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N el decennio precedente, le frodi perpetrate da un altro ricercatore, William T Summerline, avevano creato un certo scalpore, ma alla fine non avevano condotto a un

PARTE II: CASE STUDIES

CAPITOLO 3: IL CASO BALTIMORE E LA FRODE SCIENTIFICA NEGLI STAT

1 N el decennio precedente, le frodi perpetrate da un altro ricercatore, William T Summerline, avevano creato un certo scalpore, ma alla fine non avevano condotto a un

protratto dibattito pubblico riguardo alla pericolosità sociale della frode scientifica né a interventi legislativi. Si veda, ad esempio, Alexander Kohn, F a ls e P rop h ets, Basii Blackwell, Oxford, 1986, pp. 76-83.

2 Sull'audizione del Comitato Gore si veda William Broad and Nicholas Wade, B e tra y e rs o f the T ru th , Simon and Schuster, New York, 1982, pp. 11-12; e Marcel C. LaFollette, S te a lin g in to P rìn t, University of California Press, Berkeley, 1992, pp. 22-23. Al Gore, allora rappresentante democratico del Tennessee, attualmente vice-presidente degli Stati Uniti e probabile candidato democratico alla presidenza nel 2000, ha continuato a occuparsi di ricerca scientifica, protezione ambientale e nuove tecnologie informatiche.

firma vengono formalmente ritrattati e gli NIH gli vietano di partecipare per dieci

anni a ricerche da loro finanziate. Alla fine, Darsee si confessa colpevole di frode

scientifica e abbandona definitivamente la ricerca.1 Il caso ha avuto vasta risonanza

airinterno della comunità scientifica sia a causa del prestigio delle istituzioni

coinvolte (oltre a Harvard, Darsee ha collaborato con la Emory University School of

Medicine, e ha ricevuto contributi per la ricerca da parte dei National Institutes of

Health) sia per le dimensioni della frode. Non si è trattato dell'aggiustamento di

qualche dato, di ripubblicazione di materiale identico sotto diverso titolo, di plagio, o

di un qualche altro episodio di minore "malversazione" scientifica: l'intera carriera,

rapida e brillante di Darsee (nel luglio del 1981, all'età di 33 anni, avrebbe dovuto

ricevere un incarico a Harvard) si à apparentemente fondata sull'abile manipolazione

di dati fabbricati deliberatamente. Il caso ò clamoroso ma rimane circoscritto, la frode

scientifica viene ancora generalmente considerata come un evento estremamente raro,

il prodotto di singole "mele marce" all'interno della comunità scientifica, e l'interesse

che gli si riserva è quello che si dedica alla curiosità, all'aspetto folcloristico ma

marginale. Solo alla fine del decennio, nel corso delle polemiche legate al "caso

Baltimore", la percezione del fenomeno cambia radicalmente soprattutto negli Stati

Uniti: si insinua il sospetto che le frodi contaminino un'ampia parte della letteratura

scientifica, che le frodi scoperte non siano altro che la "punta dell'iceberg", che la

gravità della situazione imponga interventi seri e determinati da parte dell'intero

establishment scientifico.

Entrambi le tesi appaiono ragionevolmente sostenibili. I sostenitori della tesi

delle "mele marce" possono dichiarare che i casi di frode sono estremamente rari in

1 II caso Darsee viene narrato in William Broad and Nicholas Wade, Betrayers o f th e Truth, Simon and Schuster, New York, 1982, pp. 13-15, 157-58; in Alexander Kohn, F a l s e P r o p h e t s , Basil Blackwell, Oxford, 1986, pp. 84-88; e viene analizzato dal punto di vista teorico della "scelta razionale" in J. R. Wible, "Fraud In science: an economie approach", P h ilo s o p h y o f th e S o c ia l S cien ces, voi. 22, 1, 1992, pp. 5-27. La vicenda viene anche narrata dal dottor Eugene Braunwald, supervisor di John Darsee alla Harvard Medicai School, il cui scopo precipuo è tuttavia di discolparsi dalle accuse di scarsa vigilanza nei confronti del proprio sottoposto; si veda Eugene Braunwald, "Cardiology: The John Darsee Experience", in David J. Miller and Michel Hersen (eds.). R esearch F ra u d In the B e h a v io ra l a n d B io m e d ic a l S c ie n c e s, John Wiley and Sons, New York, 1992, pp. 55-79.

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valori assoluti e particolarmente insignificanti sulla percentuale delle ricerche

scientifiche condotte attualmente (il 99,9999 % della scienza sarebbe "pura" a

giudizio del direttore della rivista Science)1 : la visibilità del fenomeno deriverebbe

semplicemente dall'enorme crescita che il sistema scientifico e la ricerca biomedica in

particolare hanno conosciuto soprattutto a partire dall'ultimo dopoguerra,2 mentre di

fatto il numero di frodi sarebbe nella peggiore delle ipotesi solo proporzionale

all'aumento esponenziale verificatosi nei finanziamenti alla ricerca. In effetti se

confrontati con il numero di ricercatori, di progetti e di pubblicazioni finanziati ogni

anno in campo biomedico, i casi di presunta o accertata frode scientifica dal punto di

vista quantitativo sembrano avere un'incidenza infinitesimale.3

D'altro canto, i sostenitori della tesi della "punta deiriceberg" possono

suggerire verosimilmente che il limitato numero di frodi scoperte risulti

direttamente dal basso numero di indagini condotte e dall'insufficienza dei controlli: a

garanzia del proprio buon nome la comunità scientifica preferisce non indagare sui

comportamenti dei propri membri e quando si trova costretta a farlo non dà alcuna

pubblicità alle proprie scoperte. La comunità scientifica adotterebbe regolarmente

prassi di scarsa sorveglianza e di insabbiamento, ma ogni qualvolta invece una seria

indagine viene compiuta e resa di pubblico dominio casi di scienza fraudolente vengono

alla luce. L'immagine dell'iceberg viene giustificata dalla seguente logica: se sulle sole

dieci indagini su casi di presunta frode che vengono effettivamente compiute, in sette

1 Daniel Koshland citato in Patricia K. Woolf, "Deception in Scientific Research", J u rim e tric s J o u rn a l, Fall 1988, p. 71.

^ Derek J. de Solla Price è stato il primo studioso ad evidenziare il fenomeno dell'espansione delle attività scientifiche; si veda il suo S c ie n c e since B ab y lo n , Yale University Press, New Haven, 1961. Sul naturale rallentamento di questa crescita esponenziale negli ultimi anni, già previsto dallo stesso de Solla Price, si vedano gli interessanti articoli raccolti nella prima sezione ("Science in thè Steady State?") di Susan E. Cozzens, Peter Healey, Arie Rip and John Ziman (eds.), The R e s e a rc h S y s te m in Transition, Kluwer, Dordrecht, 1990, pp. 7- 8 1.

3 Usando, per esempio, il numero di ritrattazione di articoli pubblicati come possibile indice del verificarsi di gravi casi di "malversazione" scientifica, si constata che a fronte dei 2,8 milioni di articoli pubblicati in campo biomedico nel decennio tra il 1977 e il 1986, solo 41 sono stati ritrattati poiché fraudolenti, ovvero lo 0,002 % del totale. Si veda National Academy of Sciences, "Misconduct in Science - Incidence and Significance", in R e s p o n s ib le S c ie n c e . E n s u rin g th è Integrity o f thè R e s e a r c h P rocess, Voi. 1, National Academy Press, Washington, 1992, p. 96n.

le accuse si dimostrano fondate, allora se le indagini divenissero cento probabilmente

si riuscirebbero ad individuare settanta casi di devianza scientifica. La sensazione che

le frodi pervadano il mondo della scienza sembra poi essere molto diffusa anche

all'interno della comunità scientifica stessa, come sembra evincersi da alcuni sondaggi

in cui gli scienziati potevano esprimersi in forma anonima. Il 90 % degli scienziati

che hanno risposto ad un questionario del 1976 ha dichiarato di avere conoscenza

diretta o indiretta di qualche forma di frode scientifica.1 In un successivo sondaggio del

1988, realizzato su un campione statistico più significativo, il 19 % dei rispondenti

ha dichiarato di avere conoscenza diretta di casi di frode scientifica.2

Le informazioni disponibili sui casi di frode scientifica sono chiaramente

insufficienti per dirimere la questione su dimensione e pervasività del fenomeno. In

Betrayers o f thè Truth, il primo libro "serio" interamente dedicato al fenomeno delle

frodi scientifiche, William Broad e Nicholas Wade raccolgono in appendice tutti i casi

di frode di cui sono a conoscenza.3 L'elenco include 14 casi verificatisi tra il secondo

secolo avanti Cristo alla seconda Guerra mondiale: si va da Ipparco e Tolomeo che

avrebbero fornito informazioni astronomiche copiate da altre fonti o basate su

misurazioni mai effettuate, sino a Paul Kammerer che nel 1926 avrebbe dipinto con

l'inchiostro alcuni animali di laboratorio per far credere che avessero subito

modificazioni lamarckiane, passando per scienziati come Galilei, Newton, Mendel e

Millikan. Elencano poi 20 casi compresi tra il 1950 e il 1981, la stragrande

maggioranza dei quali verificatisi in campo biomedico. L'elenco, come anche ammesso

senza riserve dagli stessi autori, è tutt'altro che esaustivo soprattutto per quanto

riguarda I primi due millenni ed è privo di qualsiasi valore statistico, ma certo

l'impressione che lascia nascere spontanea ò che vi sia stato un netto incremento della

devianza negli ultimi due decenni.

1 Si veda Patricia K. Woolf, "Deception in Scientific Research", J u rim e th c s J o u rn a l, Fall 1988, p.71.

2 Si veda National Academy of Sciences, "Misconduct in Science - Incidence and Significance", in R e s p o n s iv e S c ie n c e . E n s u rin g thè In teg rity o f th è R e s e a rc h P ro c es s, Voi. 1, National Academy Press, Washington, 1992, p. 94.

3 Si veda William Broad and Nicholas W ade, B etrayers o f th è T ru th , Simon and Schuster, New York, 1982, pp. 225-32.

Patricia K. Woolf riporta tutti i casi di frode scientifica verificatisi negli Stati

Uniti (vi sono solo tre eccezioni relative ad Australia, Germania e Gran Bretagna) che

sono divenuti di pubblico dominio e ai cui responsabili sono state applicate sanzioni di

qualche genere: si tratta di 14 casi per il periodo 1950-1979, e di 26 casi per il

periodo compreso tra il 1980 e il 1987. Anche in questo caso, la maggior parte delle

frodi si sono verificate in campo bio-medico: 22 casi sui 26 degli anni 1980-87.1

Nel periodo compreso tra l'ottobre 1988 e il gennaio 1992, la National Science

Foundation ha ricevuto 99 accuse di frode, cinque delle quali sono state ritenute

fondate; nel periodo tra l'aprile 1989 e il gennaio 1992, l'Office of Scientific

Integrity (OSI) dei National Institutes of Health hanno invece esaminato 192 casi di

presunta frode scientifica, individuando 18 casi di colpevolezza.2 Tra il giugno 1992 e

il gennaio 1997, l'Office of Research Integrity (ORI), successore detl'OSI, ha ricevuto

oltre mille segnalazioni, ha indagato in circa 200 casi ed è arrivato a 68 "sentenze" di

colpevolezza.3

Questi dati quantitativi sulle frodi sono relativamente poco omogenei e

presentano tutta una serie di difficoltà. Innanzi tutto lo scarso numero di casi non

permette né di raggiungere conclusioni statisticamente attendibili nó di fare

generalizzazioni che siano significative. Le informazioni sui singoli casi provengono da

fonti diverse e sono spesso incomplete, non permettendo di sapere a quali tipi di

"m alversazioni" scientifiche si riferiscano (fabbricazione di dati, falsificazione,

plagio o più di uno di questi) e se in ambito di ricerca di base oppure in relazione a

test di laboratorio su farmaci o altri preparati. Infine, anche nei casi in cui si sia

giunti a una "sentenza" di colpevolezza e a una qualche sanzione ma lo scienziato, al

contrario per esempio di Darsee, non si sia dichiarato colpevole, la complessità delle

questioni scientifiche da esaminare e valutare non permettono di decidere con

1 Si veda Patricia K. Woolf, "Deception in Scientific Research", J u rim e tric s J o u rn a l, Fall 1988, pp. 78-83.

2 Per questi dati si veda Albert H. Teich and Mark S. Frankel (for thè AAAS-ABA National