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SAA 01 026 = SAA 19 15346 SAA 01 02747

(linee r.1–7)

a-bat LUGAL a-na SA[G x]48

(linee r.1–6) [x x x x] ˹lu˺ qur-bu lu [x x x]

45 Vd. infra, § 6.3.

46 In aggiunta all’edizione più recente, la lettera è stata oggetto di indagine da parte di diversi studiosi che ne hanno tradotto o analizzato il testo: Saggs 1952: 213-214; Fales 1983: 154; 177.

47 Dal momento che questo documento si manifesta come una parziale copia di SAA 01 026, è plausibile ritenere che questa lettera fosse “una variante della circolare espressa in SAA 01 026” (Fales 2001: 321; Parpola 1995: 52,72), ovvero una copia approssimativa atta ad ammonire i singoli governatori incaricati del trasporto di canne e paglia per i mattoni di Dūr-Šarrukīn.

48 Il nome o, molto più probabilmente, l’ufficio del destinatario della circolare non è conservato. S. Parpola traslittera la prima linea a-bat LUGAL a-na ˹šak˺-[ni], integrando la funzione di governatore di Kalhu nella traduzione affiancata: “The king’s word to the go[vernor] (of Calah)” (Parpola 1987: 24); al contrario, H.W.F. Saggs dubita della possibilità che si tratti del governatore, in quanto sembra improbabile che il re

190 7 me tùgma-qar-rat ša ŠE.IN.NU

7 me e-bi-is-su ša GI.[AMBARmeš]

ša 1-et e-bi-is-si

˹ANŠE˺.NÍTA la e-mu-qa-šú-u-[ni]

la i-mat-ta-ḫu-u-ni

UD 1 ˹KAM˺ ša itiGAN (linee v. 1 - 4)

ina ˹uru˺BÀD.MAN.GIN

lu [qur-ur-b]u

1-en UD-˹mu˺ [e]-ti-˹iq˺

ta-m[u]-at49

La parola del re a […]: 700 balle di paglia e 700 fasci di canne, ogni fascio (di grandezza tale) che un asino non riesca a trasportare, siano a disposizione a Dūr-Šarrukīn prima del giorno 1 di Kislīmu (IX). Se passa un giorno in più, morirai!

[x x x at-tu]-nu ta-mu-ta [x x]

[u-ma an-nu]-rig a-sa-ap-rak-ku-[nu] [a-du an-na]-ka a-na-ku-ni ár-ḫiš

[x x x x x x] ˹ma˺-qa-rat ša ˹ŠE˺.IN.[NU] [x x x x x x x] ˹ina˺ ŠUII-[x x]

[…] siano a disposizione […] Se passa un giorno in [più], morirete!

Vi sto scrivendo proprio adesso: [fino a quando] sono qui […] rapidamente […] balle di paglia [… nelle] mani […]

Le altre due lettere scritte dal pugno del re50 riflettono una struttura testuale

visibilmente più compatta e laconica. Mentre i documenti SAA 01 004 e SAA 01 025 descrivono una situazione di urgenza per la quale si necessita l’intervento regio, poiché il

si rivolgesse con un tono minatorio a uno dei più alti funzionari dell’impero: “the restoration proposed in SAA 01 no. 26 is open to the objection that a governor is unlikely to have been threatened with death in connection with delivery of straw and reeds” (Saggs 1952: 214).

49 La resa del cuneiforme applicata da F.M. Fales differisce concretamente dalla traslitterazione qui presentata e dall’interpretazione di S. Parpola e di H.W.F. Saggs. I segni presenti nell’ultima linea del verso sono parzialmente lesionati da un’abrasione sulla tavoletta, consentendo pertanto la lettura nitida del solo segno -ta-, sul quale complessivamente si conviene; al contrario, il secondo segno è poco visibile (qui reso con m[u], così come in CTN V: 213 e in Parpola 1983: 24, mentre F.M. Fales opta per la resa b[al]). L’ultimo segno è lievemente scalfito nei pressi dei primi cunei orizzontali, dando spazio all’ipotesi che si possa trattare del segno -la-, per cui la linea v.4 viene resa da F.M. Fales con ta-ba[l]-la (< (w)abālu; v.3- 4: 1-en u4-m[u lu la e]-ti-˹iq˺ ta-b[al]-la “Che non passi neppure un giorno (prima che) tu le porti”, in Fales 1983: 154); ritengo, tuttavia, che la visibilità del segno adduca a una resa del segno -at- (pertanto, ta-m[u]-

at < mâtu), la cui conferma potrebbe essere corroborata dalla comparazione con la linea 2 della lettera SAA

01 027.

50 La lettera SAA 01 028, anch’essa probabilmente attribuibile a Sargon II, è troppo frammentaria e una traduzione letterale del testo risulta impossibile.

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fine ultimo di questa tipologia di missive è quello di sondare le possibilità di risoluzione dei singoli problemi verificatesi, le lettere SAA 01 026 e SAA 01 027 sono orientate a impartire ordini perentori mediante l’utilizzo di un linguaggio che determina un distacco formale tra colui che legifera, il sovrano/mittente, e colui che viene sottoposto al regime legislativo, il suddito/destinatario.

Le due lettere presentano chiaramente una struttura analoga del testo, benché SAA 01 027 aggiunga un’ulteriore appendice al termine della sezione intimidatoria, mentre SAA 01 026 termina con essa, in quanto la parte seguente della tavoletta risulta non inscritta. Oltre a ciò, sembra che il destinatario della prima lettera sia un ufficiale singolo mentre la seconda lettera sia deputata a incentivare un lavoro celere a più di un destinatario o a un gruppo di funzionari o lavoratori.

Tutti i documenti riportati in questo paragrafo, definiti da F.M. Fales delle “circolari perentorie”51, definiscono le modalità in cui le disposizioni reali venivano veicolate: dalla

letter-order, alla circolare, fino alla lettera vera e propria. Esse si distinguono non solo in

base alla lunghezza dell’epigrafe o al suo livello di elaborazione testuale, ma anche per le modalità espressive sulle quali il re imposta il messaggio che, inevitabilmente, corrispondono a diversi livelli di formalità dettati dal tipo di rapporto stabilito dal mittente con i singoli riceventi52. Anche se i testi 30 e 31 raggiungono l’apice dell’inflessibilità

dalla corona rispetto all’andamento dei lavori, elemento sottolineato dall’intimidazione ad agire secondo i tempi prefissati, per cui ogni trasgressione viene potenzialmente punita con la morte dell’individuo inadempiente, tutte le lettere reali evidenziano il sentimento di impazienza di Sargon II e il suo desiderio che tutti i lavori fossero eseguiti nei tempi e nei modi prestabiliti.

Questo atteggiamento è destinato a mantenere un ritmo di lavoro sostenuto e costante, ulteriormente evidenziato dall’avverbio arḫiš “rapidamente, velocemente” e dalle espressioni utilizzate per descrivere le metodologie di trasporto in SAA 01 026 e nelle

letter-order53.

51 Fales 2001: 148.

52 Da evidenziare, per esempio, l’utilizzo di forme verbali precative (ND 02606 e SAA 01 025) in netta opposizione all’uso di imperativi oppure a forme verbali al presente (ND 02651, SAA 01 026, SAA 01 027) per sottolineare la tassatività del messaggio.

53 Il ritmo di lavoro viene misurato sulla base del rapporto fra materia prima e mezzo di trasporto: se nella lettera SAA 01 026 questa relazione viene adattata al tipo di carico in questione, ovvero paglia e canne, riportando “l’iperbole regia sull’asino” (Fales 1983: 177), ša 1-et e-bi-is-si ˹ANŠE˺.NÍTA la e-mu-qa-šú-

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5.2 Il principe ereditario

Il ruolo del principe ereditario, Sennacherib, è senza dubbio nodale durante l’intero periodo di regno di Sargon II: presumibilmente all’inizio del suo regno, Sargon II attribuisce un certo numero di responsabilità politiche a suo figlio Sennacherib, il quale viene altresì insignito del titolo mār šarri rabû ša šarru-kīn “grande principe ereditario (lett. grande figlio reale) di Sargon II”54.

Le sue mansioni dovevano variare in base alla presenza o all’assenza del padre in Assiria e, pertanto, le sue funzioni politiche e incombenze amministrative accrescevano nei periodi in cui il padre sostava in terra straniera.

La corrispondenza tra Sennacherib e Sargon II testimonia che gli incarichi del principe ereditario non fossero soltanto diretti ad assicurare una presenza forte e autorevole in madrepatria quando Sargon II era assente; al contrario, le lettere attestano come egli si occupasse tanto di affari interni55, quanto dei rapporti politici fra l’Assiria e gli stati esteri.

In particolar modo, la sua presenza si rivela fondamentale in connessione alle attività diplomatiche e belliche con il nemico per eccellenza, giacché egli “aveva il mandato di ricevere e vagliare i rapporti spionistici circa la situazione alle frontiere con Urarṭu e, quindi, trasmetterli al padre assente dal paese”56.

Pertanto, la figura di Sennacherib in qualità di principe ereditario rivestiva le mansioni più disparate, mirando a supervisionare le operazioni militari nei rapporti con gli stati esteri, così come ad amministrare le relazioni con i governatori provinciali. Inoltre, si

u-[ni] “ogni fascio tale che un asino non abbia la forza di trasportare (la emūqu la matāḫu)”, nei biglietti

reali la scansione temporale da applicare al trasporto di blocchi di pietra è misurata dalla quantità di materiale in grado di essere trasportato da ogni carro (ša 1-en gištallāktu matāḫu).

54 Hunger 1968: 512; PNA 3/I, Sīn-aḫḫē-erība: 1113-1117. 55 Cfr. SAA 01 035; SAA 01 036; SAA 01 037.

56 Fales 2001: 51; cfr. Elayi 2018: 31. Le lettere inviate da Sennacherib al padre Sargon II circa i rapporti instabili con il regno di Urarṭu attestano la centralità del ruolo del principe ereditario nella gestione della politica estera del padre (SAA 01 029 – 032); “il caso più macroscopico è rappresentato da SAA 01 031, la ben nota lettera del principe ereditario Sennacherib che trascrive per Sargon II una serie di rapporti “spionistici” (alcuni dei quali contengono a loro volta brani di ulteriori informazioni raccolte=, circa la sconfitta subita dagli urartei a opera di Gimirrayu – Cimmeri” (Fales 2001: 317). In generale, le lettere inviate direttamente al principe ereditario al padre sono poco più di una decina (SAA 01 027-41; SAA 05 198-199), alle quali va addizionata una lettera destinata a Sennacherib stesso, comunque databile al periodo di Sargon II (SAA 05 281).

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occupava di fissare le udienze con i messaggeri e gli emissari e di ricevere doni e tributi57,

alcuni dei quali destinati alla redistribuzione fra le principali cariche del regno.

Questo complesso quadro sembra ridursi alla luce delle fonti epistolari inerenti alla costruzione della nuova città di Sargon II: sebbene le poche lettere in questione dimostrino come Sennacherib fosse pienamente coinvolto nella costruzione della città del padre, il dato quantitativo sembra confermare che il maggior numero di responsabilità fosse attribuito a Ṭāb-šār-Aššur, il masennu “di Sargon II.

Questa deduzione, tuttavia, si rivela precaria alla luce di due ragionamenti basilari: il primo è connesso alla mole stessa di incarichi e uffici a lui assegnati, poiché le responsabilità generate dal fatto stesso di essere il delfino e l’eventualità di gestire buona parte degli obblighi reali in caso di assenza paterna adducono inevitabilmente alla descrizione di un profilo che avesse pieno controllo – o almeno la consapevolezza – di tutte le dinamiche in svolgimento nel cuore dell’Assiria; appare quindi inverosimile l’ipotesi che Sennacherib non avesse avuto un ruolo preminente nella gestione e nel controllo dell’immensa macchina logistica dalla quale la costruzione di Dūr-Šarrukīn traeva man mano linfa vitale.

Oltre a ciò, le sue somme abilità tecniche e organizzative, tanto decantate all’interno delle sue iscrizioni reali quanto concretamente comprovate dal dato archeologico relativo alla costruzione del palazzo di Ninive58, al rinnovamento complessivo dell’intero centro

urbano e dell’acquedotto di Jerwan59, documentano non solo un palese interesse volto

all’attività edilizia urbana ed extra-urbana, ma anche una profonda conoscenza della materia e una solida padronanza nella gestione di tutte le attività ad essa collaterali60.

Il personaggio di Sennacherib si sviluppa sul modello delle tematiche da lui privilegiate nelle sue iscrizioni, dal momento che esse rivelano un interesse spasmodico e concreto per l’esaltazione delle sue attività edilizie, le cui narrazioni rivelano un’abbondanza di

57 SAA 01 033; SAA 01 034; per ulteriori questioni interne connesse alle maggiori cariche dello stato, si vedano anche SAA 01 035; SAA 01 037.

58 Russell 1991; Russell 1999: 124-143, 261-292.

59 Jacobsen – Lloyd 1935; Fales – Del Fabbro 2016: 65-73.

60 “Work in Sennacherib’s new palace commenced shortly after Sargon II’s palace had been finished. One can assume that many of the people involved in the construction of both palaces, e.g. Sennacherib, were the same” (Kertai 2015: 122).

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particolari molto più accentuata rispetto a quelle dei suoi predecessori61: esse sono

descritte con zelo e perizia, vengono esaltate e celebrate con ricchezza di dettagli non solo nella somma qualità delle sue produzioni architettoniche62, ma anche per le loro virtù

puramente artistiche ed estetiche63.

Per tutte queste ragioni, è essenziale asserire che, in opposizione al dato epigrafico attualmente a nostra disposizione, che tende a limitare l’intercessione e il contributo di Sennacherib alla monumentale opera urbanistica del padre, il principe ereditario fosse pienamente coinvolto nel processo di costruzione di Dūr-Šarrukīn e in tutte le operazioni ad essa dipendenti.

Le lettere attribuite al pugno di Sennacherib e chiaramente destinate a ragguagliare il padre sulle condizioni di Dūr-Šarrukīn, così come sull’andamento dei lavori, contano un numero complessivo di tre testimoni, benché i dati desumibili da essi siano appena sufficienti a delineare la connessione fra il mār šarri e la costruzione del Forte di Sargon II.

Il primo documento non è propriamente collegato all’edificazione del nucleo urbano in sé, ma concerne piuttosto le condizioni della città di Sargon II, verosimilmente in costruzione, a seguito di un’alluvione che ha colpito l’Assiria e che, indubbiamente, deve aver avuto una portata tale da allarmare l’autorità centrale:

[ina NAM] uruni-nu-a [ina uru]BÀD.mMAN.GIN ina NAM urukur-ba-il ma-a’-

da a-dan-niš mì-il-’a-a-ni šu-nu it-tal-ku

“Le inondazioni sono avanzate considerevolmente [nella provincia] di Ninive, [a] Dūr-Šarrukīn e nella provincia di Kurbail”64.

61 “Sennacherib was more interested in building projects that in military campaigns: the latter he conducted through necessity, the former for pleasure because he was a passionate builder. No other Assyrian king left such a vast quantity of inscriptions regarding building activities, and no one else described his technical details with such care and knowledge. He was probably influenced by his father’s personal involvement in building the new capital, Khorsabad” (Elayi 2018: 23).

62 “The attention is focused on emphasising the richness of the materials with it was built, how they came from all over the world, and how theu were put to use; and on mentioning the architectural elements copied from other cultures, like the bēt ḫilani, and the new technologies that allowed the “creation” of new elements, for exemple the new smelting processes that made it possible to cast advancing lions” (Rivaroli 2004: 202).

63 Senn.; RINAP 3, 3: 34-62 (Bellino Cylinder). 64 SAA 01 036: v.3-8.