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Le ricerche archeologiche, dopo una breve interruzione a completamento degli interventi di G. Pesce, ripresero nel 1969 interessando l’area di Murru Mannu487 mentre nella seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso vennero realizzati alcuni saggi a Sud dell’area recintata, in una zona prospiciente il Golfo di Oristano488 (Fig. 118). L’importanza di questo intervento, relativamente all’area urbana esaminata in questa sede, consiste nel fornire un’idea di come poteva essere utilizzata l’area costiera del sito, probabilmente anche per i settori dell’abitato, affacciati sul Golfo di Oristano, che hanno subito trasformazioni nella destinazione d’uso, come per le aree occupate dai due complessi termali scavati nel 1956489.

L’intervento del 1987 consistette in un saggio di 10 m X 20 m, ubicato a Ovest di un percorso che probabilmente ricalca un antico tracciato stradale490: in tale occasione emersero quattro vani scavati nella roccia, dei quali venne rimessa in luce la delimitazione orientale, mentre non fu individuata quella occidentale. Tra gli ambienti, che presentarono un riempimento dovuto a crolli strutturali e colmo di cocci riferibili a diverse epoche, i vani A e B mostrarono un battuto d’argilla,

487 Si ricorda l’esplorazione della cinta muraria settentrionale a opera di F. Barreca, Soprintendente

alle Antichità di Cagliari (Cfr. BARRECA 1976, pp. 215-223); l’asportazione delle urne rimesse in luce dagli scavi di G. Pesce e la ripresa delle indagini al tofet a partire dal 1974 a opera dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, dell’Istituto per la Civiltà Fenicia e Punica e della Soprintendenza Archeologica per le Province di Cagliari e Oristano (Cfr. MOSCATI 1975, p. 89; ACQUARO 1983, p. 624). Inoltre, si ricorda il rinnovato interesse verso l’area centrale dell’abitato, con studi che hanno interessato il “tempietto K” (Cfr. ACQUARO et alii 1980, p. 82; ACQUARO 1983, pp. 625-628), l’uso del laterizio negli apparati murari (Cfr. RIGHINI 1980, pp. 127-136), l’apparato idrico e le condutture di adduzione dell’acqua (Cfr. ACQUARO 1981, pp. 45-46; RIGHINI CANTELLI 1981, pp. 85-91). Concludendo, si cita il già menzionato lavoro su reperti archeologici tharrensi, alcuni dei quali rinvenuti nel corso degli scavi condotti da G. Pesce nell’abitato (Cfr. ACQUARO 1975a; ID. 1975b; UBERTI 1975a; EAD. 1975b; EAD. 1975c; EAD. 1975d).

488 ASSACO-Busta “Tharros (1994-1995)”-Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari)

3.1,2”; Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988; BERNARDINI 1996, pp. 97-102; MARANO 2014a, p. 83. Precedentemente, si è a conoscenza di un intervento clandestino, svoltosi il 7 Marzo 1982, di cui dà notizia il Gruppo Giovanile di Tharros, che ha interessato l’area del tempio delle “semicolonne doriche”, durante il quale è stato rinvenuto un tratto di tubo di piombo collegato con la cisterna adiacente al complesso templare (ASSACO-Cartella 29. “Progettazione Tharros 1974-1981”; MARANO 2014a, p. 83 nota 35).

489 Cfr. supra.

490 ASSACO-Busta “Tharros (1994-1995)”-Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari)

3.1,2”; Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988”. A Est del tracciato stradale, al tempo dello scavo erano visibili alcuni vani rettangolari affiancati, interessati da un’attività di cavatura e separati da diaframmi risparmiati nella roccia (Fig. 118) (ASSACO-Busta “Tharros (1994-1995)”-Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari) 3.1,2”; Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988”). L’intervento archeologico venne realizzato, con fondi ministeriali, dalla ditta A. Caddeo, con la supervisione di P. Bernardini e dell’assistente di scavo A. Zara (BERNARDINI 1996, p. 97).

che doveva costituire il piano di vita di tali spazi, sul quale, nel primo dei due, fu rimesso in luce uno strato di embrici e coppi, pertinenti all’originaria copertura491. Successivamente, nel corso della campagna di scavo del 1988492, l’area d’indagine venne allargata di 20 m X 5 m nel settore a monte di quello appena esaminato, dove, tra gli strati meno profondi, fu possibile recuperare materiale ceramico databile tra il V secolo a.C. e il V secolo d.C. Nel corso dell’esplorazione venne individuata la parete occidentale dei vani rimessi in luce nella precedente missione archeologica (Fig. 119), anche questi ricavati dall’escavazione del banco roccioso, come gli altri, sui quali fu possibile osservare i piani di posa di blocchi pertinenti ad apparati murari: infatti, le pareti degli ambienti vennero completate nella parte superiore da murature, oggi scomparse, i cui blocchi sono stati rinvenuti in parte nel riempimento asportato. Tali apparati vennero realizzati con pietrame e malta di fango, a eccezione del lato occidentale dei quattro vani individuati, costituito da un muro a grossi blocchi squadrati, di cui ne è visibile un esemplare nell’ambiente A493.

Dopo questa prima fase delle indagini, gli scavatori concentrarono le ricerche nei due vani A e B nei quali, dopo aver incontrato uno strato di blocchi di medie e grandi dimensioni, in alcuni casi squadrati, si identificarono due buche colme di materiale eterogeneo di piccole dimensioni494. In particolare, nel primo dei due ambienti, una volta asportati gli strati di pietrame e di tegole, venne realizzato un saggio nel battuto dal quale emerse un frammento di sigillata africana che ne permise la datazione almeno al I secolo d.C.495 Nel secondo, invece, riferibile al medesimo momento cronologico sulla base dell’analisi del materiale rinvenuto, una volta rimosso lo strato di crollo, venne alla luce un muro divisorio con la soglia posta all’estremità settentrionale (Figg. 119-120). Inoltre, nell’angolo nord- occidentale del vano più a monte, si individuò un focolare di forma quadrangolare, delimitato da lastre di arenaria poste a coltello, delle quali una rinvenuta nella sua

491 ASSACO-Busta “Tharros (1994-1995)”-Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari)

3.1,2”; Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988; BERNARDINI 1996, p. 98; MARANO 2014a, p. 83.

492 L’intervento del 1988 venne eseguito dalla ditta A. Cannas, anche in questo caso con la

supervisione di P. Bernardini e dell’assistente di scavo A. Zara (BERNARDINI 1996, p. 97).

493 ASSACO-Busta “Tharros (1994-1995)”-Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari)

3.1,2”; Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988; BERNARDINI 1996, p. 98; MARANO 2014a, p. 83.

494 ASSACO-Busta “Tharros (1994-1995)”-Fascicolo “Comune di Cabras, Tharros (Documenti Vari)

3.1,2”; Relazione di scavo “Tharros. Scavo nell’area urbana-1988.

posizione originaria496 (Figg. 119-120). Si ricorda anche la presenza di una soglia, a Sud del vano A, che sembra dividere in due ambienti lo spazio confinante la cui parete occidentale è costituita da un muro a blocchi squadrati che integra il banco roccioso. Una situazione del tutto simile si riscontrò a Nord del vano D, il più settentrionale tra quelli scavati, dove sembra esservi un ulteriore ambiente del quale si conserva, oltre alla parete occidentale, anche quella orientale, munita di soglia di accesso basaltica497.

Alla luce delle evidenze emerse, gli scavatori hanno proposto, per gli ambienti individuati, una sistemazione dei piani pavimentali e degli apparati murari risalente al II secolo d.C., seguita, in data da precisare, da una fase di abbandono, di crollo della copertura e delle murature di separazione tra i vani prima e della parete occidentale dopo. Infine, il settore è stato interessato da un’attività di spoliazione dei blocchi squadrati, momento a cui vengono riferite le due buche colme di materiale di risulta individuate nei vani A e B, e di cavatura, come testimoniano le impronte dei cunei presenti.

Riguardo alla destinazione di tali ambienti, gli scavatori propendono per un uso abitativo, sulla base della presenza di un focolare nel settore “a monte” e dei resti di un vano interpretato come cisterna, al momento dello scavo, ubicato nell’area “a mare”498.