Pel nostro bene spirituale m i rim ane ancora a racco
m andarvi di bandire da tu tte le n o stre Case il giuoco delle carte. P er tacere le m olte ragioni della sconvenienza di questo giuoco fra di noi, b a sti dire che p er l ’applicazione dello spirito che esso esige, invece di un sollievo e di un a ricreazione, riuscirebbe più gravoso che ogni a ltra occu
pazione. Abbiamo ta n ti a ltri mezzi di ricrearci. Ricordiamo che il nostro buon P adre D. Bosco non perm ise m ai simili giuochi.
Ora veniamo a qualche norm a per la buona direziono dei giovani alle n o stre cure affidati. Debbo lam en tare che siasi in certi istitu ti introdotto l ’abuso di lasciar uscire gli alunni coi parenti che vengono a v isitarli. Chi non s a quanto siano dannose tali u sc ite ? Anche a costo di q u al
che sacrifizio, si abolisca q u esta usanza, si procuri ai p a renti tu tto l ’agio di tra tte n e rsi coi figli e, se fa d’uopo, si stabilisca in collegio un sito dove possan p ren d er cibo con essi, m a non si p erm etta che escano dall’istitu to .
La p u rità fra i nostri allievi dev’essere rig u a rd a ta come il tesoro più prezioso, perciò n essu n a vigilanza è soverchia quando si tr a tta di custodirla e di ten er lontano il vizio im puro. Fate in modo che si leg g a spesso e si riduca alla pra tic a il Capo VII, D ist. IV delle n o stre
Deliberazioni.
Si osservi specialm ente l’a rt. 466, cioè quando un giovane m algrado i rip etu ti avvisi, è recidivo, e con discorsi ed
Lettere d i D . B u a .
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opere cattive riesce di scandalo ai compagni, sia allonta
nato senza troppi rig u a rd i a raccom andazioni ed a van tag g i m ateriali. Seguiamo scrupolosam ente le tracce di D. Bosco, che non sapeva tollerare i lupi rapaci in mezzo al gregge.
Siccome in alcune nostre Case si hanno studenti e a r
tigiani ad un tem po, così è della m assim a im portanza che gli uni e gli a ltri siano tr a tta ti senza distinzioni e parzialità.
Mi avvidi essere in qualche Casa meno cu rati gli artigiani, e ciò m ’h a ferito al vivo, come certam ente avrebbe ferito I). Bosco che con ta n ta bontà am ava i suoi artigianelli.
A m a te li, sopportateli ed istru ite li meglio che per voi si possa nelle loro professioni. A ssicu ratev i che loro s ’insegni a lavorare non solo colle macchine, m a senza di esse, giac
ché così ordinariam ente loro toccherà lavorare quando sa ranno fuori delle n o stre Case. Yi ram m ento che, sia per e v itare g rav i disturbi, sia per d a r loro il vero nome, i n o stri laboratorii devono denom inarsi
Scuole professionali:
così scuola di sarto ria, di calzoleria ecc. Si sfugga poi ogni concorrenza riguardo agli operai del luogo ove si trova la Casa, nè m ai si prendano lavori ai pubblici appalti.
La v o stra ca rità si estenda pu re ai fam igli prendendo c u ra della loro religiosa istruzione e m orale progresso, ri
volgendo loro sovente la parola e m ostrando tener molto conto del loro lavoro.
È p u r p a rte della ca rità salesiana il tra tta re con riserbo e con risp etto le buone Figlie di M aria Ausiliatrice, le quali con tan to spirito di sacrifizio prestano l’opera loro in molte fra le n o stre Case. È nostro s tre tto dovere rig u ard arle come sorelle in G. C., evitare con loro ogni m aniera sg a r
b a ta od espressioni indelicate ed im periose, quali si u se
rebbero a persone di servizio, ed infine consideriamo come effetto della loro ca rità tu tto quanto esse fanno per noi, m ostrandocene riconoscenti. Veglino i Direttori perchè siano p ra tic a te le
norme per le relazioni colle suore di M. A.
(.
Delib
. Cap. XVIII, D ist. i)— 115 —
Sebbene già siano varii gli argom enti di cui ho tr a t
tato in q u esta m ia le tte ra circolare, tu tta v ia mi parrebbe m ancare ad un sacro dovere, se prim a di term inare io non ag giungessi qualche parola su ll’economia.
Leggendo la storia della n o stra P ia Società noi dobbiamo esclam are :
Digitus Bei est Me.
In ogni vicenda prospera od avversa, noi ravvisiam o ad ogni is ta n te la m ano della Provvidenza, che guidava D. Bosco e guida ora i suoi figli, e che con tenerezza m atern a provvede ad ogni nostro bisogno. Se ciò da un lato deve isp irarci som m a fi
ducia che l’assisten za divina non ci v e rrà m ai meno, deve pure d’altro lato farci riflettere seriam ente su ll’uso che noi facciamo di quei mezzi che la Provvidenza ci pone tra mano. Non dimentichiamo che D. Bosco ci prom ise la pro
tezione del cielo, fino a tanto che sarebbe s ta ta in onore fra noi la
-povertà.
Perciò venendo alla p ra tic a, vi raccomando u n ’a sse n n a ta economia nel vitto, vuoi pei Confratelli, vuoi pei giovani, sicché non vi sia troppa abbondanza, nè eccessiva parsim onia. Non facciamo viaggi se non per ne
cessità, e viaggiando ricordiamoci che facemmo voto di po
vertà. Si faccia ogni possibile risparm io nell’illuminazione, ne’ com bustibili e nelle costruzioni.
Si vegli perchè nelle nostre scuole professionali non si eseguiscano lavori di lusso e anche solo di qualche ele
g a n z a , se non quando sono ordinati da persone esterne.
Sotto pretesto di form are gli alunni, si porge occasione a varii Confratelli di m ancare di povertà nella ca lzatu ra e n el vestito, ed inoltre si adornano le Case salesiane di mobili che disdicono alla n o stra professione, e che talo ra non p o sse - dono neppure coloro a cui noi chiediamo l’obolo della carità.
Ma m entre io inculco lo spirito di p o v ertà e desidero u na ragionevole economia, sono ben lungi dall’approvare l’eccesso in cui cadono alcuni Confratelli, i quali prendono talm ente a cuore gli interessi della Casa loro, da m ancare perfino di carità verso gli a ltri istitu ti della m edesim a
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Congregazione. Dio ci g uardi da q uesta specie d’egoismo!
Non s ’abbia invidia se u n ’a ltra Casa è più bella e meglio fornita di mezzi pecuniali, più abbondante di allievi, poiché tu tte le Case appartengono alla fam iglia salesiana di cui noi siamo i m em bri.
Se vi è dato fa r qualche risparm io, affrettatev i d’in- viarlo all’isp etto re od al Capitolo Superiore, rallegrandovi di poter p er ta l modo venirgli in aiuto p er sostenere le im m ense spese che occorrono pel bene generale della no
s tr a P ia Società.
Il nostro carissim o D. Bosco aveva chiesta nella sua ordinazione sacerdotale l’efficacia della parola, ed il fru t
tuosissim o suo apostolato provò averlo il Signore esaudito.
Io, indegno suo successore, so di non avere m e rita ta un a grazia sì bella, m a vi supplico, o figli carissim i, di o tte
nerm ela sia con fervorose preghiere, sia collo scolpire nella m em oria e col p raticare le raccomandazioni che io vi vengo m an mano facendo a viva voce e per iscritto. Quali copiosi fru tti mi riprom etto, pel vostro spirituale profitto e pel bene dei n ostri g io v an etti, dalla buona accoglienza ch e , come spero, voi farete agli im portantissim i avvertim enti conte
n u ti in q u e sta m ia le tte ra !
Con q u esta dolce speranza nel cuore io imploro su di voi e su tu tti i v o stri lavori le più elette benedizioni del Signore e la protezione di M aria A u siliatrice, m entre mi dico nel Sacratissim o Cuor di Gesù
Torino, il 1° Gennaio 1895.
Aff.mo come Padre Sac.
Mic h e l e Ru a. P . S. I D irettori facciano lettura della presente nella più prossim a riunione di tu tti i confratelli, formandone argomento, se occorre, per varie altre conferenze.Giudico opportuno dare qui risposta alla dimanda fattam i da varie p arti sulle preghiere a farsi dopo la meditazione e la lettura spirituale secondo le Deliberazioni Capitolari : dopo la meditazione, si dica la pre
ghiera a M aria Ausiliatrice ; dopo la lettura, si dica la preghiera per la Comunione spirituale, seguita dal Pater, Ave, Gloria a s. Francesco di Sales col relativo Oremus
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