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Calcolo della variazione del valore patrimoniale di una banca (ΔEVE economic value of equity)

L’IRRBB e la vigilanza: una rinnovata attenzione

5. L’approccio standardizzato

5.1.4. Calcolo della variazione del valore patrimoniale di una banca (ΔEVE economic value of equity)

La perdita nel valore economico del patrimonio della banca ∆ EVEi ,c sotto lo

scenario i e in valuta c si ottiene come illustrato di seguito:

 sotto ogni scenario i , i flussi di cassa in cui le posizioni presenti nel portafoglio bancario sono state scomposte, vengono ricondotti nelle diverse fasce temporali k . All’interno di ciascuna fascia i flussi positivi e negativi si compensano in modo da costituire una singola posizione corta o lunga. Seguendo tale processo per ciascuna fascia temporale otteniamo una serie di flussi finanziari CFi , c(k) con k=1,,,K;

 ogni flusso finanziario corrispondente ad una specifica fascia k viene pesato con un fattore di sconto composto continuamente rappresentativo di un tasso risk free zero coupon:

DFi ,cp

(

tk

)

=exp ⁡(−Ri ,c

(

tk

)

tk)

che riflette lo scenario shock i , nella valuta c e dove tk è il punto

centrale della fascia k . Il risultato è una posizione netta ponderata per ciascuna fascia k che può avere valore positivo o negativo;

sommate per ricavare il valore del patrimonio netto della banca in valuta c , sotto lo scenario shock i (escludendo le posizioni con opzioni automatiche di tasso)

EVEi ,cnao=

k=1 k

CFi , c(k)∗DFi ,c(tk)

 Infine l’intera variazione dell’ EVE in valuta c associata allo scenario i è ottenuta sottraendo EVEi ,cnao , dal valore del patrimonio netto basato sulla

struttura corrente dei tassi EVEo ,cnao , aggiungendo la misura totale del rischio di

opzione automatica KAOi , c

∆ EVEi ,c=

k=1 k CF0,c(k)∗DF0,c

(

tk

)

k=1 k CFi , c(k)∗DFi ,c

(

tk)+KAOi ,c

Conclusioni

La Vigilanza bancaria ha mostrato nel corso degli ultimi anni, un “rinnovato” interesse al trattamento e alla gestione del rischio di tasso di interesse per le posizioni bancarie non incluse nel portafoglio di negoziazione. In particolare la revisione del trattamento normativo dell’IRRBB persegue due obiettivi principali; il primo è quello di contribuire a garantire che le banche si dotino di un capitale adeguato per coprire le perdite potenziali dovute all’esposizione a variazione dei tassi di interesse, il secondo obiettivo, invece, è quello di limitare l’arbitraggio di capitale tra il portafoglio di negoziazione e quello bancario, nonché tra portafogli bancari soggetti a diversi trattamenti contabili.

Al fine di raggiungere i menzionati obiettivi, inizialmente il Comitato, con il documento di consultazione del 2015, ha presentato due diverse opzioni per il trattamento patrimoniale del rischio di tasso di interesse nel portafoglio bancario. La prima definita “approccio standardizzato di primo pilastro”, prevedeva l’adozione di una misura, di uniforme applicazione, per il calcolo dei requisiti patrimoniali minimi per tale rischio, con il vantaggio di promuovere una maggiore coerenza, trasparenza e comparabilità, favorendo altresì la fiducia del mercato nell’adeguatezza patrimoniale delle banche e la parità di condizioni a livello internazionale. In alternativa, il Comitato ha proposto una seconda opzione che mirava al rafforzamento del secondo pilastro e comprende la divulgazione quantitativa del rischio di tasso di interesse nel portafoglio bancario (market discipline) in base a quanto stabilito nell’approccio di primo pilastro.

In teoria il disegno di un framework standardizzato sarebbe dovuto riuscire a determinare il rischio insito nell’intero portafoglio bancario, includendo gli strumenti on-and-off balance sheet, in pratica ciò non è semplice a causa della continua innovazione finanziaria e della natura dei prodotti compresi nel portafoglio non sempre trattabili attraverso parametri e tecniche di misurazione standardizzati. Nel contesto dell’IRRBB un elevato numero di strumenti hanno una risposta complessa e non lineare a variazione dei tassi di interesse di riferimento. Mentre in alcuni casi potrebbe essere ragionevole assumere che determinate opzioni vengano esercitate sulla base di fattori puramente economici, alcuni strumenti prevedono invece opzioni incorporate il cui esercizio è dettato da fattori comportamentali, come ad esempio le decisioni individuali dei soggetti economici, i quali sono particolarmente difficili da modellizzare e standardizzare.

Da queste considerazioni, ecco che con il documento pubblicato nell’aprile 2016, il Comitato di Basilea ha modificato gli indirizzi in tema di misurazione del rischio di tasso di interesse nel banking book, scegliendo di mantenere una impostazione di

consultazione. In particolare, le nuove regole hanno rivisto il documento pubblicato dallo stesso Comitato nel 2004 “Principles for the management and supervision of interest rate risk” che ha definito le aspettative di vigilanza per l’identificazione, la misurazione, il monitoraggio e il controllo del IRRBB da parte delle banche.

Come evidenziato nel corso del nostro elaborato, i miglioramenti rispetto al framework delineato nel 2004 includono delle linee guida più complete sul processo di gestione del IRRBB in ambiti quali, ad esempio, lo sviluppo di scenari di shock e di stress, nonché sulle principali ipotesi comportamentali e di modellazione; degli obblighi di disclosure più efficaci per promuovere maggiore coerenza, trasparenza e comparabilità nella misurazione e nella gestione del IRRBB, riguardano altresì i requisiti di informativa quantitativa degli scenari avversi basati su ipotesi di shock dei tassi di interesse; un quadro standardizzato aggiornato, che le autorità di vigilanza o le banche potrebbero decidere di adottare; una soglia più rigorosa per l’identificazione dei valori anomali che viene ridotta dal 20% del patrimonio di vigilanza di una banca al 15% del Tier 1. Inoltre, l’esposizione al rischio di tasso di interesse è misurata dalla massima variazione del valore economico del patrimonio netto secondo gli scenari di shock dei tassi di interesse ipotizzati.

I nuovi standard IRRBB riflettono i cambiamenti intervenuti nelle prassi di mercato e di vigilanza dal 2004 ad oggi anche in considerazione degli attuali tassi di interesse - eccezionalmente bassi - in molte giurisdizioni.

Dall’analisi dell’esposizione al rischio di un aumento dei tassi di interesse delle banche italiane notiamo che essa si mantiene su livelli bassi. Ciò riflette in ampia misura l’elevata incidenza delle attività a tasso variabile, il cui valore è poco reattivo a spostamenti della curva dei rendimenti. In base ai dati relativi a dicembre 2016, infatti, un rialzo di 200 punti base dell’intera curva dei rendimenti privi di rischio (lo scenario definito dall’Autorità bancaria europea, European Banking Authority, EBA, per la valutazione del rischio di tasso di interesse nel banking book a fini prudenziali) determinerebbe per i 14 gruppi bancari significativi una riduzione media del valore netto delle attività e delle passività (valore economico) contenuta, pari al 2,1 per cento dei fondi propri. L’impatto sarebbe positivo per sei intermediari, negativo per otto. Per nessuna banca il valore è superiore al 20 per cento, soglia oltre la quale la regolamentazione prevede una valutazione più approfondita dell’adeguatezza patrimoniale da parte delle autorità di vigilanza.

Alla fine dello scorso febbraio la BCE ha avviato un’analisi per valutare gli effetti di variazioni del livello e della pendenza della curva dei tassi di interesse sul valore economico e sul margine di interesse delle banche. I risultati di questa analisi saranno considerati nell’ambito del processo SREP del 2017. In particolare, la prova di stress di quest’anno ha lo scopo di fornire alla Banca centrale europea le informazioni

sufficienti a comprendere la sensibilità al tasso di interesse delle attività e delle passività incluse nel portafoglio bancario e degli interessi attivi netti. Gli shock ipotetici applicati derivano dagli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria nel documento Standards – Interest rate risk in the banking book pubblicato ad aprile 2016.

Gli esperti di vigilanza esamineranno i potenziali effetti sulle banche delle variazioni ipotetiche del contesto dei tassi di interesse.

L’esercizio, analizzando l’influenza sugli intermediari di uno shock dei tassi di interesse, si concentra sulle variazioni del valore economico delle attività e delle passività nel portafoglio bancario nonché sull’andamento degli interessi attivi netti generati da tali attività e passività. L’esercizio mira inoltre a esaminare come i modelli di comportamento della clientela utilizzati dagli intermediari influenzino la misurazione del rischio di tasso di interesse, poiché il comportamento può cambiare in risposta alle variazioni dei tassi di interesse.

I risultati dell’esercizio saranno considerati in maniera non meccanicistica ai fini del processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process, SREP) del 2017, mediante il quale si quantifica il livello di capitale che una banca deve detenere. Il patrimonio di vigilanza richiesto nelle decisioni SREP 2017 non sarà determinato dagli esiti quantitativi dell’esercizio, ma terrà conto della vulnerabilità relativa delle banche ai diversi shock dei tassi di interesse. In particolare, i risultati informeranno la valutazione del livello di capitale che gli enti dovranno detenere in termini di requisiti di secondo pilastro e di orientamenti di secondo pilastro. Nel complesso, ci si attende che, a parità di tutte le altre condizioni, l’importo aggregato di capitale richiesto per le banche vigilate direttamente dalla BCE si mantenga stabile.

Bibliografia