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III. IL CONTESTO TERRITORIALE DELLA RIFT VALLEY IN KENYA

III.3 La contea di Baringo

III.3.2 Il lago Baringo e la Ruko Conservancy

Riconosciuto internazionalmente per la sua ricca avifauna151 e per i numerosi coccodrilli e ippopotami che abitano le sue sponde, il lago Baringo fa parte dal 2002 dei siti della Convenzione Ramsar quale zona umida dall’elevato valore ambientale.

Situato nel ramo orientale della Rift Valley a circa 60 km dall’equatore e a un’altitudine di 975 metri s.l.m, il lago presenta una superficie approssimativa di 130 km² all’interno di un bacino idrico di 6.820 km² (Omondi et al., 2014). Nonostante la ridotta profondità, corrispondente a una media di 3 m con il punto di massima depressione a 7 m durante il periodo delle piogge, l’elevato grado di evaporazione netta, che raggiunge i 1.650-2.300 mm annui (Odada et al., 2006), e la mancanza di uno scarico superficiale, le acque del lago si presentano dolci.

150 http://www.tourismupdate.co.za/article/180532/Kenya-s-Lake-Bogoria-turns-pink-for-tourists, consultato il 19/09/18.

151 Secondo Birdlife International (www.birdlife.org), il lago Baringo è un sito di importanza internazionale per la sua avifauna e viene per questo considerato una IBA, Important Bird Area, ovvero un’area ritenuta un habitat rilevante per la conservazione di popolazioni di uccelli selvatici.

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Il clima dell’area è caratterizzato dalla presenza di due stagioni contrapposte: la stagione secca, che inizia indicativamente nel mese di settembre per terminare a febbraio, e la stagione umida che interessa il territorio con frequenti piogge durante la restante parte dell’anno (Omondi et al., 2014). Le precipitazioni, che oscillano tra i 600 mm nella zona orientale e meridionale del lago e i 1.500 mm ai piedi della scarpata occidentale della Rift Valley, non sono tuttavia sufficienti a sopperire all’elevato tasso di evaporazione annua del bacino idrico, il quale sopravvive grazie agli afflussi d’acqua provenienti dal territorio collinare circostante dove le piogge sono più abbondanti e raggiungono i 2.700 mm annui (ibidem). Sono quindi diversi i fiumi che contribuiscono alla portata d’acqua del bacino idrico, alcuni dei quali di natura stagionale mentre altri, come il fiume Molo che nasce nella foresta Mau, di carattere perenne.

Nei tropici, e in particolare nelle aree aride e semi-aride come quella di Baringo, il principale fattore climatico a influire sullo stato degli ecosistemi acquatici sono le precipitazioni, la cui carenza ha causato negli ultimi anni seri problemi di degradazione dell’ambiente naturale, con un drastico calo della pescosità (ibidem). Tra le possibili concause, Bryan già nel 1994 aveva sottolineato i rischi che sarebbero potuti derivare dall’eccessivo pascolamento del bestiame nella zona del bacino lacustre, e dal continuo prelievo d’acqua dai flussi immissari per l’irrigazione agricola (Bryan, 1994).

Negli ultimi decenni l’ecosistema del lago Baringo ha dunque subito un forte cambiamento che ha avuto i suoi effetti anche nella riduzione della qualità delle acque, nell’alterazione della vegetazione lacustre e nella formazione di uno strato di plancton sulla superficie del lago e lungo le sue sponde che, di conseguenza, ha influito sul livello d’ossigeno diminuendo la penetrazione della luce e quindi il processo di fotosintesi (Omondi et al., 2011). Inoltre, negli anni più recenti e per cause non ancora confermate152, è stato registrato un visibile aumento del livello del lago (vedi figura 33) il

quale ha determinato lo spostamento della popolazione dei villaggi situati sulla rive del bacino lacustre verso l’entroterra (Trivellini in Facchini, 2015).

La vegetazione dell’area è per la maggior parte caratterizzata dalla savana, con basse colline e scarpate in cui a dominare è l’Acacia tortilis, mentre le zone a est e a nord presentano una flora più densa che si assottiglia man mano che si prosegue verso la parte sud del lago, dove il territorio è aperto e arido e contrassegnato da cespugli di Acacia tortilis e Acacia elatior che si alternano ai letti di fiumi in secca. Nei pressi dell’imboccatura dei fiumi Molo, Ndau e Mukutan nel lago, il paesaggio è invece paludoso e dominato dai canneti e specie erbacee del genere Echinochloam (ibidem).

152 Tra le diverse ipotesi vi sono il cambiamento climatico e le variazioni geomorfologiche e geologiche (Trivellini in Facchini, 2015).

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Fig. 33. Immagine della sponda del lago Baringo dove l’innalzamento del livello delle acque ha causato la morte di numerosi alberi e l’abbandono di molte abitazioni.

In questa vasta area dalla ricca avifauna si contano più di 500 specie di uccelli di acqua dolce e altrettante specie di volatili, che vivono nella zona boschiva secca, tra cui alcuni rari aironi, fenicotteri, numerosi rapaci, e altre specie non comuni, che insieme contribuiscono a fare della zona un luogo ideale per la pratica del birdwatching. Tra i diversi mammiferi, presenti con bassa densità, vi sono invece: il bufalo americano, il dik-dik, il kudu maggiore, l’impala, il maiale selvatico, la zebra, ma anche il leopardo, la giraffa e altre specie non feroci (ibidem).

Da una ricerca sul campo condotta da Guido Trivellini in collaborazione con le Ong Mani Tese e Necofa, è inoltre emerso come la parte orientale dell’area di studio, corrispondente alla zona compresa tra la Ruko conservancy (situata in una delle isole del lago Baringo), la Ol Ari Nyiro conservancy e il Parco nazionale del lago Bogoria, rappresenti probabilmente un importante corridoio ecologico (vedi figura 34) che, se valorizzato, potrebbe costituire un elemento chiave anche per lo sviluppo locale del turismo sostenibile (Trivellini, 2014). Se da un punto di vista biologico migliorare la connessione tra le tre aree e riabilitare la densità delle specie animali lungo questa fascia di territorio significherebbe tutelare e rafforzare la biodiversità dell’ecosistema locale,

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da una prospettiva turistica l’aumento della fauna selvatica potrebbe costituire un forte richiamo per i visitatori.

Fig. 34. Rappresentazione GIS del sistema ecologico attorno al lago Barino, in cui vengono indicati (attraverso le frecce) i probabili corridoi ecologici esistenti tra la Ruko conservancy, il lago Bogoria a sud,

e la Ol Ari Nyiro conservancy a est (Trivellini, 2014).

Inoltre, la valle di Lamburbur, situata nel lato destro della Rift Valley nei pressi del corridoio ecologico, rappresenta un altro luogo dall’elevata biodiversità e dalla notevole bellezza paesaggistica che potrebbe costituire un’aggiuntiva attrazione turistica per gli amanti del trekking e dell’osservazione della fauna locale (ibidem).

Il contesto locale si caratterizza infatti per un’offerta turistica fortemente caratterizzata dalla componente naturalistica, la cui importanza è strettamente correlata alla presenza nel bacino lacustre della Ruko conservancy (vedi figura 35). Area protetta di 16.000 ha, questa riserva è stata istituita nel 2006 nel tentativo di creare una “zona di pace” che potesse alleviare i conflitti esistenti tra il gruppo etnico degli Ilchamus e quello dei Pokot, e oggi rappresenta un santuario di rare specie animali i cui proventi vengono equamente divisi tra le due tribù. Tuttavia, come sottolinea Trivellini (2014), la gestione comunitaria dell’isola presenta alcuni problemi legati a conflitti ancora aperti tra i due gruppi etnici, i quali dovrebbero essere risolti per garantire una maggiore protezione della

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biodiversità locale, attualmente minacciata dal bracconaggio, e per valorizzare conseguentemente la

Ruko conservancy quale località turistica di rilievo all’interno della regione.

Tra le sette isole del lago Baringo, oltre alla suddetta riserva naturale, è importante ricordare anche l’isola di Kokwa che, con una superficie totale di circa 4,5 km², rappresenta il territorio più esteso in cui vivono approssimativamente 400 famiglie del gruppo etnico degli Ilchamus, unica sub-tribù dei Masai in cui il pesce fa parte dell’alimentazione quotidiana153.

Il terreno prevalentemente roccioso, le elevate temperature e la scarsità delle precipitazioni, che si calcolano essere inferiori ai 1.000 mm annui, fanno dell’isola un territorio difficilmente adatto all’attività agricola, alla quale si sostituiscono la pesca e l’allevamento del bestiame. La condizione di isolamento dettata dall’insularità dell’area rappresenta inoltre un fattore che influisce negativamente sul livello di istruzione e di povertà della comunità locale, la quale, essendo esposta a pochi e infrequenti contatti con la terraferma, ha un accesso limitato tanto alle informazioni quanto alle opportunità offerte dal mercato (ibidem). Tuttavia, in questo contesto per molti aspetti difficile, la bellezza paesaggistica del territorio e la presenza di una comunità unita e ancorata alle proprie tradizioni fanno dell’isola una località che ben si presterebbe allo sviluppo di una proposta di turismo responsabile, in cui il contatto con la popolazione locale e la conoscenza della cultura masai costituirebbero un valore aggiunto per l’offerta turistica locale.

Fig. 35. Immagine della Ruko Conservancy da cui si ha un’ampia visuale del lago Baringo e delle sue isole.

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IV INTRODUZIONE AL CASO STUDIO: MANI TESE E TERRA MADRE INSIEME PER