, ma anche dalla costruzione della propria reputazione e dal miglioramento della rete di rapporti sociali con la popolazione, i propri clienti e le organizzazioni e autorità locali. Dall’altra parte, le persone del luogo hanno la possibilità di beneficiare di un guadagno aggiuntivo grazie alla disponibilità di nuovi e migliori impieghi nel settore turistico, attraverso i quali apprendere nuove competenze e abilità utili nelle attività di gestione del territorio (Pirzer et al., 2015).

Sempre secondo Pirzer, Tewes-Gradlvan e Gaalen (2015, p. 7), “le imprese turistiche possono scegliere tra due percorsi di inclusione: occupazione e imprenditorialità”283, i quali possono essere

sviluppati all’interno di sette ambiti di inclusione (vedi figura 51): manutenzione e servizi, attività, artigianato, ristorazione, trasporti, conservazione ambientale, edilizia284.

281 http://www.endeva.org/projects/tourism#inline_content, consultato il 30/07/18.

282 Testo originale: “Entrepreneurship in tourism can entail doing business with individuals or with entire communities, in particular when conducting activities on land owned by traditional communities or engaging in activities that rely on the local culture as a resource”.

283 Testo originale: “Tourism companies can chose between two paths to inclusion: employment and entrepreneurship”. 284 Per ulteriori e approfondite informazioni in merito ai singoli campi di inclusione invito a consultare il capitolo 2 della Guida al Business Inclusivo nel Turismo (Pirzer et al., 2015).

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Fig. 51. “The journey to mutual benefit” (Pirzer et al., 2015, p. 7).

Questa tipologia di business incoraggia quindi la creazione di legami tra il settore pubblico e quello privato coinvolgendo non solo le comunità, ma anche le organizzazioni no profit attive sul territorio. Lavorando all’interno di un ecosistema di stakeholder con l’intento condiviso di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, il business inclusivo si presenta come un’ulteriore opportunità per promuovere il turismo responsabile, in cui l’esperienza autentica e partecipativa nel contesto sociale e culturale locale costituisce un elemento essenziale.

Trattare le comunità locali come partner commerciali e non come meri destinatari dei progetti porta dunque con sé una serie di benefici che permettono alle imprese di mantenere una posizione di rilievo sul mercato, mentre viene allo stesso tempo rafforzata la capacità di ripresa economica, sociale e ambientale della destinazione turistica interessata (Pirzer et al., 2015). Inoltre, le aziende che lavorano in modo inclusivo hanno la possibilità di riconoscere gli eventuali effetti negativi legati all’impatto del turismo sul territorio e agire di conseguenza per garantire la sostenibilità delle iniziative. In particolare, gli sguardi dei visitatori che osservano e fotografano qualsiasi cosa come oggetti in un museo a cielo aperto potrebbero suscitare nelle persone locali che vivono in un contesto di povertà e che spesso sono coinvolte solo marginalmente nel settore, un sentimento di avvilimento e umiliazione (ibidem). La gestione di queste esternalità negative da parte delle imprese turistiche potrebbe quindi essere un valido strumento per assicurare la sostenibilità nel lungo

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periodo delle iniziative e contribuire al raggiungimento di benefici per tutti gli attori della destinazione.

Includere obiettivi di sviluppo all’interno delle strategie d’impresa sembra dunque costituire una nuova soluzione di business, o meglio, “un’attitudine” (Pirzer et al., 2015, p. 17) che vede le aziende collaborare a stretto contatto con le persone a basso reddito, considerate partner commerciali nelle attività. Le opportunità di attuazione del business inclusivo nei Paesi del Global South sono numerose e diversificate e, grazie alla cooperazione con la popolazione locale, è possibile ottenere notevoli vantaggi sul territorio rispetto a quanto si potrebbe auspicare attraverso un approccio tradizionale. La seguente tabella (vedi figura 52), elaborata da ENDEVA per la Guida al Business Inclusivo nel Turismo, mostra in modo chiaro ed esplicito la differenza tra le relazioni che si instaurano con la componente locale adottando i due diversi modi di fare impresa285.

Fig. 52. Tabella esplicativa delle opportunità occupazionali286 e imprenditoriali287 offerte alle comunità locali grazie all’adozione dell’approccio inclusivo (Pirzer et al., 2015, p. 17).

285 Le dimensioni considerate nella tabella si basano sull’agenda di lavoro sviluppata dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO).

286 L’occupazione di persone a basso reddito viene considerata la scelta migliore quando la quantità del lavoro è tale da richiedere una posizione a tempo pieno o part-time e l’impresa preferisce assumere personale locale per offrire loro un’adeguata formazione e delle specifiche competenze adatte all’attività e agli standard aziendali (Pirzer et al., 2015). 287 La scelta di sviluppare un’iniziativa imprenditoriale locale, gestita in modo indipendente da persone della comunità, è motivata dalla posizione di unicità ricoperta dai locali nel fornire beni e servizi di qualità; in questo caso l’impresa decide di acquistare dalle imprese locali con cui collabora con la garanzia di ottenere la miglior qualità (Pirzer et al., 2015).

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In generale, possono essere impiegate tre strategie di collaborazione con i partner presenti sul territorio: iniziativa privata, alleanze basate sul progetto e piattaforme di condivisione.

Individuate da Gradl e Jenkins (2011) attraverso l’analisi di 15 casi studio, queste proposte hanno l’obiettivo di spostare gli sforzi delle imprese dallo sviluppo di modelli di business inclusivo alla creazione di ecosistemi aziendali inclusivi, capaci di “coinvolgere deliberatamente e strategicamente le reti di attori interconnessi e interdipendenti, le cui azioni determinano il successo o meno dei loro modelli di inclusive business”288 (Gradl e Jenkins, 2011, p. 5), e di risolvere in questo modo i problemi legati al coordinamento e alla cooperazione tra gli stakeholder.

Analizzando brevemente i tre modelli, l’iniziativa privata viene intrapresa dalla singola impresa che, avendo a disposizione sufficienti risorse e le capacità necessarie, cerca di rafforzare il proprio ecosistema di business inclusivo mantenendo il controllo e agendo rapidamente e con minori costi di transazione. Per quanto riguarda invece lo sviluppo di una project-based alliance, questa “riunisce due o più soggetti sotto un accordo formale al fine di raggiungere un determinato obiettivo entro un periodo di tempo predefinito”289 (ibidem) e prevede la creazione di un piano di progetto in

cui vengono specificati i ruoli, le responsabilità e le tappe fondamentali, e viene programmato un sistema di monitoraggio e valutazione che consenta ai partner di apportare eventuali modifiche nel corso dell’iniziativa.

Una piattaforma è, per definizione, “una struttura di rete formale a cui partecipa un numero potenzialmente elevato di stakeholder”290 (ibidem, p. 20) con uno scopo comune. Questa terza

strategia di collaborazione ha il vantaggio di poter creare, attraverso un’azione collettiva, beni a disposizione dell’intera comunità, come infrastrutture e servizi, e rafforzare gli anelli più deboli delle catene produttive locali, come quella agricola in cui le attività sono complementari tra loro e il successo di un singolo dipende dal successo degli altri soggetti (ibidem).

Come afferma Prahalad nel suo libro, “dovremmo iniziare a parlare di mercati e consumatori sottoserviti”291 (Prahalad, 2006, p. xiii) e considerare nello specifico che nel processo di sviluppo

nei territori del Global South l’obiettivo condiviso deve essere quello di “portare quante più persone possibile a godere dei benefici di un mercato inclusivo”292 (Prahalad, 2006, p. 75).

Nel settore turistico in particolar modo, quando le imprese decidono di incorporare le comunità locali e le persone a basso reddito nella loro attività come dipendenti o imprenditori, quello che si

288 Testo originale: “deliberately and strategically engaging the networks of interconnected, interdependent players whose actions determine whether or not their inclusive business models will succeed

289 Testo originale: “brings two or more players together under a formal agreement to accomplish a certain objective within a set timeframe”.

290 Testo originale: “a formal network structure in which potentially large numbers of stakeholders participate”. 291 Testo originale: “we should commence talking about underserved consumers and markets”.

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crea è un’esperienza turistica unica e autentica, capace di accogliere i visitatori e accompagnarli nella conoscenza di una realtà sconosciuta e lontana. In questo modo, mentre le aziende hanno la possibilità di rafforzare le loro basi imprenditoriali sul territorio, le popolazione locali possono avere accesso a nuove opportunità di reddito e di sviluppo (Pirzer et al., 2015).

Come dice un proverbio africano: “If you want to go fast, walk alone. If you want to go far, walk together”293.

V.2.2 La Rete Italiana di Turismo Responsabile per il sostegno e la promozione dei progetti Come è emerso nel sottoparagrafo precedente, il settore privato gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di iniziative di turismo responsabile. Tra i potenziali compiti che le imprese turistiche