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"Il rischio di tasso di interesse nel banking book: aspetti gestionali e di vigilanza"

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INDICE

The Interest Rate Risk in the Banking Book: definizione e aspetti

principali

Introduzione

Capitolo 1: Il rischio di tasso d’interesse nel banking book: Definizione e

aspetti principali.

1. Inquadramento del rischio di tasso di interesse nel banking book

2. La vischiosità dei tassi d’interesse

3. L’influenza del livello dei tassi d’interesse nell’assunzione del rischio delle

banche

3.1. La curva dei rendimenti

4. La relazione tra margine d’interesse e l’attività di trasformazione della

scadenza

5. L’influenza della politica monetaria sulla profittabilità delle banche

6. Il rischio di tasso di interesse del banking book e la correlazione con il rischio

di liquidità e di credito

7. Il livello attuale dei tassi d’interesse e l’esposizione delle banche italiane

7.1. L’andamento dei tassi di interesse

7.2. L’esposizione al rischio di tasso di interesse delle banche italiane

Capitolo 2: Metodi di misurazione e gestione del rischio di tasso d’interesse

1. Metodi di misurazione del rischio di tasso d’interesse

1.1. Il modello del repricing gap

1.1.2. Problematiche nell’utilizzo del modello del repricing gap

1.2. Il modello della duration gap

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1.2.1. I limiti e l’evoluzione della duration gap

1.3. Il modello del clumping come strumento di gestione del rischio di tasso

d’interesse

1.4. I modelli di simulazione

1.4.1. Il VaR (Value at Risk)

2. Metodi di gestione del rischio di tasso d’interesse

2.1. La duratation matching

2.2. I contratti derivati

2.2.1. Future e forward Rate Agreements

2.2.2. Le opzioni sui tassi d’interesse

2.2.3. Gli interest rate swap

Capitolo 3: Organizzazione, controlli interni e risk management per la

gestione dell’IRRBB

1. Organizzazione e controlli nel sistema di governo aziendale

2. Obiettivi del sistema dei controlli interni per la gestione dell’IRRBB

3. Il risk appetite framework

4. La funzione e l’importanza del risk manager per la gestione del rischio di

tasso di interesse

5. I principi per la gestione e la supervisione del rischio di tasso d’interesse

Capitolo 4: L’IRRBB e la vigilanza: una rinnovata attenzione

1. Il rischio di tasso di interesse nell’ICAAP

2. Sistema per la misurazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso

nel portafoglio bancario proposto dalla Banca d’ Italia (Circolare 285/2013)

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3. Nuove proposte per il trattamento del rischio di tasso di interesse nel banking

book: La revisione del trattamento normativo

4. Analisi di sensibilità al rischio di tasso di interesse nel portafoglio bancario

condotta dalla BCE (prova di stress 2017)

5. L’approccio standardizzato

5.1.1. Componenti dell’approccio standardizzato

5.1.2. Trattamento dei Non- Maturity Deposits (NMDs)

5.1.3. Trattamento di posizioni con opzioni comportamentali (implicite

diversi dai NMDs)

5.1.4. Calcolo della variazione del valore patrimoniale di una banca

Conclusioni

Bibliografia

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Un intermediario è esposto a diversi tipi di rischio per l’attività che svolge. Chi ha la responsabilità della gestione presso gli intermediari finanziari si trova a dover gestire un difficile equilibrio tra rischio e rendimento, infatti aumentare la redditività implica a sua volta aumentare l’esposizione al rischio.

In questo elaborato ci soffermeremo sulla gestione del rischio di tasso interesse nel portafoglio bancario (banking book) di una banca, evidenziando quelli che sono le novità introdotte dal Comitato di Basilea, al fine di garantire una migliore misurazione, gestione, controllo e monitoraggio di questa tipologia di rischio.

Il rischio di tasso d’interesse è uno dei principali rischi affrontati dalle banche nella realtà operativa. Esso assume una importante rilevanza nella determinazione del reddito d’esercizio e del valore patrimoniale delle banche, dato che il valore delle attività e passività, detenute dalle banche stesse, è correlato alle variazioni dei tassi d’interesse e che il livello di quest’ultimi incide sul margine di interesse.

Le banche, nella loro attività tradizionale, raccolgono il risparmio presso i soggetti in surplus come le famiglie a breve termine e concedono prestiti a più lungo termine alle imprese. Questo processo (chiamato trasformazione delle scadenze) comporta un mismatching delle scadenze tra le attività e le passività iscritte in bilancio, e la conseguente esposizione al rischio di tasso.

Tale rischio risulta quindi come una normale componente dell’attività bancaria e può costituire un’importante fonte di profittabilità e di creazione di valore per gli azionisti, se ben gestito. Tuttavia in ipotesi di movimenti avversi dei tassi di interesse, un’esposizione eccessiva al rischio di tasso può avere effetti negativi sia sul livello corrente dei profitti sia sul valore del patrimonio.

La gestione del rischio di tasso d’interesse diventa quindi di fondamentale importanza al fine di limitare i possibili effetti negativi provocati dalla volatilità dei tassi d’interesse. È dunque indispensabile per le banche dotarsi di opportuni sistemi di misurazione e monitoraggio del rischio.

L’intento di questo elaborato è, quindi, quello di fornire al lettore una chiara visione delle componenti e caratteristiche del rischio di tasso di interesse nel banking book, citando alcuni dei principali studi condotti in materia e illustrando le principali tecniche di gestione e misurazione, maggiormente utilizzati nella prassi bancaria, concludendo infine con le novità introdotte dal Comitato di Basilea che ha mostrato una “rinnovata” attenzione a tale tematica.

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The Interest Rate Risk in the Banking Book:

definizione e aspetti principali

1. Inquadramento del rischio di tasso di interesse nel banking book

L'IRRBB (Interest Rate Risk in Banking Book) si riferisce al rischio attuale o prospettico del capitale e dei guadagni di una banca derivanti da movimenti negativi dei tassi di interesse che incidono sulle posizioni detenute nel banking book della banca.

Il rischio di tasso d’interesse è uno dei principali rischi affrontati dalle banche nella realtà operativa. La sua rilevanza nella determinazione del reddito d’esercizio e del valore patrimoniale delle banche è strettamente legata alla natura delle attività e passività, detenute dalle banche stesse, il cui valore è tipicamente sensibile alle variazioni dei tassi d’interesse, e la cui redditività o i cui oneri sono anch’essi influenzati dalle fluttuazioni dei tassi d’interesse di mercato.

Uno dei compiti principali svolti dalle banche nel sistema economico è quello della trasformazione delle scadenze, tecnica attraverso cui gli intermediari finanziari trasformano le caratteristiche temporali delle risorse finanziarie raccolte, al fine di soddisfare le esigenze della clientela affidata. Gli intermediari creditizi raccolgono il risparmio, presso i soggetti in surplus come le famiglie, a breve termine e concedono prestiti a lungo termine alle imprese. Tale strategia comporta un mismatching delle scadenze tra le attività e le passività iscritte in bilancio, e la conseguente assunzione del rischio di tasso di interesse. Ciò fa sì che una variazione nei tassi di mercato possa influenzarne la redditività: ad esempio, se i tassi salgono i depositi dovranno essere rinnovati a costi più alti, mentre il rendimento degli impieghi a tasso fisso resterà invariato. Ne conseguirà una riduzione del margine di interesse della banca e, inoltre, la riduzione della forbice tra tassi attivi e tassi passivi influenzerà negativamente il valore della banca per i suoi azionisti, che è dato dal valore attuale di tutti i profitti futuri attesi.

L'assunzione di questo rischio costituisce una componente “tradizionale” dell'attività bancaria e può essere un'importante fonte di reddito e di crescita del valore

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a repentaglio gli utili e la base di capitale di una banca. Le variazioni dei tassi d'interesse incidono sul risultato reddituale in quanto modificano il margine d'interesse, nonché il livello di altri costi e ricavi operativi sensibili ai tassi d'interesse. Esse influiscono anche sul valore sottostante delle attività, passività e poste fuori bilancio, poiché il valore attuale dei futuri flussi finanziari (e in alcuni casi i flussi medesimi) varia al variare dei tassi d'interesse. Pertanto, un efficace sistema di gestione del rischio che mantenga l'esposizione di tasso d'interesse entro limiti prudenti è essenziale per la sicurezza e la solidità di una banca.

La Banca d’Italia (circolare n.285 del 2013), coerentemente con i “Principi per la supervisione e gestione del rischio di tasso nel banking book” (BCBS 2004) dettati dal Comitato di Basilea, traccia le linee guida per la realizzazione di un sistema semplificato per la misurazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse nel banking book, in condizioni sia ordinarie che stressate. La metodologia proposta è chiamata metodologia semplificata e utilizza la duration come fattore di approssimazione delle variazioni dei valori patrimoniali, a seguito di uno shock standardizzato di +/- 200 punti base della curva dei tassi di riferimento. Nella determinazione del capitale interno, le banche, secondo le disposizioni della Banca d’Italia, possono far riferimento anche alle variazioni annuali dei tassi d’interesse registrate in un periodo di osservazione di 6 anni, considerando alternativamente il 1° percentile (ribasso) e il 99° percentile (ribasso). Queste due metodologie, insieme a sistemi interni di valutazione del rischio più sofisticati, vengono attualmente utilizzate per stimare l’esposizione al rischio di tasso e per verificare se le banche italiane siano in grado di mantenere livelli di esposizione accettabili e in particolare di rispettare la soglia di esposizione al rischio di tasso prevista dal quadro regolamentare, secondo cui la variazione del valore patrimoniale non deve essere superiore al 20% del Patrimonio di Vigilanza.

Nel 2015 sono stati pubblicati due documenti che avranno un impatto significativo sul quadro di gestione dei rischi delle istituzioni bancarie. Nel maggio 2015, l'Autorità bancaria europea (EBA) ha pubblicato un aggiornamento delle linee guida per la gestione del rischio di tasso di interesse nel libro bancario (IRRBB). Queste linee guida forniscono indicazioni tecniche su come le banche debbano tenere conto dell'IRRBB nel processo di valutazione dell'adeguatezza del capitale interno (ICAAP) e forniscono indicazioni sulla misurazione del rischio, i requisiti di reporting, la pianificazione aziendale, i sistemi di controllo e la governance.

Nel giugno 2015, la “Bank for International Settlements “(BIS) ha inoltre pubblicato un documento consultivo relativo all'IRRBB. Al pari delle linee guida dell'EBA, questo documento richiede alle banche di valutare adeguatamente i loro livelli di capitale per l’IRRBB. Inoltre, il documento si chiede se queste stime di capitale dovrebbero rientrare sotto il I o II pilastro, e fornisce principi per la gestione

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dell'IRRBB affrontando l'interdipendenza tra il rischio di tasso di interesse nel libro di negoziazione e nel libro bancario.

Entrambi i documenti avranno un impatto significativo su come le banche misurano, monitorano, coprano e gestiscono il rischio di tasso di interesse. I documenti influenzeranno l'organizzazione della banca: la sua governance, i suoi modelli di rischio, i suoi sistemi e le sue politiche.

I regolator hanno ritenuto che fosse necessaria una nuova attenzione sull'IRRBB poiché - a differenza del rischio di credito, del rischio di mercato e del rischio operativo – l’IRRBB non rientra tra i rischi inseriti nel primo pilastro dell'accordo di Basilea, bensì nel secondo pilastro (ICAAP). Di conseguenza, è stato notato che le pratiche di gestione dell’IRRBB divergono ampiamente tra le banche.1

Si possono individuare quattro fonti di rischio di tasso di interesse:

• Il rischio di revisione del tasso è dovuto a differenze temporanee tra variazioni di tasso (o flussi di cassa) da strumenti finanziari fuori bilancio.

• Il rischio della curva di rendimento deriva da cambiamenti (non paralleli) nella forma delle curve.

• Il rischio di opzione che deriva dal riconoscimento alla clientela di diritti di opzione impliciti nelle strutture contrattuali della raccolta e degli impieghi.

• Il rischio di base. Si tratta del rischio relativo a una non perfetta correlazione tra gli aggiustamenti dei tassi d’interesse delle poste attive e passive, dovute ad ampiezze e velocità di reazione diverse alle variazioni dei tassi di mercato.

Ciascuno delle componenti di rischio influenza le attività e passività della banca sia in che fuori bilancio.

Nello specifico:

Rischio di revisione del tasso. Le banche nella loro attività di intermediazione

finanziaria si espongono in diversi modi al rischio di tasso d'interesse. La forma principale e più frequentemente trattata di rischio di tasso d'interesse è quella che deriva dagli sfasamenti temporali nella scadenza (per le posizioni a tasso fisso) e nella data di revisione del tasso (per le posizioni a tasso variabile) delle attività, passività e poste fuori bilancio. Anche se tali asimmetrie costituiscano un elemento essenziale dell'attività bancaria, esse possono esporre il reddito e il valore economico di un istituto bancario a variazioni impreviste al modificarsi 1 Leever S., Pardoel F., Poppe P., Interest Rate Risk in the Banking Book, Marzo 2016.

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dei tassi d'interesse. A titolo esemplificativo, se i tassi salgono, una banca che finanzia un prestito a lungo termine a tasso fisso con un deposito a breve potrebbe subire una riduzione sia nella redditività futura dalla posizione sia nel suo valore sottostante. Tale riduzione trarrebbe origine dal fatto che i flussi finanziari generati dal prestito sono fissi per tutta la sua durata, mentre gli interessi pagati sul suo finanziamento sono variabili e in questo caso aumentano allo scadere del deposito a breve.

Rischio di curva dei rendimenti. Le asimmetrie nelle scadenze e nei tempi di

revisione del tasso possono esporre una banca anche a mutamenti nell'inclinazione e conformazione della curva dei rendimenti. Il rischio si concretizza quando delle variazioni non previste nella curva dei rendimenti hanno effetti negativi sul reddito e sul valore economico sottostante di una banca. Ad esempio, il valore economico di una posizione lunga in titoli di Stato a 15 anni coperta da una posizione corta in titoli di Stato a 5 anni può diminuire fortemente qualora si accentui l'inclinazione della curva dei rendimenti, anche se la posizione è coperta contro spostamenti paralleli della curva.

Rischio di base. Esso, risulta da un'imperfetta correlazione nell'aggiustamento

dei tassi attivi e passivi su strumenti diversi ma con caratteristiche di revisione del prezzo altrimenti analoghe. Al variare dei tassi d'interesse, queste differenze possono determinare cambiamenti imprevisti nei flussi finanziari e nei differenziali di rendimento fra attività, passività e posizioni fuori bilancio aventi scadenze o frequenze di revisione del tasso analoghe. Ad esempio, se una banca finanzia un prestito a un anno con revisione mensile del tasso basata sul rendimento dei buoni del Tesoro statunitensi a un mese mediante un deposito a un anno con revisione mensile basata sul LIBOR a un mese, essa è esposta al rischio di un improvviso cambiamento nello spread tra i due tassi di riferimento.

Rischio di opzione. deriva dal diritto di opzione insito in molte attività,

passività e strumenti fuori bilancio delle banche. Un'opzione conferisce al suo detentore la facoltà, ma non l'obbligo, di acquistare, vendere o modificare in qualche modo il flusso monetario di uno strumento finanziario. Le opzioni possono rappresentare strumenti a sé stanti, come quelle negoziate in borsa e sul mercato non regolamentato (OTC), o essere incorporate in contratti altrimenti convenzionali. Mentre le opzioni negoziate in borsa e sul mercato non regolamentato trovano impiego da parte delle banche sia nell'attività di negoziazione che in quella non di negoziazione, di regola gli strumenti con opzioni implicite assumono rilevanza soprattutto nel secondo ambito di operatività. Fra questi strumenti vanno nominati vari tipi di obbligazioni con

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clausole call o put, prestiti che conferiscono al mutuatario la facoltà di rimborso anticipato, nonché diverse forme di deposito con scadenza indeterminata, che consentono al depositante di prelevare fondi in qualsiasi momento, spesso senza penale. Se non gestite adeguatamente, queste caratteristiche di asimmetria proprie degli strumenti con diritto di opzione possono comportare un rischio significativo, specie per il venditore, in quanto le opzioni, sia esplicite che implicite, vengono generalmente esercitate a vantaggio del detentore e a svantaggio del venditore. Inoltre, una crescente gamma di opzioni comporta un grado significativo di leva finanziaria che può amplificare gli effetti (sia negativi che positivi) delle posizioni in tali strumenti sulla situazione economico-patrimoniale di un'istituzione.2

Inquadrato il rischio di tasso di interesse nel banking book e visto le sue principali forme, nei paragrafi che seguono verrà effettuata una rassegna di alcuni degli studi condotti sul rischio di tasso di interesse del banking book.

Iniziamo con la tematica della vischiosità dei tassi di interesse.

2. La vischiosità dei tassi d’interesse

Nella misurazione dell’esposizione della banca al rischio di tasso, le diverse poste del bilancio bancario vengono classificate in varie fasce temporali, in funzione della propria sensibilità alle variazioni del tasso di mercato. Ma in quale di queste fasce devono essere inserite le poste a vista? Verrebbe voglia, alla luce delle condizioni contrattuali che le caratterizzano, di indicare la fascia “a vista” quale collocazione più opportuna. L’analisi empirica, tuttavia, mostra chiara evidenza di un fenomeno noto come la vischiosità dei tassi bancari a fronte di variazioni dei tassi di riferimento. Inoltre, tali voci sono oggetto di specifiche indicazioni da parte delle Autorità di Vigilanza quando queste si preoccupano di definire la metodologia che le banche devono seguire nella misurazione del rischio di tasso del portafoglio bancario.

Vischiosità è un termine utilizzato in economia, per descrivere una situazione in cui una variabile oppone resistenza ad un cambiamento. Sono molteplici i fattori capaci di influenzare il grado di reattività delle banche verso una modifica dei tassi di riferimento.

I processi di deregolamentazione, e la conseguente crescita della competitività, hanno reso più efficiente il trasferimento degli impulsi di politica monetaria. Mojon, con uno studio condotto sui paesi dell’Eurozona, mostra che le fluttuazioni dei tassi di mercato 2 Basel Committee on Banking Supervision, Standards “Interest rate risk in the banking book”, Aprile 2016.

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monetario si trasmettono molto più velocemente ai tassi attivi (passivi) rispetto a quanto avveniva in passato, a causa della crescente competizione.

Nello studio sulla reattività dei tassi bancari, la letteratura ha evidenziato alcuni aspetti importanti. Innanzitutto, un ruolo di rilievo è rappresentato dalla struttura del passivo; infatti, le banche che possiedono una maggiore quota di fondi diversi dai depositi reagiscono in misura maggiore e più velocemente alle variazioni dei tassi di mercato rispetto a quelle con una struttura maggiormente ancorata ai depositi. “La qualità” del rapporto con la clientela, intesa come stabilità e durata nel tempo con essa, riveste un ruolo di particolare importanza nella spiegazione, non solo del livello dei tassi attivi praticati, ma anche della reattività degli stessi in seguito a degli shock di politica monetaria. Con riferimento al sistema italiano, si evince che i tassi attivi praticati dagli istituti creditizi situati nel nostro territorio, sono stati maggiormente vischiosi rispetto a quanto accadeva negli altri Paesi del continente europeo.

Dalle evidenze empiriche quello che emerge evidenzia che in occasione di una politica monetaria restrittiva, le grandi banche aumentano in misura maggiore i tassi di interesse sui prestiti rispetto alle banche di minori dimensioni.

La rigidità dei tassi sui prestiti può essere giustificata, nel tentativo di evitare fenomeni di moral hazard e adverse selection. Infatti, nel caso di un rialzo dei tassi di riferimento, gli intermediari sarebbero preoccupati di innescare una situazione di tensione finanziaria a danno dei propri affidati che possa giustificare l’assunzione di comportamenti opportunistici da parte di questi ultimi. Non solo, prezzi del credito maggiormente reattivi in caso di rialzi dei tassi di mercato potrebbero rendere la banca più attraente per i clienti più rischiosi. Infine, la relativa staticità del tasso è causata oltre che dagli oneri provenienti dalle asimmetrie informative, anche dai costi amministrativi. 3

Gli studi condotti dalla metà degli anni Novanta in poi, hanno confermato che vi è una parziale traslazione delle variazioni dei tassi di mercato monetario sul costo dei prestiti a breve termine alle imprese, misurata dopo tre mesi dallo shock, ma tende a completarsi se si considera un orizzonte temporale più lungo.4

La concentrazione del mercato dei depositi è un altro fattore in grado di spiegare la rigidità dei relativi tassi a muoversi verso l’alto in caso di aumento dei tassi di mercato monetario.

3 Mojon B., “Financial structure and the interest rate channel of ECB monetary policy”. ECB Working Paper, n. 40/2000.

4 Si veda Cottarelli e Kourelis 1994; Borio e Fritz 1995; Kleimer e Sander 2000-2004.

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La reattività dei tassi di interesse risulta essere diversa a seconda del livello di competitività del segmento di mercato a cui si riferiscono. Quello che emerge, infatti, è che i tassi di interesse relativi a segmenti in cui la banca gode di un ampio potere di mercato registreranno variazioni dei tassi di riferimento considerate sfavorevoli, con ritardo e solo parzialmente, dando luogo ad una asimmetria fra le variazioni sfavorevoli e favorevoli per i clienti. Tale asimmetria è stata sottoposta a diversi studi e rappresenta la prova del potere di mercato delle banche sia nel mercato dei prestiti, sia nel mercato dei depositi. Il potere di mercato di una banca dipende, in prima istanza, dalla mancanza di prodotti sostituitivi di quelli offerti dagli intermediari, infatti se la clientela può avere accesso a forme di finanziamento alternative al credito bancario, e a strumenti di investimento e di liquidità più attraenti dei depositi, il potere di mercato delle banche tende a diminuire. Da ciò deriva, un aumento dell’elasticità della domanda di depositi e prestiti al tasso di interesse e un impatto positivo sull’efficienza del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. In secondo luogo, il potere di mercato della banca deriva dai costi che la clientela sostiene per rivolgersi a un altro intermediario (switching cost). In mercati caratterizzati da elevati costi di trasferimento l’elasticità della domanda si riduce e l’aggiustamento dei tassi bancari diventa meno che proporzionale rispetto alla variazione dei tassi di riferimento.

Comana, Curcio e Gianfrancesco effettuano una verifica empirica sulla vischiosità dei tassi bancari.5 Tale studio evidenzia che, nonostante ci sia stato un aumento significativo della concorrenza nel sistema bancario italiano, permane “l’effetto forbice” sui tassi di interesse come accadeva negli anni Settanta quando il sistema era sotto un rigido controllo amministrativo. Tuttavia, si può osservare che l’entità del fenomeno è probabilmente inferiore, anche a motivo del minore livello dei tassi nominali, ma non si può negare il fatto che sussistano ritardi nell’adeguamento ai movimenti dei saggi di mercato che si ripercuotono negativamente nei confronti dei depositanti. È importante osservare, infatti, che il mark-up si restringe all’aumentare dei tassi di interesse, limitando la traslazione dell’aumento del costo del denaro per i prenditori di prestiti. Dunque la traslazione delle modifiche dei tassi di politica monetaria non avviene in modo tempestivo sui tassi bancari, soprattutto se consideriamo il breve periodo.

Una prima risposta a questa evidenza, è che il fenomeno vada attribuito ad un livello di concorrenza insufficiente, la quale bisognerebbe di un supporto normativo per estendersi completamente. Tuttavia si è concordi che la traslazione dei movimenti dei tassi di politica monetaria non avviene tempestivamente e pienamente perché c’è troppa concorrenza e le banche non riescono a scaricare sui prenditori di fondi 5 Si veda: Comana M., Curcio D., Gianfrancesco I., 2009 “La vischiosità dei tassi di interesse bancari: una (nuova) verifica empirica”. In Banche e Banchieri, Vol.36, n.1, 2009.

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l’aumento del costo del denaro. A sostegno di quanto detto, si osserva che la variazione dei tassi attivi è sempre superiore rispetto alla variazione di quelli passivi e che il movimento di quelli attivi smorza gli incrementi dei tassi ufficiali. Le dinamiche di mark-up e mark-down confermano questa interpretazione. Inoltre, essi considerano la rilevata vischiosità non espressione di un’alterazione del mercato, ed è giustificata dalle diverse condizioni congiunturali sottostanti alle variazioni dei tassi di mercato. Nel caso di una restrizione creditizia, viene rilevata una diminuzione del mark-up, a condizione che la congiuntura sia particolarmente vivace e quindi le imprese godano di buone condizioni di salute, contrariamente alle fasi di politica monetaria espansiva, dettata dall’esigenza di sostenere la congiuntura, dove il rischio degli impieghi è superiore e il margine si amplia.

Se consideriamo il mark-down, invece, le considerazioni sono diverse. La fluttuazione, con l’ampliarsi nelle fasi di tassi crescenti e la compressione nelle fasi di calo, fa emergere l’errore nelle politiche di remunerazione della provvista. La raccolta a vista non è uno strumento finanziario ma di collocamento temporaneo della liquidità, essa non dovrebbe essere remunerata secondo logiche strettamente finanziarie. Alla luce di ciò che è stato detto sembra evidente come la vischiosità e l’asimmetria, nel movimento dei tassi bancari rispetto a quelli di mercato, sia tuttora presente, ma non deve essere intesa come il risultato di una politica di comune accordo fra le banche, ma va interpretata in virtù della forza contrattuale che esse hanno nei mercati della raccolta e degli impieghi, e in relazione al grado di rischio dei prestiti che varia in funzione della congiuntura economica.

3. L’influenza del livello dei tassi d’interesse nell’assunzione del rischio delle banche

Dopo aver discusso del problema della vischiosità dei tassi di interesse, può essere interessante analizzare come il livello di quest’ultimi incida sulla propensione al suddetto rischio da parte delle banche.

Come già detto, il rischio di tasso di interesse è una componente tradizionale dell’attività bancaria. Le banche, utilizzando strumenti di copertura, possono decidere il proprio livello di esposizione al rischio.

In finanza, tipicamente, si osserva una relazione positiva fra la domanda di una attività rischiosa e il suo ritorno atteso: generalmente si aspetta che il rischio di tasso di interesse di una banca diminuisca se il ritorno atteso derivante dalla detenzione di una attività rischiosa si riduce.

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Al fine della nostra analisi ritengo sia utile citare uno studio condotto da Mammel, Saymen e Teichert, i quali osservano il rischio di tasso di interesse delle banche tedesche, nel periodo 2005-2014, scoprendo una relazione positiva tra i ritorni attesi dell’attività di trasformazione e l’esposizione al corrispondente rischio di tasso di interesse. In aggiunta, essi mostrano come questa relazione diventi più debole se il reddito operativo delle banche diminuisce. Infine, se quest’ultimo scende al di sotto di una certa soglia, la relazione cambia il proprio segno. Questo significa che la banca inizierà ad aumentare la propria esposizione al rischio di tasso di interesse anche se i ritorni attesi, derivanti dai termini di trasformazione, diminuiscono. Questo sta ad indicare che la “ricerca del rendimento” è stata limitata nel periodo oggetto di studio. Nel modello teorico proposto dagli autori, essi seguono la possibilità che in certe situazioni, il management della banca potrebbe cambiare il proprio atteggiamento di fronte al rischio. Questo comportamento può condurre il management ad incrementare l’esposizione al rischio della banca anche se i ritorni attesi sono diminuiti. In questo studio empirico sull’esposizione al rischio di tasso di interesse delle banche tedesche, si osserva una non usuale relazione positiva tra i ritorni attesi e l’esposizione al rischio. Ulteriormente, si trova evidenza che, in condizioni estreme, come quella caratterizzata da livelli di profittabilità molto bassi, la relazione è rovesciata. Quest’ultima è rilevante per circa lo 0,6% all’8,30% delle osservazioni, a seconda del tipo di campione e della tecnica di stima utilizzata.6

Da una analisi della letteratura, la ricerca su come i tassi d’interesse influenzano l’assunzione del rischio delle banche, ha guadagnato sempre più una maggiore attenzione, anche a causa del livello dei tassi di interesse, che risulta essere ai minimi storici.

A seconda delle diverse reazioni dei tassi a breve e a lungo termine, in un ambiente caratterizzato da bassi livelli dei tassi d’interesse, la curva dei rendimenti può diventare più ripida o piatta; nel primo caso generalmente conduce ad una più elevata redditività derivante dall’attività di prestito per via del processo di trasformazione delle scadenze, mentre nel secondo caso, ossia una curva di rendimenti piatta, conduce ad una più bassa redditività dall’attività di prestito. Pertanto, possibili incentivi per l’assunzione del rischio sono concepibili in un ambiente caratterizzato da un basso livello di tassi d’interesse.7 Diamond e Rajan e Acherya e Naqui, per esempio, trattano il modo in cui bassi tassi a breve termine portano ad una maggiore liquidità sotto 6 Memmel C., Seymen A.,Teichert M., Maximilians J., Banks’ interest rate risk and search for yield: a theoretical rationale and some empirical evidence, 2016. 7 Si veda Borio, Gambacorty, e Hofmann 2015, Busch e Memmel 2015 per una evidenza empirica sulla diminuizione della profittabilità delle banche come risultato dei bassi tassi di interesse e di una curva dei rendimenti piatta.

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forma di depositi e quindi ad una minore probabilità di incorrere a sanzioni sotto forma di penalità per i manager. Adrian e Shin spiegano come un aumento del valore delle attività derivanti dai più bassi tassi a lungo termine porti ad una maggiore capacità di rischio delle Istituzioni Finanziarie, a condizione che i valori di bilancio siano sistemicamente aggiustati in funzione dei prezzi correnti di mercato e vi sia un cosiddetto “vincolo di rischio”. Sempre Adrian e Shin sottolineano che l’aumento della redditività proveniente dalla classica attività di prestito e risultante da una curva di rendimenti più ripida, porti ad una maggiore capacità di rischio.

Ancora, Fishburn e Porter, che forniscono la classica discussione del legame che intercorre tra rischio e rendimento atteso, indicano quello che può essere chiamato “risk-return slack”, cioè un livello di rischio più basso associato a ciascun dato livello di rendimento atteso. Le banche possono essere inclini ad aumentare il rischio a causa del “risk-return slack”. Al contrario, Rajan evidenzia come una riduzione della redditività della classica attività di prestito, derivante da una curva di rendimenti più piatta, induca a ciò che egli chiama “ricerca del rendimento”, per cui si assumono maggiori rischi per contrastare la decrescita dei profitti.8

Si noti che in un ambiente caratterizzato da un basso livello dei tassi, una curva dei rendimenti più ripida o piatta può anche indurre ad una riduzione dell’assunzione dei rischi da parte della banca. Per esempio, Dall’Ariccia, Leaven e Marquez sviluppano un modello in cui una più ripida curva dei rendimenti genera due effetti opposti; mentre da un lato porta ad una maggiore assunzione del rischio a causa del “risk-return slack”, dall’altra parte riduce gli incentivi ad assumere rischio a causa di un’inversa ricerca del rendimento attraverso il trasferimento del rischio. Nel loro modello, la forza relativa di questi due canali sull’assunzione del rischio dipende dalla leva finanziaria (leverage) della banca.

Va anche notato che esistono effetti secondari, derivanti da un basso livello dei tassi, sull’assunzione del rischio. Sempre Adrian e Shin, ad esempio, notano come bassi tassi a breve termine portino in primo luogo ad un aumento dei prestiti che a sua volta porterà a più elevati valori delle attività in bilancio, quindi ad una maggiore capacità di rischio.

Bernanke e Gertler mostrano come i cambiamenti dei tassi d’interesse riducano la rischiosità dei mutuatari, e se questi diventano meno rischiosi, una banca potrebbe

8 Borio, 2015, segnala una redditività bancaria particolarmente ridotta a causa di tassi di interesse particolarmente bassi e di una curva di rendimento piuttosto piatta. Inoltre, una diminuzione della redditività delle attività di prestito classico può essere dovuta anche a un minor contributo del margine sui depositi a seguito di minori tassi a breve termine come suggeriscono i risultati di Ruprecht, Kick, Entrop e Wilkens 2013 e Busch e Memmel 2015.

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essere portata a finanziare soggetti maggiormente rischiosi. Infine, ci sono possibili effetti provocati da bassi tassi di interesse sull’assunzione del rischio di una singola banca, che risulta dall’interazione con altre banche e la banca centrale. In particolare, Farhi e Tiroli individuano degli incentivi per le banche di correlare le loro esposizioni al rischio, per essere salvate in caso di dissesto. Alcuni dei meccanismi menzionati possono influenzare gli incentivi sia per l’esposizione al rischio di credito, sia per l’esposizione al rischio di tasso d’interesse.

La “ricerca del rendimento” è quindi un aspetto cruciale. Va notato che parti dell’esistente letteratura sembrano implicare una diversa comprensione di cosa rappresenti “una ricerca del rendimento”. In particolare, alcuni studi diagnosticano una ricerca del rendimento quando più bassi tassi di rendimento conducano ad una maggiore assunzione di rischio. Ad esempio, quando bassi tassi a breve termine sono accompagnati da una curva di rendimenti più ripida, ciò che viene chiamato “ricerca dei rendimenti” può verificarsi in una forma di aumento dell’assunzione di rischio di tasso di interesse, a causa di maggiori opportunità di guadagno dall’attività di trasformazione delle scadenze. Al contrario, in questo documento si intende la ricerca del rendimento come un collegamento tra le minori opportunità di guadagno dall’assunzione di un certo rischio e una maggiore assunzione di tale rischio. In questo modo, uno spostamento delle preferenze di rischio risulta essere una spiegazione per la ricerca del rendimento.

Esiste già una ricerca empirica sul legame tra i tassi di interesse e l’assunzione del rischio di tasso di interesse. Hanson e Stain ritengono che una più ripida curva dei rendimenti, dovuta alla diminuzione dei tassi di interesse a breve termine, induca le banche statunitensi ad aumentare la detenzione di obbligazioni a lungo termine e quindi ad aumentare il rischio di tasso di interesse. Mammel e Schertler e Ruprecht et al. studiano i dati relativi al rischio di tasso di interesse e alla contabilità annuale della Germania, con il risultato che una curva di rendimenti piatta, implicante un basso rendimento atteso del rischio di tasso di interesse, porti ad una diminuzione dell’assunzione del rischio da parte delle banche.

3.1. La curva dei rendimenti

Nel paragrafo precedente abbiamo discusso in merito al legame che intercorre tra il livello dei tassi di interesse e l’assunzione del relativo rischio da parte delle banche. In particolare si è visto che la forma della curva dei rendimenti riveste un ruolo fondamentale nella propensione delle banche ad esporsi a suddetto rischio. Ma cosa è la curva dei rendimenti?

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La curva dei tassi rappresenta il tasso di rendimento pagato dalle obbligazioni della stessa qualità di credito, ma a scadenza diversa. Graficamente, i tassi d'interesse sono sull'asse verticale e la scadenza sull'asse orizzontale. I tassi di breve termine riflettono la percezione degli investitori degli eventi nel breve periodo. Quando scendono, riflettono il desiderio dell'investitore di essere liquido e sentirsi al sicuro. I dati di lungo periodo riflettono la visione dell'investitore di un futuro più distante. Quando salgono i tassi di lungo periodo si riflette la paura dell’incertezza e la pressione inflattiva.

La curva dei rendimenti ha tre momenti significativi: normale, piatta e invertita.

1. Curva normale dei rendimenti: in un mondo tranquillo tutte le curve dei rendimenti sarebbero come quella del grafico che segue. Le obbligazioni con scadenze brevi hanno rendimenti più bassi perché il rischio associato è inferiore. Se aumenta il numero di anni, si creano maggiore incertezza e un rischio ulteriore. Il maggiore rischio delle obbligazioni di lungo è dovuto da una volatilità più elevata, un rischio di inflazione e un rischio di default. Gli obbligazionisti vengono premiati per questo rischio maggiore sotto forma di più elevati tassi d'interesse. Il rendimento addizionale sulle obbligazioni di lungo termine viene chiamato premio per il rischio.

2. Curva piatta dei rendimenti: se c'è una curva piatta dei rendimenti, si riceverà più o meno lo stesso tasso di interesse sia che si acquistino obbligazioni di breve, medio o lungo termine.

Non è strano che si crei in questo caso una normale curva dei rendimenti per i primi dieci anni e poi una curva più piatta nei venti anni che seguono. In questo caso, di solito ha senso acquistare le obbligazioni che scadono prima che la curva diventi piatta, perché dopo quel punto non si riceverà una ricompensa per aver acquistato titoli più rischiosi.

3. Curva invertita dei rendimenti: se sul grafico si presenta una curva invertita dei rendimenti le obbligazioni con una scadenza a breve avranno un rendimento più elevato delle obbligazioni di lungo periodo. Questa curva è poco frequente e a volte indica che sta avvenendo un cambiamento economico significativo come per esempio una recessione. È più difficile prendere una decisione di acquisto in queste condizioni. Se si comprano obbligazioni di lungo periodo non si viene ripagati del rischio. Si potrebbe ottenere il rendimento più elevato prendendo quello che sembra essere la via più sicura, comprando obbligazioni di breve termine. Tuttavia, questa strategia potrebbe avere un risultato negativo perché la curva dei rendimenti invertita di solito non dura molto a lungo. Il rendimento di beve termine potrebbe declinare rapidamente. Si potrebbe quindi perdere l'opportunità di bloccare dei rendimenti più elevati che si sarebbero potuto ottenere con scadenze di più lungo periodo.

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4. La relazione tra margine d’interesse e l’attività di trasformazione delle scadenze

La trasformazione delle scadenze, come visto all’inizio del nostro elaborato, è una tecnica attraverso cui gli intermediari trasformano le caratteristiche temporali delle risorse finanziarie raccolte, al fine di soddisfare le esigenze della clientela affidata. La trasformazione delle scadenze costituisce uno dei principali elementi su cui si basa la funzione di intermediazione delle banche e rappresenta una parte significativa del reddito da interessi.

Il rischio di tasso d’interesse deriva proprio da questa attività e risulta essere uno dei principali rischi che le banche si trovano a dover gestire. Ecco il motivo per cui le Autorità di Vigilanza mostrano particolare preoccupazione a detta tipologia di rischio. Tra i vari filoni di studi che interessano l’esposizione delle banche al rischio di tasso d’interesse rientrano quelli che mirano ad analizzare il rapporto che intercorre tra il margine d’interesse e i guadagni che potrebbero derivare dall’attività di trasformazione delle scadenze.

Al riguardo appare opportuno richiamare gli studi condotti sulle banche Statunitensi, Spagnole e Tedesche, nei quali si indaga sulle cause dell’esposizione delle banche al rischio di tasso d’interesse. In particolare si evince che l’esposizione al rischio di tasso d’interesse di una banca dipende da molteplici variabili tra cui la dimensione degli intermediari creditizi, la redditività, la composizione delle poste di bilancio e infine l’utilizzo dei derivati.9

Mammel, analizza l’incidenza della trasformazione delle scadenze e i relativi guadagni sulla base di dati relativi all’esposizione al rischio di tasso d’interesse, ricavati direttamente dai modelli interni delle banche. Nel dettaglio, si è cercato di trovare una spiegazione al comportamento di un campione di banche tedesche, riguardo al rischio di tasso d’interesse e sul livello dei guadagni delle banche derivanti dall’attività di trasformazione delle scadenze. In particolare, L’autore mostra che i guadagni derivanti dalla attività trasformazione delle scadenze rappresentano una quota significativa del margine di interesse per le banche di risparmio e le cooperative e quindi variazioni improvvise degli utili provenienti dall’attività di trasformazione incidono in modo significativo sul livello del margine d’interesse. I risultati ottenuti si applicano, in 9 Per un approfondimento si veda: Ballester L., Ferrer R., Gonzales C. G, Soto G. M. 2009, “Determinants of interest rate exposure of Spanish banking industry”. Working Paper of University Castilla-La Mancha, Fraser D. R., Madura J., Weigand R. A. 2002, “Sources of bank interest rate risk.” In the Financial Review.

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modo particolare, alle banche di medie-piccole dimensioni appartenenti al settore cooperativo, e che sono impegnate nell’attività tradizionale del commercial-banking. Un altro importante filone di studi che merita di essere considerato, unitamente alle precedenti analisi, riguarda i cambiamenti nella struttura a termine che producono effetti sia sul valore attuale netto, sia sul margine d’interesse.

Un aumento dei tassi d’interesse, come noto, provoca una riduzione del valore attuale delle attività e passività finanziarie della banca e cosi come la scadenza delle attività tendono ad essere più lunghe rispetto quella delle passività, la perdita in termini di valore attuale delle attività risultano essere superiore ai guadagni derivanti da una riduzione del valore attuale delle passività. In sintesi, si può affermare che un aumento del livello dei tassi d’interesse porta ad una riduzione del valore attuale del patrimonio netto.

Inoltre, dal momento che le scadenze delle attività sono più lunghe rispetto alle scadenze delle passività, vi sarà un rinnovo delle passività maggiore rispetto a quello delle attività. Ciò comporta che le variazioni nel livello dei tassi d’interesse passivi avranno un effetto maggiore sul margine d’interesse. Di conseguenza, un aumento dei tassi d’interesse riduce il margine d’interesse della banca.

Nella realtà, tuttavia, bisogna considerare che non esiste un unico tasso d’interesse, ma esiste un’intera curva dei tassi a seconda delle diverse scadenze.

Ciò che emerge è che cambiamenti nella curva dei rendimenti producono un effetto significativo sul margine d’interesse, influenzando in modo del quasi nullo il valore attuale del patrimonio della banca. Al contrario, variazioni dei tassi d’interesse a lungo termine hanno un impatto significativo sul valore attuale del patrimonio netto, mentre hanno un impatto quasi irrilevante sul margine d’interesse (almeno nel breve periodo). Lo scopo che molti studi si sono proposti di risolvere è quello di indagare la relazione tra le variazioni dei margini di interesse delle banche ed il loro valore attuale. A questo scopo, replicano i flussi di cassa delle banche nel loro portafoglio bancario utilizzando strategie di investimento che si basano su portafogli di obbligazioni passive. Uno dei contributi forniti da Memmel ha l’obiettivo di analizzare quale sia l’impatto degli spostamenti e dei cambiamenti nella pendenza della curva dei rendimenti sul margine di interesse e di come i cambiamenti della struttura delle scadenze influenzino il valore attuale netto della banca, che rappresenta il terzo filone. Tuttavia, bisogna precisare che, secondo gli autori, non si ha conoscenza di altri lavori che indaghino sul rapporto tra le variazioni del valore attuale delle banche ed il margine di interesse. Con l'aiuto di strategie di investimento passive, il lavoro replica il flusso di cassa delle banche impegnate nel commercial banking tradizionale. Indipendentemente dalla composizione del portafoglio sottostante, le variazioni di valore attuale delle banche e

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nel loro margine di interesse sembrano essere altamente correlate. Tuttavia, la grandezza relativa dell'impatto sul valore attuale e sul margine di interesse è molto diversa e in gran parte dipende dalla composizione del portafoglio: più sono brevi le scadenze sul lato dell'attivo e più lunghe sono le scadenze dal lato delle passività; la maggior parte delle variazioni del margine di interesse si sviluppano su diversi anni e, pertanto, l'effetto sul margine di interesse del primo anno è minore. Questa scoperta fornisce evidenze che il solo stress test sui tassi di interesse, solo per quanto riguarda il valore attuale delle banche, potrebbe non essere sufficiente per ottenere un quadro completo dell’esposizione della banca al rischio di tasso di interesse.10

5. L’influenza della politica monetaria sulla profittabilità delle banche

La comprensione del legame tra i tassi di interesse e la redditività delle banche è importante per valutare l'effetto della politica monetaria sulla struttura dei tassi di interesse (cioè il livello e la pendenza della curva dei rendimenti) e sulla solidità del settore finanziario. Naturalmente la politica monetaria non è l'unica ad influenzare la struttura dei tassi, anche se, tuttavia, ha un grosso impatto: la banca centrale stabilisce il tasso a breve termine e influenza i tassi a più lungo termine grazie all'acquisto diretto di titoli e influenzando le aspettative dei partecipanti al mercato circa il tasso a breve termine.

Lo studio del legame tra politica monetaria e redditività bancaria ha guadagnato rilevanza a seguito della grande crisi finanziaria. Nelle principali economie avanzate, i tassi di interesse a breve termine sono diminuiti a livelli prossimi allo zero mentre quelli a lungo termine si trovano a livelli storicamente bassi.

Gli studiosi sono concordi sul fatto che la risposta aggressiva delle banche centrali nelle fasi iniziali della crisi è stata cruciale per prevenire che la situazione peggiorasse maggiormente. Tuttavia, negli ultimi anni è cresciuta la preoccupazione che i benefici di una politica monetaria prolungata potrebbero diminuire a causa dei suoi effetti. Uno di questo, è l'effetto negativo provocato dai bassi tassi di interesse sulla redditività delle banche e quindi sulla solidità del settore bancario.

Il legame tra politica monetaria e redditività bancaria è già stato discusso dalla letteratura accademica.11 Ma negli ultimi anni è stato un po’ trascurato come tema di 10 Christoph Memmel, Banks’ exposure to interest rate risk, their earnings from term transformation and the dynamics of the term structure.

11 Si veda ad esempio Fraser D. R., Madura J., Weigand R. A. “Sources of bank interest rate risk.” In The Financial Review, 2002

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ricerca. Solo alcuni studi si sono concentrati in modo specifico sull'impatto dei tassi di interesse sulla redditività delle banche.

In uno studio condotto da English, viene studiato il legame tra il tasso di interesse e il margine di interesse delle banche in dieci paesi industrializzati. L’autore ritiene che, poiché il rendimento medio sulle attività bancarie è più strettamente correlato ai tassi a lungo termine rispetto al rendimento medio delle passività, una curva di rendimento elevata aumenta i margini di interesse.12

Claudio Borio, Leonardo Gambacorta, Boris Hofmann contribuiscono alla letteratura in due modi principali. In primo luogo, analizzano questo link in maniera più approfondita, basandosi su un grande campione di banche internazionali e di tutti i componenti principali dei bilanci delle banche.

Sulla base di un set di dati che copre 109 grandi banche internazionali con sede in 14 economie avanzate per il periodo 1995-2012. Essi guardano il reddito netto di interesse, il reddito non da interessi, le perdite su crediti e il rendimento complessivo sugli attivi (ROA).

L'analisi produce i seguenti risultati principali. In primo luogo, troviamo una relazione positiva tra la struttura del tasso di interesse e la redditività delle banche. In secondo luogo, troviamo anche che l'impatto sulla redditività è diminuito con il livello dei tassi di interesse e la pendenza della curva dei rendimenti - ovvero ci sono significative non-linearità. Ciò indica che l'impatto dei tassi di interesse sulla redditività delle banche è particolarmente elevata quando sono bassi.

In condizioni generali, si prevede che sia il livello dei tassi di interesse sia la pendenza della curva dei rendimenti siano associati ad un maggiore margine di interesse. Questa relazione rischia di essere particolarmente forte a bassi livelli di tassi di interesse nominali e di svanire quando i tassi di interesse si muovono più in alto - cioè concava. Nel caso del livello dei tassi di interesse, sono pertinenti almeno due meccanismi principali: i) un "effetto di dotazione dei depositi al dettaglio" e (ii) un "effetto quantitativo" che equilibra l'effetto "prezzo".

L'effetto di "dotazione dei depositi al dettaglio" deriva dal fatto che i depositi bancari sono tipicamente valutati come un “markdown” dei tassi di mercato, riflettendo, tipicamente, una qualche forma di potere oligopolistico e servizi di transazione. L'effetto di dotazione era una grande fonte di profitti a tassi di inflazione elevati e quando la concorrenza all'interno del settore bancario era molto limitata.

12 English W.B., Rischio di tasso d’interesse e margine d’interesse netto delle banche, 2002.

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Questo fenomeno è tornato di nuovo, ma ha operato in rovescio dopo la crisi poiché i tassi di interesse sono diventati straordinariamente bassi. Poiché il tasso di deposito non può diminuire notevolmente sotto zero, il ribasso dei prezzi viene compresso quando il policy rate è ridotto a livelli molto bassi. Ciò significa che la relazione tra il reddito netto di interesse e il tasso di interesse non è lineare (ma concava).

Anche le variazioni del livello dei tassi di mercato avranno effetti quantitativi, in particolare influenzando il volume dei prestiti e dei depositi bancari. La domanda dei prestiti è più reattiva (elastica) ai tassi d’interesse rispetto a quella dei depositi, ad un certo punto tassi di interesse più alti riducono la redditività.

La pendenza della curva dei rendimenti dovrebbe influenzare anche il margine di interesse. In particolare, una curva dei rendimenti più ripida dovrebbe avere un effetto positivo sul margine d’interesse delle banche. Parte di questo effetto è temporanea. Questo perché se tutte le passività delle banche fossero a tassi di mercato, l'unica componente duratura dei guadagni sarebbe il premio termine: nel tempo, i tassi di mercato avrebbero raggiunto quelli impliciti nella curva dei rendimenti e quindi nei tassi a termine. Ciò significa che un premio a termine negativo è molto dannoso per la redditività della banca. Le variazioni della pendenza della curva dei rendimenti avranno anche effetti quantitativi, in particolare influenzando il volume delle ipoteche a tasso fisso delle banche.13

L'analisi di questo studio mostra che l'associazione tra il livello dei tassi di interesse e la pendenza della curva dei rendimenti, da un lato, e il ROA, dall'altro, è positiva: tassi più alti e una curva di rendimento più ripida aumentano la redditività. Questo riflette due forze contrastanti. Da un lato, i tassi di interesse a breve termine più elevati e una curva dei rendimenti più ripida aumentano il margine d’interesse delle banche, in quanto aumentano rispettivamente i margini di interesse bancari e l ritorno dalla trasformazione delle scadenze. D'altra parte, tassi di interesse più elevati aumentano le riserve per perdite su crediti - in linea con il loro impatto sui costi del servizio di debito e sulle probabilità di default - e diminuiscono i redditi da non interesse a causa del loro impatto negativo sulle valutazioni dei titoli.

Troviamo anche una significativa non-linearità nel legame tra la struttura dei tassi di interesse e la redditività della banca. Ciò riflette, tra le altre cose, una riduzione dell'effetto "di rendimento del deposito" sulla redditività della banca quando i tassi di interesse sono bassi: poiché il tasso dei depositi non può diminuire significativamente al di sotto dello zero, la riduzione (la differenza tra il tasso di mercato e il tasso di deposito) è compressa quando il policy rate si riduce a livelli molto bassi.

13 Borio C., Gambacorta L., Hofmann B., “The influence of monetary policy on bank profitability”, 2015.

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Effetti non lineari si trovano anche nel link tra la redditività bancaria e la pendenza della curva dei rendimenti, probabilmente riflettendo le non linearità derivante da accantonamenti e dalla domanda di prestiti a lungo termine e servizi bancari. Il risultato consiste nel controllare le diverse condizioni del ciclo di business e le caratteristiche specifiche di una banca, come la dimensione, la liquidità, la capitalizzazione e l'incidenza dei finanziamenti di mercato.

I risultati di questo lavoro aiutano a chiarire l'impatto della politica monetaria sulla redditività della banca dopo la crisi. Considerando i risultati a valore nominale, scopriamo che l'impatto, salvo equilibrio, è stato positivo nei primi due anni dopo la crisi (2009-10) ma si è rivelato negativo nei successivi quattro anni (2011-14). Nei primi due anni il ROA è aumentato di 0,3 punti percentuali: l'effetto negativo sulla redditività bancaria legato alla diminuzione del tasso a breve termine è stato più che compensato da quello positivo derivante dall'aumento della pendenza della curva dei rendimenti. Al contrario, nei quattro anni successivi, l'ulteriore riduzione dei tassi a breve e l'appiattimento della curva dei rendimenti hanno ridotto il ROA di circa 0,6 punti percentuali. Con un ROA medio annuo di 0,64 nel periodo di campionamento (1995-2012), ciò significa che nel corso del 2011-14 la media delle banche del campione ha perso un anno di profitti in conseguenza dei bassi tassi di interesse e della contrazione dello spread dei rendimenti.

Naturalmente, l'effetto complessivo della politica monetaria sui profitti delle banche dipenderà anche dall'impatto della politica monetaria sulle condizioni macroeconomiche.

Entrambi i fattori tenderebbero a minare la sua efficacia.14 La valutazione di questo punto in dettaglio è tuttavia al di là del campo di applicazione di questo studio.

Infine, vi è la questione se gli effetti negativi dei bassi tassi di interesse sulle banche hanno implicazioni macroeconomiche sufficientemente grandi da compensare gli effetti espansivi della politica attraverso altri canali. L'analisi di questa domanda richiederebbe un modello macro includendo il capitale bancario come un fattore significativo nel processo di trasmissione monetaria. L'esplorazione di questo punto è anche al di là della portata del nostro documento e ha lasciato per la ricerca futura.

6. Il rischio di tasso di interesse nel banking book e la correlazione con il rischio di liquidità e di credito

14 Si veda ad esempio Borio, 2014; Bouis, Rawdanowicz, Renne, Watanabe e Christensen, 2013.

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Il rischio di tasso d'interesse per gli intermediari finanziari è stato oggetto di attenzione da parte delle autorità di vigilanza a partire dal 1997, quando il Comitato di Basilea (BCBS 1997 e 2004) ha pubblicato le linee guida sulla gestione di questo tipo di rischio. Questi principi, riveduti nel 2004 a seguito dell'introduzione dell'accordo di Basilea II (BCBS 2006), non implicano alcun requisito patrimoniale specifico per quanto riguarda il rischio che emerge nel banking book. Invece sottolineano l'importanza della trasparenza informativa e raccomandano che le autorità di vigilanza dei singoli stati che aderiscono al BIS impongano un supplemento di capitale per le banche che hanno un rischio di tasso di interesse considerevole sui loro libri bancari. La letteratura ha ampiamente discusso i vari tipi di rischio di tasso di interesse a cui sono esposte le banche (BCBS 2004). I principali contributi, pubblicati nel corso degli anni, si concentrano sull'analisi dei vari approcci utilizzati per valutare l'esposizione a questo tipo di rischio, generalmente distinguibili in: "prospettiva attuale dei guadagni" e “prospettiva del valore economico".

Gli studiosi e gli operatori del settore considerano questi approcci complementari, non alternativi. Ognuno può essere distinto da determinate variabili e da metodi analitici. In particolare, la "prospettiva attuale dei guadagni" si concentra sul controllo della variabilità del margine di interesse di una banca e, quindi, implicitamente sulla sua redditività in un orizzonte temporale di breve periodo.

I metodi analitici più utilizzati comprendono i cosiddetti modelli di "gestione dei gap", in cui la variabile obiettivo principale è rappresentata dal margine operativo di interesse.15

L'obiettivo della "prospettiva del valore di mercato" è quello di controllare gli effetti delle variazioni del tasso di interesse sul valore di mercato globale delle attività e passività finanziarie di una banca. Rispetto all'approccio precedente, l'orizzonte temporale considerato è lungo perché vengono prese in considerazione tutte le dinamiche dei flussi di cassa generati da ciascun strumento inserito nel portafoglio bancario.

I modelli analitici più utilizzati nell’ambito di questo approccio sono i cosiddetti "modelli finanziari", che si basano su tecniche sviluppate originariamente per misurare il rischio di tasso di interesse nei portafogli obbligazionari.

Tra i contributi più recenti, vale la pena ricordare anche la pubblicazione di Drago nel 2006 sull'impatto dei criteri di valutazione introdotti dagli IAS / IFRS, e in particolare

15 Si veda Resti A., & Sironi A., Rischio e valore nelle banche. Misura, regolamentazione, gestione, Milano 2008, Egea.

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dello IAS 39 e dell'IFRS 7, sul modo in cui le banche coprono il loro rischio di tasso di interesse.

L'analisi mostra che gli operatori non tengono conto del contesto gestionale dell'operatività bancaria, supponendo ad esempio un rapporto tra un elemento coperto e uno strumento di copertura, il che implica un'attività di copertura per ciascuna posizione coperta. Al contrario, l'effettiva operatività bancaria valuta la gestione dei rischi su portafogli omogenei di attività e passività. L'introduzione successiva, nell'ambito dello IAS 39, di macro-hedging non sembra aver risolto i problemi evidenziati, in quanto l'obiettivo di copertura delle banche è spesso il margine di interesse, mentre la proposta di copertura macro consente solo la copertura di fair value, non fattibile con l'obiettivo specificato.

Memmel ha esaminato un campione di 1562 banche tedesche nel periodo compreso tra il settembre 2005 e il dicembre 2009 con il fine di cercare una relazione tra il fattore sistematico dell'esposizione al rischio di tasso di interesse e la forma della struttura a termine, per chiarire quali fattori determinano l'esposizione ai rischi di tasso di interesse delle banche e quanto sia redditizia la loro trasformazione a termine, stabilendo se le banche con una grande esposizione al rischio di tasso di interesse raggiungano anche un elevato margine di interesse.

I risultati hanno mostrato che il fattore sistematico dell'esposizione al rischio di tasso di interesse (ipotizzato come corrispondente alla forma della struttura passata e corrente dei tassi di interesse) si muove in base ai possibili guadagni derivanti dalla trasformazione a termine, ma a livello bancario gli effetti normativi sono molto più importanti.

Per le banche di risparmio e cooperative, in particolare, i guadagni derivanti dalla trasformazione a termine rappresentano un'importante fonte di reddito da interessi e le modifiche tempestive nei guadagni derivanti dai termini di trasformazione influenzano fortemente il loro reddito da interessi. Tuttavia il margine di interesse non in gran parte determinato dall'esposizione al rischio di tasso di interesse.

Infine, lo studio ha mostrato che i risultati si applicano in particolare alle banche di piccole e medie dimensioni appartenenti al settore del risparmio e cooperativo tedesco. Al contrario, le grandi banche tedesche sembrano avere una minore esposizione al rischio di tasso di interesse rispetto alle banche di risparmio e cooperative.

Secondo Diamond e Dybivigis, la maggior parte della letteratura bancaria tende a focalizzarsi sulle implicazioni di liquidità derivante dall’attività di trasformazione delle scadenze. Il mismatch delle scadenze è anche la fonte del rischio di tasso di interesse nel banking book.

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Secondo le banche, il rischio di tasso di interesse è la fonte più significativa dei rischi di mercato, e dopo il rischio di credito è il secondo rischio maggiormente rilevante ai fini del calcolo dell’adeguatezza patrimoniale. Le banche e i Regulators sono consapevoli dell’importanza di entrambi i rischi, ma a causa della mancanza di disponibilità di modelli adeguati, questi tendono a gestire tali rischi separatamente, anche se, come sottolineano Jarrow e Turnbull (2000) “la teoria economica ci dice che i rischi di mercato e di credito sono intrinsecamente correlati l’uno con l’altro e non sono separabili”.

Gli studi condotti da Drehmann e Alessandri e Drehmann nel 2010 sono tra i primi a fornire un'immagine complessiva dell'impatto del rischio di tasso di interesse e del rischio di credito sull'attività della banca. Il lavoro di Drehmann propone un quadro generale per misurare la rischiosità delle banche, soggette a tassi di interesse correlati e shock di credito. L'analisi si concentra sulle posizioni del banking book di una banca ipotetica realistica creata ad hoc per il caso di studio. Queste posizioni sono sottoposte ad uno stress test e i risultati sono giudicati da due criteri: il primo, progettato per verificare la conformità alla cosiddetta "condizione di valore economico", misura l'adeguatezza del valore delle attività risultanti dal modello in relazione al valore delle passività.

Utilizzando l'ipotesi di "perfetta prospettiva", Drehmann tenta di capire come le modifiche attuali e future dovute allo scenario di stress influenzano immediatamente il valore di tutte le posizioni delle banche. Dà così una visione a lungo termine dell'impatto di uno shock di credito.

Il secondo criterio, la cosiddetta "condizione di adeguatezza patrimoniale", riflette gli attuali approcci regolamentari. Gli autori presumono che il banking book sia valutato utilizzando l’approccio contabile della manifestazione economica, in modo che gli utili e le perdite siano contabilizzati solo quando si materializzano evidenziando i flussi finanziari netti effettivi e non le variazioni del valore economico degli elementi patrimoniali interessati. Di conseguenza, una particolare tendenza dei profitti può condurre una banca a sottocapitalizzarsi a breve termine a causa delle gravi perdite che si prevede si realizzeranno in futuro.

Secondo la prospettiva di valore economico, la banca sarebbe ancora solvente, ma -tenuto conto dei vincoli di mercato o di vigilanza - potrebbe avere gravi difficoltà a continuare ad operare. Drehmann et al. tentano anche di misurare se la banca in questione sia sufficientemente ben capitalizzata nel tempo proiettando in maniera uniforme le svalutazioni delle banche, il reddito netto di interesse e le esigenze di capitale. I risultati mostrano una forte interazione tra rischio di credito e rischio di tasso di interesse sufficiente a influenzare la redditività netta e l'adeguatezza patrimoniale: in particolare, la grandezza di ciascuna componente di rischio e la

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velocità con cui i profitti ritornano all'equilibrio dopo gli shock ipotizzati dipendono, tra le altre cose, dalle caratteristiche di repricing delle posizioni del banking book e dal costo del finanziamento.

A partire dal modello sopra descritto, Alessandri e Drehmann sviluppano un modello di capitale economico in cui il rischio di credito e il rischio di tasso di interesse sul banking book interagiscono in modo non lineare e dinamico. Essi mostrano come le variazioni dei redditi da interessi netti possono essere scomposte in due componenti: la prima comprende l'impatto delle variazioni della curva dei rendimenti, mentre il secondo rappresenta la cristallizzazione del rischio di credito, il che implica una perdita di interessi sui prestiti inadempienti. Condizionalmente sullo stato della macroeconomia, queste due fonti di rischio di reddito sembrano essere indipendenti. Assumendo un orizzonte di un anno, gli autori applicano un modello per quantificare il capitale economico in base alle raccomandazioni dei supervisori, che lo definiscono come l'ammontare di capitale che una banca deve assorbire per le perdite impreviste (BCBS 2009). Il modello è attuato su un'ipotetica banca britannica, confrontando il cosiddetto "capitale economico" integrato (cioè il livello di capitale implicato da un'analisi coerente e comune dei rischi di credito e tasso di interesse) con il cosiddetto "semplice" capitale economico (la somma di capitale calcolata considerando separatamente il rischio di credito e il rischio di tasso di interesse).

Per tutti i portafogli considerati, gli autori trovano che il cosiddetto "semplice" capitale economico supera costantemente il capitale economico "integrato", anche se le differenze dipendono dalla struttura e dalle caratteristiche di repricing del portafoglio della banca, rappresentando così un limite maggiore rispetto al rischio complessivo delle banche. Riassumendo, si giunge dunque alla conclusione che il rischio di credito e il rischio di tasso di interesse, essendo intrinsecamente correlati, non possono essere misurati separatamente.16

Riguardo alla relazione che intercorre tra il rischio di liquidità e il rischio di tasso di interesse, Baldan Cinzia, Zen Francesco e Rebonato Tobia, in uno studio da loro condotto mirano a verificare se esiste una relazione tra il rischio di liquidità e il rischio di tasso di interesse degli istituti di credito. In particolare, attraverso l'analisi di una piccola banca italiana negli anni 2009 e 2010, gli autori hanno illustrato il suo profilo di liquidità, le variabili che hanno influenzato la sua dinamica e il suo effetto sulla gestione globale della banca, prestando particolare attenzione al margine di interesse e all’esposizione al rischio di tasso di interesse nel banking book. I risultati principali hanno permesso di dimostrare che, tra il 2009 e il 2010, la banca ha saputo modificare il profilo di liquidità al fine di rispettare i vincoli imposti dal Comitato Basilea III e le 16 Drehmann M., Sorensen S., Stringa M., The integrated impact of credit and interest rate risk on banks: A dynamic framework and stress testing application.

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