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Metodi di misurazione e gestione del rischio di tasso di interesse

1. Metodi di misurazione del rischio di tasso d’interesse

1.1. Il modello del repricing gap

Il repricing gap, detto anche funding gap, misura l’incidenza dei cambiamenti del tasso di interesse sul margine di interesse della banca, dato dalla differenza tra interessi attivi e interesse passivi; questo indicatore considera quindi l’intermediario dalla prospettiva degli utili correnti.

Il modello del repricing gap prende in considerazione il margine di interesse delle banche su un determinato orizzonte temporale.

Per le banche le fasce temporali entro cui sono confrontate le poste attive sensibili alle variazioni di tasso (RSA, Rate-Sensitive Assets) e le corrispondenti poste passive sensibili (SRL, Rate-Sensitive Liability) sono suddivise secondo le indicazioni fornite dal Comitato di Basilea. Le attività e passività a tasso fisso sono suddivise in 14 fasce temporali, come mostrato nella Tabella 3.

Tabella 3

Fascia temporale Scadenza mediana per fascia

A vista e revoca 0

Fino a 1 mese 0,5 mesi

Da 1 a 3 mesi 2 mesi

Da 3 a 6 mesi 4,5 mesi

Da 6 mesi a 1 anno 9 mesi Da 1 anno a 2 anni 1,5 anni Da 2 anni a 3 anni 2,5 anni Da 3 anni a 4 anni 3,5 anni Da 4 anni a 5 anni 4,5 anni Da 5 anni a 7 anni 6 anni Da 7 anni a 10 anni 8,5 anni Da 10 anni a 15 anni 12,5 anni Da 15 anni a 20 anni 17,5 anni Oltre i 20 anni 22,5 anni

Le attività e le passività a tasso variabile, invece, sono ricondotte nelle finestre temporali in base alla data di rinegoziazione del tasso di interesse.

Una posta attiva o passiva è definita sensibile al tasso di interesse se le condizioni di tasso a essa applicate sono rivalutate ai nuovi valori correnti all’interno dell’orizzonte temporale che individua la categoria di appartenenza. Il repricing, ossia la rivalutazione, può avvenire o perché la posta scade (attività e passività a tasso fisso) oppure perché, nel periodo considerato, le sue condizioni di tasso sono riviste (attività e passività a tasso variabile).

Confrontando RSA e RSL si misura la differenza tra i valori (gap) e, quindi, l’effetto del cambiamento di tasso sul margine di interesse. Nella Tabella 2 possiamo osservarne un esempio.

Tabella 4

Repricing gap di un intermediario.

Fascia temporale Attività Passività Gap

Fino a 1 mese € 25 € 35 -€ 10 Da 1 a 3 mesi € 30 € 35 -€ 5 Da 3 a 6 mesi € 60 € 75 -€ 15 Da 6 mesi a 1 anno € 90 € 70 € 20 Da 1 anno a 2 anni € 60 € 55 € 5 Da 2 anni a 3 anni € 10 € 5 € 5 € 275 € 275 € 0

Sebbene il valore cumulativo del gap sull’intero bilancio sia nullo per definizione, questo modello è utile per osservare l’esposizione al rischio d’interesse all’interno delle singole fasce temporali.

Un gap negativo (RSA < RSL) indica che un aumento dei tassi di interesse tende ad incidere negativamente sul margine di interesse, visto che vi è una maggiore consistenza di poste passive che sono oggetto di rivalutazione all’interno del periodo. In altri termini, se si ipotizza lo stesso cambiamento nei tassi sia per RSA e RSL, ne consegue che i costi da interessi passivi aumentano di più dei ricavi da interessi attivi. Analiticamente:

∆ NIIj(Net Intrest Income)=¿ variazione del margine di interesse nel periodo j

GAPj=¿ gap tra RSA e RSL nel periodo j

∆ Rj=¿ variazione nel livello dei tassi con scadenza j

Quindi

∆ NIIj=GAPj× ∆

(

Rj)=(RSAjRSLj)∆ Rj

Moltiplicando l’entità della variazione del tasso di interesse per il gap, si ottiene l’impatto sul margine di interesse.

Utilizzando l’esempio nella Tabella 4 per la fascia temporale di un mese, e ipotizzando un aumento del tasso dell’1,5% avremo che:

Questo approccio ha il pregio di essere semplice e intuitivo, anche se non è privo di critiche. Infatti, essendo basato solo ed esclusivamente sugli utili correnti, non considera i cambiamenti nel valore di mercato delle attività e passività. Questo modello considera solo gli interessi attivi e passivi generati dalle poste in bilancio, valutate al loro costo storico.

Il gap cumulativo (CGAP) è dato dalla somma dei gap su un prefissato orizzonte temporale:

Utilizzando sempre i dati della Tabella 4, consideriamo il CGAP su un orizzonte temporale di un anno:

CGAP=(−€ 10 milioni)+(−€ 5 milioni)+(−€ 15 milioni )+(€ 20 milioni)=−€ 10 milioni

Se ∆ Rj=1,5 è il cambiamento medio di tasso annuale, l’effetto cumulativo sul

margine di interesse è:

∆ NIIj=(CGAP )× ∆ Rj=(−€ 10 milioni)× 0,015=−€ 150000

È evidente che più alto è il valore assoluto del CGAP, maggiore sarà l’effetto atteso sul margine di interesse. Se CGAP ha segno positivo, segue la direzione della variazione del tasso di interesse. Al contrario, quando CGAP è negativo, segue la direzione contraria al cambiamento del tasso di interesse.

Da quanto visto, una banca dovrebbe desiderare di avere un CGAP negativo quando si attende che i tassi di interesse diminuiranno e un CGAP positivo quando si attende che saliranno. Infatti la variazione del margine di interesse è proporzionale a segno e dimensione del CGAP.

Quando, invece, come normalmente accade, la variazione dei tassi di interesse attivi e passivi non è uguale, allora le relazioni tra le variabili cambiano. Si parla di effetto spread sul margine di interesse.

L’effetto spread può essere definito come l’effetto che una variazione dei tassi di interesse applicati su RSA e RSL ha sul margine di interesse di una banca.

Se lo spread tra le RSA e le RSL aumenta, allora il ricavo da interessi attivi aumenta in misura maggiore dei costi da interessi passivi e, quindi, il margine di interesse aumenta. Al contrario, ossia se lo spread diminuisce, il ricavo da interessi attivi

diminuisce meno dei costi da interessi passivi, e di conseguenza il margine di interesse diminuisce.

1.1.3. Problematiche nell’utilizzo del modello del repricing gap

La misurazione del rischio di interesse tramite la tecnica del gap, per quanto ancora molto diffusa presso le banche, presenta diversi problemi. In particolare possiamo dire che sono quattro i punti deboli molto rilevanti:

1. Il primo problema è quello che il suddetto modello non possiede una prospettiva economica, dato che non considera il valore di mercato delle poste in bilancio. Il cambiamento dei tassi di interesse incide anche sul valore economico delle attività e delle passività mentre il repricing gap, invece, considera solo una parte dell’effetto, ossia quello reddituale;

2. Il secondo problema attiene al fatto che il repricing gap ignora i tempi di manifestazione dei flussi all’interno delle scadenze prefissate. In media le passività manifestano i loro flussi negativi verso la fine del periodo, al contrario delle attività: questo aspetto non è colto in questo modello;

3. Il terzo problema, invece, è che il modello in esame non considera i flussi di cassa derivanti da pagamenti anticipati di attività o da poste non sensibili al cambiamento di tasso;

4. Infine, ignora i flussi di cassa da operazioni fuori bilancio.19