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Metodi di misurazione e gestione del rischio di tasso di interesse

2. Metodi di gestione del rischio di tasso d’interesse

2.2. I contratti derivat

2.2.3. Gli interest rate swap

Il contratto swap è un altro strumento utilizzato dalle banche per la copertura del rischio di tasso di interesse.

Attraverso il contratto swap due parti, si impegnano a scambiarsi un flusso di interessi; uno prefissato, a carico dell’acquirente, ed uno da stabilirsi in base al livello di un tasso di interesse assunto come benchmark, a carico del venditore.

Il contratto di swap è utilizzato in modo particolare nelle azioni di micro-hedging. Tipica è la situazione in cui a fronte di un investimento a lunga scadenza a tasso fisso finanziato da una emissione a breve termine di certificati di deposito, la banca si impegna in un contratto swap per pagare un flusso di cassa a tasso fisso in cambio di uno a tasso variabile, per un periodo di tempo pari a quello della durata dell’investimento. Facendo ciò, la banca è in grado di fissare il costo della raccolta dei fondi senza dovere emettere strumenti a tasso fisso a lungo termine, garantendo, quindi, un margine prestabilito sull’investimento a lungo termine.

Uno swap può essere utilizzato anche per trasformare un investimento da tasso variabile a tasso fisso, che sia stato finanziato con l’emissione di obbligazioni a medio lungo termine a tasso fisso. In questo caso la banca assumerà una posizione del contratto, nel quale pagherà un flusso di cassa a tasso variabile e a riceverne uno predeterminato. In generale quindi, la banca, attraverso singole operazioni di micro- hedging, è in grado di annullare l’esposizione al rischio di tasso di interesse derivanti da nuove operazioni di investimento e di finanziamento sul bilancio bancario.

I contratti swap possono essere utilizzati, anche per strategie di copertura “macro- hedging”, al fine di neutralizzare l’impatto di una variazione di una variazione dei tassi di mercato sul margine di interesse. In questo caso il tipo di posizione da assumere sul 32 Per un maggiore approfondimento si veda: John J. Stephens, “managin interest

mercato degli swap e l’entità della posizione stessa dipendono da una valutazione complessiva del margine di interesse al variare dei tassi di mercato, che risulta dall’insieme delle attività e passività in bilancio.

La scelta del tipo di posizione da assumere nel mercato degli swap dipende dalla posizione di gap in bilancio: nel caso di una banca asset-sensitive, infatti, dovrà essere assunta una posizione in swap che generi un flusso positivo nel caso in cui i tassi di interesse che si ci attende in futuro diminuiscano. Ciò equivale ad una posizione di vendita di contratti swap che faccia assumere alla banca una condizione di fixed-rate teceiver e floating-rate payer e, quindi, di vantaggio nel caso i tassi di interesse diminuiscano.

Per una banca liability-sensitive, invece, la posizione di copertura in contratti swap dovrà generare un flusso di cassa positivo nel caso di un rialzo dei tassi di interesse, e quindi, ne conseguirà un acquisto sul mercato swap ed una posizione per la banca di fixed-rate payer e di floating-rate receiver e, quindi, di vantaggio nel caso di un aumento di tassi di interesse.

Una volta definito il tipo di posizione da assumere sul mercato dei contratti di interest rate swap (IRS), la strategia di macro-hedging richiede di stabilire l’ammontare nozionale della posizione da assumere per conseguire un flusso di interessi sufficiente a compensare la variazione attesa del margine di interesse con riferimento ad un periodo di tempo determinato.33

Nella realtà operativa, le banche fanno ampio ricorso agli IRS, infatti, essi costituiscono una alternativa alle operazioni di Asset & Liability Management volte all’allineamento delle durate finanziarie delle attività e passività iscritte in bilancio. Tali contratti permettono alle banche di “trasformare” le attività e le passività detenute in bilancio.

Ad esempio, prendiamo in considerazione una banca α che ha concesso prestiti a tasso variabile, indicizzati al tasso EURIBOR, per un importo totale di 100 milioni di Euro, e li ha finanziati mediante un’emissione di obbligazioni con scadenza quinquennale a un tasso fisso del 10%. La banca è esposta al rischio di un ribasso dei tassi d’interesse, perché si ritroverebbe a incassare un tasso inferiore sui prestiti concessi, ma dovrebbe continuare a corrispondere un tasso del 10% sulle obbligazioni emesse, fino alla scadenza, e ciò provocherebbe una riduzione del margine d’interesse.

Consideriamo ora una banca β, che ha erogato finanziamenti a lungo termine a tasso fisso per un importo totale di 100 milioni di Euro, e li ha finanziati mediante Certificati 33 Lusignani G., La gestione dei rischi finanziari nella banca, il Mulino, Bologna, 2004.

di Deposito (CD) a breve termine, con scadenza annuale. A scadenza i certificati di deposito saranno rinnovati al tasso di mercato vigente al momento del rinnovo. Tale banca è esposta al rischio di un rialzo dei tassi d’interesse perché si ritroverebbe a dover corrispondere un tasso sui CD superiore, ma continuerebbe a incassare lo stesso tasso attivo dai finanziamenti concessi, con la conseguente riduzione del margine d’interesse.

Nel dettaglio, la banca α ha la necessità di trasformare le proprie attività in bilancio da tasso variabile a tasso fisso, in modo tale che esse si adattino meglio alla struttura delle sue passività, mentre la banca β ha la necessità di trasformare le proprie passività a breve termine da tasso variabile a tasso fisso, più adatte alla struttura a lungo termine e a tasso fisso delle sue attività.

Al fine di ridurre le rispettive esposizioni, le due banche potrebbero stipulare tra di loro un contratto swap sui tassi d’interesse di durata quinquennale in base al quale la banca β, nella veste di acquirente, si impegna a corrispondere un tasso fisso del 10% alla banca α, e la banca α, nella veste di venditore, si impegna a corrispondere un tasso variabile, ad esempio il tasso EURIBOR più uno spread dell’1%, a scadenze annuali. I flussi d’interesse corrisposti sono calcolati su un capitale nozionale di 100 milioni di Euro. In questo modo, la banca α provvederebbe al pagamento degli interessi passivi del 10% sull’emissione obbligazionaria mediante i flussi in entrata corrisposti dalla banca β in virtù del contratto swap in essere, e la banca β provvederebbe al pagamento degli interessi passivi sui CD mediante i flussi in entrata corrisposti dalla banca α. In conclusione, la banca α avrebbe di fatto trasformato le proprie passività a tasso fisso in passività a tasso variabile (ora paga l’EURIBOR più l’1% per il suo finanziamento), in linea con la natura delle proprie attività, e la banca β avrebbe di fatto trasformato le proprie passività a breve termine e a tasso variabile in passività a lungo termine e a tasso fisso (ora paga un tasso fisso del 10%), in linea con la natura delle proprie attività.

CAPITOLO 3

Organizzazione, controlli interni e risk management