L’intervento del 1994, contestualmente alle indagini svolte sulla collina di Murru Mannu499, ha seguito il filone di ricerca già avviato sugli apparati viario e idrico
496 ASSACO-Busta “Tharros (1994-1995)”-Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari)
3.1,2”; Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988; BERNARDINI 1996, p. 98; MARANO 2014a, p. 83.
497 ASSACO-Busta “Tharros (1994-1995)”-Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari)
3.1,2”; Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988; MARANO 2014a, p. 83.
498 ASSACO-Busta “Tharros (1994-1995)”-Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari)
3.1,2”; Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988; BERNARDINI 1996, p. 98. Cfr. infra.
499 Le ricerche sono state portate avanti dalla missione congiunta tra la Soprintendenza
Archeologica per le Province di Cagliari e Oristano, l’Istituto per la Civiltà fenicia e punica del C.N.R. e l’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna. Tra le linee di ricerca portate avanti dopo il 1988, si ricorda lo studio di parte del materiale archeologico rinvenuto nel corso delle campagne di scavo condotte da G. Pesce, tra cui si ricorda una testa fittile realizzata a mano (Fig. 121) (Cfr. MOSCATI 1990, pp. 193-195); l’analisi dei vasi “à chardon”, alcuni dei quali rinvenuti tra il 1956 e il 1964 (Cfr. DEL VAIS 1994); e l’analisi della raccolta di reperti, già menzionata (Cfr. supra) nota come “Collezione Pesce” (Cfr. ACQUARO, MANFREDI 1990; MANCADI MORES 1990; MANFREDI 1990a; EAD. 1990b; EAD. 1990c; EAD. 1990d). Si attestano anche il proseguimento
dell’abitato. In particolare, furono oggetto di scavo il tratto settentrionale del
cardo maximus e una cisterna ubicata nelle adiacenze500. L’intento del primo dei due interventi fu di verificare la presenza di eventuali variazioni del percorso dell’asse stradale, in un punto del tratto più settentrionale dove il lastricato appariva lacunoso, rendendo difficoltosa la lettura del tracciato viario501. Una volta asportati gli strati più superficiali502, venne alla luce un masso in basalto di notevoli dimensioni, legato con calce a un blocco squadrato, posto a occlusione della cloaca posta al di sotto dell’asse viario (Fig. 122 a): tale elemento sembrò connesso a un episodio di cedimento del piano stradale, testimoniato da alcuni blocchi regolari inclinati verso il masso stesso 503 . L’evento osservato testimonierebbe una modifica funzionale di tale tratto del cardo, causando anche un’interruzione dell’asse fognario, costituito da una pavimentazione e dalle spallette laterali in blocchi di arenaria (Fig. 122 b), al quale dovette seguire un crollo delle strutture adiacenti, avvenimenti riferibili alle opere di risistemazione urbana che interessarono il sito in età imperiale e tardo-antica, come confermano anche i materiali rinvenuti504.
Nelle adiacenze del cardo maximus venne scavata anche una cisterna, il cui svuotamento venne ultimato in occasione del saggio didattico organizzato nel 1996505, che risultò essere costituita da un primo braccio orientato in direzione Est-Ovest e da un secondo che, nella sua parte mediana, si innesta sul precedente, della ricerca sulle fortificazioni poste alla base della collina della Torre di San Giovanni (Cfr. GIORGETTI 1993; ID. 1994) e le indagini minero-petrografiche sugli intonaci di finitura del sito (Cfr. AMADORI 1994).
500 Si ricorda che nel corso della missione archeologica del 1994 vennero portate avanti
parallelamente anche altri studi, tra i quali si menzionano le ricerche sugli elementi di reimpiego in un muro individuato sulla collina di Murru Mannu (Cfr. FRANCISI 1995), le indagini sulla provenienza di basalti, calcareniti e marmi (Cfr. ARMIENTO, PLATANIA 1995) e il proseguimento dello studio sulle fortificazioni presenti alla base della collina della Torre di San Giovanni (Cfr. GIORGETTI 1995).
501 DEL VAIS et alii 1995, p. 194.
502 Nel corso delle prime battute di tale indagine vennero rimossi un primo strato sabbioso povero
di materiali e un secondo, di consistenza sciolta, nel quale venne recuperato un discreto quantitativo di materiale archeologico, tra cui si ricordano frammenti di ceramica, di intonaco, alcuni oggetti in bronzo e in vetro, e qualche moneta in bronzo purtroppo illeggibile. Inoltre, si osservarono numerose pietre di medie e grandi dimensioni, riferibili a una fase di crollo (DEL VAIS et alii 1995, pp. 194-195).
503 DEL VAIS et alii 1995, p. 195.
504 Ivi, pp. 195-197. Complessivamente, in tale area di scavo, fu possibile recuperare frammenti di
ceramica punica, a vernice nera, comune romana, africana da cucina, sigillata, alcuni frammenti di lucerne ellenistiche, romane e tardo-antiche, un frammento di bacino in argilla verdastra pertinente alla ceramica fiammata e vari frammenti di vetri di epoca romana. Inoltre, si ricorda la presenza di uno spillone in osso, con capocchia sferica e con delle incisioni lineari sulla superficie (DEL VAIS et alii 1995, p. 195). Per un approfondimento sul materiale rinvenuto, si veda DEL VAIS et alii 1995, pp. 197-199.
con direzione Nord-Sud506 (Figg. 123-124). La tecnica costruttiva, osservabile solo in alcuni punti a causa dell’ottimo stato di conservazione dell’intonaco parietale, composto da due strati differenti, previde la messa in opera regolare di conci squadrati di medie dimensioni, sui quali, in alcuni punti, si sono conservate delle incisioni lineari a zig-zag, utili al miglior ancoraggio del rivestimento, espediente già osservato al’interno dell’abitato507. Interessante la presenza di incassi, a sezione quadrangolare (Fig. 125), posti nella parte alta del rivestimento parietale e larghi dai 7 cm ai 10 cm, che probabilmente dovevano fungere da alloggiamento per una copertura, della quale non si riscontrò alcun elemento in
situ, forse in materiale deperibile508. Nel corso della rimozione del riempimento, si individuò una fossa di forma irregolare, posta in prossimità del limite orientale, che si restringeva in direzione della parete e che risultò riempita da pietre di medie dimensioni509. Inoltre, le caratteristiche degli strati suggeriscono che possa trattarsi di un riempimento abbastanza unitario, come confermerebbe il materiale ivi rinvenuto510: questo si riferisce all’età imperiale, anche se si ricorda la presenza di un frammento di ceramica invetriata riferibile a un’epoca successiva e alcuni frammenti di ceramica punica e a vernice nera511.
Una volta ultimato lo svuotamento della cisterna, venne indagata anche l’area circostante, dove era stata già notata la presenza di un lacerto murario costituito da tre blocchi residui, al quale si appoggia la cisterna nel tratto meridionale del braccio più lungo: si rintracciò anche «[…] un manufatto circolare, parzialmente
506 DEL VAIS, MATTAZZI, MEZZOLANI 1995, pp. 133, 137.
507 Si ricordano le cisterne n. 1, ubicata nell’edificio n. 40, e n. 16, nella “zona delle due colonne”
(DEL VAIS, MATTAZZI, MEZZOLANI 1995, p. 137 nota 6; BULTRINI, MEZZOLANI, MORIGI 1996, pp. 110-111, 122-123).
508 DEL VAIS, MATTAZZI, MEZZOLANI 1995, p. 138. 509 Ivi, p. 136.
510 L’asportazione del primo strato di riempimento, sciolto e sabbioso, e ricco di pietrame di varia
pezzatura, ha permesso il recupero di numero frammenti laterizi, di conglomerato, d’intonaco, di cocciopesto, di ceramica di età imperiale, di vetro, alcuni manufatti in bronzo e ferro, qualche scoria vetrosa, alcuni elementi di malacofauna, di ossa e frustoli di carbone (DEL VAIS, MATTAZZI, MEZZOLANI 1995, pp. 133-136). Inoltre, il proseguimento dell’indagine archeologica portò all’individuazione di due monete bronzee illeggibili e di parte di un manufatto in avorio raffigurante una gamba (DEL VAIS, MATTAZZI, MEZZOLANI 1995, p. 136). Tra i manufatti sono attestati anche due aghi per cucire, uno in osso e l’altro in avorio; uno spillone; un elemento rettangolare in osso a cavità circolare su cui si possono osservare due file di cerchi al centro e un foro passante, interpretato come manico di un oggetto; e un frammento di placchetta in avorio raffigurante una figura in movimento (Fig. 126) (DEL VAIS, MATTAZZI, MEZZOLANI 1995, pp. 139-141). Si ricorda la presenza, nel settore occidentale della struttura, di numerosi lacerti d’intonaco fine, sparsi all’interno del riempimento, ritraenti motivi fitomorfi resi in azzurro, rosso e giallo, su fondo bianco (DEL VAIS, MATTAZZI, MEZZOLANI 1995, p. 136). Per un approfondimento sul materiale archeologico rinvenuto all’interno della visterna si veda DEL VAIS, MATTAZZI, MEZZOLANI 1995, pp. 139-152.
pavimentato da un elemento lapideo […]» che forse doveva fungere da «[…] base d’appoggio per recipienti onde evitare la dispersione dell’acqua all’esterno della cisterna […]»512. L’indagine permise di riscontrare una forte attività di spoliazione di tale settore che, sulla base del materiale archeologico rinvenuto, sembra essere stata occupata almeno dal IV secolo a.C., fino al V secolo d.C.513