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Questo capitolo rappresenta una versione ampiamente rimaneggiata di un mio articolo; si veda Luca Gozzetti, "Il problema dei confini tra scienza e pseudoscienza Il caso della

PARTE II: CASE STUDIES

CAPITOLO 3: IL CASO BALTIMORE E LA FRODE SCIENTIFICA NEGLI STAT

1 Questo capitolo rappresenta una versione ampiamente rimaneggiata di un mio articolo; si veda Luca Gozzetti, "Il problema dei confini tra scienza e pseudoscienza Il caso della

'memoria dell'acqua'", R a s s e g n a ita lia n a d i S ociologia, a. XXXIV, n. 1, marzo 1993, pp. 57-

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una molecola di anticorpo. Benveniste ha scoperto anche una strana fluttuazione periodica nell'attività biologica della soluzione, con l'aumentare delle diluizioni: la risposta dei basofili scompare ad una diluizione, e ritorna poi ad una diluizione più alta... Le diluizioni perdevano la loro attività biologica, qualora non venissero scosse vigorosamente per almeno dieci secondi.1

In breve, vi sarebbe un effetto molecolare in assenza di molecole; l'acqua in cui

una sostanza biologicamente attiva è stato diluita manterrebbe effetti biologici anche

ad altissime diluizioni. L'acqua verrebbe sottoposta ad una specie di imprinting e

conserverebbe una "memoria" della sostanza con cui è entrata in contatto. Lo stesso

Benveniste caratterizza la propria "scoperta", facendo ricorso ad un'analogia

particolarmente fantasiosa: "E1 il problema della chiave e della serratura. Perché il

messaggio è costituito da un particolare arrangiamento degli atomi all'interno della

molecola. Dire che l'acqua può incaricarsi di trasmetterlo, ò un po' come se, dopo aver

agitato la chiave di un'auto nell'acqua della Senna al Pont-Neuf, si volesse far partire

l'automobile, quella e nessuna altra, usando alcune gocce d'acqua raccolte poi nel fiume

a Le Havre".2 Risultati di questo genere, e le conseguenze che se ne possono

eventualmente trarre, non contrastano solo con il senso comune, ma sono soprattutto

in disaccordo con leggi, universalmente accettate, della chimica e della biologia; e, in

particolare, con l'ipotesi di Avogadro che fissa il numero (6,02 X 10 2 3 ) oltre il

quale una diluizione non può più contenere alcuna molecola, e con la legge di Azione di

Massa, secondo la quale "la velocità con cui una reazione chimica si porta all'equilibrio

è direttamente proporzionale alle masse attive (in una soluzione, le concentrazioni)

dei reagenti".3

I risultati sperimentali di Benveniste concordano invece perfettamente con le

teorie che sono alla base delle pratiche della medicina omeopatica. L'omeopatia (dal

greco òm oios =* simile, e pàthos « sofferenza, malattia), invenzione del medico

tedesco, Christian Samuel Friedrich Hahnemann (1755-1843), si basa su due

1 Gail Vines, "Ghostly antibodies baffle scientists", S c ie n c e , 7 July 1988. 2 Jacques Benveniste, L e N o u v e ile O b s e rv a te u r, 8/14 luglio 1988.

3 William F. Bynum, E. Janet Browne e Roy P o rte la cura di). D izio n ario d i s to ria d e lia s c ie n z a, Theoria, Roma-Napoli, 1987, p.63.

principi fondamentali: la legge della similitudine (simifia similibus curantur).

secondo la quale le malattie devono essere curate facendo uso di preparati medici che

producono negli individui sani gli stessi sintomi che vengono rilevati in quelli malati;

e la legge degli infinitesimali che afferma che più piccole sono le dosi, più efficace è il

medicinale. La cura si basa quindi sulla preparazione e la somministrazione di

medicinali composti di acqua (o di un altro diluente, come l'alcol) e di una sostanza che

vi viene dissolta agitando (processo che viene definito dagli omeopati, dinamizzazione).

Nel 1983, i primi esperimenti di Benveniste sulle alte diluizioni, hanno inizio

su richiesta di un medico omeopata, Bernard Poitevin, per sperimentare alcuni rimedi

omeopatici prodotti da due industrie francesi, la Boiron e i Laboratoire homéopathique

de Franco. Nonostante ciò, Jacques Benveniste ha sempre dichiarato pubblicamente di

non essere un seguace dell'omeopatia, ma anzi di essere sempre stato scettico riguardo

alla sua efficacia: "Non sono un omeopata e non cerco assolutamente di difendere

l'omeopatia. Ma è giusto riconoscere che noi abbiamo messo in evidenza un fenomeno

che potrebbe confermare che Samuel Hahnemann ha avuto, due secoli fa, un’intuizione

geniale".1 Jacques Benveniste è uno scienziato affermato che deve la propria fama alla

scoperta, compiuta quando era ricercatore a La Jolla in California, del PAF, una

molecola umana che svolge un ruolo centrale in fenomeni patologici come l'asma, e

anche alla messa a punto di un test per le allergie e le infiammazioni basato sulla

degranulazione dei basofili. Tornato in Francia nel 1973, dal 1980 dirige la Unità 200 dell'INSERM, un centro di ricerca statale in cui lavorano una cinquantina di

persone.

Nel 1986, un articolo di Jacques Benveniste e della sua collaboratrice

Elisabeth Davenas sulle alte diluizioni viene rifiutato da Nature : vista l’eccezionaiità

e la novità dei risultati riportati nelParticolo, la rivista chiede che gli esperimenti

vengano ripetuti da altri laboratori. Nello stesso anno, la rivista medica inglese Lancet

pubblica un articolo che riporta i risultati clinici di un trattamento omeopatico per la

febbre da fieno: in esperimenti con controlli "in cieco", i ricercatori affermano di

1 Jacques Benveniste, Le M o n d e , 29/30 maggio 1988.

aver rilevato che soluzioni altamente diluite, e tali da non poter più contenere alcuna

molecola di polline, riducono i sintomi alle rg ici.1 Nel 1987, il laboratorio di

Benveniste produce dati analoghi a quelli precedenti, ma basati su un diverso disegno

sperimentale, e ¡I lavoro viene pubblicato nel European Journal of Pharmacology.2 Il

27 maggio 1988, in attesa che Nature prenda una decisione riguardo alla pubblicazione dell'articolo ripresentato dopo la replicazione degli esperimenti,

Benveniste annuncia i risultati delle proprie ricerche alla Conferenza Nazionale di

Omeopatia, che si svolge a Strasburgo. E, tuttavia, dichiara alla stampa: "E’ essenziale

che tutto venga legittimato e garantito dalla comunità scientifica. Solo la pubblicazione

del nostro lavoro in una rivista internazionale di indubbio prestigio, potrà permettere

di procedere nella ricerca".3 4

Pochi giorni dopo John Maddox, direttore di Nature , comunica che l'articolo

verrà presto pubblicato. Il 30 giugno, l’articolo "Human basophil degranulation

triggered by very dilute antiserum against IgE" viene pubblicato sotto la firma di

tredici ricercatori appartenenti a cinque diversi laboratori di quattro nazioni.4

L’articolo riconferma i risultati precedentemente raggiunti, e sottolinea come la

precisa natura del fenomeno rimanga non spiegata; l’unica ipotesi avanzata è che la

trasmissione deH’informazione biologica sia mediata dall'organizzazione molecolare

dell'acqua.

Tuttavia, l’articolo è preceduto da una nota editoriale dal tono molto scettico,

"Quando credere all'incredibile", il cui sottotitolo recita: "Un articolo nel numero di

questa settimana descrive osservazioni per le quali al momento non esiste alcun

1 David Rellly, et al., "Is homoeopathy a placebo response?", L a n c e t, 18 October 1986, pp. 8 8 1 -8 6 .

2 Elisabeth Davenas, Bernard Poitevin and Jacques Benveniste, "Effect on mouse peritoneal macrophages of orally administered very high dilutions of silicea", E u ro p e a n J o u r n a l o f P h a r m a c o lo g y , 135, 1987, pp. 313-19.