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Il quartiere occidentale: l’Area I (nn 1-4)

2. Analisi urbanistica e architettonica dei quartieri residenziali dell’abitato di Tharros

2.1 Il quartiere occidentale alle pendici della collina della Torre di San Giovann

2.1.1 Il quartiere occidentale: l’Area I (nn 1-4)

Dall’osservazione dell’Area I (Fig. 194) si evince immediatamente il notevole sconvolgimento a cui il settore è andato incontro e la difficoltà di rintracciare planimetricamente sul terreno i complessi delimitati da G. Pesce al tempo degli scavi682. L’ipotesi avanzata, che vedeva in questa zona dell’abitato la presenza di quattro unità abitative, è basata unicamente sul numero di soglie basaltiche rintracciate. Inoltre, lo studioso non si sofferma sull’organizzazione degli spazi e sulla pertinenza puntuale di ogni ambiente ai complessi definiti683. La situazione infatti risulta molto complessa, condizione accentuata sia dalla coesistenza di apparati murari di epoche differenti sia dal terreno di colmatura che non permette una visione completa delle evidenze archeologiche sopravvissute. Non va tralasciata anche l’asportazione di materiale da costruzione avvenuta nel corso dei secoli, che ha certamente interessato tali strutture, come risulta dalla lacunosità delle murature.

È possibile osservare due delle quattro soglie identificate da G. Pesce nella parte orientale dell’area, non più nella loro posizione originaria: è plausibile che siano

682 Per tale motivo non è stata proposta una nuova numerazione per le evidenze presenti in

quest’Area, che quindi inizia direttamente interessando gli edifici presenti nell’Area II (cfr. infra).

state asportate dalle vicine murature (USM 2, 35) nelle quali si riscontrano delle lacune di lunghezza paragonabile a quella degli elementi basaltici in questione. Queste si trovano rispettivamente in uno dei vani dell’edificio contrassegnato con il n. 1, alle spalle della muratura orientale (USM 2), rovesciata rispetto al lato che doveva essere calpestato, e a Est del pozzo n. 2, tra la suddetta struttura e la n. 3 (Figg. 160, 194). Le altre due soglie osservate si trovano, invece, l’una lungo la parete di grandi blocchi (USM 11) identificata nell’area contrassegnata con il n. 2 (Fig. 195), e l’altra, frammentaria, nel muro più settentrionale (USM 1) identificato nel complesso n. 1 (Fig. 196). Quest’ultima, data la posizione e lo stato frammentario, si pensa che possa trovarsi non più nella sua posizione originaria ma si ritiene che possa essere stata riadoperata nell’apparato murario, mancando del tutto il tratto sinistro che doveva completarla. La mancanza di ulteriori accessi scanditi da soglie non va presa necessariamente come assenza di un numero maggiore di unità abitative, dato che tale situazione potrebbe essere ricollegata alle attività di riutilizzo e di spoliazione. Nonostante l’accentuata lacunosità, è stato possibile verificare che l’accesso ai vani affacciati sulla strada posta sul lato orientale non avveniva in modo diretto ma per mezzo di un marciapiede antistante agli apparati murari: questo, che fiancheggiava tutta l’area orientale, presenta una piano ricco di calce, probabilmente lo strato preparatorio della pavimentazione, conservato solo per alcuni brevi lacerti (Fig. 164).

Riguardo alla scansione degli spazi, nonostante lo stato di frammentarietà generalizzata osservata, si riescono a riconoscere alcuni ambienti, in alcuni casi connessi da soglie di passaggio di arenaria, interne al settore. Tale situazione si riscontra nella muratura meridionale (USM 3) di uno dei vani dell’area n. 1: questa, orientata in senso Est-Ovest e realizzata con blocchi lavorati di recupero di dimensioni varie, messi in opera in modo irregolare, presenta una soglia in arenaria incorporata nella muratura, che permetteva il passaggio tra tale ambiente e quello adiacente in cui si osserva il pozzo n. 2 (Fig. 197). Tale vano era in comunicazione anche con un altro ambiente posto a Ovest, di cui i limiti settentrionale e meridionale sono appena percepibili, attraverso un’ulteriore soglia, spezzata nella parte centrale, ubicata nell’USM 10 (Figg. 159, 194, 198). Di un certo rilievo risulta anche l’area circostante al pozzo n. 2, nel punto dove venne scavata la canaletta sud-orientale: qui si osservano due impronte di forma circolare scavate nella roccia dove potrebbero essere stati alloggiati dei pali, in

materiale deperibile (Fig. 159), che avrebbero potuto sorreggere, ad esempio, una copertura, della quale però non si conserva alcuna traccia.

La condizione dei resti murari posti a Sud e a Sud-Ovest del vano con il pozzo n. 2, pertinenti ai complessi contrassegnati da G. Pesce con i nn. 3 e 4, è del tutto simile a quelli appena esaminati (Fig. 194): è stato possibile delimitare sei ambienti, ma la definizione di unità abitative ben definite non sembra ipotizzabile, data l’accentuata lacunosità. Tra questi si possono osservare anche alcuni varchi di passaggio, non più muniti di soglia: se ne osservano due nel muro a cui è addossato il pozzo n. 3 (USM 27, 28, 29) (Figg. 194, 199). In tale modo era garantito il passaggio dall’area orientale verso i due ambienti posti alle spalle dell’apparato idrico suddetto, dei quali quello più meridionale presenta una pianta più allungata. Inoltre, dal muro orientale (USM 35), addossato al marciapiede, si diparte un breve tratto murario a esso perpendicolare (USM 41) che porterebbe a ipotizzare la possibilità che l’area orientale fosse divisa in due stanze, dove si è osservato un tratto dello strato preparatorio della pavimentazione, simile a quella del marciapiede. Va comunque tenuto in considerazione che l’area subì continui rifacimenti e probabilmente una differente organizzazione degli spazi nel corso del tempo, essendo presenti tramezzi all’interno degli ambienti orientali che non sono in asse con quelli presenti nelle adiacenze (USM 38, 39, 40) e caratterizzati da un forte riutilizzo di materiale da costruzione in arenaria e in basalto. Per quanto riguarda i due vani occidentali, delimitati sul lato orientale dalle USM 27, 28, 29, sono caratterizzati da murature realizzate con la messa in opera, in modo irregolare, di blocchi lavorati di arenaria, con rari inclusi basaltici, in alcuni casi con tracce di intonaco (Fig. 199), a eccezione del tratto di muro sud-orientale (USM 29), con orientamento Nord-Sud, in cui il riuso di materiale edilizio vario e la notevole irregolarità risultano accentuati (Fig. 200). Il limite occidentale dei due ambienti (USM 23, 30), invece, è costituito da una muratura di blocchi di arenaria, messi in opera irregolarmente, che risulta costituita da due tratti separati e non perfettamente in asse tra di loro: questi non coincidono con i limiti dei due vani, infatti lungo quello settentrionale è presente il muro divisorio tra le due stanze, che non sembra dovessero essere comunicanti. Il differente orientamento delle USM 23 e 30 dipende con ogni probabilità dalla presenza di un muro a essi perpendicolare (USM 22), orientato in senso Est-Ovest, al quale risultano appoggiate entrambe le pareti (Figg. 194, 201). Questo delimita, lungo il lato

meridionale, un ulteriore ambiente (Fig. 202), posto a Ovest dei precedenti, di forma rettangolare, del quale si osservano i lacerti murari occidentale (USM 21), meridionale (USM 22) e orientale (USM 23), mentre la presenza di quello settentrionale è indicata unicamente da due blocchi affiancati che emergono per pochi centimetri di altezza dal terreno di colmatura (Fig. 202). Tralasciando l’USM 23 già esaminata nel precedente vano e l’USM 21 visibile per un breve tratto, l’USM 22 appare di particolare interesse: è visibile per due filari, costituiti da blocchi lavorati di arenaria di grandi dimensioni messi in opera in modo regolare, mentre del terzo ne rimane un unico blocco, ormai in frammenti (Fig. 202). Alla luce delle osservazioni di stratigrafia muraria già enunciate, il muro in esame risulta preesistente agli altri che lo circondano e riadoperato nel nuovo sfruttamento di tale zona.

Al medesimo riuso è andato incontro il muro (USM 11), in opera quadrata, parallelo a quello appena esaminato, che, con un orientamento Est-Ovest, funge da fondamenta ai più tardi muri (USM 7, 8, 9) presenti nell’area contrassegnata con il n. 2 (Fig. 172). Prima di avanzare delle ipotesi interpretative, va tenuta in considerazione la parziale visibilità dell’apparato murario a causa del terreno presente, la cui asportazione potrebbe rivelare eventuali relazioni con altri impianti, al momento non riscontrabili. Allo stato attuale, però, l’osservazione delle foto aeree ha permesso di evidenziare un orientamento conforme con un tratto di muro ubicato nel settore delle fortificazioni poste alle pendici settentrionali della collina della Torre di San Giovanni. Sulla base della cronologia proposta nel secolo scorso per tale impianto, risulta quindi che le USM 7, 8 e 9, costituite da blocchi di arenaria e di basalto messi in opera in modo irregolare, che obliterano l’USM 11, siano da collocare in un periodo storico successivo al III-IV secolo d.C., epoca a cui viene riferita la fortificazione. Inoltre, nell’USM 9, presso il limite meridionale, tra il materiale da costruzione messo in opera, è possibile osservare un blocco in arenaria con un lato arcuato, non completamente visibile (Fig. 203). È possibile assimilare tale elemento con altri rinvenuti nel corso delle esplorazioni della vicina fortificazione, interpretati come

króssai e riferiti dallo scavatore al periodo punico684 (Fig. 204).

684 Si ricorda che, anche se la fortificazione oggi visibile sono state datate a un momento storico

non anteriore al III secolo d.C., è stato ipotizzato che in questo stesso luogo si ergesse «una antecedente linea difensiva, di migliore impianto e tessuto, sia tecnico che architettonico, qui costruita (o ristrutturata?) nell’ambito del ridisegno poliorcetico della Tharros di IV sec. a.C.»

A una fase precedente a tali apparati murari, viene riferito anche il rinvenimento di «una cinquantina di matrici frammentarie e di statuette di terracotta»: tale anteriorità è testimoniata dal recupero stesso degli oggetti, avvenuto, secondo lo scavatore, «[…] ad un livello più basso rispetto a un muraccio della seconda categoria […]»685. Tali ritrovamenti pongono l’attenzione sulla destinazione d’uso degli spazi prima della risistemazione tarda, dove è plausibile ritenere che vi potesse essere un’area di stoccaggio o una bottega artigianale.