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F ig li m ie i in Cristo carissim i,
Siamo al principio eli un nuovo anno scolastico; sentirei un vuoto nel mio cuore, se io non lo cominciassi, almeno in ispirito, in v o stra com pagnia. Verrò adunque esponendovi alcune im pressioni ed alcuni pensieri, che tendono al bene della n o stra P ia Società e a meglio conseguire il fine dal Signore prefissole.
Come ben sapete, io visitai nello scorso anno buona p a rte delle Case che la Divina Provvidenza ci volle finora affidare. Ebbi occasione di tratten e rm i in particolari ed in generali adunanze con gran num ero dei n o stri buoni e benem eriti Cooperatori; e potei rilevare qual grande concetto del nostro am ato P ad re Don Bosco si abbia da essi, ed anche da coloro che non appartengono in nessun modo alla n o stra P ia Società. Vi posso assicurare che fu una delle mie grandi consolazioni il vedere q u an ta venerazione si ha per ogni p a rte verso di lui e q u an ta fiducia nella su a potente intercessione; come pu re mi riem piva di gaudio il racconto che p er ogni dove udiva di grazie, ottenute m ediante ricorso a lui. A noi poi, come figli di tanto Padre, dovunque siam conosciuti, si professa grande stim a, ed in ogni città si vorrebbero Collegi, Istitu ti, Oratorii da noi d iretti. Questo io dico, non per van a ostentazione, m a per anim arci a corrispondere il meglio possibile a ta n ta stim a e fiducia che si ripone nelle povere nostre fatiche e sollecitudini;
e noi corrisponderem o tanto meglio, quanto più cercheremo di essere fedeli ad osservare le esortazioni, tradizioni ed esem pi del nostro compianto Padre Don Bosco.
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A ltra consolazione, che provai ne’ miei viaggi, fu quella eli veder le n o stre Case tu tte bene avviate^ tu tte sovrab
bondanti di allievi ed in tu tte scorgere un generale impegno nel personale, per compiere bene i proprii doveri, osservando Je Regole e le buone usanze di n o stra P ia Società. T u ttav ia non posso fare a meno di segnalarvi alcune cose che tro vai m ancanti in qualcuna delle nostre Case, raccom andando caldam ente di volerle in avvenire praticare.
Prim ieram ente trovai notevole trascu ran za nel Canto Gregoriano, che pure è il canto della C hiesa, quello che specialm ente dovrebbe essere da noi coltivato. Vidi che si dà m olta im portanza alla m usica vocale, si im piega molto tempo per farla im parare, e talvolta anche a danno dello occupazioni principali, ed intanto non si conosce quasi affatto il Canto Gregoriano, non se ne tiene conto alcuno, e q u al
che cantore di m usica si crederebbe umiliato, coll’acconciarsi a can tar le antifone dei Vespri e qualche M essa in Canto fermo. Questo è un torto gravissim o che si fa al canto ecclesiastico. Il nostro am atissim o D. Bosco ebbe sem pre a cuore l’insegnam ento di questo canto; egli stesso lo in
segnava, finché le molteplici occupazioni non glielo vie
tarono, e non am m etteva nessuno alla m usica, se prim a non avesse compiuto il corso del Canto fermo. Soleva dire che nulla im porta che i n ostri allievi non sappiano la m u sica; m a che im porta m oltissim o che sappiano il Canto Gregoriano, giacché conoscendo questo canto, al rito rn a r ne’ loro paesi, sono per se stessi invitati a p ren d er p a rte alle sacre funzioni e riusciranno di aiuto ai P arroci e di edificazione ai com paesani, ciò che difficilmente suole a v venire se si conosce solam ente la m usica. Egli p u r e , a dar m aggior incitam ento al Canto G regoriano, diede al nostro dilettissim o Confratello Monsignor Cagliero espresso incarico di provvedere un metodo per im p arar il Canto fermo, animandolo a prom uoverne lo studio quanto meglio potesse. So che in vari S tati cattolici si fa a ttu alm en te
diligente studio di questo can to , e in collegi di grande reputazione, lasciata a p arte la m u sic a , si applicano giovani allievi allo studio del Canto Gregoriano.
Desidero p ertan to che nei nostri Collegi, Ospizi ed Ora
tori festivi s ’insegni a tu tti, studenti ed artigiani, il Canto fermo. S’incominci dal metodo sovradetto di Mons. Cagliero, e si vada av an ti a farne studi più profondi, a m isu ra della capacità degli allievi. Si avvezzino ad eseguirlo con accom
pagnam ento di organo o di armonio, ed anche senza tale accom pagnam ento, affinchè, dovunque abbiano a recarsi i nostri giovani, possano fare convenientem ente la loro p arte nelle sacre funzioni; s ’insegnino i vari to n i; si facciano apprendere le Messe dei vivi e dei defunti del Graduale, e si addestrino ad in to n ar da soli le antifone. N ostra santa ambizione dev’essere quella che le sacre funzioni, ordinarie e straordinarie, siano eseguite con decoro, riguardo al canto ecclesiastico. Si eviti l’usanza di scegliere le voci migliori per la m usica, lasciando le meno belle pel Canto fermo.
Bensì le une e le a ltre si avviino ad eseguire divotam ente e decorosam ente il Canto Gregoriano, non solo in coro o su ll’orchestra, m a anche dalla m assa degli allievi. So che in alcune n o stre Case si vanno eseguendo funzioni in Canto Gregoriano, colla conveniente distinzione delle varie voci e dei varii cori, in modo da nulla lasciar invidiare alla m u sica, e forse con m aggior fru tto spirituale delle anime.
Quanto alle funzioni in m usica non occorre im pararne tante, nè si faccia p e r esse troppa sp e sa : quando se ne im pari una, o tu tto al più due per anno, ce n ’è abbastanza.
Anche nelle M esse in m usica siavi sem pre un scelto coro p er cantare in Canto fermo l’introito, il G raduale, l’Offer
torio ed il Communio, e nei Vespri le antifone.
Siamo al principio dell’anno scolastico: sia impegno di tu tte le Case d’incom inciare tosto l’insegnam ento del Canto fermo, anche p e r quei che già conoscono la m usica; s’ado- prino i Superiori di ciascuna Casa di farlo debitam ente
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apprezzare ed am are; i M aestri di m usica studino anch’essi, e si adoprino per ben insegnare il Canto Gregoriano ; sa rà questo non solo un g ra n piacere per m e, m a un lodevole ossequio all’am atissim o nostro Padre D. Bosco, anzi alla Chiesa ste ssa n o stra m adre.
A ltro difetto, che trovai in alcune to s e , fu l ’irre g o larità nella scuola di teologia e di sacre cerimonie pei chierici.
Non mi arresto a far rilevare g l’inconvenienti che sorgono da tale irregolarità e trascu ran za, per la scienza di cui m aggiorm ente abbisognano i chierici ed anche p er lo spi
rito ecclesiastico; facilm ente ciascuno può conoscerli. Non si dica che i chierici possono studiare da sè, giacché g ran differenza vi p assa tra uno studio fatto da solo e quello fatto dietro regolare insegnam ento, tanto p er l’applicazione, quanto per l’intelligenza delle scienze teologiche. I D irettori vigilino affinchè g l’incaricati di tale scuola la facciano re
golarm ente nei giorni ed ore fissate, evitando loro ogni a ltra occupazione in tal tempo ; g l’insegnanti siano p u n tu ali a soddisfare coscienziosamente a questo loro im portante compito, e gli studenti gareggino in diligenza nell’intervenire ad ogni lezione e ben im possessarsi delle m aterie scolastiche.
Sia poi impegno degli uni e degli altri di esau rire ogni anno tu tto il program m a fissato dal signor Consigliere sco
lastico; chè se qualche t e t t a t o rim anesse a stu d iarsi a ll’e
sam e d’estate, sia im m ancabilm ente stu d iato per l’esam e autunnale, a cui desidero che si dia tu tta l’im portanza.
Ricordiamoci che, fra tu tte le scienze, la teologia è la più necessaria, ed è dai sacerdoti che verranno i fedeli ad attingere i consigli e le norm e per ben regolarsi nei loro affari spirituali ed anche tem porali e p er g u ad ag n arsi la v ita eterna, come dice il profeta :
Labia sacerdotis custo- dient scienticim et legem requirent de ore ejus
,quia Angelus Domini exercituum est.
(Malach. II. 7).Una cosa poi, che si è n o ta ta da parecchi dei Superiori nello scorso anno scolastico, è la frequenza di p asseg g iate
L ettere d i T>. R u a .
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in ferrovia per divertim ento degli allievi. In questo ci vuole m olta discrezione. Il nostro am ato P adre ci procurava di quando in quando tali divertim enti, m a quelli erano quasi sem pre p a sse g g ia te a piedi, che servivano a sollevare lo spi
rito e giovavano m irabilm ente a rinvigorire le forze fìsiche, m entre lo scopo religioso delle m edesim e ed il contegno de’
suoi allievi recavano edificazione, dovunque andavano. Far v iag g iare in ferrovia è perdere quasi tu tto il vantaggio delle p asseg g iate, è u n divertim ento da signori, da persone co
mode, ciò che non siam nè noi, nè i n o stri allievi. Si veda adunque di te n ersi a ll’uso antico delle n o stre Case, di fare a piedi le lunghe passeg g iate per divertim ento degli allievi, ed anche q u este in q u a n tità lim itata, da non rendere diva
g a ti gli allievi stessi.
Eccovi quanto mi prem eva dirv i; vogliate accogliere in buona p a rte q ueste mie esortazioni, e tu tti uniti col vincolo della carità di Nostro Signor Gesù Cristo lavoriamo concordem ente e con zelo a prom uovere, ciascuno nelle pro
prie attribuzioni, la m aggior gloria di Dio ed il vantaggio delle anim e che il Signore ci volle confidare, evitando le g are, i p u ntigli, le mormorazioni e quanto si oppone a questa divina v irtù , p er essere fa tti degni di Colui che disse :
In hoc cognoscent omnes quia discipuli mei estis, si di- lectionem habueritis ad invicem.
Credetemi sem pre quale godo professarm i
F e sta di O g n issan ti, 1890.
Vostro aff. in G. e M.
Sac.
Michele Rua. P .S.
Sono lieto d i a n n u n ziarv i d ie , sta n te il m oltiplicarsi continuo delle n o stre Case, si dovette nelle scorse vacanze d istin g u e re l ’Isp etto ria ro m an a d a q uella che si denom inerà S icula e stra n ie ra .L a p rim a com prende le Case di R om a, F aen za, T e rra c in a e M acerata.
Il Sig. D . Cesare Cagliero ne è costituito Isp e tto re . L a seconda comprende le Case d ella S icilia colle a ltre di S p ag n a, A u s tria ed I n g h ilte rra . R im ane sem pre Isp e tto re il Sig. D. Celestino D urando.
O gni D ire tto re è in v itato a d a r le ttu ra a q u esta Circolare in confe
re n z a al p iù p re sto .
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