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CAPITOLO 5 Un’organizzazione del personale estesa e ramificata: la logistica di Dūr-Šarrukīn

Il processo di costruzione di una città di nuova fondazione affonda le proprie radici in un capillare e minuzioso sistema di organizzazione del personale, che si palesa tanto nell’acquisizione di artigiani, operai professionisti e bassa manovalanza, quanto nell’approvvigionamento delle materie prime.

L’indiscusso promotore del progetto è il re, Sargon II, colui che si manifesta non solo come il pianificatore, il progettista, il fondatore e il costruttore ideale della sua città, ma come il vero cuore dell’intero processo edilizio. Se, da un lato, la fonte epigrafica ufficiale, per via della sua stessa natura intrinseca di manifesto propagandistico della politica reale, ha l’obbligo di enfatizzare sul piano ideale il ruolo del re come unico promotore del progetto, d’altra parte la documentazione quotidiana assolve alla sostanziale conferma di questa centralità sul piano formale1.

Durante tutto l’iter di edificazione il sovrano assume il ruolo di pilastro centrale attorno al quale gravitano i suoi sottoposti, i quali non possono prescindere dai suoi comandi o dalle sue approvazioni. Egli dimostra una partecipazione attiva e un interesse costante durante tutte le fasi di costruzione, affermando la sua volontà in ogni situazione, intervenendo nelle circostanze di stallo o rallentamento, sollecitando all’ordine e alla celerità.

Sargon II decreta le modalità di azione tramite ordini e comandi perentori, ma viene altresì coinvolto in situazioni di incertezza o instabilità delle operazioni: in definitiva, affermare che la costruzione della nuova città fosse stato il frutto del già citato “desiderio del libbu” (bibil libbī) di Sargon II non è poi una supposizione così estranea alla realtà dei fatti, in quanto egli stesso si identifica come il cuore pulsante dell’intera opera.

Direttamente o indirettamente sotto i suoi ordini si dispiega l’intero apparato burocratico neo-assiro, dal principe ereditario Sennacherib (mār šarri), passando attraverso i “bracci esecutivi” del re2, ossia i Grandi del regno (rabūte), i governatori delle province centrali 1 “The letters prove that these were no empty words. About forty royal letters cited in them show that the king not only took active interest in the projects but also directed it personally and followed the progress of works with impatient eagerness. There appears to have been hardly any matter in which he would not have intervened, from requisition of labor to transportation problems and discussion of architectural details” (Parpola 1995: 52).

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e periferiche (pāḫāte o šaknūte), i funzionari e gli ufficiali afferenti alle sfere civili e militari, fino ad arrivare al personale artigiano: in linea generale, l’organizzazione complessiva strutturata per costruire la nuova città implica l’intervento attivo di ogni singolo suddito del sovrano. Ognuno era incaricato di condurre una o più mansioni sulla base dello status o della professione che rivestiva, determinando così una suddivisione solida e ragionata dei lavori.

Nell’VIII secolo a.C., l’impero neo-assiro vantava un’estensione territoriale mai raggiunta prima. Tutte le regioni formalmente incorporate all’interno della “Terra di Assur” erano organizzate in province amministrate da governatori designati dal sovrano stesso3 e, pertanto, il principio di lealtà richiesto dall’autorità centrale a ogni singolo

governatore costituiva un fattore indispensabile affinché l’intero regno si dimostrasse coeso e funzionante4. Lo stesso rapporto di fiducia riposta dal re nel singolo governatore

che, di rimando, si impegnava a giurare fedeltà indiscussa nei suoi confronti5, sussisteva

anche nei rapporti fra il sovrano e i Grandi del regno. Questa breve premessa è indispensabile per capire appieno la struttura organizzativa ramificata su cui si imposta la costruzione di Dūr-Šarrukīn, in quanto essa si basa sulla distribuzione di mansioni e obblighi proprio tra le più alte cariche dell’impero che, a loro volta, redistribuivano gli incarichi ai loro rispettivi sottoposti.

Questa catena di montaggio emerge da un’attenta lettura delle singole lettere, ma anche da un’analisi degli autori delle singole missive che ragguagliano il re sullo stato del loro lavoro o sull’affiorare di eventuali problematiche.

Attenendoci al materiale attualmente a nostra disposizione, è possibile fornire una panoramica parziale dei personaggi coinvolti in tale processo, a conferma del

3 “L’impero si organizza dunque come un mosaico di province, ognuna centrata su un capoluogo, sede dell’amministrazione locale e del palazzo del governatore. La provincia funziona come già funzionava il regno autonomo o vassallo, prima dell’annessione diretta; solo che la centralizzazione delle risorse materiali e la gestione delle risorse umane sono concepite in funzione dell’impero. comportando dunque l’inoltre, dalla provincia alla capitale, di un’eccedenza di risorse convertite in forma trasportabile: a differenza del regno cantonale autonomo, la provincia è un modulo cantonale tributario” (Liverani 2017: 180). Per uno studio accurato sull’evoluzione del sistema provinciale in periodo neo-assiro e sulla terminologia connessa a ufficiali e toponimi si consiglia la lettura di Postgate 2007: 243-259.

4 Radner 2011: 359; Radner 2006: 128-129. Un’analisi approfondita dello sviluppo del sistema provinciale in Assiria è stata condotta da K. Radner in una voce del RIA: Radner 2006-2008: 42-68.

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coinvolgimento diretto di tutta l’amministrazione6; il panorama viene ulteriormente

ampliato con l’integrazione dei governatori citati all’interno delle lettere, per un numero totale di circa venti governatori provinciali di cui si attesta la partecipazione attiva. Nel tentativo di delineare una geografia delle aree coinvolte, F.M. Fales, afferma che tutte le province, “da quelle orientali e nord-orientali ai confini con la Mannea e la Media (Habruri, Mazamua, provincia dell’Araldo Palatino) a quelle della “madrepatria assira” nella zona attorno al Tigri e agli affluenti Zab inferiore e superiore, fino alla prima zona steppica (Arrapḫa, Arzuhina, Kilizi, Ninive, Kalḫu, Barhalzi, Raṣappa), quindi alle province settentrionali, negli altopiani e monti sud-anatolici, dall’alta valle del Tigri all’Antitauro e Tauro fino alla Cilicia (Kulimmeri, provincia del Capo coppiere, Bit- Zamani, Tušhan, Que) fino alle zone attorno all’Eufrate (Til Barsip, Arpad, Sam’alla), infine i territori transeufratici della Siria centrale (Hatarikka, Ṣupat) a quella meridionale (Damasco), fino alla Palestina (Megiddo, Samaria)” avessero l’obbligo di contribuire all’edificazione della nuova capitale7.

6 Parpola 1995: 51. 7 Fales 2001: 322.

177 Tabella 6

Grafico sinottico delle principali corrispondenze con il re per la costruzione di Dūr-Šarrukīn8.

Oltre ai governatori delle province interne e periferiche, Sargon II intrattiene rapporti epistolari anche con i Grandi del regno (i Tesorieri Ṭāb-šār-Aššur e Aššur-dūr-Panīja, l’Araldo Palatino Gabbu-ana-Aššur , il Capo Coppiere Na’di-ilu), le élite cultuali (per es., Aḫu-lurši, sacerdote del tempio di Nabû a Dūr-Šarrukīn e Ḫunnî, ufficiale templare a Ninive) e una serie di alti ufficiali distribuiti nel territorio assiro fino alla Babilonia; in un contesto in cui tutti i nuclei amministrativi, militari e cultuali9 partecipavano a diversi 8 Da questa tabella sono state volontariamente escluse le lettere inviate da Sargon II, Sennacherib e i documenti privi di mittente, così da delineare un quadro più chiaro della committenza conservata. Inoltre, sono stati inseriti i nomi degli ufficiali maggiormente in contatto con il re, mentre gli autori con meno di tre lettere attestate sono stati inseriti nell’apposito sottogruppo. È chiaro che la tabella non vuole presentarsi come un riassunto ermetico della dossier epistolare di Dūr-Šarrukīn, in quanto le informazioni ivi inserite sono la conseguenza diretta del materiale fino a oggi reperito e pubblicato, ma ha l’unico obiettivo di fornire un impatto visivo delle proporzioni di materiale sulla base dei principali individui coinvolti nel processo e attestati nelle fonti primarie attualmente a nostra disposizione.

9 Nella sua monumentale opera L’Impero assiro. Storia e amministrazione, F.M. Fales definisce l’apparato burocratico neo-assiro “la giungla delle amministrazioni”: questa espressione caratterizza appieno “un articolato sistema di nomine, denso di elementi personali, ma fondato per contro sull’inderogabile principio della fedeltà del suddito verso il re (…) tale meccanismo si basava in realtà su un principio assai semplice: quello della compresenza di varie amministrazioni parallele di afferenza per il funzionario, per all’interno

3%4%5% 5% 5% 7% 4% 5% 5% 7% 18% 10% 22% Ašipâ Aššur-dur-panija Gabbu-ana-Aššur Issar-duri Nabû-dammiq Nasḫir-Bel Ša-Aššur-dubbu Šamaš-belu-uṣur Šarru-emuranni Taklak-ana-Bel Țab-šar-Aššur Țab-ṣill-Ešarra

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livelli alla costruzione della città10, la suddivisione della mansioni appare saggiamente

proporzionata e distribuita sulla base della posizione gerarchica11 e della dislocazione

geografica, per cui i governatori provinciali erano per lo più incaricati di rintracciare e acquisire le materie prime, tra cui legname e pietra. Analogamente, le più alte cariche operanti nel cuore dell’Assiria ricoprivano funzioni di maggiore responsabilità, come la sovrintendenza di tutte le procedure e la coordinazione generale dei lavori12.

In accordo con tale premessa, è quindi possibile delineare un quadro sommario della mastodontica impalcatura logistica disposta dal re per l’edificazione della sua nuova capitale13:

1. Il re (LUGAL - šarru)

È il pianificatore e promotore dell’intero progetto. Dirige personalmente i lavori e approva la condotta dei suoi sottoposti e i loro relativi programmi di lavoro.

Il suo costante intervento si esprime attraverso le poche lettere “circolari” scritte di suo pugno e la trascrizione pedissequa dei suoi ordini all’interno delle missive a lui inoltrate. Sebbene l’interessamento del re nella gestione del proprio progetto si dimostri una componente inconfutabile, è chiaro che la sua intercessione mediante ordini scritti fosse la diretta conseguenza di una generale inefficienza

di un’ideologia e pratica di comune sudditanza al sovrano” (Fales 2001: 68). Per un approfondimento interpretativo del sistema burocratico neo-assiro, si rimanda alle pubblicazioni di Kinnier Wilson 1972, Grayson 1993: 1952, Parpola 2000: 165-209, Mattila 2000.

10 Radner 2011: 359.

11 La concezione di gerarchia neo-assira viene accuratamente descritta da Postgate 2007: 331: “By hierarchy, I mean both the personnel through whom the activities of government were administrated, and the chain of authority and command which placed one official below or above another, thus obliging one person to carry out the instructions of another by virtue of their respective positions in the system”. 12 “The duties of the highest officials differ from those of the lesser provincial governors mostly quantitatively – with major resources at their disposal they were liable for the heaviest contributions. Their duties include major public works, especially well known is their participation in the building of Dūr- Šarrukīn. The hewing and transportation of bull colossi required such resources that this responsibility was most probably restricted to the highest dignitaries and the most important provincial governors” (Mattila 2000: 147).

13 Matthie 1994: 150 realizza una piccola tabella riassuntiva delle principali mansioni, suddivise fra il Tesoriere, il governatore di Ḫabrūri, Aššur-šumu-ka’in, Sennacherib e gli altri governatori; Vd. Tabelle 7- 8, infra, 5.3.2.

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dell’assetto logistico principale: i rimproveri e gli ammonimenti del re potevano infatti verificarsi in caso di incuranza da parte dell’ufficiale responsabile o per sua personale insoddisfazione14.

2. Il principe ereditario (mār šarri)

Supervisiona i lavori e i lavoratori, trattando la risoluzione di eventuali problematiche. Aggiorna il re sullo stato generale della città e si interessa al prelievo degli alberi per il giardino palatino. Il suo ruolo all’interno della costruzione della città è fortemente pregiudicato dall’insufficienza di fonti a lui attribuibili e dalla frammentarietà dei pochi testimoni a noi pervenuti.

3. Grandi del regno (lúGALmeš - rabūte)

Alcuni aspetti del processo di edificazione sono tutelati delle maggiori cariche dello stato, come il Tesoriere reale (masennu anche abarakku)15, l’Araldo Palatino

(nāgir ēkalli), il Tesoriere di Dūr-Šarrukīn, il Capo Coppiere (rab šāqê) e gli eunuchi (ša rēši), con i quali Sargon II imposta un tipo di corrispondenza più o meno assidua. Oltre a queste figure, le lettere menzionano il “Visir” in seconda (sukkallu šanû) e il Generale capo (turtānu), quest’ultimo coinvolto maggiormente in attività collaterali come la deportazione dei prigionieri. Benché quasi tutti i magnati imperiali fossero chiamati a partecipare con maggiori o minori responsabilità all’interno del processo di costruzione, alcuni di loro ricoprono un ruolo fondamentale nella gestione dell’intera catena organizzativa (per es., Ṭāb-šār-Aššur).

4. Governatori delle province (lúEN.NAMmeš - pāḫāte/pīḫāte ša kurX/uruX)16

14 Postgate 2007: 339.

15 La lettura abarakku viene utilizzata n molti studi, anche se attualmente gli studi assiriologici propendono per la lettura masennu. Fales 2001: 300; cfr. Mattila 2000: 13.

16 “Already in Middle Assyrian times the provincial governor could be called bēl pāḫiti, as well as šakin

māt X. This term is possibly a loan from Babylonia, where bēl pīḫati is also a provincial governor. While pāḫutu / pīḫatu derive from a stem meaning “substitute”, and the term bēl pīḫati must begin life meaning

“holder of a deputyship”, its usage to mean “governor of a province” led to the identification of the rather abstract “responsibility” with a geographical concept (…) The term bēl pāḫiti survived into Neo-Assyrian times and is by far the most prevalent word for provincial governor in the texts” (Postgate 2007: 244).

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Ognuno di questi governatori svolge delle precise mansioni abitualmente connesse alla disposizione geografica e topografica della provincia di sua pertinenza.17 Il maggior numero di governatori provinciali – in particolar modo le

autorità presenti nelle province più esterne – viene incaricato di reperire e trasportare le materie prime a cui le regioni centrali d’Assiria non potevano provvedere nelle quantità richieste, come legname e germogli.

Oltre a ciò, i testi amministrativi confermano che ogni governatore fosse incaricato di provvedere alla realizzazione di precise porzioni di opere murarie, quali mura esterne, torri e bastioni: anch’essi erano pertanto destinati a ricevere una quota lavoro (pilku) in termini di filari di mattoni, che doveva essere soddisfatta nei tempi stabiliti dalla corona. Il lavoro incessante per la costruzione della città impone loro di fornire manodopera e artigiani qualora il re ne facesse distinta richiesta, giungendo sovente all’esaurimento di figure professionali specifiche in grado di lavorare sul loro territorio. Tra i tanti governatori, un ruolo di fondamentale importanza sembra essere ricoperto dal governatore di Assur (pāḫātu dAššur, rif. Ṭab-šill-Ešarra) e dal governatore di Dūr-Šarrukīn (titolo

fondato da Sargon II al principio del progetto edilizio, alla cui carica si susseguono due individui, Šēp-Aššur e Kiṣir-Aššur).

5. Altri funzionari e ufficiali imperiali

A questo gruppo appartengono tutta una serie di cariche amministrative afferenti alle entità regionali o cittadine coinvolte nel processo edilizio, tanto direttamente quanto in modo trasversale o collaterale, come la carica investita dal

17 “L’attribuzione degli incarichi era ripartita su base topografica nel territorio della città, in modo tale che eventuali inadempienze o ritardi dovevano emergere immediatamente, stimolando certamente l’emulazione tra i personaggi ben coscienti del fatto che meriti e colpe avrebbero avuto da parte del sovrano reazioni positive o negative che non potevano in alcun modo essere trascurate” (Matthiae 1994: 146).

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prefetto (šaknu)18, dal maggiore della città (ḫazannu ša uruX)19 e dall’autorità che

amministra le entità comunitarie più ridotte (per es., i villaggi; nasīku o rab ālāni / bēl ālāni)20.

Inoltre, una serie di ufficiali appartenenti alle schiere militari viene di tanto in tanto menzionata nel corso delle lettere, principalmente in contesti connessi alla loro attività di base: l’esempio di ufficiali coinvolti in attività collaterali, come l’acquisizione di manodopera servile mediante deportazione di prigionieri oppure l’approvvigionamento di legname in territori al confine con i regni nemici, dimostra che una porzione consistente dell’organizzazione si fondasse su reparti specifici dell’esercito assiro (per es., bēl piqittu “ufficiale responsabile del

18 Definito come “(provincial) governor” in PNA 4/I, šaknu: 149, questo ufficiale era probabilmente un prefetto e svolgeva un ruolo subordinato a quello del vero governatore provinciale. Nella sua monografia dal titolo The Nimrud Wine Lists (CTN 1), J.V. Kinner Wilson appronta un’indagine sulla struttura burocratica e amministrativa neo-assira, soffermandosi sulle differenze fra l’entourage legato agli alti ufficiali e quello degli eunuchi. In modo particolare, l’autrice riflette sulle divergenze che intercorrono tra l’ufficio dello šaknu e del bēl pāḫīti, affermando che il primo appare collegato ai grandi del regno e, quindi, nominato dai rabāni, mentre il secondo sembra essere frutto di una nomina degli eunuchi. In opposizione a questa teoria, PNA 4/I, šaknu: 148-149 predilige una generale sovrapposizione delle due cariche, asserendo che i termini šaknu e pāḫātu riferissero sostanzialmente alla stessa tipologia di ufficio. Per un dibattito sulla lettura del termine, si veda CAD Š/I, šaknu: 191. In aggiunta, uno studio approfondito su questa figura è affrontato in Postgate 1980: 67-76; cfr. Postgate 2007: 334, in cui il termine šaknu è attribuito principalmente a ufficiali con mansioni militari sottoposti direttamente all’autorità del re o del governatore.

19 Tradotto come “maggiore” o, in termini moderni, come “sindaco”, il ruolo di questo ufficiale è stato oggetto di molteplici studi mirati tanto a indagare la sua funzione in periodo neo-assiro, quanto a chiarire la sua posizione in una prospettiva evolutiva diacronica. Questo burocrate appare per la prima volta nel periodo di Ur III come figura legata all’amministrazione di città o villaggi, identificato come tale in contesti tuttavia poco informativi e principalmente nel ruolo di testimone in atti ufficiali. In alcuni documenti sembra che questo personaggio abbia a che fare con le indagini legali, ma un’affiliazione alla gerarchia militare è stata altresì congetturata, oltre all’ipotesi ricorrente che questo personaggio rappresentasse non solo l’entità cittadina o le comunità di villaggio, ma anche altri gruppi più ristretti. In periodo neo-assiro l’incarico di ḫazannu deve aver subito un’intensificazione del numero di cariche assegnate, dato il numero degli individui che portano tale titolo; nel periodo cronologico di nostro interesse, dunque, tale ufficiale sembra coinvolto prioritariamente in obbligazioni amministrative e religiose, così come la responsabilità di difendere la propria città e di rappresentare i propri cittadini (Van de Mieroop 1999: 152-158); “The role of the mayor as a municipal authority presiding over legal transactions” in PNA 4/I, ḫazannu: 35. Per ulteriori approfondimenti relativi a questo ufficio, si rimanda agli studi di Brandt – Radner 1997; Van Buylaere 2010; Baker – Groꞵ 2015.

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controllo”21, qēpu “delegato”, rāb dayālī “comandante delle sentinelle o

ricognitore”22, ša pētḫalli “soldato di cavalleria”, ša qurbūti “guardia reale”23,

tašlīšu “terzo uomo”, i “comandanti” kallapu)24.

In aggiunta alla sfera militare, si verifica la menzione di ufficiali addetti alle pratiche cultuali che, sebbene raramente attestati nelle fonti epistolari, appaiono in ogni modo coinvolti nel processo di adattamento della nuova capitale ai regolamenti stabiliti dalla sfera extraumana, le cui attività si basano precipuamente nella ricezione delle offerte templari e nell’esecuzione dei rituali consueti (per le mansioni più specifiche: āšipu, laḫḫīnu25; più in generale, šangû

“sacerdote”).

6. Figure professionali specifiche

Nel complesso processo di definizione logistica descritto dalla corrispondenza emerge una discreta quantità di personaggi secondari e figure professionali subordinate all’autorità delle categorie precedentemente menzionate. Si tratta di individui come il capo di una coorte di lavoratori (per es., il caso di Ilu-pīja-uṣur

rā’yu, capo della coorte di pastori”), ufficiali connessi alla gestione dei lavoratori

(talvolta anch’essi afferenti alla sfera militare, come per es., kallû, mušarkisu, rāb

karkadinni)26, barcaioli (malāḫu, malāḫu maškiri), messaggeri (mār šipri),

21 “The phrase bēl piqitti is current (…) and does not refer to a specific office, but to any “official” or to the “official responsible” (Postgate 2007: 5). Tradotto come “commissioner” in PNA 4/I, bēl piqittu: 29; in CAD P, piqittu: 288 si ipotizza sulla base delle numerose attestazioni che il bēl piqitti fosse una posizione ufficiale importante connessa all’attività del controllo e dell’ispezione.

22 PNA 4/I, rāb daiāli: 193. 23 Rif. Nota 58, supra, § 5.4.

24 Per l’interpretazione di questo personaggio come membro della fanteria, si veda Postgate 2000a: 104- 105; CAD K, kallābu: 77; “foot soldier” PNA 4/I, kallāpu: 47.

25 PNA 4/I., laḫḫīnu: 51; CAD A/I, alaḫḫinu: 294.

26 La traduzione proposta da S. Parpola in SAA 01 227 riporta “victualler”, inteso come un individuo la cui professione è legata alla sfera alimentare (cfr. Postgate 1987: 259). CAD K, karkadinnu: 42-43 riferisce in calce alle attestazioni “In contradistinction to the late Nippur references, the kakardinnu in Ass. and Babyl. texts has an official position at court or in temples. Possibly his task is not only to prepare special dishes (pastries?) but also to serve them to god and king (…) the Ugar. kkrdn as designation of a profession suggests a Hurr. origin for the word”.

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giardinieri (nukaribbu o nuqarib urqi), leader dei lavori pubblici (rādiu)27,

personale domestico (ša bēti šanie), mercanti (tamkāru) e scribi (ṭupšarru). 7. Figure professionali che svolgono attività artigianali (ummânu)

Le figure professionali altamente specializzate sono incessantemente ricercate durante tutto il processo di costruzione28. È difatti evidente che la loro profonda

conoscenza delle tecniche edilizie o artigianali nei singoli ambiti di competenza rendesse estremamente complesso il reperimento di tali figure professionali, tanto che la perpetua richiesta di artigiani da parte dell’autorità centrale privava sovente i governatori locali dei propri lavoratori. Le fonti epistolari alludono alla presenza di costruttori di carri (naggār mugirri), capimastri (e/itinnu), foratori e intagliatori di pietre (kab/pšarru e parkullu), carpentieri (naggāru), tagliatori di legname (nākisu), fabbri (nappāḫu), ceramisti (paḫāru), orafi (ṣarrāpu), costruttori di cinghie/cinture (ša sāgātēšu)29, muratori (urāsu), tintori (ṣāpû)30 e, in generale, di

artigiani esperti (ummânu).

8. Bassa manovalanza, deportati

Questo ultimo gruppo accoglie indistintamente gli uomini appartenenti alla massa operaia, ossia un insieme di lavoratori di origine ed etnia diverse. Nelle