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Il quartiere centrale: l’Area VII (nn 54-60)

2. Analisi urbanistica e architettonica dei quartieri residenziali dell’abitato di Tharros

2.2 Il quartiere centrale a ridosso delle aree sacre

2.2.2. Il quartiere centrale: l’Area VII (nn 54-60)

L’Area VII, occupata dai complessi contrassegnati da G. Pesce con i nn. 54-60 ubicati a Ovest del tempio “a pianta di tipo semitico”906 (Figg. 8, 65), è stata indagata nel corso della campagna di scavo del 1960907. Questa è delimitata da due strade decumane lungo i lati settentrionale e meridionale, rispettivamente la prima che la separa dall’Area VI e la seconda dall’Area VIII, e dalla via cardinale sul lato occidentale. Mentre nella parte orientale risulta chiusa dal tempio “a pianta di tipo semitico” a cui appare precisamente connessa, come evidenziato anche per l’Area VI precedentemente esaminata in riferimento al tempio “delle semicolonne doriche”. Infatti, gli assi stradali ne circoscrivano l’estensione alla medesima occupata dall’area sacra con la quale verosimilmente doveva essere correlata908. Non è possibile affermare con certezza se tra il tempio e il quartiere di ambienti dovesse esservi una strada che permetteva di accedere ai vani posti al margine orientale ma non è un’ipotesi da tralasciare data la presenza di alcuni tratti di canali intagliati nella roccia collegati con le cloache presenti al di sotto dei decumani che delimitano l’area lungo i lati settentrionale e meridionale. Va tenuta in considerazione anche la completa chiusura, nell’ultima fase di occupazione, del lato meridionale degli ambienti ritenuti pertinenti al complesso n. 58, addossati al decumano, il cui accesso quindi doveva avvenire presumibilmente dal lato orientale. Tale ipotesi non è verificabile a causa della distruzione degli apparati murari che dovevano delimitare gli spazi lungo tale fronte sia in questo settore sia nella parte settentrionale dell’Area VII, dove si osservano unicamente rare tracce di resti di murature irregolari costituite da materiale di recupero principalmente in basalto.

906 PESCE 1966b, pp. 134-135. 907 Cfr. supra.

Anche per quest’area lo scavatore ritenne che fosse occupata da unità abitative ma da un’osservazione autoptica appare evidente la similarità di tale zona con quella adiacente al tempio “delle semicolonne doriche”. Infatti, il settore risulta costituito da alcuni ambienti affiancati e non comunicanti nella maggior parte dei casi, che non sembrano riconducibili a dei complessi definibili. Si è riscontrata un’unica eccezione lungo il lato settentrionale, dove si è evidenziata la presenza di quattro ambienti pertinenti a un complesso, contrassegnato dallo scavatore con il n. 56909 (Figg. 8, 65). Nell’esame di tale edificio non va tralasciata la presenza, oltre la parete meridionale, di una scalinata in parte ricavata nel banco roccioso (Fig. 69): questa, alla quale si doveva accedere dalla strada decumana che delimita l’intera area lungo il lato meridionale, è costituita da sei gradini, dei quali i primi due sono conservati solo in parte e sono costituiti uno da due blocchi in arenaria sconnessi e l’altro da un elemento in basalto riadoperato per tale scopo, mentre gli altri quattro sono ricavati nel banco roccioso. Tra questi, il primo è preservato unicamente nella parte occidentale mentre gli altri occupano l’intera larghezza del vano (Fig. 69). L’interesse dell’ambiente con la scalinata in relazione al complesso n. 56 è dato dal rifacimento che ha interessato l’apparato murario posto in fondo a tale spazio (Fig. 280), sul lato opposto della gradinata, che funge anche da parete meridionale dell’edificio citato. Infatti, il confronto con gli altri apparati murari ha permesso di evidenziare come si tratti in realtà di una ristrutturazione più tarda rispetto al primo impianto del complesso. Infatti, la scalinata, discendente dal piano del decumano verso l’interno del settore, doveva permettere di raggiungere il piano di calpestio dell’area antistante dalla quale si doveva accedere con ogni probabilità al complesso n. 56, posto oltre il lato settentrionale, per mezzo di un varco non mantenuto dopo i rifacimenti strutturali. Il pavimento dell’edificio, infatti, andato completamente distrutto, tanto che lo scavo ha raggiunto il banco roccioso, doveva essere a una quota paragonabile con quella della vera basaltica del pozzo presente nel vano sud-orientale del complesso, quindi raffrontabile con quello dell’ambiente munito di scalinata. È da escludere, invece, almeno nella fase più antica precedente alla chiusura del lato meridionale, che vi fosse un accesso dalla strada decumana posta oltre la parete settentrionale, a causa del dislivello riscontrabile rispetto ai vani dell’edificio. Non è da tralasciare la possibilità che al momento della chiusura del lato

meridionale fosse stato realizzato un accesso lungo la parete settentrionale e che il raggiungimento del piano di calpestio del complesso dovesse essere garantito da gradini o che vi fosse stato un innalzamento del piano pavimentale al momento dei rifacimenti che interessarono il complesso. Anche la presenza di un pozzo nel vano sud-orientale (Fig. 67) porta a sostenere che l’ingresso dovesse essere dalla parte meridionale: infatti, una sistemazione simile degli spazi si è riscontrata anche nell’edificio n. XX ubicato nell’Area III910 e più in generale il punto di approvigionamento dell’acqua è quasi sempre riscontrabile, nel sito, nel vano di accesso agli edifici.

Inoltre, un ingresso dalla strada decumana settentrionale non è un’ipotesi da respingere totalmente in un momento successivo al primo impianto anche sulla base di un confronto con il vano adiacente, posto oltre il lato occidentale, che conserva in situ la soglia basaltica d’accesso dal decumano posto oltre il lato settentrionale, nonostante il dislivello riscontrabile fino al banco roccioso sul quale doveva essere stato realizzato il piano pavimentale.

Un innalzamento del piano di calpestio risulta comunque attestato nell’Area VII, se si osserva lo spazio adiacente al tempio “a pianta di tipo semitico”, ubicato oltre il limite occidentale. Infatti, nei pressi della cisterna n. 7 è possibile osservare la sovrapposizione di due piani pavimentali: il più recente, di colore bianco, conservato in parte sulle lastre di copertura della cisterna e oltre il lato orientale della stessa, è riconducibile agli strati preparatori di pavimenti di cocciopesto riscontrati anche il altri punti del sito911; mentre il più antico è visibile solo per un tratto molto ridotto nella parte orientale del vano nel punto dove si interrompe il precedente che lo ha obliterato (Fig. 70). Anche se si tratta di un piccolo lacerto, è possibile comunque ricondurlo al pavimentum punicum: tale evidenza risulta rilevante nella comprensione dei momenti di sfruttamento di tali spazi nel corso dell’occupazione del sito e si somma a un’altra attestazione riferibile alle fasi più antiche «puniche»: si ricorda infatti la notizia riportata dallo scavatore del rinvenimento di «duecento vasi punici intatti»912 individuati all’interno del pozzo ubicato nella parte orientale del tempio “a pianta di tipo semitico” (Fig. 65).

910 Cfr. supra. 911 Cfr. supra.

I continui rifacimenti nel settore in esame sono testimoniati anche dalle ristrutturazioni degli impianti murari: infatti, nella parte sud-orientale dell’Area VII, si riscontra la convivenza di murature costituite da blocchi in arenaria messi in opera per filari regolari, con tracce di intonaco dipinto, con altri più irregolari formati da blocchi di dimensioni e di materiale vario e con ulteriori molto più irregolari costituiti quasi esclusivamente da elementi in basalto recuperati da altri complessi e riadoperati, riferibili con ogni probabilità alle fasi più tarde di occupazione di tali spazi (Figg. 70, 176).

Inoltre, è possibile che anche gli ambienti presenti in quest’area fossero dotati di un piano superiore ma i resti archeologici sopravvissuti non permettono di appurarne l’esistenza, sia a causa della spoliazione che il settore ha subito ma anche per l’attività di cava di materiale edilizio riscontrata in alcuni punti del banco roccioso affiorante, come nella parete posta a Ovest della scalinata e nei vani del complesso n. 56 (Figg. 135-136) . Tali operazioni hanno compromesso notevolmente la comprensione delle zone di tale settore, che in qualche caso non presentano più alcuna traccia di quella che doveva essere la scansione degli spazi originaria, conservando unicamente il bancone roccioso affiorante.