Documentata purtroppo solo parzialmente a causa del mancato reperimento dei giornali di scavo, la settima campagna di scavo è attestata unicamente per gli ultimi due mesi, precisamente dal 5 ottobre al 7 dicembre 1962. Nel periodo precedente è documentato il rinvenimento di reperti, per i quali non si ha purtroppo alcuna informazione sul luogo di ritrovamento, studiati in tempi più recenti e confluiti in collezioni: tali reperti attestano lo svolgimento dello scavo fin dal mese di maggio, a eccezione di una matrice frammentaria di menade con tirso ritrovata alla fine del mese di gennaio404 (Fig. 89 n. A 29), della raffigurazione di un volatile su base circolare con le ali rese in parte a incisione405 (Fig. 89 n. A 146) e di una matrice circolare frammentaria con rosetta centrale con corona di petali406 (Fig. 89 n. A 172), individuate intorno alla metà del mese di marzo, e di un frammento di un’altra matrice circolare con la raffigurazione di una palmetta e di un fiore di loto (Fig. 89 n. A 169), recuperata verso la fine del mese di aprile407. A eccezione di queste attestazioni, che allo stato attuale delle conoscenze sono testimonianza di rinvenimenti isolati che non ci danno la certezza dello svolgimento, in modo continuo, dell’intervento di scavo in tale periodo, i rinvenimenti documentati tra il mese di maggio e i primi giorni di ottobre sono più numerosi e distribuiti in questo arco di tempo, dando l’idea perciò di una continuità delle ricerche archeologiche, per le quali purtroppo abbiamo solo alcuni puntuali riferimenti che permettono di risalire unicamente al giorno del reperimento, esulando da informazioni riguardo al settore di provenienza408. 403 PESCE 1966b, pp. 163-164. 404 MANCA DI MORES 1990, p. 37 n. A 29. 405 Ivi, p. 66 n. A 146. 406 UBERTI 1975d, p. 50 n. A 172. 407 Ivi, p. 50 n. A 169.
408 Sono numerosi i reperti rintracciati in letteratura riferibili all’arco di tempo preso in esame,
motivo per cui se ne dà notizia per tipologie: risultano documentate varie matrici, delle quali due con una figura femminile con polos, fiaccola e porcellino (Fig. 90 nn. A 1-A 2) (MANCA DI
Non è possibile affermare con assoluta certezza da dove presero il via gli interventi, ma dai dati di scavo pertinenti al periodo immediatamente successivo a quello di cui si è appena riferito, si intuisce che in tale missione di ricerca venne
MORES 1990, p. 30 nn. A 1-A 2), un’altra con una figura femminile con fiaccola (Fig 90 n. A 3) (MANCA DI MORES 1990, p. 30 n. A 3), due con un personaggio femminile con le braccia aperte (Fig. 90 nn. A 24-A 25) (MANCA DI MORES 1990, p. 36 nn. A 24-A 25), due con una menade con tirso (Fig. 90 nn. A 27-A 28) (MANCA DI MORES 1990, p. 36 n. A 27; p. 37 n. A 28), una con una figura panneggiata che suona l’arpa (Fig. 90 n. A 32) (MANCA DI MORES 1990, p. 38 n. A 32), una con un personaggio femminile con capigliatura detta «a melone» (Fig. 90 n. A 37) (MANCA DI MORES 1990, p. 39 n. A 37), due con una figura femminile su trono (Fig. 90 nn. A 46-A 47) (MANCA DI MORES 1990, p. 41 nn. A 46-A 47), due con una figura maschile con stola delle quali una porta anche un copricapo conico (Fig. 91 n. A 60) (MANCA DI MORES 1990, p. 45 n. A 60), una con un personaggio maschile nudo (Fig. 91 n. A 77) (MANCA DI MORES 1990, p. 49 n. A 77), una con un fanciullo con clamide (Fig. 91 n. A 78) (MANCA DI MORES 1990, p. 49 n. A 78), nove con un thymiaterion a testa femminile con kalathos (Fig. 91 nn. A 101-A 104, A 108, A 110-A 111, A 117) (MANCA DI MORES 1990, p. 55 nn. A 101-A 103; p. 56 n. A 104; p. 57 nn. A 108-A 111; p. 59 n. A 117), una frammentaria con solo un thymiaterion (Fig. 91 n. A 115) (MANCA DI MORES 1990, p. 58 n. A 115), quattro con una maschera delle quali tre femminili (Fig. 91 nn. A 120, A 122-A 123, A 128) (MANCA DI MORES 1990, p. 60 n. A 120; p. 60 nn. A 122-A 123; p. 62 n. A 128), due con un volatile (Fig. 92 nn. A 144-A 145) (MANCA DI MORES 1990, p. 66 nn. A 144-A 145), una con un cinghiale (Fig. 92 n. A 147) (MANCA DI MORES 1990, p. 66 n. A 147), una doppia, di forma circolare, con una doppia cornice con impressioni circolari e a spirali da un lato, e con due pesci dall’altro (Fig. 92 n. A 167) (UBERTI 1975d, p. 49 n. A 167). Sono attestati anche numerosi frammenti di statuette tra cui si ricordano una che tiene in mano forse un vaso (Fig. 93 n. A 6) (MANCA DI MORES 1990, p. 31 n. A 6), una panneggiata (Fig. 93 n. A 40) (MANCA DI MORES 1990, p. 40 n. A 40), una testa (Fig. 93 n. A 55a) (MANCA DI MORES 1990, p. 43 n. A 55) e due figure femminili (Fig. 93 nn. A 54-A 55b) (UBERTI 1975d, p. 34 nn. A 54-A 55), tre figure maschili con stola delle quali una con anche un elemento vegetale (Fig. 93 nn. A 61, A 67, A 69) (MANCA DI MORES 1990, p. 45 n. A 61; p. 46 n. A 67; p. 47 n. A 69), una figura non definita con stola (Fig. 93 n. A 74) (MANCA DI MORES 1990, p. 48 n. A 74), una testa di satiro che suona il doppio flauto (Fig. 93 n. A 83) (MANCA DI MORES 1990, p. 50 n. A 83), una statuetta di un flautista (Fig. 93 n. A 21) (UBERTI 1975d, p. 29 n. A 21), una testa virile con tratti caricaturali (Fig. 93 n. A 139) (UBERTI 1975d, p. 45 n. A 139), un piede su una base (Fig. 93 n. A 141) (MANCA DI MORES 1990, p. 65 n. A 141), un frammento con un podio e una gamba (Fig. 93 n. A 28) (UBERTI 1975d, p. 30 n. A 28), un’ala di sfinge (Fig. 93 n. A 151) (MANCA DI MORES 1990, p. 67 n. A 151), sei di un volatile su una base cilindrica (Fig. 94 nn. A 149-A 152, A 157, A 159) (UBERTI 1975d, p. 47 nn. A 149-A 152; p. 48 nn. A 157, A 159) e una raffigurazione di un frutto (Fig. 94 n. A 163) (UBERTI 1975d, p. 49 n. A 163). Si ricordano anche sei maschere femminili delle quali quattro con foro (Fig. 94 nn. A 32-A 33, A 35, A 38-A 39) (UBERTI 1975d, p. 31 nn. A 32-A 33, A 35; p. 32 nn. A 38-A 39), una con una ricca acconciatura fitomorfa (Fig. 94 n. A 47) (UBERTI 1975d, p. 33 n. A 47), quarantadue bruciaprofumi dei quali uno ad altare con volto femminile (Fig. 94 n. A 58) (UBERTI 1975d, pp. 34-35 n. A 58. Per un approfondimento sul bruciaprofumi contrassegnato con A 58, si veda MOSCATI 1987, pp. 101-102) e i restanti con testa femminile kernophoros (Fig. 94 n. A 70) (UBERTI 1975d, p. 35 n. A 61; p. 36 nn. A 65, A 68-A 70; p. 37 nn. A 72, A 74, A 77; p. 38 nn. A 79-A 80, A 82, A 85; p. 39 nn. A 88-A 90, A 93; pp. 39-40 n. A 94; p. 40 n. A 95; p. 41 nn. A 102, A 104-A 108; p. 42 nn. A 109-A 111, A 115; p. 43 nn. A 117, A 119, A 121; p. 44 nn. A 125-A 126, A 128-A 129; MANCA DI MORES 1990, p. 52 nn. A 88-A 89, A 91; p. 53 nn. A 93-A 94; p. 54 n. A 96), due pesi da telaio circolari (Fig. 94 nn. C 1-C 2) (MANFREDI 1990d, p. 85 nn. C 1-C 2), e alcuni frammenti vascolari tra cui si ricordano un piattino a bugia (Fig. 94 n. D 14) (ACQUARO,MANFREDI 1990, p. 99 n. D 14), quattro sostegni rettangolari di braciere dei quali due con testa silenica (Fig. 94 nn. D 20-D 21) (ACQUARO,MANFREDI 1990, p. 101 nn. D 20-D 21), uno con testa dalla capigliatura scomposta (Fig. 94 n. D 26) (ACQUARO,MANFREDI 1990, p. 102 n. D 26) e uno con testa con pileo (Fig. 94 n. D 27) (ACQUARO,MANFREDI 1990, p. 102 n. D 27), due pareti (Fig. 94 nn. D 29, D 31) (ACQUARO,MANFREDI 1990, p. 103 nn. D 29, D 31) e un orlo di bracieri (Fig. 94 n. D 33) (ACQUARO, MANFREDI 1990, p. 104 n. D 33), e un elemento decorativo con incisioni curvilinee in avorio (Fig. 94 n. E 20) (MANFREDI 1990a, p. 114 n. E 20).
individuato e iniziata l’esplorazione del tofet409 e dei settori posti a «Est-sud-est [della] vecchia casetta […]» e a «Nord [della] vecchia casetta»410. Nei giornali di scavo preservati non è presente alcuna indicazione precisa che chiarisca tali indicazioni: è plausibile che le spiegazioni necessarie alla comprensione delle diciture delle aree indagate fosse stata data all’inizio dei rapporti giornalieri o in occasione delle prime battute dell’esplorazione in tali zone. In mancanza anche della documentazione grafica di dettaglio prodotta, l’individuazione delle evidenze riportate alla luce in questi due settori con aree puntuali dell’abitato è stata possibile integrando le descrizioni di scavo sopravvissute con l’osservazione diretta sul sito, con le foto aeree esistenti dell’area urbana e con i dati provenienti dalla guida del sito di G. Pesce che in alcuni casi fornisce delle corrispondenze tra la sua numerazione degli edifici e quella dei singoli ambienti data dai suoi assistenti in corso di scavo411. È stato così possibile avanzare delle ipotesi interpretative anche riguardo ai vani per i quali non viene fornita alcuna indicazione scritta da parte dello scavatore.
Per il primo dei due settori indicati, si tratta dell’area ubicata a Sud della strada decumana, la cui lastricatura è andata del tutto perduta e che si segue attraverso il percorso della cloaca, che si diparte dalla tratto meridionale della piazzetta antistante al Castellum aquae proseguendo verso Ovest412 (Fig. 95). In particolare, l’indagine risulta attestata a partire dal vano n. IV fino al n. XX: lo scavo ebbe inizio dall’angolo nord-occidentale dell’area in esame proseguendo verso Est e interessò, comprendendo anche i vani nn. I-III che verosimilmente dovettero essere esplorati nel periodo immediatamente precedente a quello documentato, i complessi indicati dallo studioso con i nn. 17-18 e nn. 33-37413. Procedendo
409 In questa sede si tralasceranno gli interventi che dagli anni Sessanta agli anni Novanta del
secolo scorso rimisero in luce le evidenze archeologiche presenti sulla collina di Murru Mannu, essendo questo lavoro focalizzato sullo studio dei resti presenti nell’area centrale dell’abitato individuata finora, pertinenti alle strutture ritenute da G. Pesce di tipo residenziale. Per le esplorazioni del tofet e più in generale di tutta l’area di Murru Mannu si rimanda alla letteratura specialistica: si vedano le trattazioni generali di sintesi PESCE 1966b, pp. 86, 167-171; ACQUARO, FINZI 1986, pp. 25, 29-46; ACQUARO, MEZZOLANI 1996, pp. 22-23, 48-61. Per lo studio delle urne rinvenute nel corso degli scavi condotti da G. Pesce presso il tofet si veda ACQUARO 1989. Per brevi notizie sullo scavo degli anni Sessanta del secolo scorso si veda PESCE 1963, p. 142. Per i dati specifici delle campagne archeologiche susseguitesi sulla collina di Murru Mannu si veda da ultimo Tharros XXIV e bibliografia precedente.
410 ASSACO-Giornale di Scavo del 6.10-62.
411 È stato possibile circoscrivere a questa e alla successiva campagna di scavo tali corrispondenze
in quanto è solo da questo momento che gli ambienti vengono numerati con numeri romani piuttosto che con quelli arabi, com’era usuale fino alle esplorazioni del 1960.
412 MARANO 2014a, pp. 82-83.
secondo l’ordine seguito nel corso dell’esplorazione, la prima area che si incontrò è la n. 37, costituita da un unico ambiente indicato con il n. I, delimitata da murature irregolari ritenute il risultato di rifacimenti di varie epoche: all’interno vennero individuati una canaletta lungo il lato orientale che defluiva verso la cloaca sottostante alla strada decumana adiacente e un pozzo a sezione cilindrica rinvenuto chiuso da un bacile di basalto414 (Fig. 96). Oltre la parete lunga orientale, si individuarono i due ambienti nn. II-III, costituenti, secondo lo studioso, l’edificio n. 36: dei vani si è preservato solo parzialmente il piano pavimentale in battuto di ciottoli e pietre, mentre le murature sono in gran parte irregolari, a eccezione di un tratto dove è tuttora osservabile la tecnica a telaio costituita da blocchi squadrati di arenaria di varia forma messi in opera con malta di fango415 (Fig. 96, sulla sinistra). Inoltre, lo studioso nel vano più occidentale riscontrò che «a m. 1,80 dall’angolo e a m. 0,95 in alto sul pavimento si apre una nicchietta a sezione rettangolare, larga m. 0,80 profonda m. 0,35, intonacata [che] funzionava forse da larario o forse da ripostiglio»416. Riguardo ai due vani nn. IV- V417 risulta più difficoltosa l’individuazione puntuale: si ipotizza possa trattarsi dei vani posti a Sud dei precedenti, facenti parte dell’edificio n. 38, sulla base della presenza di un «[…] pavimento a ciottoloni […]»418, dato che proseguendo verso Est lo scavatore dà notizia dell’esplorazione degli ambienti dal n. VI a seguire. I vani contrassegnati in corso di scavo con i nn. VI-X419, vengono attribuiti dallo studioso al complesso n. 35, anche se la corrispondenza precisa di ognuno con le evidenze sopravvissute non è molto chiara. Secondo le descrizioni sopravvissute, è probabile che il vano n. VI corrisponda all’ambiente sud- occidentale del complesso caratterizzato da un «[…] pavimento in parte conservato […] con piccoli ciottoli e calce calva»420. Secondo lo studioso,
414 PESCE 1966b, pp. 122-123. 415 Ivi, pp. 121-122.
416 Ivi, p. 122.
417 Lo scavo dei due ambienti ha permesso il recupero di un certo quantitativo di materiale
archeologico. Per i reperti archeologici rinvenuti nei due vani, si vedano le Schede nn. 4 e 5 dell’Appendice.
418 ASSACO-Giornale di Scavo dell’8.10.62.
419Per i rinvenimenti archeologici provenienti dall’ambiente n. VII, nel quale non è stato
individuato il pavimento e dove si sono riscontrate alcune tracce di cava, si veda la Scheda n. 7 dell’Appendice. Riguardo al materiale archeologico individuato nel vano n. VIII, di piccole dimensioni e per il quale si ipotizzò che potesse trattarsi di un corridoio, si veda la Scheda n. 8 dell’Appendice. A proposito dei reperti provenienti dal vano n. IX, si veda la Scheda n. 9 dell’Appendice. Infine, per i rinvenimenti provenienti dall’ambiente n. X, si veda la Scheda n. 10 dell’Appendice.
l’accesso doveva avvenire da un varco senza soglia osservato nella parete orientale che conduceva in un’altra stanza, a sua volta accessibile da un’area posta oltre la parete settentrionale, dove si osservò «[…] una macina di arenaria spezzata in cinque pezzi e un grande bacile di terracotta rossa […] affondato nel suolo»421.
Successivamente, lo scavo interessò l’area occupata dal complesso n. 34 prima e n. 33 poi (Figg. 8, 95): in particolare, il primo è costituito da quattro vani, numerati durante le indagini con i nn. XI-XIV, ai quali si accede dalla strada decumana che immette nel vano nord-orientale. In quest’ambiente, il n. XIII422, è presente una cisterna del tipo a bagnarola, scavata nel banco roccioso con orientamento Est- Ovest, della quale permane la copertura, visibile solo parzialmente per la presenza di lacerti della pavimentazione originaria della stanza, che lasciano a vista tre lastre poste a piattabanda, su due delle quali è possibile osservare la bocca d’attingimento. Inoltre, si ricorda la presenza di un tratto di canaletta, costituita da coppi di terracotta, collegata con l’apparato idrico, che sfocia forse all’altezza della lastra di chiusura più orientale423. Doveva essere pertinente a tale apparato idrico anche una vera basaltica con bocca circolare e perimetro quadrangolare, rinvenuta in quattro frammenti distinti in uno dei vani adiacenti424. Da questo vano un varco permette il passaggio all’ambiente n. XI425, posto nella parte nord- occidentale del complesso: attestati alcuni resti dell’antico pavimento in battuto di ciottoli di arenaria e di basalto e caratterizzato dalla parete orientale regolare di blocchi di arenaria di medio formato eretta al di sopra di un vespaio di ciottoli basaltici, si ricorda anche per la presenza in un angolo di «[…] un focolare costruito con lastroni di arenaria infitti nel suolo e pavimentato con embrici e frammenti vari»426. Questo ambiente dà a sua volta accesso a quello retrostante, il n. XII427, ubicato a Sud, il quale presenta resti del pavimento in cocciopesto, la
421 PESCE 1966b, p. 121. Per i materiali archeologici rinvenuti in tale vano, si veda la Scheda n. 6
dell’Appendice.
422 Per i reperti individuato durante lo scavo del vano n. XIII, si veda la Scheda n. 13
dell’Appendice.
423 PESCE 1966b, pp. 119-120; BULTRINI, MEZZOLANI, MORIGI 1996, pp. 120-121. La cisterna,
numerata con il n. 1 in corso di scavo (ASSACO-Giornale di Scavo del 20.10.62), corrispondente al n. 14 del censimento svolto nel secolo scorso (BULTRINI, MEZZOLANI, MORIGI 1996, p. 120). Riguardo al materiale individuato nella cisterna, si veda la Scheda n. 13 dell’Appendice.
424 BULTRINI, MEZZOLANI, MORIGI 1996, p. 121.
425 Per i reperti archeologici provenienti nell’ambiente n. XI, si veda la Scheda n. 11
dell’Appendice.
426 PESCE 1966b, p. 120.
427 Per il materiale archeologico rinvenuto nell’ambiente n. XII, si veda la Scheda n. 12
parete orientale come la suddetta mentre le altre vennero erette con la messa in opera di ciottoli e schegge428. Sull’apparato murario orientale, tra questi due ambienti, venne identificata una base di colonna in basalto frammentaria e si ricorda il rinvenimento, nelle adiacenze, di una seconda, in arenaria, sulla quale è osservabile un incavo per l’innesto del fusto429. Infine, nell’area sud-orientale di tale complesso è il vano n. XIV430 nel quale «in un angolo rimangono due pietre fitte nel terreno [che] da[nno] tutta l’impressione si tratti di un caminetto o focolare come all’ambiente n. XI»431.
Per quanto concerne il secondo complesso esplorato, il n. 33, G. Pesce riferisce la pertinenza di quattro vani numerati con i nn. XV-XVIII (Fig. 98): caratterizzati da murature irregolari di blocchi di medio formato, in due di questi, i nn, XV e XVI, lo scavatore osservò avanzi di una pavimentazione a lastre di basalto e di arenaria e individuò nel vano n. XV «[…] un grande frantoio di arenaria forse per uva, con una tacca sull’orlo, lunga m. 0,30 e larga [m.] 0,13 e un’altra lunga m. 0,04, per rovesciare il liquido […] collocata sopra un apposito letto di ciottoli basaltici»432; nell’ambiente n. XVI «sul muro di fronte a quello di facciata […] il maschio di una macina in basalto con guarnizioni in piombo»433; nella stanza n. XVII «[…] [contro] il muro di fondo […] una grande macina di arenaria […]»434 e nell’area n. XVIII «[…] una base sormontata da un fusto liscio di colonna»435 (Fig. 98). Inoltre, lo studioso riferisce che in quest’ultimo ambiente, interpretato al tempo delle indagini come cortile, ci fosse un pozzo purtroppo non indagato a causa della scoperta del tofet e della sua successiva esplorazione436.
Il saggio comprese anche alcuni complessi affacciati sulla strada cardinale adiacente, precisamente i nn. 17-18, indicati nella documentazione di scavo
428 PESCE 1966b, p. 120. 429 Ivi, pp. 120-121,
430 A riguardo del materiale archeologico rinvenuto, si veda la Scheda n. 14 dell’Appendice. 431 ASSACO-Giornale di Scavo del 24.10.62.
432 PESCE 1966b, p. 119. A riguardo dei reperti archeologici rinvenuti, si veda la Scheda n. 15
dell’Appendice.
433 PESCE 1966b, p. 119. Per il materiale archeologico identificato nel vano n. XVI, si veda la
Scheda n. 16 dell’Appendice. Riguardo alla macina di arenaria identificata nel corso delle esplorazioni (ASSACO-Giornale di Scavo del 23.10.62), se ne perdono le tracce nella guida agli scavi dello studioso. In tale sede, venne data notizia di una macina nel medesimo materiale in riferimento al vano n. XVII, la quale però non è affatto citata nel giornale di scavo. Appare possibile che possa trattarsi dello stesso reperto, per il quale venne riportata, quindi, unicamente la dicitura errata del luogo di rinvenimento, nei diari di scavo o nella guida del sito.
434 PESCE 1966b, p. 119. A proposito del materiale archeologico individuato nell’ambiente n. XVII,
si veda la Scheda n. 17 dell’Appendice.
435 PESCE 1966b, p. 118. A riguardo dei reperti rinvenuti in tale ambiente, si veda la Scheda n. 18
dell’Appendice.
rispettivamente con i nn. XIX437 e XX438: il primo, generalmente interpretato come bottega, del quale sopravvive ben poco degli apparati murari e del quali si osservarono alcune tracce di un pavimento a cocciopesto, risultò interessante per la presenza di una cisterna a bagnarola, la n. 12, con copertura a doppio spiovente, lacunosa nella parte centrale (Fig. 100). Scavata nella roccia con orientamento Est-Ovest, è caratterizzata da un paramento murario costituito da blocchetti di varie dimensioni, rivestito da due strati d’intonaco investiti, sul finire del secolo scorso, da un’opera di restauro che ha previsto anche la chiusura, per mezzo di ciottoli misti a cemento, dell’imboccatura di attingimento439. È documentata anche una canaletta in piombo, incassata nella pavimentazione, che, connessa a un tubo verticale di cui non rimane alcuna traccia, adduceva l’acqua verso l’impianto idrico suddetto440. Riguardo al secondo dei due complessi, lo scavatore ritiene che si tratti di una bottega, ormai priva dell’originario piano pavimentale e con murature su cui si conservano tracce di due strati di intonacatura, il più esterno dei quali conserva tratti di policromia in rosso. Interessante anche il rinvenimento di un pilastro, conservato per due blocchi sovrapposti, che secondo lo studioso doveva fungere da sostegno per il soffitto441 (Fig. 101).
Si ricorda anche l’individuazione di «[…] un grande pozzo di forma quadrangolare, che con tutta probabilità doveva essere un pozzo pubblico, poiché da come si presenta sembrerebbe che dalla strada un corridoio ci conducesse al pozzo […]»442. Numerato con il n. II in corso di scavo443, appare possibile, sulla base delle evidenze presenti in tale settore, che possa trattarsi del complesso n. 19, adiacente ai due precedentemente esaminati (Figg. 8, 102).
Per quanto riguarda la seconda delle due aree di scavo di questa campagna archeologica, posta a «Nord [della] vecchia casetta», si tratta del tratto di fortificazione presente alla base della collina di San Giovanni444 (Fig. 103), la cui
437 Riguardo al materiale recuperato nell’ambiente n. XIX e nella cisterna a bagnarola, si veda la
Scheda n. 19 dell’Appendice.
438 A proposito dei reperti identificati nel vano n. XX, si veda la Scheda n. 20 dell’Appendice. 439 PESCE 1966b, pp. 107-108; BULTRINI,MEZZOLANI,MORIGI 1996, pp. 119-120.
440 PESCE 1966b, p. 108. 441 Ibidem.
442 ASSACO-Giornale di Scavo del 5.11.62. Per i materiali provenienti dal pozzo (Fig. 99 n. A 17),
si veda la Scheda n. 21 dell’Appendice.
443 ASSACO-Giornale di Scavo del 7.11.62.
444 Nel corso dell’esplorazione di questo settore venne recuperato un cospicuo quantitativo di
materiale ceramico: in questa sede, data la vastità di attestazioni, si ricordano i reperti di maggior rilievo. Riguardo al materiale rinvenuto a «Nord [della] vecchia casetta», si veda la Scheda n. 1dell’Appendice e si veda la Fig. 99 nn. A 33, A 53, A 87, A97, A 135, A 142, A 145.
esplorazione proseguì nel corso della successiva campagna di scavo445. Già in questo primo intervento tornarono alla luce alcuni pinnacoli lapidei ad orlo arcuato sparsi sul terreno446 e numerosi blocchi in arenaria in situ per i quali venne iniziata una prima operazione di tracciamento, in direzione del saggio svolto, nelle adiacenze, durante la precedente missione archeologica 447 . Inquadrata, nel corso degli scavi, alla fase punica448, è stata oggetto di un rinnovato studio strutturale sul finire del secolo scorso che ha portato, oltre all’elaborazione di una planimetria di dettaglio dei resti (Fig. 104), anche a una rivisitazione cronologica.449
1.1.8 Campagna di scavo del 1963
Il 15 maggio 1963450 ebbe inizio l’ottava campagna archeologica sistematica nell’abitato di Tharros, documentata dai giornali di scavo fino al 23 luglio ma attestata da reperti, oggetto di studio nella seconda metà del secolo scorso, fino al mese di ottobre451. Tale indagine452 interessò i settori indagati nel corso della
445 Cfr. infra.
446 PESCE 1964, p. 138; ID. 1966a, p. 144. 447 Cfr. supra.
448 PESCE 1966b, p. 166; BARRECA 1978, p. 118. Si veda anche TORE 1986. 449 GIORGETTI 1993, pp. 231-238. Cfr. infra.
450 Nonostante l’inizio ufficiale della missione venga attestato dai giornali di scavo, alcuni reperti
riportano il giorno del loro ritrovamento, anteriore a tale data, che quindi vanno considerati probabilmente unicamente come rinvenimenti sporadici: si tratta di un frammento di matrice raffigurante una figura femminile stante, trovata il 6 maggio, un frammento di testina femminile con orecchini, rinvenuta il 10 maggio, e un frammento di matrice circolare raffigurante delle palmette, ritrovata il 12 maggio (Fig. 105 nn. A 9, A 52, A 170) (UBERTI 1975d, p. 50 n. A 170; MANCA DI MORES 1990, p. 32 n. A 9; p. 43 n. A 52).
451 Si tratta di un frammento di lastrina in argilla raffigurante una figura femminile con bambino in
braccio, rinvenuta l’11 agosto (Fig. 105 nn. A 9, A 132) (MANCA DI MORES 1990, p. 63 n. A 132), una testina maschile con barba e baffi con tracce di pittura rossa e nera, ritrovata il 17 agosto (Fig. 105 nn. A 9, A 137) (UBERTI 1975d, p. 45 n. A 137) e una statuetta con occhi a pastiglie applicate, rinvenuta il 26 ottobre (Fig. 105 nn. A 9, A 75) (MANCA DI MORES 1990, p. 48 n. A 75).
452 Si ricordano alcuni reperti rinvenuti nel corso di tale campagna archeologica per i quali non è