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canzonette cubane promesse a Pasolini; 94 un “quadernetto dell’impotenza poetica” che sia Forti sia Sereni sarebbero lieti di pubblicare; una curatela di Jarry per Theoria; 95 una nuova

edizione di traduzioni da Cendrars, tipograficamente più accogliente per i suoi lunghi o

lunghissimi versi;

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un’Eneide a più mani;

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persino la traduzione di Gunn, accettata nel ‘67

e approntata solo nel ‘79.

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Le corrispondenze editoriali, conservate in un’apposita

cartellina, sono un rosario di raccomandazioni, di promemoria di scadenze sempre

disattese, fino alle minacce di ritorsioni, di penali o a scoppi di sconforto editoriale: «non

vedo come potrai farcela per Pasqua», scrive Aldo Buzzi il 3 febbraio ‘69; «Pasqua è

arrivata ma la traduzione no», il 4 aprile; «Abbiamo grossi problemi contrattuali» il 27

giugno e così via. Lo stesso Erba, talvolta, pare consapevole dell’inconsistenza di tanti

proponimenti:

Io, come ti ho detto, sono un fervente manzoniano e la mia più grande ambizione fu sempre quella di scrivere il romanzo della mia lettura dei Promessi Sposi, il romanzo di una lettura che prende i miei anni tra i dieci e i venti e che si

di editore d’arte e letteratura, Libri Scheiwiller, Milano 1983, n.n.

91 Lettera del 23 agosto 1958: «Preparo un’antologia di scritti reazionari e controrivoluzionari. Mi suggeriscono gli scritti del principe di Canosa. Hai altri consigli?», BODINI, ERBA, Carteggio, p. 128. 92 Dopo le traduzioni di Cendrars del ‘61, per cui l’editore è molto soddisfatto (cfr. infra). Sembra che la

scelta di Jacob sia stata di Erba stesso, ma in ogni caso mai portata a termine.

93 Le prime sollecitate dall’autore in questione, le seconde propostegli proprio da Scheiwiller.

94 Forse il nome veniva dalla Maison de Cuba, porzione della residenza studenti parigina. Si stamperà, su “Officina”, invece, Il male minore, con una breve glossa.

95 Lettera con carta intestata edizioni Theoria, Roma, 19 febbraio 1983, Beniamino Vignola: «Sarei felice se Lei se la sentisse di curare il Dr. Faustroll di Jarry».

96 Roberto CICALA, «Irruzioni d’azzurro» nella nebbia padana: ricordi di Erba «tranviere metafisico», (87- 90), “Autografo” 56, 2016: «Progetta edizioni, senza mai fretta: per esempio è ricorrente l’idea di una nuova raccolta di versioni di Cendrars, rinviata per ragioni di diritti, prospettando “una rilegatura inconsueta” ad album “per i versi lunghi”», p. 89.

97 Zanzotto a Erba, Pieve di Soligo, 13 novembre 1961: «Carissimo, la casa Mondadori m’incarica di compiere un sondaggio per una traduzione dell’Eneide in équipe. Tra i dodici poeticui verrebbe affidato il lavoro tu non dovresti mancare. E penso che la cosa t’interessi. Tu potresti affrontare il libro IX; ma, se decidi di partecipare all’impresa dimmi eventuali altre preferenze».

accompagna alle scoperte, fra le altre cose, anche del paesaggio che hai visto un po’ tu, andando a Lecco, dove da ragazzo andavo a villeggiare: honeste apparenze… Qualche anno fa’ [sic] il Cailleux ha scritto una cosa assai bella, il romanzo della sua lettura di Proust, io temo che non metterò mai a segno, invece, quest’impresa letteraria.99

A volte gli echi dal fondo, non sono nemmeno facilmente ricostruibili: Mario Costanzo, in

una lettera del 4 settembre 1956: «c) PER HEMINGWAY: subito, mettiti subito,

subitissimo al lavoro. Ehi, che aspetti, non hai cominciato? Bang!»; Gorlier, nel ‘65: «Il

progetto Lowell-Porta mi sembra eccitante, dopotutto»; pesando inoltre l’impossibilità di

consultare le responsive: «una scelta di poesie di John Crowe Ransom. Perché non la

facciamo insieme, proponendola a Scheiwiller? Mi pare che Ransom potrebbe piacerti»,

Gorlier nel ‘63; a volte i pochi dettagli sono immaginifici: «ma dimmi piuttosto: come va il

romanzo? Ti giuro che mi interessa più di tutto il resto. Ci sei arrivato al fungo? Guai se

molli!», Portinari in uno scritto non datato. Dettagliatissima, con tanto di indici, ma

comunque evaporata nel nulla, la plaquette che Scheiwiller con alcuni testi di Erba e

un’appendice di traduzioni da Sponde, col titolo Rorate coeli.

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D’altronde sulla scrivania erbiana, piuttosto seria, piuttosto retrò, si assommano tre

ipotetiche scrivanie: quella di poeta, quella di studioso, critico e insegnante, quella di

traduttore, e il realizzato, sui tre fronti, resta comunque moltissimo. Il prete di Ratanà esce

per Scheiwiller, col Male minore dell’anno successivo, per Mondadori, vince il Cittadella,

nel ‘60; Erba allestisce, a scopo didattico, una raccolta delle poesie di uno fra i suoi più

amati autori, insignito del Nobel quell’anno (Saint-John PERSE, Scelta di testi, pro

manuscripto 1960). Poi nel ‘61 Cendrars, tradotto e prefato; un’introduzione all’amico

Simonotti Manacorda,

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un saggio su Reverdy, uno su Perse, un lungo intervento sulle

99 Erba a Giudici, Milano, 20 gennaio 1956, conservata presso il Centro Apice di Milano. Sull’ammirazione per il Manzoni cfr. anche numerose interviste [Mario CHIODETTI, Quella “linea lombarda” che partì da

Varese. Incontro con Luciano Erba, “Prealpina”, 12 luglio 2002: «Comunque, il più grande era

Manzoni»; REGAZZONI, Erba poeta segreto: «Avrebbe voluto scriverlo lui, il Cinque maggio (che bravo Manzoni, tutti quegli sdruccioli…)»; Franco MANZONI, Luciano Erba: manca ai docenti la preparazione

tecnica sui versi, “Corriere della sera”, 7 ottobre 2002: «la poesia più bella? Il Cinque maggio del

Manzoni. È stupenda per quella sua continua alternanza tra sdrucciole e tronche. È la poesia più orecchiabile della letteratura italiana»; GACCIONE, Il poeta deve essere sospettoso: «Io sono lombardo e sento molto vicino il Manzoni, il Manzoni anche poeta, quello degli Inni sacri. No, non lo leggo più, l’ho in mente, come Leopardi»…].

100 Cfr. MILONE, L’«impercettibile trasalire del reale» e infra, capitolo su Sponde.

traduzioni dal francese, pubblicato in volume per gli studiosi Lugli e Valeri...

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