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PARTE II: CASE STUDIES

CAPITOLO 3: IL CASO BALTIMORE E LA FRODE SCIENTIFICA NEGLI STAT

2) La controversia che non c'è stata

Come abbiamo visto nel precedente capitolo, la questione della frode scientifica

è stata vivacemente dibattuta negli Stati Uniti, in particolare in campo biomedico, a

partire dall'inizio degli anni Ottanta. Benché anche in questo caso una formale accusa di

frode scientifica non sia stata sollevata da nessuna delle parti in causa né da terzi,

l'accesa controversia americana sulle frodi costituisce a mio avviso un importante

elemento dello sfondo sul quale le vicende legate alle presunte scoperte di Benveniste si

sono svolte.

Più in specifico, bisogna considerare che nel caso della "memoria dell’acqua"

entrambe le forme di controllo proposte da Stewart, sulle quali ci siamo soffermati

discutendo del "caso Baltimore", sono state adottate. La "revisione esterna" è stata

compiuta numerose volte da diversi lettori {referees), tra cui lo stesso Stewart, nel

corso dei tre anni intercorsi tra il primo invio a Nature e la pubblicazione nel 1988:

l’articolo è stato giudicato formalmente corretto, ovvero privo di apparenti

contraddizioni, imprecisioni o errori. La "revisione interna" ha avuto luogo dopo la

visita al laboratorio di Benveniste, ed è consistita nell’analisi dei dati di laboratorio

prodotti nel corso dei mesi e anni precedenti (la commissione ha portato via circa

1.500 fotocopie). Anche questo secondo controllo non ha apparentemente portato

grandi frutti, e l'accusa di frode non è mai stata formulata pubblicamente dalla

commissione d'inchiesta. Eppure, l'ipotesi che si trattasse di una frode, perpetrata

1 Nel gennaio 1997, Le M o n d e ha dedicato un lunghissimo servizio, diviso in tre puntate, agli esperimenti di Benveniste; si veda Eric Fottorino, "La mémoire de l'eau", L e M o n d e , 21-22- 23 janvier 1997.

alle spalle di Benveniste da parte di suoi collaboratori direttamente interessati allo

sviluppo dell'omeopatia e delta sua industria, è stata uno dei principali stimoli alla

formazione della commissione d'inchiesta e atta determinazione della sua curiosa

composizione. Spiegando i motivi che hanno suggerito l'inclusione di Randi nella

commissione, Maddox afferma: "James Randi, la cui presenza sembra aver offeso il

doti. Benveniste più di ogni altra cosa, è più di un semplice uomo di spettacolo... La sua

presenza a Parigi, suggerita in origine come strumento per scoprire se il dott.

Benveniste fosse vittima di un imbroglio, si è rivelata molto più preziosa di quanto ci

aspettassimo".1 Bisogna anche notare che i due tipi di controlli, elaborati nel contesto

statunitense e variamente criticati dalla comunità scientifica, sono stati invece

applicati in un contesto europeo, dove la preoccupazione per le frodi scientifiche è

molto minore, se non inesistente.

Quello che costituisce una vera novità, se per il momento rimaniamo in un

contesto strettamente scientifico, è la richiesta da parte della commissione di assistere

a repliche dell’esperimento, e che dall’insuccesso di alcuni esperimenti si sia potuto

sentenziare che gli esperimenti erano irriproducibili e, quindi, il programma di

ricerca da abbandonare. Alcuni hanno visto con favore la formazione di brigate

antifrode e hanno immaginato che piccoli gruppi di ispettori scientifici possano girare

per i laboratori ad effettuare controlli. Tuttavia, che una prassi del genere diventi

routine appare altamente improbabile, sia per te resistenze che la proposta di

qualsiasi genere di controllo incontra in gran parte delta comunità scientifica, sia per

i problemi pratici che questo implicherebbe. Anche Maddox non sembra ipotizzarlo:

Normalmente le riviste non compiono indagini sul laboratori dei collaboratori, e per buone ragioni: non possiedono né le risorse né le capacità per farlo, e non sono in grado di esigere che altri le facciano per loro... N a t u r e non ha l’ambizione di mettersi a capo di una banda di vigilantes che cerchi di liberare la letteratura scientifica da errori o cose più gravi.2

1 John Maddox, "Waves caused by extreme dilution", N a tu re , voi. 335, 27 October 1988, p. 7 62.

2 John Maddox, "Waves caused by extreme dilution", N a tu re , voi. 335, 27 October 1988, p. 7 61.

Le presunte scoperte effettuate da Benveniste e dai suoi collaboratori, mettendo

in discussione alcuni assunti basilari della fisica, della chimica e della biologia

contemporanea, avevano chiaramente un carattere potenzialmente rivoluzionario, ed

avrebbe quindi potuto portare a un’ampia controversia scientifica. Questa possibilità

ha senza dubbio giocato un ruolo di un certo rilievo nel far si che il rifiuto della

rivendicazione cognitiva venisse accettato con facilità, se non con sollievo, da gran

parte delta comunità scientifica.

Una delle caratteristiche peculiari del caso della "memoria dell'acqua" è il fatto

che il processo di peer-review1 venga bruscamente interrotto dopo la pubblicazione

dell’originario articolo di Benveniste e collaboratori. Come abbiamo visto, le reazioni

possibili sono raggruppabili in tre categorie principali: l’articolo potrebbe essere

ignorato, perché considerato poco interessante o fondamentalmente errato; potrebbe

essere accettato, e quindi utilizzato in ulteriori ricerche e citato; oppure potrebbe

portare a una controversia. Potenzialmente aperta all’intera comunità scientifica,

generalmente una controversia coinvolge prima di tutto e principalmente gli

specialisti di un’area di ricerca: nel nostro caso, gli immunologi che si occupano di

allergie. Nel caso che ci interessa, invece, ha avuto luogo un dibattito a due sulle

pagine di Nature tra Jacques Benveniste e John Maddox (il quale, con un elegante

ossimoro, ha definito se stesso un "inesperto qualificato"), che è durato dal 30 giugno

al 27 ottobre del 1988, quando è stata chiusa d'ufficio da una delle due parti in causa.

In questo dibattito, le parti sono chiaramente assegnate: da una parte, abbiamo

John Maddox nella veste del filosofo dogmatico, il quale a seguito della mancata replica

di alcuni esperimenti richiede che un programma di ricerca venga abbandonato;

dall'altra, abbiamo Jacques Benveniste che, se non per altro per necessità, offre

un'immagine più sociologica del processo di ricerca e del processo di convalida del

sapere scientifico.

1 Con questa espressione faccio riferimento non solo al controllo formate esercitato sulla