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Il quartiere orientale posto lungo la costa del Golfo di Oristano

2. Analisi urbanistica e architettonica dei quartieri residenziali dell’abitato di Tharros

2.3 Il quartiere orientale posto lungo la costa del Golfo di Oristano

Il quartiere posto a ridosso della costa del Golfo di Oristano risulta costituito da più settori, separati da vicoli in parte non più conservati e attestati dalla presenza dei tratti fognari. Tali aree sono complessivamente caratterizzate da riedificazioni nel corso dell’occupazione che hanno portato in alcuni casi a cambiamenti funzionali e a una diversa organizzazione degli spazi. Non va tralasciata una parziale perdita di informazioni causata sia dalla spoliazione avvenuta in antico sia dall’erosione che hanno subito i resti archeologici posti nelle immediate adiacenze dell’attuale linea di costa che si sono con il tempo distaccati, il cui materiale edilizio è tuttora in parte osservabile sulla spiaggia e in parte è stato coperto dall’acqua del Golfo (Figg. 57, 60). I rimaneggiamenti che hanno interessato questo quartiere sono stati molto più importanti rispetto agli altri del sito, dove si è riscontrato un certo conservatorismo riguardo alla funzione degli edifici presenti942. Tale area, invece, è andata incontro a una serie di cambiamenti nell’organizzazione degli spazi che hanno portato alla distruzione degli edifici precedenti per lasciare posto a nuove strutture con una destinazione d’uso differente. Tale situazione si è riscontrata in tutti i complessi attualmente osservabili, quindi in entrambi gli impianti termali nn. 1 e 2 e nella cosiddetta “zona delle due colonne”. Infatti, nei primi due edifici tra gli apparati murari sono stati identificati alcuni lacerti di murature più antiche che si ritenne fossero pertinenti ad abitazioni che vennero distrutte tra il II e il III secolo d.C. per lasciare posto all’edificazione delle Terme. Queste a loro volta subirono dei rimaneggiamenti tra i quali si attesta un uso a scopo funerario riferibile all’epoca bizantina943. Inoltre, nell’impianto termale n. 2 sono attestate altre ristrutturazioni che rimandano da una parte a una trasformazione in luogo fortificato di difesa944,

941 MEZZOLANI 2000a, pp. 226-228. 942 Cfr. supra.

943 GIUNTELLA 1995, p. 130; SALVI 1989. 944 GIUNTELLA 1995, p. 135.

dall’altra a un uso produttivo dato che il calidarium meridionale venne probabilmente convertito in un forno legato alla fabbricazione di mattoni945. Si ricorda anche la presenza, oltre il versante orientale dell’impianto termale, di alcuni vani ritenuti dallo scavatore pertinenti all’edificio abitativo n. 81 (Fig. 24): questi risultano in parte distrutti nel tratto che si prolungava verso il mare e si conservano quindi unicamente nella parte occidentale. Sulla base delle evidenze sopravvissute, si evince che questi erano ricavati nella roccia con pareti completate da apparati murari conservati per brevi lacerti, quasi del tutto scomparsi e dei quali rimangono le impronte in negativo. Tale tecnica costruttiva ricorda in modo puntuale quella adoperata per la realizzazione dei vani rimessi in luce negli anni Ottanta del secolo scorso a Sud dell’area recintata per i quali al momento dello scavo era stata avanzata un’interpretazione come abitazioni o magazzini (Figg. 118-120). Verosimilmente un altro elemento in comune doveva essere l’accesso che con ogni probabilità doveva avvenire dal lato breve orientale, non essendo conservata alcuna traccia lungo i lati settentrionale, occidentale e meridionale. Tale sistemazione sarebbe un’ulteriore conferma all’ipotesi avanzata che vede un ingresso agli edifici abitativi, che si affacciano su una via cardinale, dal lato orientale essendovi la medesima quota rispetto all’innalzamento osservabile proseguendo oltre ogni complesso, verso il lato occidentale946. Senza uno studio puntuale del materiale archeologico non è possibile giungere a un inquadramento cronologico preciso di tali resti, anche se un generico inquadramento all’epoca «punica» sembrerebbe testimoniato dalla ceramica e da una lucerna del medesimo orizzonte culturale947.

L’attestazione di «una cospicua quantità di frammenti ceramici campani e punici» sembra ricondurre alla medesima epoca anche gli apprestamenti murari più antichi osservabili nella cosiddetta “zona delle due colonne”948 , dove la sovrapposizione di murature riferibili a fasi edilizie differenti risulta particolarmente spiccata. 945 PESCE 1958, pp. 336-337; GIUNTELLA 1995, p. 135. 946 Cfr. supra. 947 ACQUARO, MEZZOLANI 1996, p. 31. 948 Ibidem.

2.3.1 Il quartiere orientale: l’Area IX (nn. 74-80)

L’Area IX è ubicata tra le Terme n. 1 a Nord e l’Area X e l’impianto termale n. 2 a Sud: in particolare, risulta delimitata a Nord dal tratto fognario con andamento Nord-Sud che delimita le Terme n. 1, a Ovest dalla strada che da quest’ultimo edificio conduce alle Terme n. 2, a Sud dal canale fognario con percorso irregolare che separa dall’Area X e a Est dalla linea di costa. Lungo questo versante, è possibile osservare una perdita di parte di cinque apparati murari con orientamento Est-Ovest, pertinenti ai complessi nn. 77 e 79, che si interrompono bruscamente dopo un breve tratto, dei quali alcuni blocchi giacciono abbandonati lungo la linea di costa(Fig. 57). Da un’osservazione dell’area, anche se non vi sono vicoli interni che fungono da divisori, è evidente una netta separazione, causata da un breve tratto di acquedotto, tra il complesso n. 80 posto nella parte settentrionale949 e gli edifici nn. 74-79 ubicati a Sud di tale elemento, i quali occupano l’area comunemente indicata come “zona delle due colonne”950 (Fig. 57). Di tali spazi sono andate perse molte delle informazioni dell’esplorazione a causa della lacunosità dei diari di scavo, a eccezione di alcuni limitati contesti, la cui indagine è avvenuta nel 1960, consistenti nella cisterna duplice n. 16 a ridosso delle due colonne, nell’area n. 80 e nella vicina cisterna, nel tratto di acquedotto e di alcuni vani ubicati nello spazio contrassegnato con il n. 77, tra i quali si è riscontrato anche quello con pavimentazione in mattoni bipedali951.

Riguardo alla parte settentrionale del settore occupata dagli spazi indicati con il n. 80 (Fig. 60), vengono fornite dallo scavatore delle informazioni generiche riguardanti un uso residenziale dei vani e la presenza di una cisterna a bagnarola, la n. 2 del diario di scavo, non riscontrabile sul terreno a causa dell’interro presente, ma che è possibile ubicare immediatamente a Est delle evidenze archeologiche, attraverso la planimetria realizzata a conclusione delle indagini archeologiche (Fig. 8). La rilettura dei diari di scavo ha permesso di individuare il momento dell’esplorazione di tali resti, i quali non hanno ricevuto una descrizione puntuale in ogni loro parte: questi vengono genericamente riferiti a magazzini o ad abitazioni952. L’osservazione delle murature superstiti permette di definire la

949 PESCE 1966b, p. 153. 950 Ivi, pp. 149-153. 951 Cfr. supra.

loro pertinenza a un vano di forma quasi quadrangolare, ubicato sul lato meridionale del tratto fognario posto a Sud delle Terme n. 1, alle spalle del quale vi sono due ambienti di minori dimensioni, affiancati e comunicanti tra di loro ai quali forse si doveva accedere dalla prima stanza che presenta una lacuna nella muratura verso il vano sud-occidentale (Fig. 60). Alle spalle di questi ultimi, oltre la parete meridionale, vi sono altri due ambienti, di forma allungata, separati l’uno dall’altro, per i quali non è possibile ricostruire il punto di accesso non essendo conservate in situ le soglie di ingresso. La medesima problematica si è riscontrata per i tre vani più settentrionali precedentemente citati, anche se è possibile credere che l’accesso dovesse avvenire dal lato settentrionale, in un punto della strada decumana, essendo conservata integralmente la muratura orientale dell’ambiente di maggiori dimensioni. Considerando la lacunosità dei resti archeologici, non è possibile ipotizzare in modo certo la pertinenza di tali spazi a un medesimo edificio, in particolar modo se si considera la perdita di parte degli apparati murari lungo il lato orientale che non permette di considerare in maniera definitiva l’organizzazione degli spazi. Anche le notizie archeologiche dei materiali rinvenuti non aiutano nell’elaborazione di una destinazione d’uso puntuale degli spazi non venendo mai riferiti precisamente ai singoli vani ma in modo generico all’area posta oltre la “zona delle due colonne” in direzione delle Terme n. 1953. Notizie più puntuali vengono riportate, invece, in riferimento allo scavo dell’adiacente cisterna, che dalla planimetria di scavo risulta essere del tipo a bagnarola, il cui riempimento sembra riferibile sia all’ambito cultuale sia alla conservazione, essendo stati rinvenuti frammenti di thymiateria, di colombe in terracotta, di una statuetta del tipo di quelle rinvenute a Bitia e numerosi resti di anfore vinarie954.

Riguardo alla parte meridionale dell’Area IX, una volta oltrepassato il tratto di acquedotto, risulta costituita da resti di apparati murari differenti tra di loro dal punto di vista tecnico che rendono particolarmente difficoltosa la comprensione della destinazione d’uso degli spazi, tanto che dalla sua esplorazione a oggi ha ricevuto differenti interpretazioni che ne hanno evidenziato i continui rimaneggiamenti che hanno causato l’obliterazione dei complessi più antichi costituiti da murature pseudo-isodome (Fig. 171). A questi se ne affiancano altri

953 ASSACO-Giornale di Scavo dei giorni 8, 12, 15, 19, 20, 21, 22, 24, 27-10-60.

954 ASSACO-Giornale di Scavo dei giorni 24, 26-10-60. Sui thymiateria, si veda SECCI 2015 con

formati da elementi irregolari principalmente in arenaria, oltre a un tratto di muratura a telaio, lacunoso nella parte orientale, ubicato nell’area compresa tra le cisterne nn. 15 e 16. Data la complessità di tale area, nel corso del secolo scorso sono state avanzate diverse ipotesi riguardo alla funzione di tali impianti: già al tempo degli scavi G. Pesce aveva evidenziato l’anteriorità dei muri monumentali rispetto a quelli più irregolari, riferendoli «al massimo fiorire del mondo di Cartagine» considerando «la forma della struttura murale, il livello della linea di spiccato […] dell’elevato dei muri, e la notevole quantità di cocci punici e campani (IV sec. a.Cr.), trovati a pie’ dei medesimi»955, anche se non ne riconosce né la pertinenza a uno o a più edifici né il tipo di complesso a cui andrebbero riferiti956. Riguardo agli altri apprestamenti murari, che si trovano al di sopra delle murature a grandi blocchi squadrati, lo scavatore li ritiene pertinenti a sei unità abitative delle quali sopravvivono tre lacerti di piani pavimentali, due a cocciopesto e uno costituito da mattoni bipedali, sotto il quale passa una canaletta, con orientamento Est-Ovest, visibile per un breve tratto nell’area contrassegnata con il n. 74957. A questa seconda fase di edificazione viene riferita dallo scavatore anche la cisterna n. 16 ubicata tra i due stilobati, con orientamento Nord-Sud, i quali, posti a una differenza di quota di 1.30 m l’uno dall’altro, inglobano quattro basi di colonne e distano tra loro 3 m958 (Fig. 61). Inoltre, all’impianto idrico doveva essere connessa la canaletta posta oltre il lato corto settentrionale, comunicante con l’adiacente tratto di canaletta in cementizio959 (Fig. 61).

L’area è stata oggetto di un riesame nell’ultimo ventennio del secolo scorso che ha rivisto radicalmente la collocazione cronologica delle evidenze: infatti, si è ipotizzato che gli apparati murari monumentali siano da riferire al Capitolium della città, eretto «in un’area occupata da numerose abitazioni puniche e tardo- repubblicane, colmata verso la metà del I sec. a.C., come documenta la ceramica a vernice nera tardiva rinvenuta nel riempimento»960. Secondo tale interpretazione, su tale colmata di materiale venne eretto un podio di 13.60 X 10.95 m. Inoltre, il tempio, con orientamento Est-Ovest, doveva essere tetrastilo, di ordine corinzio- italico, come testimonierebbe il capitello superstite, oggi collocato al di sopra di 955 PESCE 1966b, p. 151. 956 Ivi, p. 152. 957 Ibidem. 958 PESCE 1966b, p. 152; TOMEI 2008, p. 223. 959 TOMEI 2008, p. 223. 960 ZUCCA 1984b, p. 74.