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Sul profondo disinteresse per la storia della scienza che ha caratterizzato tutta l'epistemologia di formazione logicista del nostro secolo, è interessante riportare la candida

PARTE II: CASE STUDIES

CAPITOLO 5: PSEUDO-SCIENZA, SCIENZA PATOLOGICA E FRODE

1 Sul profondo disinteresse per la storia della scienza che ha caratterizzato tutta l'epistemologia di formazione logicista del nostro secolo, è interessante riportare la candida

confessione fatta da Herbert Feigl, esponente di spicco del Circolo dì Vienna e poi del progetto della "Scienza unificata". Parlando dell'atteggiamento di molti filosofi della scienza, tra i quali si include, Feigl scrive: "A few of us, though proud of our e m p iric is m , for some time rather unashamedly 'made up' some phases of the history of science in a quite 'a priori* manner - at least In public lectures and classroom presentations, if not, even, in some of our publications. 'This Is the way Galileo, or Newton, or Darwin, or Einstein (for example) must have arrived at their ideas' was not an uncommon w ay of talking - through our respective hats. Even if the sources were not always complete, and not always accurate, they were available, but we rarely consulted them." A mio giudizio, la novità e il profondo impatto che le opere di Thomas Kuhn e di Paul Feyerabend hanno avuto sulla filosofia delta scienza derivano innanzi tutto dal fatto che esse si basavano su approfondite indagini storiche.

rispetto assoluto per i fatti osservati e per il modo intelligentemente distaccato e

puramente provvisorio con cui trattano le teorie scientifiche (sono sempre pronti ad

abbandonare una teoria quando trovano una prova contro di essa), può aver pensato

che, quando si conobbe che Miller aveva ottenuto prove schiaccianti di un 'effetto

positivo' comunicate nel discorso presidenziale alla American Physical Society del

29.12.1925, l'uditorio abbia immediatamente abbandonato la teoria della relatività.

Almeno avrà pensato che gli scienziati, abituati a guardare dalla vetta della loro umiltà

mentale il resto dell'umanità immerso nel dogmatismo, abbiano sospeso il loro giudizio

su tale questione, finché Ì risultati di Miller non venissero chiariti senza che la teoria

della relatività risultasse danneggiata. Ma no: in quel tempo essi avevano chiuso cosi

bene le loro menti a ogni idea che minacciasse la nuova razionalità ottenuta con

l'immagine einsteiniana del mondo, che fu loro quasi impossibile cominciare di nuovo a

pensare in termini differenti. Scarsa attenzione fu prestata agli esperimenti; la prova

fu messa da parte con la speranza che un bel giorno risultasse falsa."1

Il tentativo più noto di salvare in qualche modo il falsificazionismo popperiano,

quale criterio di demarcazione tra scienza e pseudo-scienza, è stato quello di Imre

Lakatos.2 Il suo "falsificazionismo sofisticato", ritornando sulle posizioni di Pierre

Duhem per quanto riguarda l'impossibilità che un evento, un experimentum crucis,

decida di una teoria, considera come razionali le strategie che cercano di preservare

una teoria davanti a fatti potenzialmente falsificanti attraverso l'introduzione di

ipotesi ad hoc, e riserva la falsificazione ad un non meglio precisato futuro, quando il

programma di ricerca in cui la teoria si inserisce avrà mostrato il proprio carattere

"regressivo". Come è stato notato da Franco Cassano, quello che il criterio acquista in

realismo lo perde in rigore, e non essendo noi mai alla fine del tempo, in ogni dato

1 Michael Potanyì, L a c o n o s c e n z a p e r s o n a le. V e rs o u n a filo s o fia p o s t-c ritic a , Milano, Rusconi, 1990, pp. 87-88. In nota, Polanyi spiega come solo i fisici sovietici avversari della relatività si siano interessati agli esperimenti di Miller.

2 Si veda ad esempio Imre Lakatos, "Falsification and the methodology of scientific research programmes", in P h ilo so p h ical P a p e rs , Volum e 1: T h e M e th o d o lo g y o f S c ie n tific R e s e a rc h P r o g ra m m e s , Cambridge University Press, Cambridge, 1978, pp. 8-101.

momento non disponiamo di un criterio "razionale" per distinguere ciò che è scienza d a

ciò che non lo è.1

Vediamo ora in maniera più analitica quali mi appaiono i principali punti d e b o li

delle tesi "popperiane" precedentemente presentate. Tuomela partiva dalla categoria

degli "oggetti reali" per contrapporre scienza e pseudo-scienza, sostenendo che solo la

prima ha a che fare con essi ma senza spiegarci come si distinguano gli oggetti reali d a

quelli irreali. Le sfere cristalline della cosmologia pre-copernicana, il flogisto e

l'ossigeno nel Settecento, Í quanti di luce, i canali energetici della medicina cinese, le n

dimensioni della fisica teorica contemporanea e il martedì giorno della settimana: q u a li

tra questi "oggetti" è reale? La risposta può solo essere che la realtà di un "oggetto"

deriva dal suo ruolo in un schema concettuale, in un gioco linguistico, e tutto ciò che fa

parte di un gioco linguistico che ci è familiare è per noi anche reale, mentre i presunti

"oggetti" di uno schema concettuale che ci è estraneo ci appaiono caratteristicamente

irreali. La distinzione è ben sintetizzata da Ludwik Fleck: "Per lo scienziato che è

ingenuamente preda del suo stile di pensiero - gli stili di pensiero estranei si

presentano come delle costruzioni della fantasia, poiché egli vede solo l'elemento

attivo, quasi arbitrario, di questi stili di pensiero. All'inverso, il suo proprio stile d i

pensiero gli appare come ciò che è vincolante, poiché se è vero che egli è consapevole

della sua propria passività, è anche vero che la sua attività - per via dell'educazione,

deH’addestramento e della partecipazione allo scambio tra collettivi di pensiero, -

diviene ai suoi occhi qualcosa di ovvio, di quasi inconsapevole come il respiro."2 Per

cui, ad esempio, a noi profani appaiono altrettanto irreali una quinta dimensione dello

spazio e I canali energetici dell'agopuntura, ma lo stesso certo non vale

rispettivamente per un fisico e un medico cinese.

In secondo luogo Tuomela suggeriva che un atteggiamento critico e scettico è

connaturato allo scienziato, conducendolo a mettere tutto in dubbio e a cercare di

falsificare teorie ed ipotesi, mentre lo pseudo-scienziato avrebbe un atteggiamento

1 Si veda Franco Cassano, La c e r t e z z a Infondata. P re v is io n e e d eventi n e lle s c ie n z e sociali,